<\/em><\/p>\n <\/p>","tipologia":"Parco archeologico, Parco archeologico","categoria":"Archeologia, ","lng":"14.492077","lat":"40.748375","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-pompei-area-archeologica-di-pompei"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.125482,40.82452],"properties":{"nome":"Foro Transitorio","descrizione":"L\u2019area del Foro dell\u2019antica Puteoli, costruito su una grande terrazza panoramica di fronte alla rocca del Rione Terra, venne individuata nell\u2019Ottocento grazie al rinvenimento di alcune iscrizioni, una delle quali faceva appunto riferimento al Forum Transitorium. Nel sito sono stati poi identificate una serie di botteghe ed un ninfeo monumentale in opus latericium, davanti al quale si apriva una piazza basolata, delimitata da un portico con colonne e pavimento in marmo. Alla fine del Novecento sono venute alla luce anche botteghe tardo-antiche, obliterate da una massicciata costruita con elementi architettonici antichi in marmo reimpiegati. Abbandonato dopo il IV secolo d.C., il Foro fu coperto da una strada e da strati di sabbia e pozzolana. \n","tipologia":"Area archeologica, Area archeologica","categoria":"Altro, ","lng":"14.125482","lat":"40.82452","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/foro-transitorio"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.120176,40.826523],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Anfiteatro Flavio, Puteoli","descrizione":"
Costruito nel I secolo d.C., l\u2019Anfiteatro Flavio sorge l\u00e0 dove confluivano le principali vie della regione, la Via Domitiana e la via per Napoli, in sostituzione dell\u2019antico edificio per spettacoli di et\u00e0 romana repubblicana divenuto insufficiente a causa dell\u2019enorme crescita demografica di Puteoli.<\/p>\n
L\u2019anfiteatro, in quanto a capienza, era inferiore in Italia solo al Colosseo ed a quello di Capua. Dal punto di vista costruttivo, esso si articola su tre ordini, corrispondenti alla ima, media e summa cavea (spalti di gradinate), coronati in alto da un attico, secondo i tradizionali canoni architettonici. Una platea di lastroni di travertino, rialzata di un gradino rispetto al livello stradale, formava il piano di calpestio di un portico ellittico, che circondava tutto l\u2019anfiteatro. Da questo portico, originariamente scandito da pilastri di pietra ornati da semicolonne e, in un secondo momento, irrobustito da pilastri di laterizio, si accedeva ai veri e propri ingressi all\u2019edificio. Dallo stesso portico esterno partivano, inoltre, venti rampe di scale, che permettevano di raggiungere il settore pi\u00f9 alto delle gradinate. Corridoi anulari interni permettevano, altres\u00ec, l'ordinato afflusso degli spettatori alla cavea attraverso i vomitoria (varchi di accesso aperti lungo le gradinate). Analoghi corridoi servivano anche i sotterranei al di sotto del piano dell\u2019arena, interrotta al centro dalla fossa scenica ed accessibile dall\u2019esterno attraverso due ingressi simmetrici monumentali.<\/p>","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Altro, ","lng":"14.120176","lat":"40.826523","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-anfiteatro-flavio-puteoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.098115,40.835373],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Ipogei del Fondo Caiazzo, settore della necropoli di Puteoli","descrizione":"
Nel Fondo Caiazzo sono situati una serie di ipogei funerari di et\u00e0 romana, dotati lungo le pareti di diversi ordini di nicchie. Nell\u2019arcosolio del terzo ambiente di uno di essi \u00e8 visibile, ancora in sito, parte del consueto sedile per il pasto in onore del defunto. Nei primi due vani, la presenza di muretti a secco che delimitano cassoni per inumazione, testimonia di un riutilizzo in et\u00e0 tardo antica. Del gruppo di ipogei soltanto i due pi\u00f9 grandi presentano una ricca decorazione in stucco bianco che interessa le pareti e la volta, nonostante i tagli operati nel corso del tempo per asportarvi i rilievi figurati considerati pi\u00f9 pregevoli. La decorazione, comune ad entrambi gli ipogei, riprende lo schema formato da elementi geometrici, spesso disposti concentricamente intorno ad un pannello od a figure fluttuanti. Tutti i pannelli pi\u00f9 grandi, delimitati da una sottile cornice ad ovoli, contengono un rilievo figurato, generalmente ispirato a temi dionisiaci; vi si possono infatti riconoscere Menadi danzanti tra padiglioni sostenuti da pseudo-strutture architettoniche ed altri soggetti di genere che riproducono tipi iconografici diffusi nella pittura romana. Altri temi ricorrenti nella decorazione di entrambi gli ambienti sono le scene con eroti alati impegnati nella caccia od associati con delfini, mostri acquatici ed altre creature marine. La parte esterna delle edicole funerarie, poste al centro dei muri liberi, doveva essere sorretta da colonne, di cui restano frammenti, anch\u2019esse stuccate ed ornate da motivi vegetali.<\/p> \n","tipologia":"Area archeologica, Area archeologica","categoria":"Altro, ","lng":"14.098115","lat":"40.835373","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-ipogei-del-fondo-caiazzo-settore-della-necropoli-di-puteoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.120977,40.84766],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Necropoli c.d. di San Vito, settore della necropoli di Puteoli","descrizione":"
Lungo la Via Puteolis-Capuam si sviluppa la necropoli monumentale c.d. di San Vito, della quale, grazie ai finanziamenti europei, \u00e8 stato possibile recentemente scavare alcune delle strutture pi\u00f9 meridionali della quinta Est. L\u2019indagine ha portato alla luce gli ultimi sei edifici, di cui erano in vista le sole facciate, ovvero che erano del tutto occultati dal materiale colluviale disceso dalla collina del cratere di Cigliano. Tutti comprendono una camera ipogea, sulle cui pareti si dispongono pi\u00f9 file di nicchie destinate ad accogliere le olle per contenere le ceneri dei defunti, con banconi laterali spesso riutilizzati per pi\u00f9 tarde formae<\/em> (sepolture a fossa per inumazioni), ed un piano superiore dotato di un recinto retrostante provvisto talora di una camera funeraria avente le stesse caratteristiche degli ambienti sotterranei.<\/p>\nTra i monumenti sepolcrali presenti nella necropoli se ne distinguono due in particolare, entrambi del tipo \u201ca colombario\u201d. Il primo mausoleo, databile al I secolo d.C., \u00e8 formato da un basamento quadrangolare, costruito in opus latericium<\/em>, fornito all\u2019interno di una camera sepolcrale sottoposta rispetto al calpestio stradale, a pianta circolare, con volta a cupola ed edicole laterali, in origine ornate da stucchi decorati a motivi mitologici ed ospitanti i cinerari; questo corpo inferiore \u00e8 a sua volta sormontato da un tamburo cilindrico, articolato all\u2019esterno da prospetti architettonici con cornice di coronamento e dotato internamente di un\u2019altra cella funeraria, analoga a quella inferiore ed accessibile mediante una scala, con due file di nicchie laterali. All\u2019esterno l\u2019edificio presenta prospetti architettonici articolati in scomparti delimitati da paraste e sormontati da cornici, ed edicole su podio con frontoni. Il secondo mausoleo, risalente invece al I secolo d.C., pur avendo le stesse caratteristiche costruttive, \u00e8 realizzato in opus reticulatum<\/em> e presenta una camera sepolcrale interna a pianta quadrata, accessibile da una porta laterale, sovrastata da una volta a cupola e provvista ai lati di grandi nicchie per ospitare le urne cinerarie dei defunti.<\/p>","tipologia":"Area archeologica, Area archeologica","categoria":"Altro, ","lng":"14.120977","lat":"40.84766","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-necropoli-c-d-di-san-vito-settore-della-necropoli-di-puteoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.121784,40.83276],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Necropoli di Via Celle, settore della necropoli di Puteoli","descrizione":"La necropoli romana, databile tra il I ed il II secolo d.C., sorge lungo il tratto della via Consularis Puteolis-Capuam, nel punto in cui si innesta la via Puteolis-Neapolim.
Dell\u2019area sepolcrale \u00e8 stato individuato un gruppo di quattordici mausolei funerari, cosiddetti colombari, gi\u00e0 indagati nel \u2019700, mentre i primi scavi regolari risalgono agli anni Trenta del secolo scorso; ma solo negli anni Sessanta si procedette a liberare l\u2019intero gruppo di edifici lungo il lato orientale della strada. A questi monumenti si aggiunge un edificio interpretato come collegium funeraticium<\/em>, (associazione i cui membri di modesta condizione, aggregandosi, potevano assicurarsi con poca spesa una sepoltura decorosa) caratterizzato da una pianta rettangolare sviluppata attorno ad un cortile al centro del quale fu eretto un mausoleo. A Nord del cortile si aprono due ambienti, mentre ad Est ed a Sud \u00e8 un corridoio porticato su due piani, lungo il quale, nell\u2019ala settentrionale, si dispongono una serie di ambienti di servizio su due livelli; mentre, nell\u2019angolo Nord-Est, un piccolo cortile, dotato di cisterna, permette l\u2019accesso tramite una scala al piano superiore, avente la stessa planimetria di quello inferiore. Il braccio meridionale del corridoio conduce, poi, ad un\u2019aula rettangolare aperta sulla strada, decorata da marmi sulle pareti e pavimentata con un mosaico bianco e nero. Ai muri laterali della sala sono addossati i balconi, sotto i quali si aprono degli arcosoli pertinenti ad una fase d\u2019uso successiva, ospitanti sepolture ad inumazione di epoca tarda come quelle presenti nell\u2019ambiente. <\/p>","tipologia":"Area archeologica, Area archeologica","categoria":"Altro, ","lng":"14.121784","lat":"40.83276","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-necropoli-di-via-celle-settore-della-necropoli-di-puteoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.054379,40.848988],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Parco archeologico di Cuma","descrizione":"Dell\u2019antica Cuma - la prima delle colonie di popolamento greche in Occidente, fondata ai danni delle locali popolazioni osco-sabelliche nella seconda met\u00e0 dell\u2019VIII secolo a.C. ad opera di Euboici-Calcidesi precedentemente stanziatisi nell\u2019emporion di Pithekoussai<\/em> (poi denominata Aenaria nell\u2019isola di Ischia) - sono attualmente visitabili l\u2019acropoli e la citt\u00e0 bassa.<\/p>\nI Greci collocarono l\u2019acropoli della loro citt\u00e0 su due terrazze e su un pi\u00f9 basso sperone meridionale del Monte di Cuma, sito che per conformit\u00e0 e posizione risultava un punto chiave accessibile solo dal lato meridionale della sella che lo riunisce alla spianata della collina della citt\u00e0, integrando le difese naturali con mura di fortificazioni di cui si conservano cospicui resti.<\/p>\n
Le pi\u00f9 antiche opere di difesa sono costituite da un muro di et\u00e0 sannitica, costruito in blocchi di tufo, e da una muraglia di et\u00e0 greca delimitante a Nord e ad Est il santuario di Apollo. Questa linea delle fortificazione dell\u2019acropoli si raccordava poi a quella della citt\u00e0 bassa. Diventata nel tardo impero un castrum (rocca fortificata), l\u2019acropoli di Cuma fu teatro nel VI secolo d.C. delle guerre tra Goti e Bizantini; quindi fu conquistata e devastata dai Saraceni nel 915 d.C., diventando da allora covo dei pirati; infine venne definitivamente distrutta nel 1207 dall\u2019armata napoletana di Goffredo di Montefusco.<\/p>\n
Al sistema di fortificazione dell\u2019acropoli si collega il cosiddetto \u201cAntro della Sibilla\u201d, un'imponente galleria scavata nel tufo lungo la terrazza che si affaccia sull\u2019antica insenatura del porto.<\/p>\n
Sulla spianata pi\u00f9 alta dell\u2019acropoli sorgeva il cosiddetto Tempio di Giove, attualmente oggetto di nuove ricerche; mentre su quella inferiore sorgeva il Tempio di Apollo; questi due edifici sacri erano poi collegati tra loro da un antico asse, noto come Via Sacra, lastricato in et\u00e0 augustea.<\/p>\n
Ai piedi dell\u2019acropoli si estende la citt\u00e0 bassa, vero abitato di Cuma. In essa le sporadiche esplorazioni condotte nel \u2018700 e nel \u2018900 hanno rilevato cospicue testimonianze di edifici del periodo sannitico e romano, concentrati soprattutto nella zona del Foro con il suo portico in tufo: il Capitolium, il Tempio con portici sul lato meridionale della piazza, la \u201cMasseria del Gigante\u201d, le \u201cTerme centrali\u201d e le Terme del Foro.<\/p>\n
Scavi sistematici eseguiti a partire dall\u2019ultimo decennio del secolo scorso ed indagini in profondit\u00e0 vi hanno documentato una lunga frequentazione dall\u2019et\u00e0 arcaica sino ad epoca tardo antica. Le pi\u00f9 antiche testimonianze dell'occupazione del sito in et\u00e0 preistorica e protostorica che provengono dalle necropoli esplorate nel corso dell'Ottocento dallo Stevens e nuovamente alla fine del Novecento con i reperti trovati nel corso degli scavi archeologici condotti nell\u2019ager Cumanus, sono in parte esposti nel nuovo allestimento del Museo dei Campi Flegrei a Baia.<\/p>","tipologia":"Parco archeologico, Parco archeologico","categoria":"Altro, ","lng":"14.054379","lat":"40.848988","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-parco-archeologico-di-cuma"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.111377,40.83303],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Stadio di Antonino Pio, Puteoli","descrizione":"
Lo Stadio di Antonino Pio, ubicato immediatamente ad occidente della citt\u00e0 di Puteoli, sorge su una terrazza naturale, con il fronte settentrionale prospiciente l\u2019antica Via Domitiana<\/em> (oggi via Luciano) e quello meridionale scenograficamente affacciato sul Golfo di Pozzuoli.<\/p>\nCome ci informano le fonti antiche, la costruzione dello Stadio venne promossa dall\u2019imperatore Antonino Pio per celebrare lo spirito filellenico del suo predecessore Adriano il quale, morto a Baia nel 138 d.C., era stato sepolto in un primo momento nell\u2019area di una delle ville di Cicerone a Pozzuoli; in seguito, Antonino Pio, vinte le remore del senato, ne fece trasferire i resti a Roma ed istitu\u00ec a Pozzuoli, nel luogo della prima sepoltura, giochi di tipo olimpico noti con il nome greco di Eusebeia.<\/p>\n
Lo Stadio (avente le dimensioni di circa m 300 x 70) presenta la tradizionale pianta rettangolare con uno dei lati brevi curvi (sphendone<\/em>) e l\u2019altro, riservato alla partenza degli atleti, caratterizzato da un leggero andamento curvilineo. Su questo lato \u2013 dove si sono concentrate nell\u2019ultimo decennio del secolo scorso differenti campagne di scavo effettuate grazie ai fondi regionali\u2013 si apre un varco monumentale a doppia cortina, originariamente coperto da una volta in muratura. Quest\u2019ingresso introduceva gli atleti direttamente alla pista ed era costituito da pi\u00f9 archi realizzati con grossi blocchi di pietra vulcanica locale (c.d. piperno), rivestiti d\u2019intonaco chiaro; di questi archi si conservavano in piedi soltanto i pilastri, mentre i conci, rinvenuti tutti in crollo, sono stati ricollocati nella loro posizione originaria nel corso dei recenti interventi di restauro del monumento. L\u2019accesso agli spettatori, invece, avveniva dal fronte settentrionale filtrato da diversi avancorpi, dei quali si \u00e8 potuto mettere in luce soltanto il primo ad Est, intervallati da spazi verdi. Passando attraverso di essi ci si immette in un ambulacro con pavimentazione in cocciopesto e copertura a volta composita; da qui, mediante differenti varchi (vomitoria<\/em>), il pubblico accedeva ai vari settori degli spalti (cavea<\/em>). Come nella maggior parte degli edifici per spettacoli antichi, anche la cavea dello Stadio di Antonino Pio era organizzata in tre parti, corrispondenti a differenti fasce di spettatori. La parte pi\u00f9 bassa della cavea (ima), riservata a personaggi eminenti, \u00e8 separata dalla pista mediante un muro di recinzione (balteus) e conserva due file di sedute in blocchi di piperno; della parte intermedia e di quella pi\u00f9 alta della cavea (media e summa) non si conservano, invece, le gradinate che, stando ad alcune tracce messe in evidenza, non apparirebbero realizzate in piperno.<\/p>","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Altro, Archeologia","lng":"14.111377","lat":"40.83303","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-stadio-di-antonino-pio-puteoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.452327,40.75761],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Pompei - Scavi di Oplontis","descrizione":"Gli scavi di Oplontis si trovano al centro della moderna citt\u00e0 di Torre Annunziata.
\nIl nome Oplontis \u00e8 attestato unicamente nella Tabula Peutingeriana, copia medioevale di un'antica mappa relativa alle strade esistenti in Italia all'epoca dell'Impero Romano. In questa carta il toponimo Oplontis indica alcune strutture posizionate tra Pompei ed Ercolano.<\/p>\n
Pertanto \u00e8 stata attribuita ad Oplontis una serie di rinvenimenti archeologici, che in realt\u00e0 sono relativi ad una zona suburbana di Pompei: una villa residenziale, la villa di \" Poppea \"; una villa rustica attribuita a L. Crassius Tertius, nella quale, accanto a numerosi corpi di vittime dell'eruzione, \u00e8 stata rinvenuta una notevole quantit\u00e0 di monete in oro e argento, assieme a numerosi pezzi di finissima oreficeria; una struttura termale, presso l' Oncino, sotto le attuali Terme Nunziante, attribuito da A. Maiuri al console M. Crassus Frugi.<\/p>\n
Il monumento principale, unico visitabile, \u00e8 la villa di Poppea inserita tra i beni che l'UNESCO ha definito \"Patrimonio dell'Umanit\u00e0\": grandiosa costruzione residenziale della met\u00e0 del I secolo a.C., ampliata in et\u00e0 imperiale, era in corso di restauro al momento dell'eruzione. \u00c8 attribuita a Poppaea Sabina, seconda moglie dell'imperatore Nerone, ma in ogni caso rientrante nel patrimonio della famiglia imperiale.<\/p>","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Monumento","categoria":"Altro, ","lng":"14.452327","lat":"40.75761","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-pompei-scavi-di-oplontis"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.182647,40.141106],"properties":{"nome":"Parco Archeologico di Paestum e Velia - Area archeologica di Velia","descrizione":"
La citt\u00e0 di Elea, chiamata dai Romani Velia, fu fondata intorno al 540 a.C. da profughi di Focea, citt\u00e0 greca collocata sulle coste dell\u2019attuale Turchia. Gli esuli, assediati dai Persiani, intrapresero un lungo viaggio nel Mediterraneo, prima di trovare la sede dove fondare la loro nuova citt\u00e0.<\/p>
Elea assunse ben presto un ruolo di grande importanza che mantenne intatto per molti secoli. Fu sede della scuola filosofica eleatica, animata da Parmenide e Zenone, i quali contribuirono in maniera diretta alla vita politica ed al benessere della citt\u00e0.<\/p>
Nel corso del IV secolo a.C. resistette alla pressione dei Lucani e dei vicini abitanti di Poseidonia-Paestum. Tra il III-II secolo a.C. consolid\u00f2 i rapporti con Roma cui forniva navi e sedi portuali, oltre che fanciulle come sacerdotesse di Demetra. Un secolo dopo, Elea assunse lo statuto di municipio romano, pur conservando la propria autonomia, linguistica e monetale. Vivr\u00e0 un periodo di prosperit\u00e0 fino almeno al III secolo d.C. quando inizi\u00f2 un periodo di progressiva decadenza dovuto probabilmente all'insabbiamento dei porti ed all'affermarsi di vie di comunicazione pi\u00f9 interne.<\/p>
In periodo medievale, XI secolo d.C., venne realizzata una cittadella fortificata sull'acropoli che ancora oggi caratterizza il paesaggio velino.<\/p>
Nel sito della citt\u00e0 di Elea sono conservate numerose testimonianze archeologiche risalenti a vari periodi: dagli anni della fondazione alle fasi medievale e moderna. I resti archeologiche compongono un originale quadro di sovrapposizioni e si inseriscono in uno scenario naturale composto da macchia mediterranea, rigogliosi uliveti e querceti. Il connubio tra elementi architettonici antichi e risorse botaniche si sviluppo sullo sfondo di una geografia mossa e quasi impervia, laddove alle aree pianeggianti della citt\u00e0 bassa, a ridosso della costa, si oppone il rilievo del promontorio dell\u2019acropoli e della dorsale collinare pi\u00f9 interna, segnata dalla linea delle fortificazioni. Morfologia, archeologia e flora si saldano a creare un paesaggio unico.<\/p>
Il percorso di visita, dotato di pannelli didascalici, comincia dalla citt\u00e0 bassa, dove gran parte degli edifici risalgono ad et\u00e0 ellenistica e romana. Il viale d\u2019ingresso costeggia la cinta muraria, le cui prime fasi risalgono al VI secolo a.C. Avanzata rispetto alle mura \u00e8 una necropoli di et\u00e0 romano-imperiale (I\u2013II secolo d.C.) di cui sono visibili sepolture individuali e recinti funerari.<\/p>
Superata la necropoli,l\u2019accesso alla citt\u00e0 avviene attraverso Porta Marina Sud protetta da una torre quadrangolare di cui si apprezzano due fasi costruttive: la prima della prima met\u00e0 del V secolo a.C. riconoscibile dai blocchi parallelepipedi di arenaria, la seconda, databile al III secolo a.C., realizzata con blocchi di conglomerato.<\/p>
Da Porta Marina Sud il percorso procede tra gli isolati della citt\u00e0 bassa. In particolare si visitano l\u2019insula II, occupata da un edificio con criptoportico di et\u00e0 augustea (31 a.C. \u2013 14 d.C.) variamente interpretato come palestra o scuola medica e le residenze di et\u00e0 imperiale dell\u2019insula I.<\/p>
Oltre le due insule, procedendo verso l\u2019interno, \u00e8 l\u2019edificio ritrovato nell'area della Masseria Cobellis. Si tratta di un raffinato fabbricato di carattere pubblico di et\u00e0 medio-imperiale realizzato su due livelli e su un rigoroso progetto di impianto simmetrico. Lungo l\u2019asse centrale dell\u2019edificio si dispongono un ninfeo e una vasca, ai lati rampe rivestite con lastre marmoree parzialmente conservate.<\/p>
Superati gli isolati di abitazioni e gli edifici pubblici della citt\u00e0 bassa si procede sulla via di Porta Rosa, costeggiata nella porzione iniziale dalla terme adrianee (II secolo d.C.) dove sono visibili vari ambienti del calidarium e la sala del frigidarium, quest\u2019ultima decorata da un mosaico con tessere bianche e nere, raffigurante animali e mostri marini.<\/p>
Oltre, la strada conduce alla cosiddetta agor\u00e0, altrimenti interpretata come santuario di Asclepio, divinit\u00e0 medica e guaritrice. L\u2019area \u00e8 organizzata su tre livelli sovrapposti ed ospita porticati, celle e fontane. L\u2019impianto, risalente nella sua forma finale al II secolo a.C., \u00e8 alimentato dall'acqua della sorgente Hyele collocata pi\u00f9 in alto. Essa gi\u00e0 serviva in et\u00e0 ellenistica un complesso termale con vasche per il bagno caldo e vani di servizio.<\/p>
Continuando a seguire il percorso della via di porta Rosa si arriva in una gola profonda che permette il passaggio verso la zona settentrionale della citt\u00e0, zona non ancora esplorata. Il punto di passaggio \u00e8 organizzato con un varco a volta che compone il pi\u00f9 celebre monumento di Elea: Porta Rosa.<\/p>
Volgendo il passo verso l\u2019area dell\u2019Acropoli, si pu\u00f2 visitare il pi\u00f9 antico abitato di Velia (VI secolo a. C.), di cui sono visibili i resti di diverse abitazioni, piccoli edifici di una o due stanze, addossati gli uni sugli altri, ai margini di una strada tortuosa. Si tratta del cosiddetto villaggio arcaico, non un impianto regolare e uniforme con vie tagliate ad angolo retto ed isolati di uguali dimensioni, bens\u00ec un agglomerato denso di case che si adatta e si armonizza al carattere accidentato e scosceso del versante del promontorio che occupa. Esso fu abbandonato ed obliterato al principio del V secolo a.C., poche generazioni dopo la fondazione della citt\u00e0, per permettere la costruzione degli edifici pubblici, civili e religiosi collocati sulla terrazza superiore del promontorio: l\u2019acropoli.<\/p>
Qui sono visibili i monumenti di rappresentanza di Elea\/Velia, quelli utilizzati per le adunanze politiche, quelli per le celebrazioni sacre identitarie e quelli dedicate ai ludi scenici. Il teatro, ad esempio, la cui ultima fase risale ad et\u00e0 romana, e che probabilmente serv\u00ec anche come luogo assembleare; il tempio di et\u00e0 ellenistica, verosimilmente realizzato al posto di un edificio sacro pi\u00f9 antico e probabilmente dedicato ad Atena; i grandi muri di terrazzamento, opere minuziose di sistemazione e regolarizzazione dell\u2019aspra morfologia dell\u2019acropoli; l\u2019ingresso monumentale al santuario, soluzione scenografica che dava magniloquenza a l\u2019intera area e ne contingentava l\u2019accesso. Tutti questi edifici vennero in parte inglobati nella cittadella di et\u00e0 medievale della quale si rendono ancora visibili la torre e le due chiese, la cappella Palatina di San Quirino e la chiesa di Santa Maria.<\/p>
Dall'Acropoli il panorama si apre con notevole ampiezza. Con un sol colpo \u00e8 possibile abbracciare il litorale tirrenico da Punta Licosa a Capo Palinuro e oltre; verso l\u2019interno le piane dell'Alento e della Fiumarella, i monti del Cilento e gli Alburni.<\/p>","tipologia":"Parco archeologico, Parco archeologico","categoria":"Altro, Archeologia","lng":"15.182647","lat":"40.141106","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-paestum-e-velia-area-archeologica-di-velia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.771722,40.74876],"properties":{"nome":"F.R.A.C. (Fondo regionale d\u2019arte contemporanea)","descrizione":"Il Museo ha come proprio fine quello di favorire la pi\u00f9 ampia conoscenza delle esperienze artistiche della seconda met\u00e0 del XX secolo, la ricerca e la sperimentazione delle espressioni attuali, nonch\u00e9 promuovere e sviluppare la creativit\u00e0 come fattore di identit\u00e0 della comunit\u00e0 regionale.\nEsso persegue la valorizzazione delle raccolte d\u2019arte contemporanea e di tutto il complesso didattico e documentario di supporto, nonch\u00e9 la promozione delle manifestazioni espositive sull\u2019evoluzione delle esperienze artistiche contemporanee. \nGli obiettivi primari sono i seguenti:\n\u2022\tla conservazione, l\u2019incremento e l\u2019esposizione del patrimonio artistico contemporaneo;\n\u2022\tl\u2019informazione critica e divulgativa attraverso rassegne di carattere tematico;\n\u2022\tla documentazione e la promozione delle esperienze attuali degli artisti campani, in particolare i giovani artisti. \nL\u2019attenzione dei programmi del F.R.A.C. non \u00e8 solo rivolta alle arti visive, bens\u00ec anche ad altre forme connesse alla creativit\u00e0, dal cinema al teatro contemporaneo, dalla video-art alla danza contemporanea, dal design al dibattito dell\u2019architettura, dalle arti cos\u00ec dette \"minori\" ai nuovi media.\nIl presupposto \u00e8 quello di disegnare le funzioni di uno spazio culturale senza i perimetri disegnati dal luogo fisico del contenitore, bens\u00ec idealmente dirette ad interagire con il territorio sociale.\nIl F.R.A.C. non assolve al solo compito di istituzione di ricerca e documentazione, ossia di archivio contemporaneo, ma anche di luogo espositivo che consenta al territorio di ospitare grandi eventi, manifestazioni di richiamo nazionale che s\u2019inquadrano nelle prospettive di scambi culturali, dando vita a momenti espositivi unici, di forte connotazione e di richiamo sul piano di uno sviluppo del turismo culturale. \nPertanto, oltre ad essere considerato come spazio museale, rappresenta principalmente uno strumento di confronto e dibattito, nonch\u00e9 di formazione culturale dei segni del territorio, vale a dire di un complesso immaginativo che va oltre le relazioni con la pittura e la scultura, ma che \u00e8 rivolto allo studio, al riordino ed all\u2019archiviazione del patrimonio immaginativo della citt\u00e0 e del territorio.\n\n\n\n","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, ","categoria":"Arte, ","lng":"14.771722","lat":"40.74876","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/f-r-a-c-fondo-regionale-darte-contemporanea"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.494223,40.568928],"properties":{"nome":"Museo-Antiquarium civico","descrizione":"I locali che ospitano il museo coprono una superficie espositiva di 146, 30 mq. complessivi disposti su due piani e divisi in sei sale. Vi \u00e8 inoltre una sede distaccata nel Centro Storico di Caggiano che dispone di altri 33 mq di superficie espositiva, anch\u2019essi disposti su due piani.\n\n\nIl Museo raccoglie beni di tipo artistico \u2013 storico - demoetnoantropologico \u2013 archeologico; sono presenti le seguenti collezioni:\n1.\tMostra permanente della Polizia di Stato;\n2.\tMostra archeologica con reperti monumentali e presenza di tomba medioevale denominata \u201cMonumento Funerario degli Insteii\u201d;\n3.\tAntiquarium allestito dalla Soprintendenza;\n4.\tMostra \u201cI bambini nel mondo\u201d;\n5.\tMostra sul brigantaggio (costituito da circa 100 immagini);\n6.\tMostra sull\u2019ebanista \u201cCafaro Fortunato\u201d;\n7.\tMostra permanente su \u201cGandhi\u201d frutto di donazioni effettuate direttamente dall\u2019Ambasciata indiana (grazie agli ottimi rapporti di interscambio \u00e8 stato eretto busto di Gandhi in una piazzetta del Paese);\n8.\tArchivio storico dal 1700 in poi;\n9.\tArchivio completo sulla \u201cRepubblica Napoletana del 1799\u201d;\n\n\nSono, altres\u00ec, presenti presso il Castello Medioevale l\u2019archivio donato dalle famiglie Isoldi e Pucciarelli, la mostra permanente dell\u2019Artista Carla Viparelli ed \u00e8 inoltre aperto al pubblico il cantiere di restauro di dipinti provenienti dalle Chiese di S. Caterina e di S. Maria dei Greci, allestito e condotto dalla Soprintendenza per i BSAE di SA e AV;\n\n\nSi segnala che adiacente al Museo \u00e8 presente la Biblioteca Comunale di Caggiano \u201cNicola Lamattina\u201d con un cospicuo patrimonio librario circa 5.752 volumi.\n","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Altro, Altro","lng":"15.494223","lat":"40.568928","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-antiquarium-civico"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.149287,40.656906],"properties":{"nome":"Museo - Itinerario della Memoria e della Pace - Centro studi Giovanni Palatucci","descrizione":"L\u2019itinerario della Memoria e della Pace, realizzato all\u2019interno del Complesso Monumentale di San Bartolomeo, si snoda lungo una mostra permanente di pannelli fotografici che ripercorrono l\u2019intera storia con documenti e immagini della Shoah.\nIl complesso monumentale di S. Bartolomeo \u00e8 il perno intorno al quale ruota l\u2019intero percorso denominato \u201cItinerario della Memoria e della Pace\u201d. \nL\u2019intero percorso museale si focalizza sulla vicenda temporale degli Ebrei; la lacerazione della guerra richiama quella del terremoto del 1980 e gli elementi litici rappresentano i muti testimoni della \u201cCitt\u00e0 scomparsa\u201d, che accoglie il visitatore all\u2019ingresso del museo, dopo che questi ha percorso l\u2019itinerario che lo porta, attraverso i vicoli del centro storico e l\u2019erta salita di S. Bartolomeo.\nIl deambulatorio centrale del primo piano raccoglie tutti i documenti, in originale e\/o in copia dell\u2019Ultimo Questore di Fiume, la corrispondenza con lo zio vescovo, gli atti pubblici del campo di internamento, le foto.\nNella Sala degli Internati \u00e8 stata riproposta l\u2019ambientazione di una tipica stanza con gli arredi originali, le suppellettili e le foto d\u2019epoca.\nNella Sala Sinagoga \u00e8 stata riproposta l\u2019ambientazione di un luogo per il culto presente nel campo.\nNella Sala della didattica i pannelli didascalici ed un\u2019onda centrale raccontano la storia dei campi di internamento in Italia e in particolare in quello di S. Bartolomeo.\nNella Sala della Shoah \u00e8 in allestimento un racconto per immagini dell\u2019orrore nazista in Europa, con la crudezza di un reportage, quasi in antitesi alla condizione degli Ebrei nel Campo di S. Bartolomeo.\nNella Sala delle matite un lapis testimonia la presenza di ogni singolo ebreo nel campo. La scelta non \u00e8 casuale: la matita da la possibilit\u00e0 di scrivere ancora la propria storia, mentre il numero di matricola tatuato sul corpo dei deportati con inchiostro indelebile ne segna irrimediabilmente la fine.\nLa Sala della Fuga concluder\u00e0 il percorso della memoria nel luogo ove gli internati furono fatti fuggire, attraverso le montagne, dopo la firma dell\u2019armistizio dell\u20198 settembre 1943, quando sembr\u00f2 certo che niente potesse fermare la furia nazista dopo il grande tradimento degli Italiani. Il cartello, che all\u2019epoca venne fatto trovare nel campo, campegger\u00e0 all\u2019interno della sala a testimonianza perenne del coraggio dei responsabili del campo: Ebrei trasferiti, Destinazione ignota.\nLa Sala Donna e Shoah, progetto realizzato dal Liceo - Psicopedagogico \"T.Confalonieri\u201d di Campagna.\nLa \u201cSala polifunzionale\u201d servir\u00e0 per convegni sul tema ma anche per incontri culturali.\nUn bookshop sar\u00e0 efficace veicolo di materiale informativo e didattico dei visitatori, mentre un punto di ristoro potr\u00e0 essere anche momento di un pausa e di una riflessione sul delicato argomento trattato.\n\n","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, ","categoria":"Storia, ","lng":"15.149287","lat":"40.656906","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-itinerario-della-memoria-e-della-pace-centro-studi-giovanni-palatucci"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.968951,40.48822],"properties":{"nome":"Parco Archeologico di Paestum e Velia - Area archeologica del Santuario di Hera alla Foce del Sele","descrizione":"
Nell'area archeologica, che si estende a ridosso della sponda del Sele, sono visibili i resti di diversi edifici, conservati per lo pi\u00f9 a livello di fondazione.<\/p>\n
Due stoai<\/em> (portici) definivano fin dall\u2019et\u00e0 arcaica il limite occidentale e meridionale dell\u2019area di culto, al centro del quale si trovava il tempio principale, edificato alla fine del VI sec. a.C. su un precedente edificio.<\/p>\nAd Est del tempio sorgono gli altari per i sacrifici e le libagioni, mentre, a Nord, \u00e8 visibile una struttura rettangolare, il cosiddetto thesauros<\/em>, al quale in un primo momento fu attribuito il ciclo delle metope scolpite di et\u00e0 arcaica.<\/p>\nAlle spalle degli altari monumentali sono ubicati i resti di un edificio quadrato, di et\u00e0 lucana, destinato probabilmente ad ospitare i riti iniziatici delle fanciulle in et\u00e0 prematrimoniale. <\/p>
L'accesso all'area archeologica \u00e8 libero.<\/p>","tipologia":"Area archeologica, Area archeologica","categoria":"Archeologia, ","lng":"14.968951","lat":"40.48822","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-paestum-e-velia-area-archeologica-del-santuario-di-hera-alla-foce-del-sele"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.006399,40.423702],"properties":{"nome":"Parco Archeologico di Paestum e Velia - Area archeologica di Paestum","descrizione":"
I tre templi greci di Paestum, costruiti tra VI e V secolo a.C., sono insieme a quelli di Atene ed Agrigento gli edifici templari meglio conservati dall\u2019et\u00e0 classica. Sin dal \u2018700 il sito ha attirato viaggiatori ed artisti come Piranesi e Goethe. Dal 1998, Paestum \u00e8 patrimonio dell\u2019UNESCO.<\/p>\n
La costruzione dei templi cominci\u00f2 pochi decenni dopo la fondazione della citt\u00e0 di Paestum, che in origine si chiam\u00f2 Poseidonia, intorno al 600 a.C. Furono coloni provenienti dalla citt\u00e0 di Sibari (in Calabria) ad insediarsi a Sud del fiume Sele, vicino agli Etruschi di Pontecagnano a Nord e ai popoli indigeni che abitavano le montagne a Est.<\/p>\n
I templi sorgono nella parte centrale della citt\u00e0, che si estende per oltre 120 ettari ed \u00e8 circondata da una cinta muraria, anch\u2019essa tra le migliori per stato di conservazione che conosciamo.<\/p>\n
Tra i templi era collocato il \u201cmercato\u201d, cio\u00e8 la piazza centrale dove si tenevano le assemblee dei cittadini e si venerava la tomba (vuota, in realt\u00e0) del mitico fondatore di Paestum.<\/p>\n
Intorno ai templi e al mercato si estendevano i quartieri abitativi. I resti di case, terme e botteghe che si possono vedere oggi sul sito risalgono in gran parte all\u2019et\u00e0 imperiale (I-V secolo d.C.), mentre ignoriamo ancora molti aspetti dell\u2019abitato greco.<\/p>\n
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<\/p>\n
Le pi\u00f9 antiche testimonianze dell\u2019insediamento greco sono state rinvenute nei santuari urbani, nelle tombe individuate fuori le mura e nel santuario di Hera Argiva alla foce del Sele, a 9 km circa da Paestum.<\/p>\n
Nella seconda met\u00e0 del V secolo a.C., la citt\u00e0 viene conquistata da genti italiche, non-greche (chiamati Lucani da alcune fonti); cambiano sia la lingua (dal greco al c.d. osco) sia la cultura materiale e i riti funerari. Non mancano per\u00f2 elementi di continuit\u00e0, come per esempio il permanere della funzione dei templi.<\/p>\n
Nel 273 a.C. avviene un nuovo cambiamento incisivo: a seguito dell\u2019espansione romana, si installa a Paestum una colonia latina. Da ora in poi, Paestum si annovera tra le tante citt\u00e0 \u201cromane\u201d della penisola.<\/p>\n
Intorno al I secolo d.C., i quartieri abitativi probabilmente erano molto simili a quelli di Pompei ed Ercolano, conservatisi sotto i lapilli del Vesuvio.<\/p>\n
<\/strong><\/p>\n
<\/p>
\n<\/ul>\n\n","tipologia":"Parco archeologico, Parco archeologico","categoria":"Archeologia, ","lng":"15.006399","lat":"40.423702","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-paestum-e-velia-area-archeologica-di-paestum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.006858,40.42339],"properties":{"nome":"Parco Archeologico di Paestum e Velia - Museo Archeologico Nazionale di Paestum","descrizione":"All\u2019ombra dei templi di Paestum, \u00e8 collocata una delle pi\u00f9 importanti collezioni archeologiche d\u2019Italia: il Museo Archeologico Nazionale di Paestum.<\/p>\n
Tra i ritrovamenti pi\u00f9 spettacolari esposti nel museo spiccano le metope (lastre scolpite che decoravano un grande tempio) provenienti dall'Heraion di foce Sele, e la tomba cosiddetta \u201cdel Tuffatore\u201d, una tomba dipinta di V sec. a.C., e le lastre dipinte delle tombe di IV e III sec. a.C.<\/p>\n
Il museo \u00e8 diviso in tre sezioni:<\/p>\n
Da Poseidonia a Paestum. Dalla fondazione della citt\u00e0 greca al tramonto dell'egemonia lucana (piano terra).<\/p>\n
Prima di Poseidonia. Il territorio a sud del Sele in et\u00e0 preistorica e protostorica (galleria superiore).<\/p>\n
Paestum romana.<\/p>\n
Il museo \u00e8 situato all'interno della cinta muraria dell'antica citt\u00e0, in un'area, ai margini dell'ex strada statale 18, oggi completamente pedonale.<\/p>\n
In questa stessa zona, lateralmente rispetto al Museo, \u00e8 la Chiesa della SS. Annunziata, pi\u00f9 nota come Basilica Paleocristiana, fiancheggiata da un palazzotto vescovile settecentesco che, prima della costruzione del Museo, ospitava le raccolte provenienti dagli scavi della citt\u00e0.<\/p>\n
\n<\/strong><\/p> <\/strong><\/p>\n <\/p>
<\/strong>","tipologia":"Parco archeologico, Parco archeologico","categoria":"Archeologia, Altro","lng":"15.006858","lat":"40.42339","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-paestum-e-velia-museo-archeologico-nazionale-di-paestum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.97107,40.486797],"properties":{"nome":"Parco Archeologico di Paestum e Velia - Museo narrante del Santuario di Hera Argiva alla foce del Sele","descrizione":"
Il Museo Narrante, ospitato in una masseria degli anni \u201830 del secolo scorso, \u00e8 una struttura espositiva che introduce il visitatore alla scoperta di uno dei luoghi pi\u00f9 importanti e suggestivi della Magna Grecia.<\/p>\n
Il percorso di visita, che utilizza sia strumenti di tipo tradizionale, sia video-installazioni, prodotti multimediali e ricostruzioni virtuali interattive, si sviluppa come la trama di un racconto che guida il visitatore alla scoperta del santuario.<\/p>\n
Alla ricostruzione del paesaggio antico della foce del Sele \u00e8 dedicata la sala di apertura, che mostra le variazioni paleoambientali e fornisce la scenografia naturale che faceva da sfondo al santuario.<\/p>\n
La storia della ricerca archeologica \u00e8 illustrata all\u2019interno di una sala in cui su due schermi a muro e su un video a pavimento scorrono immagini sincronizzate che illustrano il progredire delle esplorazioni, dando al visitatore l\u2019impressione di assistere alle scoperte dal bordo del cantiere di scavo.<\/p>\n
Nella sala dedicata all\u2019illustrazione degli edifici del santuario diverse postazioni multimediali interattive permettono di accedere alle ricostruzioni virtuali dei monumenti.<\/p>\n
Il cuore del museo \u00e8 rappresentato dalla sala delle metope, nella quale sono esposte le riproduzioni delle lastre scolpite di et\u00e0 arcaica provenienti dal santuario di Hera e raffiguranti episodi di diversi racconti mitici (le fatiche di Eracle, la guerra di Troia). Le metope sono sospese al tetto della sala e rappresentano gli elementi visivi di una narrazione che, utilizzando insieme il racconto, le luci, i suoni, illustra i miti rappresentati nei rilievi in modo molto suggestivo e coinvolgente per il visitatore.<\/p>\n
Una scala elicoidale, lungo la quale sono appese le riproduzioni delle statuette fittili dedicate alla dea, conduce il visitatore, accompagnato dalle voci e dai suoni dei devoti, al piano inferiore, ad un punto di osservazione dell\u2019area archeologica.<\/p>\n
Al piano superiore una sala ospita la ricostruzione degli interni del cosiddetto edificio quadrato, che, ubicato nei pressi del tempio principale, era destinato con probabilit\u00e0 alla tessitura dei pepli da offrire alla dea.<\/p>
Al momento il Museo \u00e8 chiuso.<\/p>\n
<\/strong><\/div>","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.97107","lat":"40.486797","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-paestum-e-velia-museo-narrante-del-santuario-di-hera-argiva-alla-foce-del-sele"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.691221,40.68232],"properties":{"nome":"Biblioteca statale del monumento nazionale della Badia di Cava","descrizione":"La biblioteca della Badia di Cava dovette sorgere fin dagli inizi del monastero (sec. XI) per la necessit\u00e0 di fornire libri ai monaci, come prevede la Regola di S. Benedetto.<\/p>\n
Oltre alla Biblioteca come luogo di conservazione, a Cava ci fu anche uno Scriptorium<\/em>, nel quale si scrivevano libri necessari per la formazione dei monaci di Cava e dei numerosi monasteri dipendenti: prova ne sono i codici n. 9 (sec. XII) Expositio in I Librum Regum<\/em> fino a qualche anno fa ritenuto di S. Gregorio Magno ed ora attribuito al monaco Pietro di Cava, n. 18 (sec. XIII) De septem sigillis<\/em>, n. 19 (sec. XIII) Kalendarium, Evangelia, Apocalypsis, Epistola I Ioannis, Regula S. Benedicti.<\/em><\/p>\nL\u2019incremento della biblioteca nel sec. XIV si rileva da notizie riguardanti una Bibbia e lo Speculum historiale<\/em> di Vincenzo di Beauvais, nonch\u00e9 gli acquisti per materiale scrittorio e per legature di libri, che purtroppo non ci sono pervenuti. Resta valida l\u2019ipotesi avanzata da Leone Mattei Cerasoli che la dispersione dei libri raccolti nei primi secoli avvenne nell\u2019epoca della commenda (1431-1497) o per l\u2019amore dei libri di qualche cardinale commendatario o per la situazione precaria che faceva ritenere non necessari tanti libri al modesto numero di monaci superstiti.<\/p>\nBenemeriti della biblioteca, al contrario, si dimostrarono i monaci di S. Giustina (su molti incunaboli \u00e8 annotato l\u2019acquisto compiuto a Venezia proprio per Cava), l\u2019abate D. Vittorino Manso (per primo pens\u00f2 di separare i libri stampati dai manoscritti e, a salvaguardare l\u2019integrit\u00e0 della biblioteca, nel 1595 ottenne dal papa Clemente VIII una bolla che vietava di asportare libri dalla biblioteca con la minaccia di scomunica), l\u2019abate D. Filippo De Pace (il suo nome si ritrova in migliaia di volumi).<\/p>\n
Un danno serio fu provocato alla biblioteca la notte di Natale del 1796, quando dal soprastante Corpo di Cava si rivers\u00f2 un ammasso di terra e pietrame, che \u201crovin\u00f2 totalmente\u201d la biblioteca, come recita una notizia di cronaca: nel disastro furono certamente perduti molti libri ed anche alcuni manoscritti.<\/p>\n
Nell\u2019Ottocento sulla biblioteca dei monaci benedettini non si scatenarono gli elementi naturali, ma le tempeste dei governi: le soppressioni degli ordini religiosi colpirono l\u2019abbazia nel 1807 per opera del re di Napoli Giuseppe Bonaparte e nel 1866 per opera del re sabaudo Vittorio Emanuele II. Nell\u2019un caso e nell\u2019altro l\u2019abate fu lasciato responsabile, nel 1807 come direttore dello Stabilimento e nel 1867 (in forza di una nuova legge) come conservatore del Monumento Nazionale, mentre alcuni monaci vi restarono come custodi, rendendo di fatto la biblioteca propriet\u00e0 dello Stato. Questa fisionomia giuridica \u00e8 rimasta inalterata fino ad oggi. I monaci, da parte loro, hanno continuato a prodigarsi nella gestione con la stessa cura adottata nella conservazione e nell\u2019incremento del patrimonio librario. Come nel passato, l\u2019incremento ha privilegiato e privilegia le discipline pi\u00f9 consone ad una biblioteca monastica: la patristica, la teologia, il diritto e la storia.<\/p>","tipologia":"Biblioteca, Biblioteca","categoria":"Altro, ","lng":"14.691221","lat":"40.68232","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/biblioteca-statale-del-monumento-nazionale-della-badia-di-cava"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.61464,40.74733],"properties":{"nome":"Tommaso M. Fusco","descrizione":"
La Casa Religiosa di Ospitalit\u00e0 \"Tommaso Maria Fusco\", fa parte dello storico ex monastero dei Minimi, che, dal 1875 divenne la Casa Madre delle Figlie della Carit\u00e0 del Preziosissimo Sangue. <\/div>
Il Chiostro, recentemente restaurato, sul quale si affacciano le camere, risale al 1580 ed \u00e8 artisticamente decorato con affreschi raffiguranti la vita ed i miracoli di S. Francesco di Paola. <\/div>
Nella stessa struttura si pu\u00f2 visitare il Museo che raccoglie gli oggetti appartenuti a don Tommaso. <\/div>
Una delle due Cappelle aperte ai visitatori \u00e8 dedicata al Beato Tommaso M. Fusco, Fondatore della Congregazione delle Figlie della Carit\u00e0 del Preziosissimo Sangue e ne conserva le spoglie. <\/div>
<\/div>
<\/div>
<\/div>
<\/div>","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, ","categoria":"Altro, ","lng":"14.61464","lat":"40.74733","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/tommaso-m-fusco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.5802,40.8178],"properties":{"nome":"Teatro ellenistico-romano di Sarno","descrizione":"La struttura, il cui primo impianto risale al 100 a.C., sub\u00ec profondi rimaneggiamenti in et\u00e0 augustea quando la scena fu trasformata con la costruzione di un nuovo proscenio in muratura decorato da pitture.\nDell\u2019edificio, scavato durante gli anni Sessanta, si conserva, oltre all\u2019orchestra, parte della cavea con i sedili della proedria (la prima fila riservata alle autorit\u00e0) in blocchi di tufo, terminante ai due lati con sculture decorative raffiguranti una sfinge ed un leone alato. ","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Altro, ","lng":"14.5802","lat":"40.8178","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/teatro-ellenistico-romano-di-sarno"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.250893,41.08518],"properties":{"nome":"Anfiteatro campano","descrizione":"L\u2019**Anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere**, il secondo in ordine di grandezza tra tali tipi di monumenti nell\u2019Italia antica dopo il Colosseo (m. 165 sull\u2019asse maggiore, m. 135 su quello minore a livello dell\u2019arena), fu innalzato tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. in sostituzione dell\u2019arena meno capiente risalente ad et\u00e0 graccana, i cui resti sono stati individuati a sud-est. \nNel 456 d.C. sub\u00ec rovinose distruzione durante il saccheggio di Genserico, ma fu riparato nel 530 d.C.. \nDurante il dominio gotico e longobardo l\u2019edificio continu\u00f2 ad avere funzione di arena; poi, dopo la distruzione della citt\u00e0 nell\u2019841 d.C. ad opera dei Saraceni, venne trasformato in una fortezza. \nA partire dal periodo della dominazione sveva, divenne cava di estrazione di materiali lapidei reimpiegati nella costruzione degli edifici della citt\u00e0. \nParzialmente scavato tra il 1811 e il 1860, fu definitivamente liberato dagli enormi ammassi di terra tra il 1920 e il 1930, con numerosi successivi interventi di restauro conservativo nel tempo. \n\n### L'architettura\n\nL\u2019edificio, in genere adibito agli spettacoli **gladiatori**, presentava in origine i quattro ordini canonici di spalti impostati su altrettanti livelli di gallerie in *opus latericium* comunicanti. Si apriva in facciata con ottanta arcate realizzate in blocchi di calcare di uguale ampiezza, ad eccezione di quelle poste in corrispondenza dei quattro punti cardinali, coincidenti con gli ingressi principali. \nLe chiavi d\u2019arco dei primi due ordini di archi della facciata erano arricchite da **240 busti** a rilievo di **divinit\u00e0**, tra le quali Giove, Giunone, Demetra, Diana, Mercurio, Minerva, Volturno, Apollo, e Mitra, oltre a teste di Pan, satiri e maschere teatrali, nel terzo ordine. Di esse se ne conservano solo 20 in loco, poche altre al **Museo Archeologico Nazionale di Napoli** e al **Museo Provinciale Campano**.\nLe **gradinate **della cavea erano rivestite in marmo e la *summa cavea* era sovrastata da un portico ornato con statue e colonne. \nIl piano dell\u2019**arena** era costituito da tavoloni di legno cosparsi di sabbia per consentire lo svolgimento dei combattimenti. Al di sotto si sviluppavano i sotterranei, comunicanti tra loro mediante corridoi e accessibili attraverso quattro scalette presenti negli ambienti di servizio, ubicati dietro il podio e utilizzati per i macchinari e gli apparati scenici. \nL\u2019**ingresso principale** - che consentiva di raggiungere i sotterranei e di condurvi le gabbie degli animali senza passare dai porticati - \u00e8 collocato sul lato occidentale. Sul lato orientale si trovava anche un condotto di collegamento a una cisterna, nella quale si raccoglieva l\u2019acqua per la pulizia dei sotterranei. Al V-VI secolo d.C., inoltre, risale una cappella ricavata nella seconda navata a nord dell\u2019ingresso occidentale.\n\n### Il Museo dei Gladiatori\nIl **Museo dei Gladiatori** \u00e8 annesso all\u2019anfiteatro. Nella prima sala sono sistemate tre delle chiavi d\u2019arco che decoravano l\u2019esterno del monumento, un plastico che riproduce lo stato attuale dell\u2019edificio e il suo aspetto originario, oltre a una selezione di materiali ceramici rinvenuti nell\u2019area dell\u2019anfiteatro. Le teste di Ercole, di Athena con elmo corinzio, di Apollo e di una divinit\u00e0 femminile (forse Diana) appartenevano alle statue che ornavano le arcate dei piani alti. Nella seconda sala \u00e8 stata ricostruita per intero la decorazione di uno dei *vomitoria *(accessi alla cavea).","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.250893","lat":"41.08518","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/anfiteatro-campano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.740747,40.937794],"properties":{"nome":"Abbazia di Montevergine","descrizione":"Il complesso monastico mariano sulle cime del **monte Partenio**, dichiarato monumento nazionale, \u00e8 una delle sei abbazie territoriali italiane. \nLa sua costruzione si fa risalire alla consacrazione della prima chiesa nel 1126, bench\u00e9 l'ascesa al monte di **Guglielmo da Vercelli** sia documentata nel 1118. \nIl futuro Santo aveva scelto quel luogo solitario per la sua ascesi, ma la fama delle sue virt\u00f9 fin\u00ec per attrarre numerosi discepoli e far sorgere una comunit\u00e0 monastica. In poco tempo un'intensa attivit\u00e0 edificatrice port\u00f2 alla realizzazione delle prime celle per i religiosi e di una prima chiesetta che la profonda devozione mariana di Guglielmo \u2013 e non un\u2019apparizione, come vuole la tradizione popolare \u2013 dedic\u00f2 alla Madonna. Riuniti nella congregazione dei Virginiani, i monaci di Montevergine diffusero la devozione mariana nell\u2019intero Mezzogiorno, organizzando pellegrinaggi e facendo di Montevergine il pi\u00f9 famoso santuario mariano dell'Italia Meridionale. \n\nLa primitiva chiesa, nel corso dei secoli, sub\u00ec notevoli trasformazioni. Attualmente comprende due chiese dette \"la nuova Basilica\" e \"l\u2019antica Basilica\", il monastero, la foresteria, il campanile, la cripta e locali annessi. Gi\u00e0 nel 1180 la **chiesa di San Guglielmo** fu rifatta e ingrandita in stile romanico. Nel XIII secolo **Carlo II d\u2019Angi\u00f2** fece allestire una cappella votiva e chiam\u00f2 a decorarla il pittore **Montano d\u2019Arezzo** che, tra il 1296 e il 1297, dipinse la nuova icona della **Maest\u00e0 di Montevergine**, nota con il nome di **Mamma Schiavona**.\nTra il 1625 e il 1631 fu costruito il nuovo altare e il complesso marmoreo che accolse la Vergine sino al 1960. Nel 1629 gran parte della chiesa sub\u00ec un crollo: la nuova struttura barocca fu terminata nel 1645 su disegno dell\u2019architetto napoletano **Gian Giacomo Conforti**. Negli anni Cinquanta del Novecento, il Santuario, meta di fedeli provenienti da ogni parte della regione, non pi\u00f9 in grado di accogliere i pellegrini, fu adeguato alle nuove esigenze devozionali. Il progetto, affidato all\u2019arch. **Florestano di Fausto**, prevedeva l\u2019innesto del nuovo edificio sull\u2019asse trasversale della preesistente chiesa seicentesca, in modo da creare un complesso unitario, nel quale la chiesa antica \u201cavrebbe costituito il braccio minore e la chiesa nuova il braccio maggiore di una grande croce latina\u201d. Il nuovo edificio di culto risulta costruito, anche se non ultimato, nel 1963, e la Madonna di Montevergine di Montano d\u2019Arezzo gi\u00e0 trasferita sul monumentale altare della nuova basilica.\n\n## LA VISITA\n\nLa visita comincia dalla Basilica nuova, in stile romanico modernizzato, a tre navate e soffitto a cassettoni. Un grande arco trionfale precede la tribuna e l\u2019imponente altare maggiore, dove fino al 2010 era collocata la maestosa immagine lignea della Madonna, attribuita a Montano d\u2019Arezzo. \nIl trono \u00e8 composto da marmi pregiati e ornato di statue e sculture in bronzo. Le navate secondarie, all\u2019altezza del presbiterio, consentono il collegamento con l\u2019antica Basilica. Entrando nella Basilica antica, a tre navate con decorazione a stucchi barocchi di cherubini e volute, si accede all\u2019antica Cappella della Madonna, ora Cappella del Crocifisso, dove sar\u00e0 ricollocata la Maest\u00e0 di Montano d\u2019Arezzo. Tutta la cappella \u00e8 in marmo commesso. La volta presenta i dipinti dell\u2019Assunta, dell\u2019Immacolata e di Maria Bambina, mentre alle pareti sono altri dipinti e il monumento funebre degli Angi\u00f2. In fondo alla navata destra si trova la Cappella del Santissimo, con un baldacchino romanico bizantino del XII secolo. All\u2019esterno della cappella si trova il monumento quattrocentesco a Caterina Filangieri. L\u2019altare maggiore della Basilica, costruito nel XVII secolo, presenta una ricca decorazione in mosaico di pietre dure: a ridosso, vi \u00e8 collocato il mezzobusto di San Gennaro, in memoria della presenza nella Basilica del corpo del Santo trasferito a Napoli nel 1497. L\u2019altare di San Michele presenta la statua dell\u2019Arcangelo, in marmo bianchissimo, del XVII secolo e un mosaico eseguito dalla famiglia Brancia di Sorrento. La Cappella della Schiodazione, infine, conserva, oltre all\u2019altare del 1652, un sarcofago sormontato dalla statua di Fabio de Lagonissa, morto nel 1659. Nella Sala San Guglielmo si conservano relazioni di grazie ricevute dai fedeli ed ex voto pittorici.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.740747","lat":"40.937794","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/abbazia-di-montevergine"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.653182,40.33658],"properties":{"nome":"Certosa di San Lorenzo","descrizione":"La Certosa di San Lorenzo \u00e8 il pi\u00f9 vasto complesso monastico dell\u2019Italia Meridionale nonch\u00e9 uno dei pi\u00f9 interessanti in Europa per magnificenza architettonica e copiosit\u00e0 di tesori artistici.\n\nI lavori di costruzione iniziarono nel 1306 per volont\u00e0 di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore dei Vallo di Diano, e proseguirono, con ampliamenti e ristrutturazioni, fino al XIX secolo. Dell'impianto pi\u00f9 antico restano nella Certosa pochi elementi: tra questi si ricordano lo splendido portone della chiesa datato al 1374 e le volte a crociera della chiesa stessa. Le trasformazioni pi\u00f9 rilevanti risalgono alla met\u00e0 del Cinquecento, dopo il Concilio di Trento. Seicenteschi sono gli interventi di doratura degli stucchi della chiesa, opera del converso Francesco Cataldi. Del Settecento sono invece gli affreschi e le trasformazioni d\u2019uso di ambienti esistenti.\n\nI Certosini lasciarono Padula nel 1807, durante il decennio francese del Regno di Napoli, allorch\u00e9 furono privati dei loro possedimenti nel Vallo, nel Cilento, nella Basilicata e nella Calabria. Le ricche suppellettili e tutto il patrimonio artistico e librario andarono quasi interamente dispersi e il monumento conobbe uno stato di precariet\u00e0 e abbandono. Dichiarato monumento nazionale nel 1882, la Certosa \u00e8 stata presa in consegna dalla Soprintendenza per i Beni architettonici di Salerno e nel 1982 sono cominciati i lavori di restauro.\n\nLa corte esterna \u00e8 costituita da un grande cortile rettangolare intorno al quale erano ospitate buona parte delle attivit\u00e0 produttive. L'originaria veste cinquecentesca, realizzata in pietra locale e rigidamente scandita dall'ordine dorico delle colonne binate, fu arricchita in epoca barocca con statue e pinnacoli. Il chiostro della Foresteria, tardomanierista, \u00e8 composto da un portico con fontana al centro e da un loggiato dal quale si eleva la torre dell'orologio. La loggia \u00e8 ornata con pitture seicentesche. La Chiesa, a navata unica con cinque cappelle sul lato destro \u00e8 divisa in due zone da una parete. Due sono anche i cori. L'altare maggiore, in scagliola e madreperla, viene attribuito a G. D. Vinaccia (XVII sec ca.). \n\nLa Chiesa \u00e8 decorata con stucchi dorati di gusto settecentesco che vanno a sovrapporsi ad una struttura sicuramente trecentesca. Accanto alla serie di suggestive cappelle laterali, si trovano la Sala del Capitolo, ricca di stucchi settecenteschi, e la Cappella dei Tesoro, che costituiva una sorta di cassaforte dove probabilmente veniva custodito e protetto il ricchissimo arredo della chiesa. \n\nNella Cappella del Fondatore, collocata in un angolo del chiostro, si pu\u00f2 ammirare l'altare in scagliola. La cucina, frutto di quella febbrile attivit\u00e0 settecentesca che stravolse significativamente gli ambienti del monastero, era probabilmente un refettorio riadattato. Affreschi un po' offuscati dal tempo e dai fumi della cucina decorano la volta a botte. Da ammirare i tavoli di lavoro in pietra e la cappa enorme al di sotto della quale \u00e8 collocato, sui fuochi utilizzati di solito, l'antico bollitore. Il refettorio \u00e8 una sala costruita nei primi decenni dei XVIII sec. di forma rettangolare. Il chiostro dei procuratori, \u00e8 composto da un portico al piano terra e da un corridoio finestrato al piano superiore: qui erano gli alloggi dei procuratori, mentre in basso era situato il refettorio dei monaci conversi. Una fontana in pietra con delfino e animali marini si trova al centro dei chiostro.","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.653182","lat":"40.33658","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/certosa-di-san-lorenzo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.241129,40.84341],"properties":{"nome":"Certosa e Museo di San Martino","descrizione":"Nel 1325 viene fondata la Certosa di San Martino e, per la sua realizzazione, fu chiamato l'architetto e scultore senese Tino di Camaino.\n\nNell\u2019arco di cinque secoli la Certosa fu interessata da costanti rinnovamenti: nel 1581 si avvia un grandioso progetto di ampliamento, affidato all'architetto Giovanni Antonio Dosio, destinato a trasformarne il severo aspetto gotico nell'attuale preziosa e raffinata veste barocca. Il crescente numero dei monaci impose una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzarono nuove celle e fu rivisto l'intero sistema idrico. Il promotore di questa nuova e spettacolare veste della Certosa di San Martino \u00e8 il priore Severo Turboli, in carica dall'ultimo ventennio del Cinquecento fino al 1607. I lavori avviati sotto la direzione di Dosio, vengono proseguiti da Giovan Giacomo di Conforto, che realizzer\u00e0 la monumentale cisterna del chiostro.\n\nIl 6 settembre 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell'architetto Cosimo Fanzago, che, tra alterne vicende, durer\u00e0 fino al 1656. Fanzago connoter\u00e0 con il segno inconfondibile della prepotente personalit\u00e0 ogni luogo del monastero. L'opera di Fanzago si caratterizza per una straordinaria attivit\u00e0 decorativa, trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati composti da fogliami, frutti, volute stilizzate, cui gli effetti cromatici e volumetrici, conferiscono un carattere di realismo e sensualit\u00e0 eccezionali. Intorno al 1723, al regio Ingegnere e architetto della Certosa Andrea Canale subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale, pi\u00f9 noto come incisore e creatore di apparati scenici. Comunemente definito architetto-scenografo, Nicola occupa un posto di assoluto rilievo nell'ambito della raffinata cultura settecentesca per quel che attiene la sperimentazione del gusto in termini di decorazione e di integrazione tra ornato e struttura architettonica. Partecipe di quella densa e fervente espressione artistica che va sotto il nome di rococ\u00f2 e che si manifesta con una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura.\n\nIl complesso subisce danni durante la rivoluzione del 1799 ed \u00e8 occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla reintegrazione. Revocata la soppressione, i monaci rientrano a San Martino nel 1804. Quando gli ultimi monaci abbandonano la Certosa, nel 1812 il complesso viene utilizzato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un esiguo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per riuscirne poi definitivamente. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta propriet\u00e0 dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo per volont\u00e0 di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.\n\nNel Museo e Certosa di San Martino si possono visitare le seguenti sezioni: Chiesa, Sezione navale, Spezieria dei monaci, Sezione presepiale, Quarto del Priore, Sezione Immagini e memorie della citt\u00e0, Sezione teatrale e i Giardini.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.241129","lat":"40.84341","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/certosa-e-museo-di-san-martino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.45488,40.53794],"properties":{"nome":"Grotte di Pertosa","descrizione":"Le grotte di **Pertosa-Auletta** sono un complesso di cavit\u00e0 carsiche di rilevanza turistica, situate nel comune di Pertosa. \nIl complesso carsico si sviluppa nel sottosuolo dei vicini comuni di **Auletta** e **Polla**, a 263 m s.l.m., lungo la riva sinistra del fiume **Tanagro**.\nQueste grotte, sono le uniche in Italia dove \u00e8 possibile navigare lungo un fiume sotterraneo e rappresentano una delle meraviglie pi\u00f9 suggestive del Cilento.\nIl complesso di cavit\u00e0 carsiche dal rilevante fascino naturalistico si estende per circa 3000 metri nelle profondit\u00e0 dei Monti Alburni e, al loro interno, si possono percorrere sentieri ricchi di stalattiti e stalagmiti. Ma soprattutto, si pu\u00f2 andare in barca lungo il Negro, il fiume sotterraneo che percorre le cavit\u00e0 di Pertosa e che \u00e8 perfettamente navigabile. Il suo nome viene dal latino \u201cniger\u201d che significa \u201cbuio\u201d, proprio per via della sua origine sotterranea.\nLe grotte sono costituite da tre rami pressoch\u00e9 paralleli di cui quello pi\u00f9 settentrionale ospita il percorso turistico, mentre gli altri due, il mediano e quello pi\u00f9 meridionale, costituiscono i settori ipogei pi\u00f9 marcatamente speleologici. Il ramo pi\u00f9 meridionale, il Ramo della sorgente, \u00e8 attraversato per tutto il suo sviluppo da questo corso d\u2019acqua perenne, che riemerge in superficie dall\u2019ingresso della grotta.","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.45488","lat":"40.53794","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/grotte-di-pertosa"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.264305,40.85485],"properties":{"nome":"Madre - museo d\u2019arte contemporanea Donnaregina","descrizione":"Il **Madre**\u00e8 il primo museo per l\u2019arte contemporanea situato nel **centro storico di Napoli**. \nL\u2019architetto portoghese **Alvaro Siza** ha trasformato l\u2019antico **palazzo Donnaregina** in un funzionale spazio moderno per l\u2019arte contemporanea. Nel cuore nascosto di Napoli, dove pulsa l\u2019anima popolare della citt\u00e0, a pochi passi dal Duomo e dal Tesoro di San Gennaro, la presenza del Museo Madre \u00e8 anche l\u2019occasione per ridisegnare la vocazione turistica di un quartiere ricco di valori sociali da recuperare e di beni culturali da riscoprire.\n\n### La storia\n\nNel marzo 2003 il Ministero per i Beni e le Attivit\u00e0 Culturali e la Conferenza Unificata delle Regioni e degli Enti Locali siglano il Patto per l\u2019Arte Contemporanea, volto a favorire l\u2019incremento del patrimonio pubblico, deliberando l\u2019individuazione di una rete di centri d\u2019eccellenza per la promozione dell\u2019arte contemporanea. In accordo con quanto stabilito da questo accordo, nel 2005 la Regione Campania acquista il Palazzo Donnaregina con fondi della Comunit\u00e0 Europea con l\u2019intento di costituire il primo Museo regionale in Campania in grado di confrontarsi con gli istituti museali di livello internazionale. Il 10 giugno 2005, il Madre inaugura i suoi spazi con l\u2019apertura degli allestimenti *site specific* nelle sale del primo piano. Segue, nel dicembre 2005, l\u2019inaugurazione della collezione storica ospitata al secondo piano. Infine, nell\u2019aprile 2006, la grande mostra antologica dedicata a **Jannis Kounellis** segna l\u2019apertura al pubblico delle sale del terzo piano destinate alle esposizioni temporanee.\n\n### La Collezione\n\nNella sua collezione sono presenti opere dei pi\u00f9 importanti artisti contemporanei, italiani e internazionali: **Jeff Koons**, **Anish Kapoor**, **Mimmo Paladino**, **Damien Hirst**, **Andy Warhol**, **Roy Lichtenstein**, **Michelangelo Pistoletto**, **Richard Serra**, **Robert Rauschenberg**.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.264305","lat":"40.85485","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/madre-museo-darte-contemporanea-donnaregina"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.250752,40.85328],"properties":{"nome":"Museo archeologico nazionale di Napoli","descrizione":"Il primitivo impianto dell\u2019edificio, rimasto incompiuto e destinato alle Scuderie Vicereali, di cui resta oggi solo il portale in piperno sul lato occidentale lungo via Santa Teresa, fu costruito nel 1585 per ordine del vicer\u00e9 di Spagna, don Pedro Giron, dall\u2019architetto Giovanni Vincenzo Casale. La struttura venne trasformata, tra il 1610 ed il 1615, ad opera dell\u2019architetto Giulio Cesare Fontana, al fine di trasferirvi gli Studi (antica Universit\u00e0). \n\nIl progetto iniziale, che prevedeva la realizzazione di una fabbrica caratterizzata da un corpo centrale a due piani, sopraelevato rispetto alle due ali laterali ad un solo livello, non fu portato a termine essendone stati completati solo l\u2019ala occidentale ed il corpo centrale. La facciata, riccamente decorata, presentava una successione di finestre e nicchie alternate, interrotta soltanto dal portone principale e dai due secondari laterali. Le finestre, con cornici variamente ornate, erano sormontate da vasi marmorei situati sui frontoni e da medaglioni con mezzi busti, mentre nelle nicchie erano statue antiche con integrazioni moderne. Il cornicione del palazzo era completato da una balaustrata in marmo con vasi e pinnacoli. Anche il corpo centrale era sormontato da statue ai lati del timpano, e da vasi ed obelischi ad affiancare una piccola struttura ad arco con la campana dell\u2019orologio. \n\nNell\u2019edificio l\u2019Ateneo napoletano rimase per oltre un secolo e mezzo fino al suo trasferimento nel Real Convitto del Salvatore nel 1777. Sul finire del Settecento gli architetti Ferdinando Fuga, prima, e Pompeo Schiantarelli, poi, si apprestarono ad ampliare il vecchio Palazzo degli Studi per convertirlo a Museo universale, secondo il modello culturale enciclopedico allora in voga: per uso del Real Museo di Portici, la Quadreria di Capodimonte, la Gran Libreria Publica, le Scuole per le tre Belle Arti (Pittura, Scultura ed Architettura), e la Stanza per lo studio del Nudo. In questi anni il Palazzo perse quasi tutte le sue decorazioni scultoree e, innalzato di un piano, assunse l\u2019aspetto pi\u00f9 compatto ed imponente che ancora oggi lo caratterizza. I laboratori per le Scuole di Belle Arti furono collocate nelle stanze dell\u2019ala orientale del primo piano articolate intorno al grande Salone della Meridiana, cos\u00ec chiamato per la presenza di un orologio solare installatovi quando in origine l\u2019ambiente fu destinato ad Osservatorio astronomico. \nLa sala, affrescata da Pietro Bardellino con un\u2019epigrafe celebrativa ed una scena allegorica dedicata a Ferdinando IV insieme alla moglie Maria Carolina come protettori delle scienze e delle arti, nonch\u00e9, alle pareti, diciotto tele di Giovan Battista Draghi di soggetto storico, fu poi trasformata in Biblioteca. Tra il 1821 ed il 1825 l\u2019architetto Pietro Bianchi, dopo averne terminato i lavori di restauro, complet\u00f2 l\u2019edificio, con l\u2019ampliamento dell\u2019angolo nord-orientale, curando inoltre la sistemazione della statua di Ferdinando I di Borbone raffigurato sotto le spoglie di Minerva, eseguita da Antonio Canova, in una nicchia appositamente disegnata nel mezzo dello scalone monumentale del Museo. Il primo allestimento del Real Museo Borbonico, intrapreso da Michele Arditi nel 1807, pot\u00e9 considerarsi concluso nel 1830 secondo i criteri dell\u2019epoca, tipologici e per classi di materiali, con l\u2019aggiunta di altre immissioni per donazione o acquisto e dai reperti provenienti dagli scavi eseguiti nei territori del Regno di Napoli. \n\nNel 1860, con l\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia, il Real Museo Borbonico divenne propriet\u00e0 dello Stato, assumendo la nuova denominazione di \u201cMuseo Nazionale\u201d. Tra il 1863 ed il 1875 oltre ad arricchirsi della notevolissima collezione Santangelo, esso venne completamente riordinato da Giuseppe Fiorelli, secondo un criterio tipologico. Alla nuova riorganizzazione operata da Ettore Pais tra il 1901 ed il 1904 fecero seguito sistemazioni di singole collezioni, rese possibili anche dalla disponibilit\u00e0 di nuovi spazi creatisi con i trasferimenti, nel 1925, della Biblioteca nel Palazzo Reale di Napoli e, nel 1957, della Pinacoteca nell\u2019attuale Museo di Capodimonte. Rimasero cos\u00ec in questa sede soltanto le ricche collezioni di antichit\u00e0, cosicch\u00e9 il Museo inizi\u00f2 ad assumere la sua odierna identit\u00e0 di Museo Archeologico. L\u2019edificio museale \u00e8 anche sede della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.250752","lat":"40.85328","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-nazionale-di-napoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.250346,40.86699],"properties":{"nome":"Museo e Real Bosco di Capodimonte","descrizione":"### Il Museo\n\nNel 1738 **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/carlo-di-borbone-re-di-napoli-e-di-sicilia_(Dizionario-Biografico) text: Carlo di Borbone target: _blank)** affid\u00f2 a **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/giovanni-antonio-medrano text: Giovanni Antonio Medrano target: _blank)** la costruzione della nuova reggia sulla collina di **Capodimonte**, nella quale sistemare il grande patrimonio artistico ereditato dalla madre, (link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/elisabetta-farnese-regina-di-spagna_(Dizionario-Biografico) text: Elisabetta Farnese target: _blank). \n(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/ferdinando-ii-d-aragona-re-di-napoli_(Dizionario-Biografico) text: Ferdinando II target: _blank), salito al trono nel 1830, port\u00f2 a termine l\u2019edificio affidandone l\u2019incarico ad **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/antonio-niccolini text: Antonio Niccolini target: _blank)**. Agli inizi del XX secolo il palazzo divenne residenza dei duchi d\u2019Aosta, quindi, nel 1920, fu trasferito al demanio nazionale. Dopo la guerra, ne fu sancita la destinazione a museo che fu inaugurato, nel 1957, a seguito di lavori di ristrutturazione ed al trasferimento delle raccolte d'arte medievale e moderna precedentemente esposte nel **(link: https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-nazionale-di-napoli text: Museo Archeologico Nazionale di Napoli target: _blank)**.\n\nNell\u2019austero edificio a pianta rettangolare, con tre cortili interni, le collezioni - circa 2000 oggetti - sono distribuite su tre piani. Il piano nobile ospita, nell\u2019 ala meridionale, l\u2019Appartamento storico, riflesso del gusto dei sovrani avvicendatisi sul trono di Napoli - da Carlo di Borbone al figlio Ferdinando, inclusa la parentesi napoleonica con i coniugi Murat, che lo arredarono con mobili francese - articolato in sale monumentali (la Sala della Culla, il Salone delle Feste, il Salone Camuccini) e pi\u00f9 intimi ambienti (il Salottino di Porcellana, realizzato fra il 1757 e il 1759 per la Reggia di Portici dalla Real Fabbrica di Capodimonte e qui trasferito nel 1866 e la Camera da letto alla pompeiana).\n\nNell\u2019opposta ala, la Galleria Farnese ospita la straordinaria collezione iniziata da Paolo III, accresciuta a Parma e Piacenza dal ramo ducale della famiglia quindi ereditata da Carlo di Borbone. La raccolta di dipinti, sculture, disegni e preziosit\u00e0 artistiche occupa 23 sale, in successione cronologica, organizzate per scuole: alle grandi scuole italiane dal '400 al '600 si aggiungono un ingente nucleo di pittura fiamminga, la collezione di Velletri del cardinale Stefano Borgia e gli oggetti d'arte riuniti come in una \u201ccamera delle meraviglie\u201d. Completano il percorso la Galleria delle porcellane, con preziosi esemplari delle Reali Fabbriche di Capodimonte e di Napoli, l'Armeria farnesiana e l\u2019eclettica, tardo-ottocentesca Collezione De Ciccio con maioliche, porcellane, vetri veneziani, avori, smalti, paramenti sacri, tessuti, argenti, bronzetti, pastori siciliani e reperti archeologici.\n\nAl secondo piano, la Galleria Napoletana raccoglie un vasto patrimonio, in parte proveniente dai pi\u00f9 importanti complessi religiosi di Napoli e provincia, che illustra l\u2019evoluzione dell\u2019arte a Napoli fra Due e Settecento. Quattro sale sono, poi, dedicate alla collezione d\u2019Avalos, con la ricca serie di arazzi fiamminghi, dipinti, ricami, miniature, stampe e armi raccolta dal Marchese di Pescara Alfonso II e dalla sua casata mentre la Galleria dell\u2019Ottocento espone esempi della produzione artistica nell\u2019Italia meridionale postunitaria, ai quali si sono aggiunte opere di maestri non napoletani e stranieri.\n\n### L'arte contemporanea\nTra il secondo e il terzo piano \u00e8 invece dislocata la collezione d\u2019Arte Contemporanea, costituitasi a partire dal 1978, quando **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/alberto-burri\/ text: Alberto Burri target: _blank)** a seguito di una sua personale lasci\u00f2 una sua opera (il Grande Cretto nero) alla quale si sono aggiunti i lavori di molti altri artisti, da **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/andy-warhol text: Andy Warhol target: _blank)** a **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/jannis-kounellis\/ text: Jannis Kounellis target: _blank)**, da **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/mimmo-paladino text: Mimmo Paladino target: _blank)** a **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/sol-lewitt text: Sol Lewitt target: _blank)**, a **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/michelangelo-pistoletto\/ text: Michelangelo Pistoletto target: _blank)**, **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/daniel-buren text: Daniel Buren target: _blank)**, **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/joseph-kosuth\/ text: Joseph Kosuth target: _blank)**.\n\nDal cortile meridionale si accede, attraverso la Scala esagonale, al Gabinetto di Disegni e Stampe. Qui sono conservati 2.500 fogli e 25.000 stampe, provenienti dall\u2019originario nucleo farnesiano, nonch\u00e9 disegni di autori emiliani, fiorentini, genovesi, veneti, romani e napoletani, per finire con i capolavori della collezione di opere grafiche - circa 20.000 esemplari, prevalentemente stampe, distribuiti in 227 volumi, di cui uno dedicato ai disegni - del conte Firmian, acquisita dai Borbone nel 1782.\n\n###Il Real Bosco di Capodimonte\nIl parco di Capodimonte ha un\u2019estensione di 134 ettari con circa 400 entit\u00e0 vegetali classificabili in 108 famiglie e 274 generi.\nAll\u2019interno del suo perimetro si contano sedici architetture tra residenze, casini, fabbriche artigiane, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, dispositivi per la caccia, orti e frutteti ed un cimitero, quello dei Cappuccini dell\u2019Eremo.\n\nLa storia del Parco con la Reggia inizia con l\u2019ascesa al trono di Carlo di Borbone, il 10 maggio 1734 e con il suo ambizioso programma di un sistema di possedimenti direttamente amministrati dalla Corona denominati \u201csiti reali\u201d.\nCapodimonte, alto e ventilato, dominante l\u2019intero golfo e visibile da gran parte della citt\u00e0 fu ritenuto luogo idoneo ad accogliere la residenza reale. I lavori di perimetrazione della tenuta di caccia risultarono gi\u00e0 ultimati nel 1736. L\u2019accesso avveniva dalla Porta di Mezzo che conduceva al grande emiciclo dal quale prendeva avvio il ventaglio dei viali. La tradizione storiografica ha sempre assegnato a **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/ferdinando-sanfelice\/ text: Ferdinando Sanfelice target: _blank)** e **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/domenico-antonio-vaccaro text: Domenico Antonio Vaccaro target: _blank)** il disegno di questo scenografico impianto, ma ipotesi pi\u00f9 recenti lo attribuiscono al romano **(link: https:\/\/www.treccani.it\/enciclopedia\/antonio-canevari text: Antonio Canevari target: _blank)**. Di certo, comunque, San Felice intervenne nel 1743 per la ristrutturazione della Real Fabbrica della Porcellana e due anni dopo per la costruzione della chiesa di San Gennaro alla fine del primo stradone del ventaglio.\nScenografie naturalistiche, statue, fontane insieme a giardini murati non potevano mancare in un bosco reale dove per\u00f2 la zonizzazione vegetale era funzionale alle tipologie di caccia praticate dal re, per cui a zone densamente arboree con lecci, castagni, carpini ed olmi seguivano zone arbustate con il mirto, l\u2019olivella ed il lauro regio, oltre a radure e ragnaie. Ampie aree erano poi coltivate per alimentare gli animali domestici e la selvaggina, chiusi in appositi recinti e serragli. Prodotti del bosco e della terra erano in parte utilizzati per le necessit\u00e0 della corte ed in parte venduti.\nNel 1738 iniziarono i lavori per la costruzione del Real Palazzo nella zona pi\u00f9 panoramica del sito, denominata \u201cSpianato\u201d. Reggia e Bosco, in origine del tutto separati, divennero un complesso unitario e autonomo rispetto alla citt\u00e0 solo nel decennio francese, allorch\u00e9 venne realizzato un muro di cinta intorno allo Spianato lungo il quale furono aperte la Porta Grande sulla strada dei Ponti Rossi e la Porta Piccola su quella per Miano. Importante innovazione fu rappresentata dalla nuova strada progettata dall\u2019ingegnere Romualdo De Tommaso, il corso Napoleone, oggi Amedeo di Savoia: inaugurata nel 1809, congiungeva in \u2018rettifilo\u2019 la zona del Museo con Capodimonte, scavalcando con un ponte il vallone della Sanit\u00e0 e superando la montagna Spaccata con la scenografica soluzione del Tondo, realizzato da Niccolini tra il secondo e il terzo decennio del secolo. Nel Parco, Ferdinando I faceva costruire dal 1817 l\u2019Eremo dei Cappuccini e iniziava i primi lavori di ridisegno \u201call\u2019inglese\u201d delle aree verdi per adeguarle al nuovo gusto che gi\u00e0 da qualche decennio aveva invaso tutta l\u2019Europa. I Savoia ripristinarono nel Bosco l\u2019attivit\u00e0 di caccia e modificarono il disegno delle aree adiacenti la Reggia e il Casino dei Principi.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.250346","lat":"40.86699","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-e-real-bosco-di-capodimonte"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.348821,40.806866],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Ercolano","descrizione":"La citt\u00e0 romana di Ercolano, distrutta e sepolta dall\u2019eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., fu riportata alle cronache della storia nel Settecento grazie alle esplorazioni borboniche.\nProvvisto di mura modeste, il centro abitato fu costruito su un pianoro vulcanico a strapiombo sul mare posto ai piedi del Vesuvio, limitato sul lato orientale e su quello occidentale da due torrenti; due insenature fluviali vi costituivano approdi naturali e sicuri. Le dimensioni della citt\u00e0 erano in realt\u00e0 piuttosto modeste: \u00e8 stato ipotizzato che la superficie complessiva racchiusa dalle mura fosse di circa 20 ettari, della quale sono ora visibili a cielo aperto circa 4,5 ettari, per una popolazione di circa 4000 abitanti.\nNonostante la storia plurisecolare, dunque, gli scavi hanno rimesso alla luce solo una parte della citt\u00e0 antica, cosicch\u00e9 gran parte dell\u2019antica *Herculaneum* rimane ancora sepolta sotto terra, custodendo tra l\u2019altro tutta l\u2019area forense, gli edifici sacri e civili con i loro preziosi arredi ed apparati decorativi.\nAttualmente la gran parte del parco archeologico visitabile \u00e8 costituita, ad eccezione delle terme e della palestra, da abitazioni private di et\u00e0 imperiale, caratterizzate da una grande variet\u00e0 tipologica: case con impianto tradizionale, caseggiati plurifamiliari, grandi residenze che sviluppano parte dei loro quartieri in posizione dominante sul mare ed a cavallo delle mura.\nNonostante i limiti di estensione della citt\u00e0 portata alla luce, sembra che l\u2019impianto urbano fosse articolato su almeno tre decumani (solo due scavati a cielo aperto: il decumano inferiore e quello massimo, in parte pedonalizzato con l\u2019arco quadrifronte ad Ovest e l\u2019accesso al tempio della Magna Mater ad Est) intersecati da cinque cardini (di cui solo tre a cielo aperto), perpendicolari ai decumani ed alla linea di costa. Anche il limite meridionale della citt\u00e0 risulta sufficientemente noto, con le sue potenti sostruzioni voltate (fornici), le soprastanti terrazze con le terme suburbane e le grandi domus private, articolate anche su pi\u00f9 livelli. Dionigi di Alicarnasso attribuisce la fondazione mitica della citt\u00e0 ad Eracle di ritorno dall\u2019Iberia, mentre Strabone riferisce che la citt\u00e0 fu dapprima in mano agli Opici-Osci, poi agli Etruschi ed ai Pelasgi ed infine ai Sanniti.\nAl pari di Pompei e di Stabiae, anche Ercolano dovette rientrare nell\u2019orbita della confederazione nucerina. Ribellatasi a Roma durante la Guerra Sociale, venne assalita e conquistata nell\u201989 a.C. dal legato di Lucius Cornelius Sulla, Titus Didius, e fu quindi interessata dal processo di municipalizzazione condotto dai Romani che invest\u00ec tutta l\u2019Italia centro-meridionale.\nLa vita della citt\u00e0 fu infine bruscamente interrotta dall\u2019eruzione del Vesuvio del 79 d.C..\n\nCol tempo il ricordo dell\u2019ubicazione dell\u2019antica citt\u00e0 romana si perse, e solo nel 1710 un contadino, Ambrogio Nucerino, scavando un pozzo per irrigare il proprio orto, recuper\u00f2 molti frammenti di marmo pregiati, che solo pi\u00f9 tardi si compresero appartenere al teatro della citt\u00e0 antica. Informato della scoperta il nobile Emanuel-Maurice di Lorena, principe di Elboeuf, acquist\u00f2 il pozzo e per nove mesi condusse nell\u2019area scavi per cunicoli a proprie spese, grazie ai quali recuper\u00f2 nove statue con cui omaggi\u00f2 i potenti del tempo. Ma solo nel 1738, per volere del re Carlo III di Borbone, iniziarono sistematiche esplorazioni per cunicoli del sito antico.<\/p>\nNel 1828 sotto il regno di Francesco I di Borbone furono intrapresi per la prima volta gli scavi \u201ca cielo aperto\u201d, eseguiti fino al 1875. Dopo una lunghissima interruzione, i lavori furono ripresi nel 1927 da Amedeo Maiuri, che li condusse fino al 1958, ma gi\u00e0 nel 1942 quasi tutta l\u2019area che costituisce l\u2019attuale parco archeologico era stata riportata alla luce e contestualmente restaurata e coperta.\n\nFra il 1960 ed il 1969 ulteriori lavori sono stati condotti nel settore settentrionale dell\u2019Insula VI e lungo il decumano massimo, mentre negli ultimi venti anni \u00e8 stata esplorata l\u2019antica spiaggia, coincidente con la fascia pi\u00f9 meridionale dell\u2019area archeologica. In questa zona sono stati riportati alla luce dodici ambienti con ingresso ad arco (i fornici), ricoveri per barche e magazzini, ove avevano cercato riparo molti Ercolanesi in fuga dall\u2019eruzione.\nNegli anni 1996-1998 sono stati eseguiti gli scavi a cielo aperto nell\u2019area convenzionalmente denominata \u201cScavi Nuovi\u201d, collegata al parco archeologico propriamente detto mediante una stretta e profonda trincea che, innestandosi all\u2019altezza della Casa di Aristide, prosegue con una galleria al di sotto del moderno Vico Mare. In questa area, ove nuovi lavori di scavo, restauro e valorizzazione sono stati eseguiti dalla Soprintendenza negli anni 2007-2009 grazie a un finanziamento della Comunit\u00e0 Europea sono attualmente in luce strutture appartenenti alla Villa dei Papiri (quartiere dell\u2019atrio, primo piano inferiore e terrazza sul mare), gi\u00e0 esplorata per cunicoli sotterranei nel Settecento, ma anche parte di un complesso termale dell\u2019Insula nord-occidentale e di un lussuoso edificio residenziale dell\u2019Insula I.\nNessuno di questi siti \u00e8 stato possibile portare alla luce nella sua interezza, poich\u00e9 le strutture si sviluppano per la maggior parte al di sotto di terreni che non sono stati espropriati. Un sistema di pompe idrovore, infatti, deve tenere sotto controllo in modo permanente la falda dell\u2019acqua affiorante per effetto dello sprofondamento della linea di costa antica a seguito dell\u2019eruzione del 79 d.C. e dei fenomeni ad essa collegati.\n
La riapertura del Decumano Massimo \u2013 la strada principale dell\u2019antica citt\u00e0 di Ercolano \u2013 sancisce il passaggio finale della riconsegna delle strade romane ai visitatori e conclude un capitolo importante relativo ai lavori realizzati che hanno interessato le botteghe lungo la scarpata Nord ed alcune delle pi\u00f9 interessanti dimore romane del sito archeologico, fra cui la Casa del Doppio Portale, oggi finalmente accessibile in tutto il suo splendore con il suo eccezionale ingresso, il portico a colonne e gli elementi lignei ancora intatti, mentre sono in corso importanti interventi di restauro nella celebre Casa del Bicentenario. Sono altres\u00ec in corso ulteriori lavori di manutenzione straordinaria agli impianti infrastrutturali e di restauro conservativo agli edifici della citt\u00e0 antica, nonch\u00e9 attivit\u00e0 di ricerca archeologica nell\u2019ambito del progetto interistituzionale *Herculaneum Conservation Project*, condotto grazie ai cofinanziamenti del *Packard Humanities Institute*, in collaborazione con la British School at Rome ed altre Universit\u00e0 italiane e straniere.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.348821","lat":"40.806866","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-ercolano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.006399,40.423702],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Paestum","descrizione":"I tre templi greci di Paestum, costruiti tra VI e V secolo a.C., sono insieme a quelli di Atene ed Agrigento gli edifici templari meglio conservati dall\u2019et\u00e0 classica. Sin dal \u2018700 il sito ha attirato viaggiatori ed artisti come Piranesi e Goethe. Dal 1998, Paestum \u00e8 patrimonio dell\u2019UNESCO.\n\nLa costruzione dei templi cominci\u00f2 pochi decenni dopo la fondazione della citt\u00e0 di Paestum, che in origine si chiam\u00f2 Poseidonia, intorno al 600 a.C. Furono coloni provenienti dalla citt\u00e0 di Sibari (in Calabria) ad insediarsi a Sud del fiume Sele, vicino agli Etruschi di Pontecagnano a Nord e ai popoli indigeni che abitavano le montagne a Est.\nI templi sorgono nella parte centrale della citt\u00e0, che si estende per oltre 120 ettari ed \u00e8 circondata da una cinta muraria, anch\u2019essa tra le migliori per stato di conservazione che conosciamo. Tra i templi era collocato il \u201cmercato\u201d, cio\u00e8 la piazza centrale dove si tenevano le assemblee dei cittadini e si venerava la tomba (vuota, in realt\u00e0) del mitico fondatore di Paestum.\nIntorno ai templi e al mercato si estendevano i quartieri abitativi. I resti di case, terme e botteghe che si possono vedere oggi sul sito risalgono in gran parte all\u2019et\u00e0 imperiale (I-V secolo d.C.), mentre ignoriamo ancora molti aspetti dell\u2019abitato greco.\n\nLe pi\u00f9 antiche testimonianze dell\u2019insediamento greco sono state rinvenute nei santuari urbani, nelle tombe individuate fuori le mura e nel santuario di Hera Argiva alla foce del Sele, a 9 km circa da Paestum.\nNella seconda met\u00e0 del V secolo a.C., la citt\u00e0 viene conquistata da genti italiche, non-greche (chiamati Lucani da alcune fonti); cambiano sia la lingua (dal greco al c.d. osco) sia la cultura materiale e i riti funerari. Non mancano per\u00f2 elementi di continuit\u00e0, come per esempio il permanere della funzione dei templi.\nNel 273 a.C. avviene un nuovo cambiamento incisivo: a seguito dell\u2019espansione romana, si installa a Paestum una colonia latina. \nDa ora in poi, Paestum si annovera tra le tante citt\u00e0 \u201cromane\u201d della penisola.\nIntorno al I secolo d.C., i quartieri abitativi probabilmente erano molto simili a quelli di Pompei ed Ercolano, conservatisi sotto i lapilli del Vesuvio.","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.006399","lat":"40.423702","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-paestum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.492077,40.748375],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Pompei","descrizione":"Pompei, con i suoi 66 ettari di cui circa 50 scavati (comprese le aree suburbane), \u00e8 un insieme unico di edifici civili e privati, monumenti, sculture, pitture e mosaici di tale rilevanza per la storia dell\u2019archeologia e per l\u2019antichit\u00e0 da essere riconosciuto come Patrimonio dell'Umanit\u00e0 dall'UNESCO.\nLa cenere ed i lapilli che seppellirono la citt\u00e0 in seguito all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., narrata nelle due famose epistole di Plinio il Giovane ma ricordata anche dagli storici dell'epoca, ne hanno infatti consentito un'eccezionale conservazione permettendo di avere un'immagine vivida dell\u2019organizzazione delle citt\u00e0 romane, come della vita quotidiana dei suoi abitanti.\n\nLa citt\u00e0 antica sorge su un pianoro a controllo della valle del fiume Sarno, alla cui foce era un attivo porto. Il visitatore vi pu\u00f2 oggi entrare accedendo da una delle antiche porte, che si trovavano lungo le mura (ingresso di Porta Marina), camminando per le sue antiche strade basolate lungo le quali \u00e8 possibile visitare abitazioni, modeste e ricche, con i propri apparati decorativi sia parietali che pavimentali, botteghe, il Foro con i suoi spazi ed edifici pubblici, le aree sacre, i complessi termali e gli edifici per spettacoli nel quartiere dei teatri e nell\u2019anfiteatro. Inoltre, percorrendo le vie di accesso alla citt\u00e0 antica \u00e8 possibile osservare, nelle quattro necropoli che si dispongono all'uscita delle porte urbiche, tombe monumentali di diverse tipologie, mentre all\u2019esterno dell'area degli scavi visitare alcune delle residenze extraurbane che sorgevano in tutto l\u2019agro pompeiano, prime fra tutte la Villa cd. dei Misteri. La suddivisione della citt\u00e0, indicata lungo il percorso in regiones (quartieri) ed insulae (isolati), fu fatta da Giuseppe Fiorelli nel 1858, per esigenze di studio ed orientamento. Le denominazioni delle case, quando non ne sia noto il proprietario, sono state coniate dagli scavatori in base a particolari ritrovamenti o ad altre circostanze. Incerte sono le notizie sulle origini dell'abitato, probabilmente etrusche, e solo grazie alle indagini archeologiche \u00e8 stato possibile individuarne le testimonianze pi\u00f9 antiche, che si datano tra la fine del VII e la prima met\u00e0 del VI secolo a.C., quando fu realizzata la prima cinta muraria in tufo grigio locale, detto 'pappamonte', a delimitare un\u2019area di 63,5 ettari. Al V secolo a.C. risale la costruzione di una nuova fortificazione in calcare del Sarno, che doveva seguire un percorso analogo alla precedente; ma solo in epoca sannitica Pompei ricevette un forte impulso all'urbanizzazione. Verso la fine del IV secolo a.C., in seguito ad una nuova pressione delle popolazioni sannitiche verso la costa, Roma si espanse progressivamente nell'Italia meridionale: sistemi di alleanze e vittoriose campagne militari la renderanno infine egemone in tutta la Campania (343-290 a.C.). A partire dalla fine della Guerra Annibalica, con un fenomeno che si manifesta soprattutto nella seconda met\u00e0 del II secolo a.C. , si ha la sistematica occupazione di interi quartieri e la ristrutturazione di aree gi\u00e0 occupate nella citt\u00e0. Pompei entr\u00f2 quindi come socia (alleata) nell\u2019organizzazione politica della res publica romana, cui per\u00f2 nel 90-89 a.C. si ribell\u00f2 assieme ad altre popolazioni italiche, che reclamavano contro Roma pari dignit\u00e0 socio-politica. Presa d\u2019assedio dalle truppe di Publius Cornelius Sulla, la citt\u00e0 capitol\u00f2 e divent\u00f2 colonia romana col nome di Cornelia Veneria Pompeianorum (80 a.C.). Dopo la deduzione coloniale Pompei fu arricchita di edifici privati e pubblici, ed ulteriormente abbellita soprattutto nell'et\u00e0 degli imperatori Ottaviano Augusto e Tiberio.\n\nNel 62 d.C. un violento terremoto colp\u00ec l'intera area vesuviana. A Pompei la ricostruzione ebbe subito inizio; ma, per l\u2019entit\u00e0 dei danni e per lo sciame sismico che segu\u00ec il primo evento tellurico, essa prese molto tempo: diciassette anni dopo, quando il 24 agosto del 79 d.C. l\u2019improvvisa eruzione del Vesuvio la seppell\u00ec di ceneri e lapilli, Pompei si presentava dunque come un cantiere ancora aperto. La sua riscoperta si verific\u00f2 nel XVI secolo all\u2019epoca della costruzione del Canale del Conte di Sarno, eseguita sotto la direzione di Domenico Fontana; in quell\u2019occasione vennero alla luce parti di edifici ed importanti iscrizioni pubbliche, ma il sito venne inizialmente identificato con Stabiae. Solo nel 1748, sotto il regno di Carlo III di Borbone, ne cominci\u00f2 l'esplorazione estensiva per dare lustro alla casa reale. Si procedette in modo discontinuo ed in punti diversi del sito antico, che solo dopo qualche anno fu identificato come Pompei. Furono cos\u00ec riportati alla luce parte della necropoli fuori porta Ercolano, il tempio di Iside ed il quartiere dei teatri. Il periodo di occupazione francese, all'inizio del 1800, vide un incremento degli scavi, che venne poi spegnendosi con il ritorno dei Borbone. Si lavor\u00f2 nella zona dell\u2019anfiteatro e del Foro ed ancora in quella di porta Ercolano e dei teatri. Durante il nuovo dominio borbonico, notevole eco suscit\u00f2 la scoperta della casa del Fauno, con il grande e celebre mosaico raffigurante la battaglia di Alessandro. \n\nDopo l\u2019unit\u00e0 d'Italia e la nomina di Giuseppe Fiorelli alla direzione degli scavi (1861) si ebbe una svolta nel metodo di lavoro. Si cerc\u00f2 infatti di collegare i nuclei gi\u00e0 messi in luce e di procedere in modo sistematico nell'esplorazione archeologica, tenendo resoconti di scavo pi\u00f9 dettagliati e lasciando sul posto i dipinti, che precedentemente venivano staccati e portati al Real Museo di Napoli, secondo scelte di gusto e pregio soggettive degli scavatori e della casa reale spesso arbitrarie. Fu anche introdotto il metodo dei calchi in gesso, che consent\u00ec di recuperare l\u2019impronta lasciata dai corpi delle vittime dell'eruzione restituendo un'immagine drammatica della loro fine provocata dai gas tossici emanati dal vulcano durante l'eruzione. All'inizio del secolo scorso, l\u2019esplorazione venne estendendosi verso la parte orientale della citt\u00e0, nelle regiones V, IX, I e II, seguendo le direttrici costituite dalle strade - Via di Nola, Via di Stabia e Via dell'Abbondanza - in particolare con Vittorio Spinazzola, e ponendo sempre pi\u00f9 attenzione anche alle tracce lasciate dal piano superiore delle case. Si giunge cos\u00ec al lungo periodo (1924 - 1961) segnato dalla direzione da parte di Amedeo Maiuri. Nella sua intensa attivit\u00e0 di scavo specie nelle regiones orientali, oltre alla scoperta di edifici di grande prestigio (valgano per tutti la Villa dei Misteri e la casa del Menandro), \u00e8 da segnalare il completamento della delimitazione della citt\u00e0, lo scavo della necropoli di porta Nocera, l'inizio metodico dell'esplorazione degli strati sottostanti al livello del 79 d.C., alla ricerca delle fasi pi\u00f9 antiche di Pompei. A partire dalla seconda met\u00e0 del XX, al fine di garantire un adeguato stato di conservazione nella gi\u00e0 vasta area della citt\u00e0 messa in luce, invece di proseguire nell\u2019esplorazione estensiva, specie dopo i danni causati dal terremoto nel 1980, si \u00e8 preferito eseguire sistematici interventi conservativi e mirate campagne di scavo con il contestuale restauro, ad esempio nell'Insula occidentalis, nelle Terme suburburbane fuori Porta Marina, nella casa di Giulio Polibio nella regio IX, negli isolati delle regiones I e II prospicienti la Via di Nocera e la Via dell\u2019Abbondanza, nonch\u00e9 da ultimo nella casa dei Casti Amanti.","tipologia":"Parco archeologico","categoria":"Archeologia,","lng":"14.492077","lat":"40.748375","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-pompei"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.322777,41.072433],"properties":{"nome":"Reggia di Caserta","descrizione":"Voluta da Carlo di Borbone su modello della Versailles di Luigi XIV, la Reggia di Caserta fu progettata dall\u2019architetto Luigi Vanvitelli.\nLa sua costruzione cominci\u00f2 nel 1752: la direzione dei lavori pass\u00f2 prima a Carlo Vanvitelli per proseguire sotto la guida di altri architetti fino al 1847. Il rallentamento dei lavori fu dovuto al calo d\u2019interesse (e di fondi) a seguito della partenza di Carlo III: sotto il suo successore, Ferdinando IV, la corte abitava la reggia solo nella bella stagione, mentre Ferdinando II, l\u2019ultimo re, la elesse a dimora preferita.\n\nLa Reggia appartenne ai beni della corona - dei Borbone (tranne durante la parentesi napoleonica), poi dei Savoia \u2013 fino al 1921, quando pass\u00f2 allo Stato.\nL\u2019edificio ha pianta rettangolare, con quattro cortili interni divisi dai due corpi di fabbrica centrali che si intersecano perpendicolarmente. Il progetto originario prevedeva due ali semicircolari che dovevano abbracciare l\u2019enorme piazza prospiciente la facciata principale ammorbidendo il prospetto, ora isolato. Le due facciate \u2013 uguali e rivolte una alla piazza d\u2019Armi, l\u2019altra al parco \u2013 sono realizzate in laterizio e travertino con basamento a bugnato, doppio ordine di finestre e balaustra sull\u2019ultimo piano. Dall\u2019atrio del palazzo si accede al vestibolo inferiore, con prospettiva sui quattro cortili che aprono la vista sul parco.\nLo scenografico scalone d\u2019onore, con grande rampa centrale seguita da due rampe laterali, conduce al vestibolo superiore a pianta ottagonale, illuminato da finestroni. Di fronte \u00e8 la Cappella Palatina, rettangolare con abside semicircolare, decorata da marmi policromi con volta a botte ornata di cassettoni e rosoni dorati, su modello di quella di Versailles. A sinistra della Cappella si aprono gli Appartamenti Reali che comprendono la Sala del trono preceduta da anticamere, l\u2019appartamento del re e quello della regina. Le anticamere sono: la Sala degli Alabardieri, la Sala delle Guardie del Corpo e la Sala di Alessandro che funge da collegamento tra gli ambienti settecenteschi e quelli ottocenteschi. Di qui si aprono, a sinistra, l\u2019appartamento del Settecento e, a destra, quello dell\u2019Ottocento (cd. Appartamento nuovo). L\u2019Appartamento nuovo, realizzato durante gli anni del regno francese, \u00e8 introdotto da due anticamere di gusto neoclassico, la Sala di Marte e la Sala di Astrea, dove sono esaltate le virt\u00f9 militari. La Sala del trono, la pi\u00f9 grande degli Appartamenti reali, ha pilastri corinzi alle pareti mentre l\u2019architrave \u00e8 decorata con i ritratti della casa regnante, opera di vari scultori.\nLa Sala del Consiglio, dalla quale si accede all\u2019appartamento privato del re, presenta un soffitto a volta affrescato da Cammarano con il tema Minerva che incorona l\u2019Arte e la Scienza e pareti decorate da grandi dipinti ottocenteschi; al centro, un tavolo decorato da medaglioni di porcellana con i costumi popolari del regno. Seguono l\u2019Anticamera e la Stanza da letto di Francesco II, con arredo stile Impero in mogano e bronzi dorati mentre la Stanza da bagno di Francesco II ha una toilette in marmo di Carrara con vasca di granito ornata da protomi leonine e volta affrescata da Cammarano con Cerere.\nNella prima e seconda Anticamera di Gioacchino Murat e nella Camera da Letto si trova parte degli arredi della residenza reale di Portici: commode e consolle in mogano e bronzi dorati sono in stile impero francese, come il letto e le sedie tappezzate di seta con le cifre del sovrano mentre dipinti decorano le pareti. L\u2019Appartamento del Settecento, il primo ad essere abitato da Ferdinando IV e Maria Carolina, \u00e8 preceduto da quattro sale di conversazione, dette Stanze delle Stagioni dagli affreschi delle volte. Dell\u2019Appartamento di Ferdinando I di Borbone, la prima sala, il cd. Gabinetto Ricco di Sua Maest\u00e0, \u00e8 decorata con gli arredi del celebre mobiliere tedesco Weisweiler e da gouaches di Hackert raffiguranti i siti reali.\nNell\u2019Appartamento di Maria Carolina spiccano quattro piccoli ambienti decorati secondo il tipico gusto rococ\u00f2; di grande effetto \u00e8 la decorazione della Stanza di lavoro, con le pareti di raso giallo incorniciate da specchi; attraverso il Gabinetto degli Stucchi si accede al Gabinetto per uso del Bagno e al Gabinetto ad uso del Ristretto, con specchi veneziani, putti, affreschi di Fischetti e una vasca in marmo con decorazioni *trompe l\u2019oeil*. Dal boudoir si passa nella Sala di Compagnia, quindi nella Sala delle Dame di Corte fino alle due sale di lettura anticamera della Biblioteca Palatina, composta da tre sale decorate dal pittore tedesco Fugger. La Sala ellittica, in origine destinata ai divertimenti di corte, ospita la ricostruzione del Presepe Reale: da qui si accede alla Pinacoteca, una raccolta di opere (nature morte, scene di battaglie, la serie dei Porti del Regno delle due Sicilie di Hackert) distribuite in pi\u00f9 ambienti alcuni dei quali, la cd. Quadreria, espongono i ritratti dei reali della dinastia Borbone.\nNelle restrostanze dell'Appartamento storico si snoda, infine, l\u2019allestimento della mostra di arte contemporanea Terrae Motus,messa insieme dal gallerista Lucio Amelio dopo il terremoto del 1980 con opere dei maggiori artisti contemporanei (Warhol, Hearing, Schifano, Beuys, Pistoletto).\nDi grande rilevanza \u00e8, infine, il Teatro, nel lato occidentale del Palazzo, riproduzione in scala del San Carlo di Napoli con cinque ordini di palchi e un sontuoso palco reale: unico ambiente ultimato da Vanvitelli padre per volont\u00e0 di Ferdinando IV, fu inaugurato nel 1769.\nInsieme all\u2019edificio, Vanvitelli ide\u00f2 il Parco circostante, splendido esempio di giardino all\u2019italiana.\n\n## Il Parco Reale e Giardino Inglese della Reggia di Caserta\n\nIl Parco Reale, parte integrante del progetto presentato dall\u2019architetto Luigi Vanvitelli ai sovrani, si ispira ai giardini delle grandi residenze europee del Settecento, fondendo la tradizione italiana del giardino rinascimentale con le soluzioni introdotte da Andr\u00e9 Le N\u00f4tre a Versailles. I lavori, con la delimitazione dell'area e la messa a dimora delle prime piante, iniziarono nel 1753, contemporaneamente a quelli per la costruzione dell'Acquedotto Carolino, le cui acque dalle falde del Monte Taburno avrebbero alimentato le fontane dei giardini reali. II Parco attuale \u00e8 solo in parte la realizzazione del progetto di Luigi Vanvitelli. I lavori furono completati dal figlio Carlo che ridimension\u00f2, per mancanza di fondi, il disegno paterno.\n\nL\u2019assetto si articola in tre parti. La prima, subito dietro il Palazzo, \u00e8 destinata al parterre (un prato con viali rettilinei) e comprende il Bosco cd. vecchio (perch\u00e9 preesistente alla Reggia) nel quale sorge la Castelluccia, edificio cinquecentesco ricostruito nel 1769 in forma di fortezza in miniatura presso il quale il giovane Ferdinando IV si esercitava in finte battaglie. I viali arrivano alla Peschiera, lago artificiale con isolotto al centro, impreziosita da un tempietto circolare.\n\nLa seconda parte del Parco, caratterizzata dai giochi d\u2019acqua sgorganti dalle fontane disposte in asse con la Reggia, inizia dalla fontana \"Margherita\": da due rampe laterali, si ascende al ponte d'Ercole dove inizia la grande \"via d'acqua\". Seguendo il declivio della collina, si alternano bacini d'acqua, vasche sovrapposte e ornate di statue; due larghe strade, delimitate da spalliere di lecci e boschetti di querce, la fiancheggiano fino al grande bacino, nel quale dalle falde del Monte Briano precipita un'imponente cascata d'acqua. La prima fontana che s'incontra \u00e8 quella detta dei \"Delfini\" perch\u00e9 l'acqua fuoriesce dalle bocche di tre grossi pesci scolpiti in pietra. Segue la fontana di \"Eolo\", un'ampia esedra nella quale si aprono numerose \"caverne\" che simulano la dimora dei venti, rappresentati da numerose statue di zefiri, mai completata. Si incontrano, quindi, sette vasche degradanti che formano altrettante cascate e la fontana di \"Cerere\", simbolo della feracit\u00e0 della Sicilia, con le statue della dea e dei due fiumi dell'isola. L'ultima fontana mette in scena la storia di \"Venere e Adone\". Nel bacino sottostante la cascata del monte Briano, detto \u201cil bagno di Diana\", due importanti gruppi marmorei raffigurano Atteone nel momento in cui, tramutato in cervo, sta per essere sbranato dai suoi stessi cani e Diana, attorniata dalle ninfe, sorpresa mentre esce dal bagno.\n\nLa terza parte \u00e8 quella del Giardino inglese, voluto da Maria Carolina. Fu Lord Hamilton che persuase la regina a competere con la sorella Maria Antonietta di Francia, che a Versailles aveva fatto realizzare il Petit Trianon. Fu, quindi, chiamato il botanico inglese Andrew Graefer che nel 1782 diede avvio ai lavori nell\u2019area in prossimit\u00e0 della grande cascata, dove il terreno digradante verso mezzogiorno si presta ad estrose composizioni ed alla coltivazione di specie esotiche. Il giardino offre una serie di luoghi suggestivi con profondi richiami ai modelli del tempo: il criptoportico, con le statue provenienti dagli scavi di Pompei e dalla collezione Farnese; il piccolo laghetto del bagno di Venere, con le finte rovine pompeiane; il casino all'inglese, fabbricato a due piani, con basamento e pilastri dorici che sostengono un cornicione ornato da medaglioni, che fu l'abitazione di Graefer e, infine, l'aperia, un'area utilizzata come serbatoio d'acqua da Vanvitelli, poi usata per l'allevamento delle api ed infine trasformata in serra nel 1826. In prossimit\u00e0, le quattro serre nelle quali Graefer metteva a dimora le piante che ricercava a Capri, nel Salentino o a Palermo. Vicino si trovano l\u2019Acquario, destinato alle piante acquatiche, il Rosaio e la Scuola Botanica.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.322777","lat":"41.072433","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/reggia-di-caserta"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.771751,41.130836],"properties":{"nome":"Teatro romano di Benevento","descrizione":"Databile tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C., sorge nella zona occidentale della citt\u00e0 antica. Il monumento, la cui cavea misura circa 98 metri di diametro, \u00e8 costruito in opera cementizia con paramenti in blocchi di pietra calcarea e in laterizio. Le gradinate e la *frons scenae* erano rivestite in marmo, cos\u00ec come lastre marmoree e stucchi, ancora parzialmente conservati, decoravano le *aulae*, i due ampi ambienti che, attraverso corridoi *parodoi*, immettono nell'orchestra. La cavea, a pianta semicircolare, \u00e8 realizzata su sostruzioni e presenta tre ordini: tuscanico, ionico e corinzio. Di questi si conserva solo l'ordine inferiore, costituito da venticinque arcate su pilastri con semicolonne tuscaniche.\nLe arcate della cavea, con ampia cornice rifinita, presentavano come chiavi di volta rilievi configurati, rappresentati da busti nell'ordine inferiore e, molto probabilmente, da maschere negli ordini superiori. Alcune di queste maschere sono state reimpiegate in edifici del Centro Storico, dove sono ancora visibili. La cavea terminava nella parte superiore con una galleria, in cui si aprivano nicchie.","tipologia":"Monumento","categoria":"","lng":"14.771751","lat":"41.130836","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/teatro-romano-di-benevento"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.778116,41.009148],"properties":{"nome":"Museo civico \"Della gente senza storia\"","descrizione":"Il **Museo civico della gente senza storia**, inaugurato nel 1997, ospita numerosi reperti antichi che consentono di ripercorrere, dalla preistoria all\u2019et\u00e0 moderna, la millenaria storia dell\u2019importante centro della media valle del Sabato, posto a confine tra i territori delle province di **Benevento** e **Avellino**. \n\nRiaperto al pubblico nel maggio 2003 dall\u2019attuale direzione scientifica, con nuovi reperti e un nuovo allestimento, il contenitore culturale, ubicato nella cripta della Chiesa Collegiata dell\u2019Assunta, si articola in quattro sale, rispettivamente dedicate alla sezione archeologica, al costume popolare ottocentesco, all\u2019et\u00e0 medievale e ai parati liturgici del clero altavillese. \n\n### Le sale\n\nLa prima sala, dedicata all\u2019**archeologia**, ospita una serie di reperti rinvenuti nel territorio altavillese, che confermano la presenza dei primi gruppi umani nella zona dalla preistoria alla tarda et\u00e0 romana. \nLa seconda sala conserva **costumi e tessuti preziosi** della prima met\u00e0 del XIX secolo rinvenuti nel corso dello svuotamento degli ambienti cimiteriali della Chiesa Madre, restaurati nel laboratorio annesso al Museo. Nelle grandi vetrine, si trovano abiti di foggia popolare sia di adulti che di bambini. \nLa terza sala \u00e8 dedicata ai **reperti lapidei** di et\u00e0 medievale e rinascimentale, mentre nella quarta sala sono esposti preziosi e **antichi parati sacri** usati dal clero altavillese tra i secoli XVII e XVIII. \nNella sala d\u2019ingresso \u00e8 allestita la mostra documentaria permanente \u201c**Archeologia industriale ad Altavilla Irpina: Le miniere di zolfo**\u201d.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.778116","lat":"41.009148","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-della-gente-senza-storia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.607565,40.96256],"properties":{"nome":"Area archeologica dell'anfiteatro romano di Avella","descrizione":"L'area archeologica rappresenta il primo nucleo del **Parco Archeologico dell'antica Avella** e racchiude l'unico monumento oggi visitabile della citt\u00e0 romana.\n\n### L'ANFITEATRO\n\nFu edificato nel I sec. a.C. nel settore sud-orientale della citt\u00e0 antica, in un'area precedentemente gi\u00e0 occupata da strutture abitative del periodo sannitico. La sua raffigurazione compare sul lato di una base di **statua di calcare** di et\u00e0 antonina, oggi conservata nella piazza antistante il Palazzo Ducale, nel centro storico di Avella. \nIl monumento, in opera reticolata, fu costruito a ridosso delle mura di cinta della citt\u00e0 e sostenuto, nel settore sud-occidentale, da sostruzioni destinate a reggere la media e summa cavea, quest'ultima non conservata.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.607565","lat":"40.96256","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-dell-anfiteatro-romano-di-avella"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.089895,41.15256],"properties":{"nome":"Antiquarium di Ariano Irpino","descrizione":"L'Antiquarium ospita una selezione di materiali provenienti da alcuni siti archeologici dell'Arianese, zona dell'Irpinia posta all'incrocio di vie naturali di transito dalla pianura campana alla costa adriatica.\n\n### L'esposizione\n\nL'esposizione comprende una selezione dei materiali rinvenuti nell'insediamento preistorico in localit\u00e0 La Starza di Ariano Irpino, che, dal V millennio a.C., con brevi soluzioni di continuit\u00e0, \u00e8 stato frequentato per tutto l'arco della protostoria fino alle soglie dell'et\u00e0 del Ferro.\nUna sala \u00e8 dedicata all'insediamento sannitico di **Casalbore**, posto lungo il tratturo Pescasseroli-Candela, nel quale \u00e8 stato individuato un gruppo di **tombe a tumulo** del VI sec. a.C. e un **complesso sacro** in localit\u00e0 **Macchia Porcara** incentrato su un tempio italico databile nel III sec. a.C..\nPer il periodo romano e medievale sono illustrati i risultati delle esplorazioni condotte in localit\u00e0 **S. Eleuterio**, dove \u00e8 stato individuato un centro (vicus) identificato con Aequum Tuticum.","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.089895","lat":"41.15256","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-di-ariano-irpino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.642815,40.746094],"properties":{"nome":"Museo archeologico provinciale dell\u2019Agro Nocerino","descrizione":"Il Museo \u00e8 ospitato, dal luglio del 1965, all\u2019interno del **Convento di Sant\u2019Antonio**, sorto nella seconda met\u00e0 del XIII secolo come convento francescano, voluto e portato a compimento dalla famiglia dei Filangieri. \nNel 1989 furono rimessi in luce i dipinti che ornano la volta della sala che ospita il settore delle necropoli, cosiddetta \u201c**sala della congiura**\u201d, perch\u00e9 la tradizione vuole che qui si riunirono i cardinali per congiurare contro Urbano VI nel 1385. \nLa maggior parte della documentazione esposta proviene dagli scavi condotti dalla Direzione dei Musei Provinciali di Salerno dal 1957 in poi, sia nel centro urbano dell\u2019antica **Nuceria **(attuale Nocera Superiore) che nelle sue necropoli a cui si aggiungono raccolte private come quella delle famiglie Pisani e Bove e quelle di enti locali come il Comune di Angri.\n\n### L'esposizione\n\nPer problemi di spazio, la visita del museo non segue un percorso cronologico, ma sono i reperti ad adeguarsi ai vani espositivi, talvolta ricavati, come il piccolo vano Lapidario, lungo una breve scala. Partendo quindi da elementi lapidei, fra i quali particolare rilievo hanno un **sarcofago paleocristiano** nell\u2019ingresso e le **stele funerarie antropomorfe** nel piccolo vano lapidario, si approda alla saletta con le antichit\u00e0 provenienti da Angri e Scafati. \nLa **Collezione Pisani** indica il passaggio dalla Cultura della Valle del Sarno alla nascita di Nuceria, la cui vita \u00e8 poi illustrata dalle testimonianze dei ritrovamenti in area urbana e nelle necropoli, che occupano la parte pi\u00f9 consistente dell\u2019esposizione.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.642815","lat":"40.746094","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-provinciale-dellagro-nocerino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.335412,41.32472],"properties":{"nome":"Anfiteatro romano di Alife","descrizione":"L\u2019**Anfiteatro di Alife** si imponeva sul panorama extraurbano della citt\u00e0 antica. L\u2019edificio presenta testimonianze di due fasi edilizie: nella prima l\u2019edificio presentava una maggiore elevazione e un\u2019arena ampia, allo stesso livello della campagna circostante; nella seconda fase venne ridotta l\u2019altezza del monumento, scavando al di sotto del piano dell'arena, e si aggiunse una tribuna interna destinata ai cittadini pi\u00f9 ragguardevoli.\nIl monumento fu poi progressivamente smantellato per il riuso dei materiali edilizi lapidei nella costruzione della vicina citt\u00e0.\nL\u2019anfiteatro \u00e8 databile ai primi decenni del I secolo d.C. per il rinvenimento di parte di un\u2019iscrizione dedicatoria.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.335412","lat":"41.32472","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/anfiteatro-romano-di-alife"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.75826,40.68073],"properties":{"nome":"Archivio di Stato di Salerno","descrizione":"Istituito nel 1934, \u00e8 ospitato in quello che per secoli fu il palazzo giudiziario. Dal 1637 infatti, al suo interno vi alloggiava la Regia Udienza, una magistratura con competenze giudiziarie, amministrative e militari del periodo aragonese. All'indomani del crollo del regime borbonico, con l'avvento dei Napoleonidi, la Regia Udienza fu soppressa e ad essa subentrarono altre magistrature. Il palazzo fu scelto come sede del Tribunale di Prima istanza e della Gran Corte Criminale, che avevano ereditato, le competenze della Regia Udienza. Come sede della Gran Corte Criminale, il palazzo fu teatro dei numerosissimi processi, che fecero seguito agli episodi insurrezionali del nostro Risorgimento, dai moti del 1820, a quelli del '48, alla Spedizione di Sapri. Al suo interno \u00e8 ancora presente una piccola cella, dove erano rinchiusi i detenuti in attesa di giudizio, nella quale, sarebbe stato prigioniero anche Nicotera all'indomani della spedizione di Sapri. Anche dopo l'Unit\u00e0 d'Italia l'edificio conserv\u00f2 la sua destinazione di sede giudiziaria ed ospit\u00f2 il Tribunale Civile e Correzionale, che aveva ereditato le competenze della Gran Corte Criminale e del Tribunale Civile del periodo borbonico. Al piano terra, grazie ad alcuni lavori di restauro conclusi nel 2009, \u00e8 aperta al pubblico la cappella di San Ludovico, cosiddetta per un affresco raffigurante il santo francescano figlio di Carlo II d'Angi\u00f2. Tutti gli affreschi venuti alla luce sono databili al XIII secolo. \nIl patrimonio\nL'Archivio di Stato di Salerno conserva la documentazione delle magistrature periferiche statali (del Regno di Napoli, poi delle Due Sicilie, del Regno d'Italia e della Repubblica Italiana) aventi sede nell'ambito della provincia; all'incirca centomila pezzi di documentazione cartacea e pi\u00f9 di mille pergamene, oltre a circa ventiquattromila volumi. Al carteggio degli organi dello Stato bisogna aggiungere i protocolli notarili, alcuni archivi privati e la documentazione, in parte cartacea ed in parte membranacea, di alcune corporazioni religiose soppresse. L'Istituto conserva inoltre una parte dell'archivio dell'Almo Collegio Medico Salernitano, che va dalla fine del XV secolo agli inizi del XIX. Vi \u00e8 inoltre depositata documentazione proveniente sia dall'amministrazione provinciale che dal comune di Salerno e da altri comuni della provincia. L'Istituto possiede anche una cospicua biblioteca, in parte frutto delle annuali acquisizioni, in parte dovuta a donazioni e a depositi da parte di privati, come il fondo Avallone, il fondo Bilotti, il fondo Carrano ed il fondo Silvestri. La documentazione emanata dalle magistrature statali \u00e8 ascrivibile in tre periodi, collegati alla storia istituzionale della provincia di Salerno: il primo periodo corrisponde all'antico regime che va fino al 1806, per questo periodo si conserva il carteggio delle Corti locali e della Regia Udienza Provinciale, a cui bisogna aggiungere il catasto antico e l'onciario; il secondo periodo comprende sia il decennio francese sia la restaurazione, a questo appartengono il fondo dell\u2019Intendenza, il fondo Giudicature di Pace, il fondo Atti Demaniali, il Catasto murattiano; il terzo periodo \u00e8 quello successivo all'Unit\u00e0 d'Italia, a questo periodo di radicale trasformazione istituzionale appartengono l'archivio di Prefettura, gli Atti di Gabinetto ed Atti amministrativi delle Sottoprefetture di Campagna, Sala Consilina e Vallo della Lucania, gli atti dei tribunali civili e correzionali, l'archivio dell'Intendenza di Finanza, l'archivio del Genio Civile, il fondo Provveditorato agli Studi. La documentazione non proveniente da magistrature statali, di origine e natura eterogenee, possono essere cos\u00ec ripartiti: protocolli notarili, volumi che contengono gli atti rogati dai notai; archivi comunali, che pur non dovendo far parte della documentazione normalmente conservata in un Archivio di Stato, sono custoditi per salvaguardarli da dispersione o da danneggiamento; archivio dell'Amministrazione provinciale, contenente un cospicuo carteggio di poco meno di mille pezzi, le deliberazioni e i verbali della Giunta e del Consiglio provinciale; archivi delle Corporazioni religiose, contenente le carte appartenenti ai monasteri ed agli altri enti religiosi soppressi; archivi privati, contenti la documentazione di famiglie o di personaggi di particolare rilievo, pervenuta in Archivio per donazione, per deposito oppure per acquisto; archivio del Collegio medico, l'unico fondo conservato presso l'Archivio di Stato di Salerno concernente l'istruzione di livello universitario.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.75826","lat":"40.68073","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/archivio-di-stato-di-salerno"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.76001,40.678997],"properties":{"nome":"Pinacoteca provinciale di Salerno","descrizione":"La Pinacoteca \u00e8 ospitata all\u2019interno dello storico **Palazzo Pinto**, dimora gentilizia sita nel centro antico di **Salerno**. \n\n### **LA SEDE**\n\nIl palazzo in via dei Mercanti a non molta distanza dal Duomo; la sua costruzione risale al 1600 e, come attesta un documento del 1754, ha subito nel tempo vari ampliamenti, con l'aggiunta di due botteghe, cortile aperto, stalla, rimessa e due appartamenti, di 12\/16 stanze, pi\u00f9 galleria e loggia. \nNel 1756 diventa di propriet\u00e0 della famiglia Pinto; alla morte di **Gennaro Pinto** (1916) con lascito testamentario viene donato alla provincia di Salerno. \nInaugurata il 18 marzo 2001, nella sua attuale sede al primo piano del seicentesco palazzo Pinto, la Pinacoteca Provinciale comincia a formarsi tra il **1927** e il **1938**, grazie al recupero, sull\u2019intero territorio salernitano, di opere databili dal **XV** al **XVIII secolo**, cui si sono nel tempo aggiunti altri dipinti, attraverso acquisti o lasciti, che si sono uniti alla Collezione Pinto, parte della donazione dell\u2019omonimo palazzo. \n\n### **IL PERCORSO ESPOSITIVO**\nIl percorso di visita ha inizio con la scultura di **Gaetano Chiaromonte** *Sensazione* (1933). \nL'esposizione si articola in tre sezioni, suddivise secondo un criterio cronologico: dal **Quattrocento** al **Settecento**, **Salernitani** e **Costaioli**, Artisti Stranieri.\n\nNella sezione rinascimentale pregevoli sono le tavole di **Andrea Sabatini** da Salerno e del Maestro della Incoronazione di Eboli. Di grande interesse sono le tele seicentesche di **Giovanni Battista Caracciolo**, **Andrea De Lioni**, **Carlo Rosa**. \nDel Settecento sono le tele di **Francesco Solimena** e della sua Accademia. Molti i dipinti di pittori salernitani e i cosiddetti costaioli, vissuti tra la seconda met\u00e0 dell\u2019Ottocento e il Novecento. Una sezione \u00e8 dedicata agli artisti stranieri, di particolare importanza in una provincia come quella salernitana che dal Cilento alla Costiera amalfitana \u00e8 stata percorsa dagli eredi del ***Gran Tour*** e formatasi a seguito di numerosi lasciti, donati da congiunti o amici degli artisti che qui realizzarono le opere esposte come quelle **Stefan Andres**, **Kurt Craemer**, **Richard D\u00f6lker**, **Monica Hannasch**, **Irene Kowaliska**, **Bruno Marquardt**, **Vassilij Necitailov**, **Lisel Oppel**, **Karli Sohn \u2013 Rethel**, **Michael Theile**, **Peter Willburger**.\n\nLa Pinacoteca ospita, oltre la sua collezione, mostre ed eventi di respiro nazionale ed internazionale con raccolte ed opere d\u2019arte provenienti dalle collezioni private, da Musei e delle varie collezione di propriet\u00e0 della stessa Provincia, che saranno collocate definitivamente con l\u2019ampliamento dei locali di Palazzo Pinto.","tipologia":"","categoria":"Arte","lng":"14.76001","lat":"40.678997","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/pinacoteca-provinciale-di-salerno"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.424897,40.663696],"properties":{"nome":"Antiquarium aequano silio italico","descrizione":"Situato all\u2019interno del monumentale Palazzo Municipale di Vico Equense, il museo si compone di una raccolta di oltre 200 reperti archeologici risalenti dal VII secolo a.C. all\u2019et\u00e0 Romana.\n\nL'esposizione conta di vasi a figure nere e figure rosse, bronzi etruschi e campana, ceramica corinzia e ionica, buccheri e ceramica attiva a cornice nera che sono disposti in tre stanze; l'insieme dei reperti rappresenta una selezione significativa dei ritrovamenti degli anni Sessanta e Settanta effettuati sul territorio della Penisola Sorrentina. \n\nIl vasellame bronzeo della necropoli arcaica di Vico Equense \u00e8 di grande interesse e di ottima fattura: sono presenti calderoni, situle (secchi) e una \"pizzipapera\", ovvero un vaso a becco di anatra. \n\nIn generale i bronzi sono prodotti tipici dell\u2019artigianato etrusco diffusi in et\u00e0 arcaica dal VI secolo a.C. per tutto il V secolo a.C. e la loro presenza all\u2019interno del corredo funebre \u00e8 legata al rituale del banchetto, ma nello stesso tempo i bronzi rappresentano oggetti di pregio, indicatori di un elevato grado sociale del defunto.","tipologia":"Museo a ingresso gratuito","categoria":"Archeologia","lng":"14.424897","lat":"40.663696","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-aequano-silio-italico"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.985732,40.350815],"properties":{"nome":"Antiquarium comunale di Agropoli","descrizione":"Il museo di Agropoli \u00e8 dedicato all\u2019arte, all'archeologia e, pi\u00f9 in generale, alla cultura \u00e8 stato concepito in modo razionale ed innovativo per offrire alla comunit\u00e0 una struttura con un'offerta sia virtuale, per quanto riguarda la sezione arte, sia documentaria, per quanto riguarda invece la parte legata alla pi\u00f9 antica storia locale. \n\nUn'esposizione agile e flessibile, concepita per la didattica e per l\u2019educazione ai temi dell\u2019arte, aperta ad una serie di sperimentazioni e laboratori e che, in modo interattivo, consenta l\u2019approfondimento di una serie di percorsi.","tipologia":"Museo a ingresso gratuito","categoria":"Altro","lng":"14.985732","lat":"40.350815","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-comunale-di-agropoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.593791,40.95836],"properties":{"nome":"Antiquarium di Avella","descrizione":"L'Antiquarium \u00e8 stato inaugurato nel 1996 e si compone di quattro sale espositive, organizzate secondo un criterio cronologico e tematico. \n\nNella prima sono esposti i reperti pi\u00f9 significativi provenienti dai siti pre e protostorici della Valle del Clanis; i pannelli didattici illustrano la geomorfologia del territorio avellano e la distribuzione delle emergenze archeologiche note nell'insediamento dell'antica Abella.\n\nLa seconda sala \u00e8 dedicata alle necropoli di Abella; l'esposizione prevede una selezione dei corredi funerari rinvenuti nelle necropoli individuate nelle localit\u00e0 S. Nazzaro e S. Paolino. Nella medesima sala \u00e8 possibile, inoltre, vedere un eccezionale rinvenimento effettuato nell'area dell'attuale centro storico (via Mulini): un'epigrafe osca che ricorda la costruzione di edifici pubblici ad opera del magistrato Maio Vestirikio (fine II sec. a.C.). \n\nLa terza sala \u00e8 divisa in due settori: nel primo \u00e8 esposta un'eccezionale sepoltura di et\u00e0 arcaica che comprende una ricca esemplificazione delle produzioni ceramiche locali e delle ceramiche d'importazione dall'area etrusca e greca. Nel secondo settore sono esposti invece i materiali provenienti da due aree sacre extraurbane, individuate in localit\u00e0 Seminario e in localit\u00e0 Campochiaro. I rinvenimenti documentano, nel primo caso, l'esistenza di un culto legato alla sfera della fecondit\u00e0 (statuette di kourotrophoi) e della sanatio (ex-voto anatomici), nel secondo connotano il culto di divinit\u00e0 italiche tra le quali emerge la figura di Ercole.","tipologia":"Museo e galleria a ingresso gratuito","categoria":"Altro,","lng":"14.593791","lat":"40.95836","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-di-avella"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.733473,40.9198],"properties":{"nome":"Antiquarium di Mercogliano","descrizione":"Il Museo conserva ed espone oggetti legati al mondo naturale, della scienza e della tecnologia. \n\nLe esposizione sono raggruppate in sezioni: mineralogia (rocce e minerali), topografia (strumenti topografici dalla met\u00e0 del XIX secolo agli anni Settanta del XX), storia della topografia (riproduzioni funzionanti degli strumenti per la misura del terreno dall\u2019Antichit\u00e0 al Tardo Rinascimento), macchine di calcolo (fine XIX \u2013 1970 circa), modelli didattico\u2013scientifici (1920 \u2013 1970), storia del disegno (1950 \u2013 1980 con una vasta sezione documentaria).","tipologia":"Museo a ingresso gratuito","categoria":"Archeologia","lng":"14.733473","lat":"40.9198","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-di-mercogliano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.288416,40.03493],"properties":{"nome":"Antiquarium di Palinuro","descrizione":"L\u2019Antiquarium di Palinuro \u00e8 una struttura posizionata a strapiombo costiero, a ridosso di una suggestiva cala in localit\u00e0 Ficocella. \n\nL\u2019edificio fu realizzato negli anni \u201960 per offrire una collocazione ai tanti reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Palinuro a partire dal 1948.","tipologia":"Museo e galleria a ingresso gratuito","categoria":"Archeologia","lng":"15.288416","lat":"40.03493","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-di-palinuro"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.431123,40.108517],"properties":{"nome":"Antiquarium di Roccagloriosa","descrizione":"Il museo del piccolo centro cilentano, ospitato all\u2019interno della sede comunale, custodisce numerosi reperti archeologici lucani risalenti al IV e al III sec. a.C. che sono stati ritrovati all\u2019interno del territorio comunale di Roccagloriosa, rinvenuti nel complesso abitativo del \u00abComplesso Centrale\u00bb e nella necropoli monumentale. \n\nLe pi\u00f9 antiche testimonianze di una prima frequentazione del sito risalgono gi\u00e0 al II millennio a.C. ma un vero e proprio insediamento comincia a formarsi solo a partire dal V sec. a.C., sulla cosiddetta cresta dei Capitanali, conoscendo poi un significativo sviluppo in et\u00e0 lucana tra il IV e il III sec. a.C., periodo al quale risalgono l\u2019abitato e la poderosa cinta muraria in calcare che circonda il pianoro per 1,2 km, all\u2019esterno della quale si estendeva l\u2019area delle necropoli. \n\nIl museo, allestito in un\u2019unica sala, ospita i reperti rinvenuti durante diverse campagne di scavo all\u2019interno dell\u2019abitato e delle necropoli, resti che testimoniano la vita del sito fino ad et\u00e0 tardo imperiale e medievale.","tipologia":"Museo a ingresso gratuito","categoria":"Altro","lng":"15.431123","lat":"40.108517","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-di-roccagloriosa"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.055608,41.067425],"properties":{"nome":"Antiquarium Filippo Buonopane","descrizione":"L\u2019Antiquarim, ubicato all\u2019interno del Castello D\u2019Aquino a Grottaminarda, custodisce reperti frutto di donazioni e ritrovamenti sporadici di appassionati locali. Il materiale esposto \u00e8 prevalentemente archeologico ed offre la possibilit\u00e0 di un veloce, ma significativo, excursus dalla preistoria alla tarda et\u00e0 medievale. \n\nIl materiale di epoca preistorica, consistente per lo pi\u00f9 in frammenti di selce, punte di ossidiana lavorata e ceramica ad impasto testimonia la presenza, in modo stabile, di gruppi umani fin dal periodo neolitico. Molti sono i materiali conservati nell\u2019Antiquarium che si riferiscono all\u2019et\u00e0 italica, quella degli insediamenti di popolazioni di ceppo sannitico come la trib\u00f9 degli Hirpini, ma anche all\u2019et\u00e0 dei contatti tra il mondo italico e quello delle colonie magnogreche dell\u2019Italia meridionale. \n\nTra tali materiali, differenti per fattura e cronologia spicca un attingitoio, attribuibile al Daunio II e un piccolo cratere con profilo di donna di ceramica apula. \u00c8 presente anche la produzione di coroplastica tipica del mondo magnogreco, come ci testimoniano le figure e le testine in terracotta di offerenti o gli stessi pesi da telaio, dono votivo femminile nel mondo italico. \n\nL\u2019Antiquarium \u00e8 costituito anche da una sezione demoetnoantropologica che espone alcuni reperti lignei di arte sacra tra cui una deposizione di arte fiamminga del XVI secolo e due tabernacoli appartenenti alla chiesa seicentesca del Carmine demolita dopo il terremoto del 1962.","tipologia":"Museo a ingresso gratuito","categoria":"Archeologia","lng":"15.055608","lat":"41.067425","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-filippo-buonopane"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.252994,40.844147],"properties":{"nome":"ARCA - Museo di arte religiosa contemporanea","descrizione":"A partire dal dicembre 2006, presso lo storico Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova in Napoli, l\u2019Associazione \"Oltre il Chiostro onlus\" ha allestito il Museo ARCA, acronimo di Arte Religiosa ContemporaneA, al quale, dopo una biennale fase di avvio e la positiva istruttoria del Settore Musei e Biblioteche, \u00e8 stato concesso nel 2008 il riconoscimento di interesse regionale.\n\nIl Museo, articolato in sei diversi percorsi, raccoglie al suo interno testimonianze religiose dell\u2019arte contemporanea dal 1949 ai giorni nostri, realizzate da artisti di rilievo nazionale ed internazionale.\n\nLa struttura ha inoltre avviato di recente una collaborazione con l\u2019Associazione Italiana Amici del Presepio per dar vita ad una sezione permanente interamente dedicata all\u2019arte presepiale, al fine di evidenziare la valenza culturale e storico-artistica di una delle espressioni pi\u00f9 antiche della tradizione e della cultura partenopea nel mondo.","tipologia":"Museo a ingresso gratuito","categoria":"Arte","lng":"14.252994","lat":"40.844147","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/arca-museo-di-arte-religiosa-contemporanea"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.787931,40.914284],"properties":{"nome":"Archivio di Stato di Avellino","descrizione":"L'Archivio di Stato di Avellino fu istituito nel 1818. Dal 2007 la sede dell\u2019Archivio \u00e8 ubicata nel complesso monumentale dell\u2019ex \u201ccarcere Borbonico\u201d. L\u2019archivio occupa il padiglione destinato alla detenzione femminile, costruito nel 1832 ed interessato da laboriosi e complessi lavori di restauro.\n\nL\u2019Archivio di Stato di Avellino conserva all\u2019incirca 65.000 buste che coprono un arco di tempo dal 1423 al 1960. Il materiale documentario \u00e8 diviso per periodi storici: \n\u2022\tAntichi regimi 1423 \u2013 1814;\n\u2022\tPeriodo napoleonico 1806 \u2013 1814;\n\u2022\tRestaurazione borbonica 1815 \u2013 1860;\n\u2022\tUnit\u00e0 d\u2019Italia 1861 \u2013 1944;\n\u2022\tRepubblica 1945 \u2013 1960\n\nImportanti per la storia economica della provincia sono i Catasti, gli Atti demaniali dei Comuni (Commissariato agli usi civici per la Campania) e i documenti della Reale Societ\u00e0 Economica. \n\nDi un certo rilievo sono le pergamene relative agli enti religiosi soppressi (1423-1882) e una miscellanea di pergamene (1454-1757) costituita da bolle ecclesiastiche e privilegi risalenti al periodo aragonese e all\u2019epoca del vicereame spagnolo.","tipologia":"Archivio, Architettura civile","categoria":"Altro","lng":"14.787931","lat":"40.914284","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/archivio-di-stato-di-avellino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.777433,41.132366],"properties":{"nome":"Archivio di Stato di Benevento","descrizione":"L\u2019Archivio di Stato di Benevento \u00e8 stato istituito nel 1954. Oggi la struttura \u00e8 ospitata nell\u2019antica e prestigiosa sede dell\u2019ex Seminario arcivescovile, uno dei primi ad essere istituito a conclusione del Concilio di Trento. \n\nIl patrimonio include: \nAtti demaniali (1713-1954)\nCatasto gregoriano (1825-1942)\nCatasto provvisorio (1807-1951)\nCatasto terreni e fabbricati. 2^ copia: Imposte Dirette (1932-1970)\nConservatoria dei Registri Immobiliari di Bn (1818-1961)\nCorporazioni religiose soppresse (1305-1879)\nEsiti di Leva (Classi di et\u00e0 dal 1870 al 1934)\nGuardia di Finanza. Comando compagnia di Benevento (1972-1990)\nIntendenza del Molise - Opere pie (1762-1860)\nMonte di credito su Pegno di Cusano Mutri (1797-1956)\nNotai (1401-1889)\nPrefettura di Benevento (1870-1968)\nPreture (1809-1966)\nQuestura di Benevento (1831-1989)\nRuoli matricolari (Classi di nascita dal 1874 al 1928)\nStato civile (1809-1860)\nTribunale di Benevento (1866-1964)\nUfficio Provinciale del Lavoro e della M. O. di Bn (1941-1950)\nComune di Montesarchio (1683-1820)\nBartoli (1584-1885)\nPedicini (1423-1882)","tipologia":"Archivio, Architettura civile","categoria":"Altro","lng":"14.777433","lat":"41.132366","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/archivio-di-stato-di-benevento"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.351263,41.073475],"properties":{"nome":"Archivio di Stato di Caserta","descrizione":"L\u2019Archivio di Stato di Caserta \u201cnasce\u201d nel 1963; il suo patrimonio archivistico casertano copre un arco cronologico di nove secoli, dal XII al XX, per un totale di 115.436 unit\u00e0 archivistiche. \n\nIl pi\u00f9 antico documento \u00e8 una pergamena di Aversa, datata 1143, mentre i complessi documentari organici pi\u00f9 antichi sono quelli notarili, risalenti al XV secolo. Nell\u2019Archivio di Palazzo reale sono conservati i primi notai di Caserta, che iniziano dal 1426; presso la sede di via dei Bersaglieri vi sono i protocolli notarili della provincia dal 1465 al 1897. \n\nIn quest\u2019ultima sede \u00e8 anche conservato il diplomatico, composto di quasi cinquecento pergamene, fra le quali alcune con notazioni musicali. Di particolare importanza risultano i fondi giudiziari, a partire dalla corte locale di Piedimonte, risalente al XVIII secolo. \n\nL\u2019Archivio di Caserta conserva poi la documentazione proveniente dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nell\u2019ambito del quale oper\u00f2 anche la Gran Corte Criminale, istituita per reprimere il brigantaggio nelle province meridionali all\u2019indomani dell\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia.","tipologia":"Archivio, Monumento","categoria":"Altro","lng":"14.351263","lat":"41.073475","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/archivio-di-stato-di-caserta"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.259622,40.848297],"properties":{"nome":"Archivio di Stato di Napoli","descrizione":"L'Archivio di Stato di Napoli nasce come \"Archivio Generale del Regno\" il 22 dicembre 1808 allo scopo di riunire in un medesimo locale gli antichi archivi delle istituzioni esistenti fino all'arrivo di Giuseppe Bonaparte a Napoli nel 1806. \n\nFurono cos\u00ec concentrati gli archivi della Regia Camera della Sommaria, cui appartenevano i volumi dei catasti \"onciari\" relativi a tutti i comuni del regno, della Cancelleria, delle Segreterie di Stato dell'epoca vicereale, dei supremi organi consultivi dello Stato (Consiglio Collaterale, Real Camera di S. Chiara), del Cappellano Maggiore e dei massimi organi giudiziari dello Stato (Sacro Regio Consiglio, Gran Corte della Vicaria) e le carte di altri numerosi organi statali. \n\nDopo la restaurazione borbonica del 1815, cambi\u00f2 la denominazione in quella di \"Grande Archivio del Regno\" e si stabil\u00ec il principio che non soltanto le carte delle cessate amministrazioni, ma anche quelle delle amministrazioni vigenti dovessero esservi versate periodicamente. A partire dal 1860 l'archivio conobbe un notevole incremento del proprio patrimonio documentario, grazie all'acquisizione degli atti dei ministeri borbonici e di altri organismi centrali, come la Consulta di Stato e la Gran Corte dei Conti. \n\nIl primo piano del Monastero dei Santi Severino e Sossio, sede dell\u2019Archivio di Stato di Napoli, costituisce la zona musealizzata dell'Archivio di Stato di Napoli. Cuore della vita dell'Istituto - vi sono infatti collocate la Sala di studio principale, la Sala inventari e la Sala accoglienza - era anche per i monaci il centro della comunit\u00e0. I suoi quattro, splendidi chiostri ne scandivano i ritmi; la Sala del capitolo, affrescata da Belisario Corenzio nel primo \u2018600 con un complesso ciclo cristologico, ne era il luogo di dibattito e confronto; il grande Refettorio, suggestivo e imponente, era il cuore della quotidianit\u00e0 della comunit\u00e0 monastica. \n\nQui convivono varie epoche e varie funzioni: il monastero, l\u2019archivio ottocentesco, il moderno istituto di cultura. La visita all\u2019Archivio di Stato di Napoli si limita, oggi, agli ambienti del primo piano. La visita virtuale, invece, apre le porte dell\u2019\u201dArchivio segreto\u201d: zone normalmente non accessibili, perch\u00e9 occupate dagli uffici o dai depositi di carte che, nonostante la destinazione d\u2019uso, nascondono bellezze \u2013 artistiche e archivistiche \u2013 di non secondaria importanza. \n\nIl terzo piano offre alla vista cimeli di et\u00e0 romana, strumenti di precisione ottocenteschi, e il \u201cpezzo\u201d pi\u00f9 antico dell\u2019Archivio, la Carta lapidaria, in quel caratteristico convivere di documenti e monumenti che qualifica in modo peculiare il complesso monastico dei Santi Severino e Sossio. Al quarto piano dell'Istituto, in particolare, furono dislocate monumentali sale per la conservazione dei documenti: alcune di queste furono realizzate nella prima met\u00e0 dell'Ottocento. Le sale, non incluse degli abituali itinerari di visita all' Istituto, sono presentate sia per l'importanza del patrimonio documentario custodito, sia per le interessanti e varie soluzioni di allestimento di scaffalature d'archivio.","tipologia":"Archivio, Villa o palazzo di interesse storico o artistico","categoria":"Altro","lng":"14.259622","lat":"40.848297","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/archivio-di-stato-di-napoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.778345,41.13276],"properties":{"nome":"Arco di Traiano","descrizione":"Edificato in posizione di grande risalto prospettico sul versante collinare digradante verso il fiume Calore, l'Arco di Traiano di Benevento rappresenta uno dei monumenti pi\u00f9 significativi della produzione artistica romana. \n\nIl ricco apparato decorativo celebra, sul fronte verso la campagna, le imprese di Traiano nelle province conquistate e, sul lato rivolto verso la citt\u00e0, scene di pace ed elargizioni dell'imperatore in Italia. \n\nUn accurato intervento di restauro, completato nel 2002 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici, ha ricondotto le superfici scolpite dell'arco all'originario splendore.\n\nNella vicina Chiesa di Sant\u2019Ilario \u00e8 invece possibile visitare \u201cIl Museo dell\u2019Arco\u201d, un\u2019installazione multimediale che rievoca la vita e le gesta dell\u2019imperatore Traiano attraverso i rilievi dell\u2019Arco.","tipologia":"Monumento","categoria":"Altro","lng":"14.778345","lat":"41.13276","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/arco-di-traiano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.78089,41.130257],"properties":{"nome":"Arcos - Museo d\u2019arte contemporanea Sannio","descrizione":"ARCOS \u00e8 il Museo d\u2019Arte Contemporanea di Benevento realizzato nei sotterranei dell\u2019ottocentesco Palazzo della Prefettura, dopo complessi ed accurati lavori di recupero e restauro. \n\nIl Museo ha inaugurato il 25 giugno 2005 e da subito ha rappresentato un\u2019occasione di crescita per una cultura dell\u2019arte aperta al nuovo, in una citt\u00e0 dove la presenza di straordinarie attrattive monumentali e storico-archeologiche si \u00e8 da sempre coniugata con la ricerca e la sperimentazione. \n\nIn tal senso, ARCOS, 1500 mq di spazi espositivi sotto splendide volte di tufo, completa l\u2019offerta turistico-culturale della citt\u00e0: una finestra sul mondo dell\u2019arte, vissuta come un libro a episodi che continuamente si riscrivono, generando sorpresa e appagamento anche nei visitatori pi\u00f9 scettici e inesperti. \n\nIl Museo produce mostre tematiche che coinvolgono artisti di fama internazionale e nuovi talenti emergenti, stimolandoli ad interagire con la storia e il tessuto urbano della citt\u00e0, creando installazioni anche al di fuori degli spazi museali, impegnate in un serrato dialogo con il contesto urbano ed i monumenti antichi.","tipologia":"Museo di Arte Contemporanea","categoria":"Arte","lng":"14.78089","lat":"41.130257","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/arcos-museo-darte-contemporanea-sannio"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.25737,40.85098],"properties":{"nome":"Complesso di San Lorenzo Maggiore","descrizione":"L\u2019area archeologica, in cui sono visibili i resti dell\u2019antico Foro di Neapolis, \u00e8 il pi\u00f9 rilevante sito archeologico presente nel centro storico di Napoli, sia per valore monumentale e topografico, sia per il suo inserimento all\u2019interno del complesso angioino di San Lorenzo Maggiore. \n\nL\u2019invaso irregolare di piazza San Gaetano \u00e8 ci\u00f2 che resta di un pi\u00f9 vasto spazio aperto corrispondente al centro civile e religioso della citt\u00e0 antica: quest'area \u00e8 stata infatti da sempre riconosciuta come il Foro di et\u00e0 romana, coincidente a sua volta con l\u2019agor\u00e0 della citt\u00e0 greca. Le indagini archeologiche hanno evidenziato che la sistemazione di epoca romana, databile al I secolo d.C., ricalcava un\u2019organizzazione pi\u00f9 antica. \n\nGi\u00e0 dal V secolo a.C., infatti, era stata disegnata al centro dell\u2019abitato greco-romano una piazza che, sfruttando il pendio della collina, si era distribuita su due livelli, a monte ed a valle della plateia, poi decumanus maximus (strada principale), corrispondente all'attuale via Tribunali, con la necessaria edificazione di strutture murarie di contenimento e di una gradinata che collegava la zona inferiore, destinata alle attivit\u00e0 commerciali, con la parte superiore, riservata a funzioni politiche. \n\nUna vera e propria area archeologica si estende oggi a circa 10 metri di profondit\u00e0, sotto la chiesa di San Lorenzo Maggiore. All\u2019interno del chiostro settecentesco \u00e8 visibile parte del macellum, il mercato romano, databile alla seconda met\u00e0 del I secolo d.C.: esso era costituito da uno spazio porticato rettangolare, su cui si aprivano botteghe, e da un cortile interno scoperto e pavimentato a mosaico, al centro del quale era collocata una tholos, un edificio circolare destinato alla vendita degli alimenti. \n\nSono per\u00f2 i livelli inferiori dello scavo a chiarire la complessa strutturazione dell\u2019intera zona. All\u2019et\u00e0 greca rimanda il tracciato di una strada, uno stenopos, poi definito cardo (cardine) di Neapolis, messo in luce al di sotto del transetto della chiesa, ricoperta da un lastricato del V secolo d.C.. L'antica via correva lungo il lato orientale di un articolato edificio romano che, distribuendosi su tre ali, fungeva anche da sostegno artificiale della terrazza sovrastante, sulla quale era posizionato poi il mercato, contribuendo nello stesso tempo a definire la porzione inferiore del Foro. \n\nLa costruzione si componeva di una serie di nove botteghe (tabernae), composte ciascuna di due stanze voltate a botte e aperte sulla strada, in cui si svolgevano attivit\u00e0 commerciali e artigianali: vi si sono individuati un forno e vasche per la tintura dei tessuti. Alla fine del cardine, sulla destra, si giunge al criptoportico (mercato coperto), suddiviso in piccoli ambienti com uncinati e dotati di banconi in muratura per l'esposizione delle merci. Facevano eccezione solo tre di essi, che probabilmente costituivano l\u2019erarium, dove era custodito il tesoro cittadino. Tale organizzazione rimase in luce fino agli ultimi anni del V secolo d.C., quando, colmata la zona da strati di natura alluvionale, si diede avvio alle successive trasformazioni culminate nel XIII secolo con la costruzione del convento e della basilica gotica, che comportarono la definitiva obliterazione di tutte le strutture precedenti.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Altro","lng":"14.25737","lat":"40.85098","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-di-san-lorenzo-maggiore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.254128,40.84746],"properties":{"nome":"Area archeologica del Complesso di Santa Chiara","descrizione":"Il complesso termale, compreso all'interno del monastero trecentesco annesso alla chiesa di Santa Chiara, \u00e8 sito in un'area che ricadeva al di fuori della cinta muraria, ad Ovest della porta urbica della citt\u00e0 greco-romana. \n\nLa scoperta dell\u2019edificio e l\u2019analisi di vecchi e nuovi rinvenimenti archeologici hanno chiarito come il luogo sia divenuto, gi\u00e0 dal I secolo d.C., per rimanere tale almeno fino al IV secolo d.C., un quartiere residenziale con edifici a carattere pubblico. Inglobato nella cinta muraria a seguito dell'ampliamento del 440 d.C., il complesso conserv\u00f2 infatti la sua funzione termale sino all'et\u00e0 tardo antica, quando se ne affront\u00f2 una consistente ristrutturazione. \n\nL\u2019area archeologica comprende una serie di ambienti termali e rappresenta tuttora il pi\u00f9 completo esempio di thermae documentato a Neapolis. L\u2019impianto, che si estende per una superficie di oltre mq 900, pu\u00f2 collocarsi cronologicamente fra la met\u00e0 e la fine del I secolo d.C. L'edificio presentava verosimilmente il principale accesso sull\u2019asse stradale antico (decumanus), ricalcato dall\u2019attuale via Benedetto Croce, articolandosi in due settori paralleli: quello della piscina, prospiciente probabilmente un cortile con funzione di palestra, e quello degli ambienti termali veri e propri. \n\nDell'antica palestra sono oggi visibili solo alcune tracce del muro perimetrale della zona porticata ed un corridoio che divideva la palestra stessa dalla piscina; di quest'ultima, inizialmente coperta, si conservano, invece, resti della banchina e delle scale di accesso. Sul lato meridionale dello scavo, una vasca ottagonale, di et\u00e0 posteriore, venne impiantata in un ambiente che probabilmente in origine costituiva l\u2019accesso della piscina. Su tutto il lato occidentale \u00e8 inoltre un condotto idrico, forse parte di una pi\u00f9 grande conduttura derivata dall'acquedotto del Serino. \n\nLe sale termali vere e proprie si dispongono su due livelli, di cui uno ipogeo. Nell\u2019ambiente centrale del pianoterra, il laconicum (per i bagni di aria calda e secca), collegato ai tepidaria (per i bagni a temperatura mediamente calda), vi sono evidenti tracce di canalizzazione: i tubuli, per il passaggio dell\u2019aria calda, ed alcune colonnine cave (suspensurae), che reggevano il pavimento sospeso sull'ipocausto. Nell\u2019area settentrionale dello scavo si trova, trasformata successivamente in cisterna, una sala che, per il suo orientamento verso Nord, farebbe pensare ad un frigidarium (per i bagni di acqua fredda) o ad un ninfeo. Alle spalle della parete meridionale di essa \u00e8 infine un vestibolo, dal quale si accedeva al livello ipogeo. \n\nAlcuni reperti rinvenuti nel corso dell'esplorazione dell'edificio termale sono esposti in una delle sale del Museo dell'Opera di Santa Chiara, insieme ai resti degli arredi scultorei e agli oggetti di uso comune e arte sacra recuperati dalla chiesa di et\u00e0 angioina (XIV secolo), dal suo chiostro e dal suo monastero, sopravvissuti all'incendio che distrusse il complesso monumentale nel 1943. Aperto nel 1995 in alcuni ambienti del monastero in origine occupati dagli appartamenti delle monache, il Museo racconta le vicende costruttive e lo sviluppo storico-artistico della cittadella francescana.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Altro","lng":"14.254128","lat":"40.84746","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-del-complesso-di-santa-chiara"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.692736,40.719093],"properties":{"nome":"Area archeologica del teatro ellenistico-romano di Nocera Superiore","descrizione":"Il teatro ellenistico-romano, costruito nel II secolo a.C., rappresenta il pi\u00f9 grandioso esempio, sia per dimensioni che per posizione scenografica, tra quelli documentati in Campania.\n\nL'edificio, danneggiato dal terremoto del 62 d. C., sub\u00ec importanti restauri e sopravvisse alla terribile eruzione vesuviana del 79 d.C.\n\nDopo il IV secolo d.C., caduto in disuso, fu lentamente spogliato dei suoi elementi pi\u00f9 preziosi finch\u00e9 alluvioni successive in epoca medievale non ne cancellarono il ricordo.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Archeologia","lng":"14.692736","lat":"40.719093","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-del-teatro-ellenistico-romano-di-nocera-superiore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.831619,40.92372],"properties":{"nome":"Area archeologica dell'antica Abellinum","descrizione":"I resti dell\u2019antica colonia romana di Abellinum, dedotta in et\u00e0 graccana (fine II sec. a.C.), e impiantata su un precedente insediamento sannitico (IV-III sec. a.C.), l\u2019Oppidum Abellinatium, occupano l\u2019attuale pianoro della Civita, a nord-ovest dell\u2019odierno centro abitato di Atripalda, sulla riva sinistra del fiume Sabato, sin dall\u2019antichit\u00e0 via naturale di collegamento tra il beneventano e il salernitano.\n\nAll\u2019ingresso della Civita, nel tratto settentrionale, \u00e8 ancora visibile una parte del circuito murario di et\u00e0 romana, realizzato in opus reticulatum (opera reticolata), con tufelli di forma piramidale. Al margine del fossato, che circonda l\u2019intera cinta muraria, sono stati portati alla luce tre filari della fortificazione di et\u00e0 sannitica di III sec. a.C., in opus quadratum (opera quadrata), con grossi blocchi di tufo giallo.\n\nAll\u2019interno della cinta muraria, sul lato est, \u00e8 situata l\u2019area pubblica, con le terme e il foro, da cui proviene un\u2019ara circolare di marmo, attualmente esposta al Museo Irpino di Avellino.\n\nNella zona nord-orientale \u00e8 visibile una domus di tipo ellenistico-pompeiano, presumibilmente appartenuta a un Marcus Vipsanius Primigenius, liberto di Vipsanio Agrippa, genero di Augusto.\n\nIl complesso monumentale ha tutto il carattere di una ricca dimora patrizia, non solo per le dimensioni (ca. 2500 mq di estensione), ma anche per la particolare ricercatezza delle decorazioni dei diversi ambienti e delle suppellettili venute alla luce. Con il terremoto del 346 d.C. le condizioni di vita dell\u2019antico centro divengono difficili e con la guerra greco-gotica (535-555 d.C.) si assiste ad un graduale abbandono sino alla conquista longobarda, a partire dalla fine del VI sec. d.C..","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Archeologia","lng":"14.831619","lat":"40.92372","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-dell-antica-abellinum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.681506,40.75044],"properties":{"nome":"Area archeologica della necropoli monumentale di et\u00e0 romana di Nocera Superiore","descrizione":"L'area archeologica comprende alcuni grandi monumenti funerari databili nel I secolo a. C. e allineati lungo una strada che usciva dalla citt\u00e0 di Nuceria e si dirigeva verso Oriente. \n\nAttualmente sono visibili tre sui sette monumenti individuati: il monumento dei Corneli, quello dei Lutatii e quello dei Numisii.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Altro","lng":"14.681506","lat":"40.75044","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-della-necropoli-monumentale-di-eta-romana-di-nocera-superiore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.089372,41.15016],"properties":{"nome":"Area archeologica di Aequum Tuticum","descrizione":"Sullo spartiacque appenninico in localit\u00e0 Sant\u2019 Eleuterio di Ariano Irpino, sono visitabili i resti dell\u2019antico centro di Aequum Tuticum, nodo viario da cui si irradiavano numerose strade che collegavano da nord a sud il Sannio con la Campania e da est ad ovest il versante tirrenico con quello adriatico.\n\nIn et\u00e0 repubblicana, una via Aemilia collegava Aequum Tuticum con Fioccaglia di Flumeri ed Aeclanum. Nel 109 d.C. il centro viene attraversato dalla via Traiana e successivamente dalla Herculia. Nonostante che il toponimo Aequum Tuticum alluda a un insediamento sannitico, la fase pi\u00f9 antica attestata dagli scavi \u00e8 riferibile all\u2019et\u00e0 imperiale. \n\nL\u2019emergenza pi\u00f9 rappresentativa \u00e8 costituita da un edificio termale databile al I sec. d.C., il cui ambiente centrale era decorato con un pavimento a mosaico con tessere bianche e nere, con motivo a pelte. Alla seconda met\u00e0 del II sec d.C. si riferiscono una serie di ambienti disposti a schiera interpretabili probabilmente come horrea (magazzini) o tabernae (botteghe). \n\nNella zona retrostante ad essi \u00e8 emerso un grande ambiente rettangolare, verosimilmente pertinente a una villa con un pregevole pavimento musivo policromo, con un complesso motivo ornamentale. Il vicus presenta una continuit\u00e0 abitativa che si attesta almeno sino alla met\u00e0 del IV sec. d.C., quando fu colpito dal terremoto del 346 d.C., a cui segu\u00ec una ripresa dell\u2019attivit\u00e0 edilizia, documentata dall\u2019ambiente mosaicato.\n\nIn et\u00e0 tardo-antica altomedievale riporta il nome di S. Eleuterio, da identificare con il martire romano molto venerato a Roma nell\u2019VIII sec. d.C.. L\u2019insediamento di epoca medievale appare suddiviso in isolati raccolti intorno ad un cortile dotato di un pozzo. Tali ambienti inglobano e si sovrappongono alle strutture di et\u00e0 romana e tardo-antica, cambiandone l\u2019orientamento (ruotano di 45\u00b0). Dallo studio della classe ceramica medievale (invetriata, smaltata e graffita), si \u00e8 potuto ipotizzare una presenza abitativa che va dal XIII fino al XIV secolo, quando il luogo viene ancora una volta sconvolto da un evento sismico.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Archeologia","lng":"15.089372","lat":"41.15016","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-di-aequum-tuticum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.139681,41.217667],"properties":{"nome":"Area archeologica di Cales","descrizione":"L\u2019antica Cales, fondata dagli Ausoni su un lungo pianoro circondato dai torrenti Rio de\u2019 Lanzi e Rio Pezzasecca, nei pressi dell\u2019attuale Calvi Risorta, fu dal 334 a.C. colonia romana, preposta a funzione di controllo della zona ai confini settentrionali della Campania antica e delle vie di accesso al Lazio ed al Sannio. \n\nTestimonianze relative alla fase protostorica, arcaica e preromana dell\u2019abitato sono emerse nelle indagini eseguite durante l\u2019ultimo decennio del XX secolo nel corso dei lavori di ampliamento delle aree di parcheggio a servizio dell\u2019Autostrada del Sole, che attraversa l\u2019area urbana, nonch\u00e9 negli scavi condotti in anni recenti a contrasto dell\u2019opera devastante dei clandestini all\u2019interno delle necropoli circostanti, dove sono stati recuperati importanti corredi funerari di et\u00e0 arcaica. \n\nDella citt\u00e0 antica, che si conserva in tutta la sua estensione seppure tagliata dal tracciato autostradale, rimangono, anche se non chiaramente leggibili, interessanti evidenze archeologiche: la cinta muraria con sei porte, alcuni tratti della quale risalenti al V secolo a.C. sono costruiti in opera quadrata, ed il cosiddetto Ponte delle Monache, scavato nel banco tufaceo per consentire il passaggio della strada che si dirigeva verso l\u2019ager Falernus, presso il quale \u00e8 stato di recente esplorato un edificio pertinente ad un santuario urbano con stipe votiva. \n\nTra le pi\u00f9 cospicue testimonianze sopravvissute, tutte di et\u00e0 romana, occorre ricordare: l\u2019Anfiteatro, databile al I secolo a.C. con successive fasi di et\u00e0 imperiale; il complesso delle Terme centrali, anch\u2019esso riferibile agli inizi del I secolo a.C., che conserva quasi integralmente parte degli ambienti, taluni ancora con la decorazione in stucco; e quello delle Terme settentrionali, risalente al I-II secolo d.C., i cui resti disposti su tre livelli sono visibili lungo il cardo maximus (asse viario principale) della citt\u00e0 antica, coincidente con il tracciato della via Latina che collegava Teanum con Capua.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Altro","lng":"14.139681","lat":"41.217667","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-di-cales"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.26008,40.85112],"properties":{"nome":"Area archeologica di Carminiello ai Mannesi","descrizione":"Delle numerose testimonianze archeologiche rinvenute nella zona orientale della citt\u00e0, oltre alla complessa stratigrafia al di sotto della Cattedrale, sono imponenti le strutture di un edificio romano, situato in vico I Carminiello ai Mannesi, ad Est di via Duomo ed all\u2019interno dell'isolato delimitato a Nord da via Tribunali ed a Sud da via San Biagio dei Librai.\n\nIl complesso archeologico messo in luce dai bombardamenti del 1943, che distrussero la Chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi e gli edifici adiacenti, documenta parte di un'insula (isolato) della citt\u00e0 antica occupata anche da un piccolo edificio termale. Si tratta di una costruzione a pi\u00f9 livelli, abbastanza articolata, databile nelle sue strutture principali alla fine del I secolo d.C., ma che presenta elementi attribuibili a fasi diverse, i pi\u00f9 antichi dei quali appartengono all\u2019et\u00e0 repubblicana. Tra questi, di particolare interesse \u00e8 un ambiente absidato rettangolare, con pavimento a tessere bianche e nere, appartenente al livello inferiore forse facente parte di un\u2019abitazione.\n\nInglobata, in et\u00e0 imperiale, nelle fondazioni di un grande edificio con ambienti voltati, la struttura si sviluppava almeno su due piani: quello inferiore, illuminato da lucernari, era occupato da stanze di servizio; quello superiore ospitante il complesso termale, del quale si sono identificate parte delle condutture idrauliche ed una serie di sale con vasche in marmo poste nell\u2019ala meridionale dell\u2019edificio. \n\nTra i successivi rimaneggiamenti vanno segnalati, per l\u2019et\u00e0 tardo-imperiale, la probabile realizzazione di un porticato lungo la facciata occidentale e l\u2019adattamento a mitreo di due tra gli ambienti del piano inferiore, la cui destinazione d'uso \u00e8 provata dalla presenza di un rilievo in stucco raffigurante il dio Mitra nell\u2019atto di sacrificare il toro. Tali trasformazioni, pi\u00f9 profonde a partire dal V secolo d.C., culminarono in et\u00e0 medioevale con l'inglobamento delle strutture romane entro l\u2019edificio religioso poi distrutto.","tipologia":"Monumento","categoria":"Altro","lng":"14.26008","lat":"40.85112","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-di-carminiello-ai-mannesi"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.336066,40.858585],"properties":{"nome":"Area archeologica di Conza","descrizione":"L\u2019antica citt\u00e0 di Compsa, alla quale era attribuito lo statuto di municipium ascritto alla trib\u00f9 Galeria, compare nella testimonianza dello storico Livio che narra della sua defezione in favore di Annibale nel 216 a.C. e della sua riconquista, due anni dopo, ad opera di Fabio Massimo.\n\nI resti della citt\u00e0 romana sono riemersi al di sotto delle rovine del paese moderno di Conza, che fu quasi completamente distrutto dal terremoto del 1980. Un progetto di scavo, restauro e valorizzazione sta riportando alla luce una complessa stratificazione edilizia che rappresenta il palinsesto di oltre 2000 anni di storia.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Archeologia","lng":"15.336066","lat":"40.858585","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-di-conza"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.058759,40.615334],"properties":{"nome":"Area archeologica di Eboli","descrizione":"Nell'area archeologica sono conservati i resti di parte di una villa romana il cui primo impianto risale al I sec.a.C.. Essa, dopo opportuni rifacimenti fu utilizzata fino a et\u00e0 costantiniana. Costituisce una importante documentazione della tipologia insediativa di questo territorio della valle del Sele oltre che della Eburum romana che fu sicuramente un Municipium di Roma come dimostra un'iscrizione onoraria del II sec .d.C.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Altro","lng":"15.058759","lat":"40.615334","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-di-eboli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.765912,40.677956],"properties":{"nome":"Area archeologica di Fratte","descrizione":"L'area archeologica di Fratte \u00e8 sita su una collina nei pressi del fiume Irno, non lontano dal sito in cui sorse la Salernum romana, sulla strada che dalla Valle dell'Irno conduceva alla citt\u00e0 di Picentia, l'odierna Pontecagnano, in posizione strategica per il controllo dei traffici. La sua scoperta \u00e8 avvenuta negli anni '50 durante lavori di ampliamento del centro abitato.\n\nIl sito risulta occupato sin dal VI secolo a.C., un periodo fiorente per l'area che dalla Penisola Sorrentina arrivava al fiume Sele, sotto il controllo etrusco.\n\nIn quest'area infatti gli Etruschi fondarono dodici ricche citt\u00e0 (dodecapoli campana) particolarmente votate al commercio: tre principali citt\u00e0 costiere, Castellammare, Vico Equense e Vietri sul Mare, che assicuravano l'approdo marittimo alle vicine citt\u00e0 dell'entroterra di Pompei, Nocera e Nola, con traffici estesi sui mari. Le altre citt\u00e0 della dodecapoli, erano Ercolano, Pontecagnano, Acerra, Capua, Suessola (sito nei pressi di Acerra) e Sorrento.\n\nI ritrovamenti effettuati nell'area di Fratte indicano che la compagine etnica e sociale del luogo doveva essere molto eterogenea essendo presenti, oltre gli Osci (popolazione locale), anche Etruschi e Greci.","tipologia":"Area archeologica a ingresso gratuito","categoria":"Altro","lng":"14.765912","lat":"40.677956","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-di-fratte"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.8804,41.119804],"properties":{"nome":"Area archeologica di Sinuessa","descrizione":"Recenti campagne di scavo sistematiche all'interno della colonia marittima di Sinuessa, fondata nel 296-295 a.C. presso l\u2019attuale localit\u00e0 Torre San Limato del comune di Mongragone-Cellole, hanno portato alla luce numerose significative testimonianze, tra cui: tratti delle mura in opera quadrata e della viabilit\u00e0 urbana ed extraurbana, nonch\u00e9 resti dei quartieri pubblici ed abitativi, tutti risalenti all\u2019impianto coloniale originario, seppure interessati da successivi rifacimenti di epoca repubblicana (II secolo a.C.) ed imperiale (I secolo d.C.), in concomitanza con fasi di particolare sviluppo urbanistico ed edilizio.\n\nQuesti documenti vanno ad aggiungersi al gi\u00e0 noto complesso termale denominato Aquae Sinuessanae ed ai resti di criptoportici, come quelli in localit\u00e0 La Starza, pertinenti a ville rustiche distribuite nel territorio, celebrato nelle fonti soprattutto per la produzione del vino Falernus.\n\nAd epoca preromana risalgono, invece, oltre ai resti di mura poligonali identificati sul monte Cicoli, i santuari italici con stipi votive situate in localit\u00e0 Panetelle, presso la foce del Savone, e quello di Marica, presso la foce del Garigliano. Lungo le sponde del fiume recenti scavi archeologici hanno peraltro messo in luce un approdo attivo tra il I secolo a.C. ed I secolo d.C., collegato a resti della viabilit\u00e0 extraurbana, con fornaci per la produzione di anfore.\n\nIl Museo civico, situato nell\u2019attuale Mondragone, raccoglie reperti di epoca protostorica, ellenistico-romana e medioevale, provenienti da tutto l\u2019ager Falernus","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Altro,","lng":"13.8804","lat":"41.119804","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-di-sinuessa"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.249669,40.83619],"properties":{"nome":"Biblioteca Nazionale \"Vittorio Emanuele III\"","descrizione":"La Biblioteca Nazionale \"Vittorio Emanuele III\" di Napoli \u00e8 una biblioteca pubblica statale dipendente dal Ministero dei Beni e delle Attivit\u00e0 culturali e del Turismo - Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali. Dopo le nazionali centrali di Roma e Firenze, si pu\u00f2 considerare la maggiore biblioteca italiana, con un patrimonio di circa 19.000 manoscritti, di 4.563 incunaboli, 1.792 papiri ercolanesi, di circa 1.800.000 di volumi a stampa e oltre 8.300 testate di periodici.\n\nLa biblioteca conserva un patrimonio di grande rilievo, che per la completezza e variet\u00e0 tipologica offre itinerari di ricerca multiformi e spesso esclusivi; qui \u00e8 possibile trovare il fondo librario pi\u00f9 antico posseduto dalle biblioteche italiane e straniere, la biblioteca ritrovata nell\u2019antica Ercolano.\n\nLa fondazione della Biblioteca Nazionale di Napoli risale agli ultimi decenni del XVIII secolo, quando - in applicazione di un regio decreto - si cominciarono a collocare nel Palazzo degli Studi, oggi sede del Museo Archeologico, le raccolte librarie fino a quel momento conservate nella Reggia di Capodimonte. Tra queste la famosa libreria farnesiana che Carlo di Borbone, figlio ed erede di Elisabetta Farnese, aveva fatto trasportare nella nostra citt\u00e0 nel 1734.","tipologia":"Biblioteca","categoria":"Altro","lng":"14.249669","lat":"40.83619","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/biblioteca-nazionale-vittorio-emanuele-iii"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.749575,40.91894],"properties":{"nome":"Biblioteca Statale del Monumento nazionale di Montevergine","descrizione":"La **Biblioteca di Montevergine** \u00e8 una delle dieci biblioteche pubbliche statali annesse ai Monumenti nazionali. \n\n## LA STORIA\n\nLe sue origini rimandano al fondatore della Congregazione Verginiana, san Guglielmo da Vercelli, patrono d\u2019Irpinia, che nei primi decenni del secolo XII diede vita alla nuova famiglia monastica. Anche per impulso della *Regula *benedettina, sorse ben presto sulla sommit\u00e0 del monte Partenio uno *scriptorium*. La biblioteca monastica, indispensabile in principio alle attivit\u00e0 di studio e ricerca degli stessi religiosi, solo nei secoli successivi fu trasferita nel palazzo abbaziale di Loreto di Mercogliano, dove si trova ancora oggi. In seguito alle soppressioni delle corporazioni religiose, alla fine del XIX secolo, il Santuario venne dichiarato Monumento nazionale e la biblioteca divent\u00f2 patrimonio dello Stato, ed \u00e8 ora un istituto periferico del Ministero dei Beni e delle Attivit\u00e0 Culturali e del Turismo. \nLa Biblioteca di Montevergine aderisce dal 2000 alla rete nazionale SBN. I servizi offerti dalla Biblioteca sono: informazione e assistenza alla ricerca bibliografica e archivistica; consultazione in sede del materiale librario e archivistico; prestito locale; prestito interbibliotecario e Document Delivery, tramite ILL SBN; servizio fotocopie e fotoriproduzione; servizi via web, attraverso il modulo dedicato interno a SBN Web; visite guidate, su prenotazione, in giorni e orari stabiliti. La Biblioteca persegue una costante attivit\u00e0 di promozione attraverso convegni, giornate di studio, mostre documentarie e bibliografiche.\n\nLA COLLEZIONE## \n\nLa Biblioteca \u00e8 specializzata in ambito religioso. Conserva al momento circa **200.000 volumi** a stampa e **449 periodici**. Dei 35 incunaboli e delle 1016 edizioni del Cinquecento sono stati recentemente pubblicati i cataloghi a stampa (*Gli incunaboli della Biblioteca di Montevergine*, 2017 e *Le cinquecentine della Biblioteca di Montevergine*, 2015). Inoltre, materiale audio, video, un ricco fondo musicale, 24 codici, manoscritti figurati. Nel piccolo archivio annesso alla Biblioteca, si conservano circa **7000 pergamene** e **100.000 documenti** sciolti. Tra i codici custoditi sono da menzionare perlomeno la *Legenda de vita ed obitu Sancti Guilielmi*, un manoscritto latino del secolo XIII in scrittura beneventana e gotica sulla vita del fondatore di Montevergine e il *Breviarum ordinis cistercensium*, un manoscritto latino del secolo XIV in scrittura gotica riguardante un lezionario monastico cistercense. Tra i manoscritti figurati vanno ricordate le numerose *platee*, per lo pi\u00f9 risalenti al secolo XVIII, quando un agrimensore beneventano, Bartolomeo Cocchi, ricevette l\u2019incarico di censire tutti i possedimenti della Congregazione di Montevergine.","tipologia":"Biblioteca, Monumento, Biblioteca, Archivio","categoria":"Altro,","lng":"14.749575","lat":"40.91894","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/biblioteca-statale-del-monumento-nazionale-di-montevergine"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.25703,40.847164],"properties":{"nome":"Biblioteca Universitaria di Napoli","descrizione":"La **Biblioteca Universitaria di Napoli**, profondamente radicata nel tessuto della citt\u00e0, oltre ai compiti istituzionali di tutela e di conservazione, eroga un servizio culturale attraverso la costante modernizzazione della sua organizzazione in grado di rispondere positivamente ad una domanda sempre pi\u00f9 numerosa e diversificata.\n\nLA STORIA## \n\nL'istituzione di una biblioteca fornita di una \"quantit\u00e0 bastante di libri di tutte le scienze\", e dotata di apposita regolamentazione, risale - prima in Italia - alla riforma degli studi universitari varata da Pedro Fernandez de Castro, conte di Lemos, vicer\u00e9 di Napoli dal 1610 al 1616, sul modello di Salamanca. Per la nuova sede dell'Ateneo viene incaricato l'architetto Giulio Cesare Fontana. Il Palazzo degli Studi, a lavori non ancora ultimati, viene inaugurato il 14 giugno 1615. Carlo di Borbone, una volta asceso al trono di Napoli, ne ordina la ripresa dei lavori, le misure adottate negli anni seguenti mirano a restituire al complesso universitario decoro e funzionalit\u00e0 fino al suo definitivo trasferimento, nel 1777, all'interno del soppresso Collegio Massimo dei Gesuiti al Salvatore. La soppressione degli ordini religiosi, decretata dal governo di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat, con la relativa requisizione di tutti i beni culturali, pone le premesse per l'attivazione di un centro librario fruibile da un'utenza di livello universitario. Nel quadro della ripartizione dei fondi monastici, Giuseppe Capecelatro, ministro degli Interni, sottoscrive il 27 settembre 1808 la disposizione secondo la quale la Regia Universit\u00e0 degli Studi pu\u00f2 beneficiare dei libri gi\u00e0 appartenuti ai monasteri soppressi e destinati al Collegio Reale istituito al Salvatore. Purtroppo l'erogazione dei finanziamenti e dei materiali, accatastati senz'ordine e senza alcuna inventariazione, e quindi di fatto inconsultabili, viene interrotta a favore del nuovo progetto murattiano che prevede, nell'antico monastero di Monte Oliveto, la fondazione di una Biblioteca Municipale, intitolata al sovrano francese, per la quale si acquistano, nel 1812, le raccolte del marchese Francesco Taccone e di Francesco Orlando, insigni bibliofili. La restaurazione dei Borbone, nel 1815, segna il definitivo tramonto della Biblioteca Gioacchina e, al contrario, il rilancio di quella dei Regi Studi a cui viene destinato il grande salone al primo piano del Collegio al Salvatore e, inizialmente, tutto il patrimonio librario accumulato nella Gioacchina. Nel 1819, per\u00f2, un editto reale obbliga la Biblioteca degli Studi a consegnare alla Reale tutti i libri di maggior pregio bibliografico. L'Ateneo, nel 1822, procede alla nomina del suo nuovo responsabile, designando il matematico Vincenzo Flauti a cui spetta il compito di impiantare una struttura \"moderna\" ed efficiente: si ordinano i materiali nelle scaffalature trasportate da Monte Oliveto, si avvia la stampa del catalogo per autori, si formula una idonea regolamentazione esemplata su quella della Reale. Nel gennaio del 1827 la Biblioteca viene aperta al pubblico. Il rettore Michele Tenore, botanico di fama internazionale, in occasione dei lavori del VII Congresso degli Scienziati, nel 1845, dota la Biblioteca di un fondo speciale per l'associazione a giornali e periodici scientifici italiani e stranieri, aggiornando, cos\u00ec, il suo patrimonio bibliografico. All'indomani dell'Unit\u00e0, l'Universitaria entra nel novero delle governative di prima classe e alla carica di direttore si succedono famosi bibliotecari e studiosi: Carlo Neri (1861), Tommaso Gar (1863), Giulio Minervini (1867-1886). Sono gli anni in cui la Biblioteca dell'Ateneo assume una particolare fisionomia culturale registrando un notevole incremento sia per l'acquisizione di fondi librari delle corporazioni religiose soppresse nel 1861, sia per spontanee donazioni di docenti, ma soprattutto per un progressivo aumento della dotazione finanziaria che consente l'acquisto di importanti collezioni. La Biblioteca si arricchisce delle raccolte di Filippo e Carlo Cassola (chimica), di Francesco Briganti (scienze naturali), di Paolo Panceri (zoologia e anatomia comparata), di Oronzo Gabriele Costa (paleontologia), di Celestino Cavedani (filologia e archeologia); rilevanti pure: la collezione dantesca donata, nel 1872, da Alfonso della Valle di Casanova, ricca di antiche e pregevoli edizioni; la libreria di Vittorio Imbriani, di prevalente interesse letterario e linguistico, donata dalla moglie Gigia Rosnati nel 1891; la cospicua raccolta di opere e opuscoli a carattere giuridico e letterario offerta, negli ultimi dell'Ottocento, da Domenico Viti e Domenico De Pilla. Alla direzione del matematico Dino Padelletti (1887), a cui si deve il riordino dei periodici, degli incunaboli e delle aldine, con la compilazione di cataloghi speciali, succedono quella di Alessandro Moroni (1888-1895) con il quale collabora Salvatore Di Giacomo, Giuseppe Fumagalli (1895-1897), Emidio Martini (fino al 1900) ed ancora Alfonso Miola, Mariano Fava, Gaetano Burgada, Giuseppe d'Elia e Giovanni Bresciano fino al 1933. Nei primi anni del Novecento vengono catalogate le donazioni Padelletti, Battaglini (matematica) e Aievoli (medicina) che rafforzano quell'identit\u00e0 scientifica conferita alla Biblioteca fin dalla direzione del Flauti. Restaurata dopo il terremoto del 1930 la Biblioteca subisce, nell'ultimo conflitto, seri danneggiamenti e la perdita di pregevoli cinquecentine, bodoniane e volumi del fondo Casanova ricoverate nel Convento dei Frati Minori di S. Francesco a Minturno. In seguito al terremoto del 1980, numerosi interventi di restauro e di consolidamento hanno consentito il potenziamento delle attrezzature e un notevole rinnovamento dei servizi e delle strutture.","tipologia":"Biblioteca,","categoria":"Altro, Storia","lng":"14.25703","lat":"40.847164","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/biblioteca-universitaria-di-napoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.322286,41.102436],"properties":{"nome":"Bosco di San Silvestro","descrizione":"La Reale Tenuta di San Silvestro faceva parte, insieme a San Leucio, al Parco Reale e al Giardino all'Inglese, delle Reali Delizie annesse alla Reggia di Caserta. \nSituata a nord del complesso monumentale, si estende sulle due colline contigue di Montemaiulo e Montebriano. I territori che la compongono furono acquistati dopo il 1750 in momenti diversi e riuniti poi in un unico tenimento che ebbe una prima sistemazione nel 1797 sotto la direzione dell\u2019architetto Francesco Collecini. Durante il regno di Francesco I, vennero rese carrozzabili le strade interne al bosco, furono rinnovati i muri di recinzione e si realizz\u00f2 un\u2019ampia strada che dal Belvedere giungeva al Bosco. Il Bosco, una lecceta di 76 ettari, \u00e8 stato riconosciuto come Sito di Interesse della Comunit\u00e0 Europea. Oggi, il Bosco di San Silvestro \u00e8 un\u2019Oasi del WWF, che si prende cura della Real Tenuta e organizza numerose iniziative e visite. Una parte del Bosco, destinata originariamente alla coltivazione della vite, \u00e8 stata affidata all\u2019azienda Tenuta Fontana per il ripristino della \u201cVigna di San Silvestro\u201d, la vigna borbonica che storicamente faceva parte delle \u201cReali Delizie\u201d dei Borbone per la produzione del Pallagrello bianco e rosso, tipico vitigno locale.","tipologia":"Altro,","categoria":"Altro,","lng":"14.322286","lat":"41.102436","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/bosco-di-san-silvestro"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.298619,40.912697],"properties":{"nome":"CAM Casoria Contemporary Art Museum","descrizione":"Il Museo nasce nel 2005 con la volont\u00e0 di divenire polo culturale, laboratorio sperimentale, ma soprattutto punto di riferimento per un\u2019arte contemporanea universale e dal contesto aperto. Fondato e diretto da Antonio Manfredi, il Museo si prefigge di essere luogo di incontro e di scambio, grazie ad ampi programmi e a iniziative culturali rivolte ai visitatori, che lo rendono un luogo in cui si produce cultura e ricerca, si fa didattica, si stimola un\u2019esperienza ermeneutica della contemporaneit\u00e0, si visualizza la creativit\u00e0, si conosce e pratica la complessit\u00e0 estetica attuale. Il museo si estende su una superficie di circa 3.500 mq, con 3.000 mq di esposizione permanente. Espone in via permanente e ha acquisito al suo patrimonio circa 1000 opere di arte contemporanea: pittura, scultura, fotografia, video, arte multimediale e installazioni di importanti artisti internazionali. Vanta una delle maggiori collezioni europee di arte multimediale e di arte orientale, e la pi\u00f9 completa collezione di opere degli artisti napoletani contemporanei dal secondo dopoguerra ad oggi. Svolge attivit\u00e0 di promozione, esposizione, catalogazione, conservazione di opere e volumi di arte contemporanea. Progetta mostre ed eventi itineranti in collaborazione con importanti musei di arte contemporanea internazionali. Promuove visite guidate ai suoi spazi per gli insegnanti, gli alunni e studenti di ogni ordine e grado.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.298619","lat":"40.912697","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/cam-casoria-contemporary-art-museum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.592944,40.40264],"properties":{"nome":"Cappella San Giuseppe","descrizione":"La cappella fu eretta nel 1735 dalla importante famiglia Bigotti, che era in stretti rapporti con i Certosini di Padula. Rappresenta uno degli esempi pi\u00f9 rilevanti dell\u2019architettura barocca nel Vallo di Diano, per l\u2019alternarsi in facciata di elementi concavi ad altri convessi. L\u2019esterno \u00e8 decorato da lesene e capitelli corinzi. Nella parte superiore, l\u2019eleganza delle volte documenta le capacit\u00e0 tecniche e artistiche degli scalpellini nella lavorazione della pietra locale. L\u2019interno \u00e8 decorato con stucchi, e l\u2019altare si fregia di tarsie lignee alternate a marmi policromi.","tipologia":"Chiesa o edificio di culto, Villa o palazzo di interesse storico o artistico","categoria":"Storia,","lng":"15.592944","lat":"40.40264","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/cappella-san-giuseppe"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.787957,40.914562],"properties":{"nome":"Carcere Borbonico","descrizione":"Il Complesso Monumentale Carcere Borbonico \u00e8 uno dei primi esempi di struttura carceraria di ispirazione illuminista. \n\nSTORIA E ARCHITETTURA## \n\nLa costruzione inizi\u00f2 nel 1827. Nel 1837 fu ultimato l'edificio centrale, nel 1839 venne montato il ponte levatoio che permetteva l'attraversamento del fossato, negli anni '40 dell'800 fu iniziata la costruzione dei restanti padiglioni posteriori, connessi a formare il caratteristico emiciclo. \nIl complesso, su pianta esagonale, \u00e8 costituito da cinque bracci distribuiti a raggiera, destinati alla detenzione carceraria; dalla palazzina principale, sede degli uffici del direttore; dalla *tholos*, corpo centrale di forma circolare utilizzata come cappella e come punto di collegamento tra tutti i padiglioni; dal cortile.\nLa struttura rimase funzionante fino al 1987, malgrado i danni strutturali causati dal sisma del 1980. Scampata al pericolo dell'abbattimento, \u00e8 stata oggetto di un recupero globale nel pieno rispetto dei criteri sanciti dalle carte del restauro.\n\nLA PROPRIET\u00c0## \n\nDal punto di vista patrimoniale, l'Amministrazione Provinciale di Avellino \u00e8 proprietaria dei tre padiglioni a nord (ex bracci per la detenzione maschile) e degli spazi annessi. Gli altri due padiglioni, l'ex palazzina di comando, la *tholos* e il giardino sono di propriet\u00e0 del Demanio dello Stato, che li ha assegnati al Ministero dei beni e delle attivit\u00e0 culturali.\nAttualmente il padiglione, utilizzato nel passato come infermeria, \u00e8 sede delle Soprintendenze BAP e BSAE di Salerno e Avellino. L'ex palazzina di comando \u00e8 sede della Soprintendenza Archeologica di Sa-Av-Bn-Ce. Il padiglione destinato alla detenzione femminile \u00e8 sede degli uffici dell'Archivio di Stato di Avellino. \nLa Soprintendenza Bap di Sa e Av ha in gestione la *tholos*, le sale espositive e le aree giardinate e in attuazione della legge Ronchey ne cura la concessione; in base all'art. 102 del Titolo II che si occupa della fruizione dei luoghi della cultura, consapevole delle potenzialit\u00e0 del monumento, ne ha aperto le porte alla citt\u00e0 in occasione di importanti eventi promossi da Enti pubblici e da privati.","tipologia":"Architettura fortificata, Monumento","categoria":"Territoriale, Altro","lng":"14.787957","lat":"40.914562","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/carcere-borbonico"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.382225,40.798565],"properties":{"nome":"Collezione Basilio Liverino","descrizione":"Fin dai tempi pi\u00f9 remoti, il corallo ha esercitato un forte potere sui popoli del mare ed in particolare sulla cittadina di Torre del Greco, dove oggi sorge il Museo del Corallo \u2013 Collezione Liverino.\n\nDa oltre cinque generazioni, la famiglia Liverino infonde passione e competenza nella produzione e nella lavorazione del corallo. Il forte vincolo che da sempre li lega all\u2019oro rosso ha oltrepassato l\u2019interesse puramente aziendale, per dar vita ad una collezione unica nel suo genere, iniziata per caso nel 1934 dal Cavaliere del lavoro Basilio Liverino, allora sedicenne. Dalla passione per il corallo di Basilio e dalle scoperte fatte durante i suoi viaggi in giro per il mondo, nasce una collezione di pi\u00f9 di 1.000 esemplari scultorei e di gioielleria in corallo e pietre dure, ospitata oggi nel museo di famiglia.\n\nIl Museo del Corallo \u2013 Collezione Liverino, scavato nelle viscere della vulcanica terra vesuviana, si schiude agli occhi dei suoi visitatori come un magico scrigno in cui si celano i rossi frutti di un giardino sommerso. Qui trovano posto impareggiabili opere, forgiate in una materia prima che \u00e8 simbolo di vita e di morte, amuleto, pura magia. Compongono la collezione, creazioni artistiche provenienti da ogni parte del mondo, da Oriente ad Occidente, risalenti fino al XVI secolo, elaborate con la pi\u00f9 alta maestria.","tipologia":"Museo","categoria":"Altro","lng":"14.382225","lat":"40.798565","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/collezione-basilio-liverino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.217678,40.55476],"properties":{"nome":"Chiesa monumentale di San Michele","descrizione":"La Chiesa di San Michele, con il suo famoso pavimento in maioliche, \u00e8 uno dei pi\u00f9 pregevoli esempi di tutta la produzione settecentesca napoletana. \n\nLa Congrega fu fondata nel 1685. I suoi scopi erano religiosi (culto, assistenza spirituale, suffragi dopo la morte), ma principalmente assistenziali, specialmente durante le malattie, durante le quali veniva corrisposto al confratello ammalato un sussidio. \n\nNel 1818 la Congrega ottenne dal re di Napoli Ferdinando I la Chiesa del monastero di S. Michele, che suor Serafina aveva istituito nel 1683. Famosissime in tutto il mondo, le immagini del pavimento della Chiesa monumentale di S. Michele e di suoi particolari.","tipologia":"Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte","lng":"14.217678","lat":"40.55476","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/chiesa-monumentale-di-san-michele"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.17376,40.80565],"properties":{"nome":"Citt\u00e0 della Scienza della Fondazione IDIS","descrizione":"La Fondazione Idis-Citt\u00e0 della Scienza lavora per costruire un\u2019economia basata sulla conoscenza, capace di creare lavoro vero e di qualit\u00e0 e maggiore coesione sociale. Questo progetto si sviluppa attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio e l\u2019attenzione al contesto europeo ed euro\u2013mediterraneo. \n\nLa Fondazione sostiene, infatti, i suoi stakeholder territoriali (reti di scuole, agenzie, imprese, enti locali e associazioni) che divengono suoi cooperatori e bracci operativi e contribuiscono a sperimentare prodotti culturali nuovi ed a moltiplicarne gli effetti con azioni sul territorio. \n\nInoltre la Fondazione \u00e8 consapevole che i propri obiettivi si giocano, oggi, nel contesto europeo ed euro-mediterraneo, sia per le oggettive condizioni della ricerca scientifica e tecnologica contemporanea; sia per le caratteristiche del processo di integrazione europea, sia per la posizione strategica di Napoli e del Mezzogiorno, ai confini tra Nord e Sud del mondo.","tipologia":"Altro","categoria":"Altro","lng":"14.17376","lat":"40.80565","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/citta-della-scienza-della-fondazione-idis"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.781774,41.134098],"properties":{"nome":"Chiesa di S. Ilario","descrizione":"Costruita in epoca longobarda al di sopra di strutture risalenti all'et\u00e0 romana e sede di un complesso conventuale documentato dall'VIII al XV secolo d.C., la Chiesa di **S. Ilario** ospita attualmente *I Racconti dell'Arco*. Attraverso proiezioni simultanee si sviluppa il racconto di personaggi legati all'imperatore, dalle imprese di Traiano al corteo trionfale che celebra il suo ritorno vittorioso dalle guerre daciche.","tipologia":"Chiesa o edificio di culto, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Altro,","lng":"14.781774","lat":"41.134098","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/chiesa-di-s-ilario"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.845515,40.82896],"properties":{"nome":"Chiesa di S. Rocco","descrizione":"Questa chiesa e il suo culto sono legati a una forte tradizione solofrana che ha in grande considerazione il santo protettore dei conciatori e del terribile morbo che colpiva questi artigiani. Il carbonchio (detto in vernacolo locale tracena) \u00e8 infatti un insetto che si nascondeva nella lana e tra i peli delle pelli provocando una pustoletta puriginosa e molto contagiosa che era tolta col fuoco. L\u2019immagine del santo lo raffigura con questa pustoletta sulla gamba assistito da un cane poich\u00e9 gli uomini lo evitavano.\n\nPer questo motivo il santo \u00e8 considerato il secondo protettore della comunit\u00e0 dopo San Michele. La stessa ubicazione della chiesa, dominante la zona casale delle concerie e allo sbocco della via vecchia che la costeggiava, dimostra questa valenza.\n\nLa struttura fu costruita nel 1475, dopo la peste del 1528 sub\u00ec un ampliamento e delle donazioni (Margerita Vigilante moglie di G. Luisio Troisio) e rifatta nel 1693, mentre nel 1719 fu dipinto il soffitto.\n\nFu sede della Confraternita di San Giovanni sotto il titolo della Piet\u00e0, che fu costituito nel 1616 nella omonima chiesa al rione Fratte (ora diruta) e confermato nel 1778. Aveva una cappella dedicata a S. Gaetano.\n\nDurante i restauri sono state recuperate varie opere, fra la quali un altare in marmo di stampo barocco, un crocifisso ligneo molto antico, una decina di tele fra le quali due di stile bizantino. Ultima restaurazione \u00e8 avvenuta nella ricostruzione del doposisma.","tipologia":"Chiesa o edificio di culto","categoria":"Altro","lng":"14.845515","lat":"40.82896","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/chiesa-di-s-rocco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.655945,40.337982],"properties":{"nome":"Casa museo \"Joe Petrosino\" Padula-New York-Palermo Vita e morte di un detective","descrizione":"Il Museo si trova nella casa natale di **Joe Petrosino**, ed \u00e8 l\u2019unica casa-museo dedicata a un esponente delle forze nell\u2019ordine. \nIn questa casa, il 30 agosto 1860 nacque Giuseppe Petrosino, che visse tra queste mura fino a 13 anni. Nel 1873, Giuseppe, il padre Prospero - sarto - e tutta la famiglia partirono per l\u2019America. Questa storia di ordinaria emigrazione determin\u00f2 il destino di Giuseppe, che sarebbe diventato il leggendario \"Joe\", il poliziotto pi\u00f9 famoso d\u2019America. \nIn questa casa continuarono a vivere alcuni parenti di Giuseppe - il fratello, i nipoti e il pronipote - tutti fedeli custodi di questi ambienti che, attraverso le generazioni, hanno conservato la memoria di quegli anni, nel susseguirsi delle partenze e ritorni legati al sogno dell\u2019emigrazione meridionale che si \u00e8 dipanata dalla fine dell'Ottocento fino ai primi del Novecento. \nNelle sue 24 sezioni, la mostra ripercorre il periodo che va dal 1860 ai giorni nostri, offendo scorci sulla legalit\u00e0, la giustizia e la sana emigrazione, attraverso anche cimeli e documenti relativi all\u2019eroica attivit\u00e0 del poliziotto.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"15.655945","lat":"40.337982","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/casa-museo-joe-petrosino-padula-new-york-palermo-vita-e-morte-di-un-detective"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.375536,41.014633],"properties":{"nome":"Castello ducale","descrizione":"Il Castello Ducale di Bisaccia ha origini che risalgono probabilmente al IX secolo, all\u2019epoca in cui i longobardi invasero e conquistarono il ducato di Benevento. La costruzione della maestosa struttura rispondeva a esigenze difensive: ne sono testimonianza le spesse mura e la torre di dodici metri. L\u2019interno si apre su un cortile lastricato che termina con una loggetta dalla quale \u00e8 possibile ammirare lo spettacolare panorama circostante. Nel XIII secolo, il castello \u00e8 stato tenuta di caccia di Federico II di Svevia e luogo di incontro dei protagonisti della scuola poetica siciliana, da lui istituita. Ambito per posizione e bellezza, nel '500 \u00e8 stato abitato dal letterato rinascimentale Giovan Battista Manzo, che animava le sale del castello con banchetti culturali; tra gli ospiti illustri si racconta fosse spesso presente il suo amico Torquato Tasso. Nel '700, divenuto residenza signorile, il castello fu dimora del duca Ascanio Pignatelli. Nei secoli, disastri naturali come i terremoti hanno danneggiato gravemente la stabilit\u00e0 della struttura, ripristinata solo negli ultimi anni grazie a corposi interventi di restauro che hanno ridato al castello il lustro di una volta.","tipologia":"Architettura fortificata, Architettura fortificata","categoria":"Altro,","lng":"15.375536","lat":"41.014633","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/castello-ducale"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.239273,40.84385],"properties":{"nome":"Castel Sant'Elmo e Museo del Novecento a Napoli","descrizione":"Le prime notizie relative a Castel Sant'Elmo lo indicano, intorno al 1275, come una residenza fortificata angioina, denominata Belforte. Fu successivamente Roberto d'Angi\u00f2 nel 1329 a volere l'ampliamento del *palatium*: l'incarico fu affidato a Tino di Camaino, allora impegnato nella costruzione della vicina Certosa di San Martino.\nL'attuale configurazione con l'impianto stellare a sei punte si deve invece alla ricostruzione cinquecentesca, voluta, tra il 1537 e il 1547, da Don Pedro de Toledo durante il viceregno spagnolo. Il progetto fu realizzato dall'architetto militare spagnolo Pedro Luis Escriv\u00e0.\nIl primo castellano di Sant'Elmo fu don Pedro de Toledo, cugino del vicer\u00e9, morto nel 1558, il cui monumento funerario \u00e8 conservato nella sagrestia della chiesa, situata sulla Piazza d\u2019Armi del Castello.\nIl castello \u00e8 stato spesso utilizzato nel corso dei secoli successivi come carcere: vi furono rinchiusi Tommaso Campanella, accusato di eresia, e pi\u00f9 tardi i patrioti della rivoluzione napoletana del 1799, come Gennaro Serra, Mario Pagano e Luigia Sanfelice. Dopo essere stato presidio borbonico \u00e8 stato carcere militare fino al 1952. Successivamente la fortezza \u00e8 passata al Demanio militare fino al 1976, anno in cui ha avuto inizio un imponente intervento di restauro ad opera del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania. I lavori hanno reso possibile il recupero dell'originaria struttura, rendendo visibili gli antichi percorsi, i camminamenti di ronda e gli ambienti sotterranei, dove \u00e8 stato realizzato un grande Auditorium.\nNel 1982 il complesso monumentale venne affidato in consegna alla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli. Oggi il castello \u00e8 sede degli uffici della Direzione del Polo museale della Campania e del Museo del Novecento a Napoli.\nIl Castello \u00e8 stato sede negli ultimi trent'anni di numerose manifestazioni espositive di arte antica e contemporanea, e anche di una intensa attivit\u00e0 di rassegne musicali di cinema e di teatro. Ci\u00f2 che rende unico questo sito monumentale sono gli spalti dai quali si ammira uno spettacolare panorama di tutto il territorio circostante, dalle isole al Vesuvio, dai Campi Flegrei ai monti del Matese.\n\nMUSEO 'NOVECENTO A NAPOLI'## \n\nSulla imponente Piazza d\u2019Armi, nel 2010, \u00e8 stato allestito il Museo 'Novecento a Napoli', con l\u2019intento di dare una visione il pi\u00f9 possibile completa e rigorosa di quanto, nel corso di quasi un secolo, \u00e8 accaduto nella cultura cittadina, attenta alle grandi spinte di rinnovamento e all\u2019intenso succedersi di movimenti e poetiche.\nLa collezione \u00e8 formata da opere di propriet\u00e0 pubblica, da donazioni degli artisti o degli eredi, e di prestiti a lungo termine \u2018in comodato\u2019 da parte di collezionisti.\nNel Museo sono esposte oltre 170 opere realizzate da 90 artisti napoletani, con l'aggiunta anche di alcune presenze di maestri non napoletani che con ruoli diversi furono attivi in citt\u00e0. Si articola attraverso un percorso cronologico suddiviso per sezioni: dalla documentazione della Secessione dei ventitr\u00e9 (1909) o del primo Futurismo a Napoli (1910-1914), al movimento dei Circumvisionisti e del secondo Futurismo (anni Venti-Trenta); dalle varie testimonianze su quanto si produsse tra le due guerre alle esperienze succedutesi nel secondo dopoguerra (1948-1958), dal Gruppo \u2018Sud\u2019 al cosiddetto Neorealismo, dal gruppo del M.A.C. all\u2019Informale o al Gruppo \u201958. Seguono le sezioni riservate agli anni Settanta, fino all\u2019ultima sezione, in cui \u00e8 documentata l\u2019attivit\u00e0 di quanti, pur continuando a operare dopo l\u2019Ottanta sperimentando linguaggi diversi, si erano gi\u00e0 affermati in citt\u00e0 in quel decennio.\nLa presenza del Museo del Novecento ha consolidato la vocazione del Castello come centro di ricerca e sperimentazione: vi si svolgono incontri su temi e problematiche collegate alla cultura contemporanea e, dal 2011, \u00e8 stato istituito il concorso internazionale per giovani artisti \u201cUn\u2019opera per il Castello\u201d che premia il progetto artistico pi\u00f9 meritevole e ne finanzia la realizzazione.\nAlla serie di installazioni che artisti gi\u00e0 affermati hanno realizzato per Castel Sant\u2019Elmo, da Eugenio Giliberti a Giancarlo Neri, da Mimmo Paladino a Sergio Fermariello e ad Alberto Di Fabio, si affiancano le opere *site specific* dei vincitori del concorso: Daniela Di Maro, Rosy Rox, Gian Maria Tosatti, il collettivo Le Jardin, Claudio Beorchia, Paolo Puddu.","tipologia":"Architettura fortificata, Architettura fortificata","categoria":"Arte,","lng":"14.239273","lat":"40.84385","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/castel-sant-elmo-e-museo-del-novecento-a-napoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.245207,40.547794],"properties":{"nome":"Certosa di San Giacomo","descrizione":"Il complesso fu fondato nella seconda met\u00e0 del Trecento - come testimonia l'affresco sul portale della Chiesa, databile al 1371 circa - da Jacopo Arcucci, Conte di Minervino e Signore d\u2019Altamura, Segretario di Stato e Tesoriere della Regina Giovanna I d\u2019Angi\u00f2.\n\nNel 1373 la Regina, gi\u00e0 protettrice dei Certosini di San Martino, invi\u00f2 sull\u2019isola i Padri che avrebbero abitato la Certosa. A seguito delle incursioni piratesche, la Certosa sub\u00ec gravi danni e dal 1563 fu oggetto di rilevanti lavori di restauro. Il monumento presenta infatti una stratificazione d\u2019interventi, ma resta caratterizzata dall\u2019inconfondibile stile architettonico presente in larga parte dell\u2019isola e della costiera amalfitana.\n\nLa Certosa di San Giacomo \u00e8 d\u2019impianto trecentesco, e fu parzialmente trasformata e ampliata nel Cinquecento e nel Settecento; la struttura \u00e8 in conci di tufo intonacati, a volte estradossate, secondo l'architettura tipica dell'area del Mediterraneo.\n\nAl primitivo Chiostro trecentesco, detto Chiostro Piccolo, con colonne e capitelli di riporto, \u00e8 stato aggiunto, nel corso del secolo XVI, il Chiostro monumentale, detto Chiostro Grande, con pilastri in pietra calcarea. Intorno al Chiostro Grande si aprono le celle dei monaci e il cosiddetto Quarto del Priore, utilizzato spesso come sede di mostre temporanee, che si affaccia sul Giardino del Priore, ricco di spezie e piante medicinali, piantumate secondo le notizie dei testi tradizionali sulle spezierie certosine.\n\nD\u2019impianto trecentesco \u00e8 anche la Chiesa, con affreschi datati tra la fine del secolo XVII e l\u2019inizio del XVIII e dipinti del pittore Nicola Malinconico (Napoli 1663 \u20131721) raffiguranti Santi e Personaggi dell\u2019Antico Testamento.\n\nL'architettura pi\u00f9 recente \u00e8 costituita dalla cosiddetta Canonica, ristrutturata dai Canonici Lateranensi nel XVIII secolo, sviluppata su due piani, con la torre decorata da stucchi settecenteschi.","tipologia":"Monumento","categoria":"Arte","lng":"14.245207","lat":"40.547794","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/certosa-di-san-giacomo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.06806,41.251797],"properties":{"nome":"Cavallerizza","descrizione":"Il complesso monumentale \u00e8 uno splendido esempio di architettura tardo gotica. Diviso in due navate coperte da volte a crociera sorrette da archi a ogiva, fu edificato nel XIV secolo nell\u2019area del castello alto medievale, ad opera della potente famiglia dei Marzano, in posizione dominante sull\u2019acropoli e sulla citt\u00e0 bassa di Teano. L\u2019edificio, di propriet\u00e0 comunale, ha avuto carattere civile sin dalla sua fondazione, come tribunale, sala armi o sede dei nobili (c.d. Cavallerizza). Le vicende storiche e gli eventi naturali hanno provocato notevoli trasformazioni nella struttura monumentale: nel '600 era ancora visibile il piano superiore, poi crollato per un terremoto e sostituito da diversi corpi di fabbrica, non pi\u00f9 ricostruiti sull\u2019intera superficie, cos\u00ec da creare l\u2019ampia e panoramica terrazza che attualmente ospita manifestazioni artistiche e incontri pubblici (c.d. Loggione).","tipologia":"Monumento, Architettura fortificata, Monumento","categoria":"Altro,","lng":"14.06806","lat":"41.251797","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/cavallerizza"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.256644,40.845478],"properties":{"nome":"Centro Musei delle scienze naturali","descrizione":"Il Centro Museale \"Centro Musei delle Scienze Naturali\" dell'Universit\u00e0 di Napoli Federico II, istituito nel 1992, \u00e8 una struttura pubblica fortemente impegnata nella corretta diffusione della cultura scientifica. \n\nAl Centro Museale afferiscono il Real Museo Mineralogico (istituito nel 1801), il Museo Zoologico (1813), il Museo di Antropologia (1881) e il Museo di Paleontologia (1932), ospitati nei complessi del San Salvatore e di San Marcellino e Festo, edifici di rilevante interesse culturale ed artistico. In particolare, le collezioni mineralogiche sono esposte nel prestigioso salone monumentale un tempo Biblioteca del Collegio dei Gesuiti, mentre le collezioni paleontologiche sono esposte nel complesso di San Marcellino e Festo, recentemente ristrutturato, che annovera importanti pavimenti maiolicati, affreschi ed opere architettoniche. \n\nNel complesso il Centro occupa una superficie di 2800 mq e custodisce pi\u00f9 di 150.000 reperti e vanta circa 35.000 visitatori l'anno.\n\nIl patrimonio museale \u00e8 vasto e articolato e, in taluni casi, peculiare. Le collezioni documentano in modo esauriente numerosi aspetti del mondo della Natura connessi con le attivit\u00e0 di ricerca degli scienziati napoletani e con il territorio. Le collezioni dei Musei naturalistici della Federico II non sono, quindi, solo \"gioielli\" da mettere in mostra ma anche la testimonianza della vivacit\u00e0 scientifica degli studiosi che operarono ed operano nella nostra regione.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Altro","lng":"14.256644","lat":"40.845478","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/centro-musei-delle-scienze-naturali"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.351574,41.12159],"properties":{"nome":"Casa museo laboratorio della civilt\u00e0 rurale","descrizione":"La Casa Museo \u00e8 nata su iniziativa di un gruppo di cittadini riuniti in associazione per salvaguardare e valorizzare le testimonianze della cultura locale e la creazione di un laboratorio didattico per incentivare i mestieri e le arti della tradizione rurale. \n\nLa struttura conserva una raccolta di 500 reperti suddivisi tra attrezzi da lavoro e di uso quotidiano; i suoi obiettivi sono:\n\n- recuperare (anche attraverso donazioni e acquisti), conservare e valorizzare le testimonianze della civilt\u00e0 rurale campana nelle sue molteplici manifestazioni e di quella morronesi, \n- realizzare un museo di tipo etnografico, anche en plain air, e organizzato da un punto di vista didattico;\n- approfondire e verificare le tecniche e le tecnologie, cibo compreso che, oltre ad essere efficaci, garantivano una reale sostenibilit\u00e0 ambientale e salute fisica;\n- effettuare dimostrazioni pratiche di tali tecniche con le tecnologie dell\u2019epoca;\n- promuovere, confrontare, pubblicare e divulgare i risultati e le esperienze maturate all\u2019interno del Laboratorio;\n- promuovere la formazione di giovani intenzionati ad esercitare l\u2019artigianato campano nelle sue pi\u00f9 alte espressioni artistiche e storiche;\n- individuare, censire, rilevare ed eventualmente acquistare le testimonianze pi\u00f9 significative dell\u2019arte del legno, della ceramica, del ferro, dell\u2019oro e gioielli, arredi e corredi, prodotti in Campania nel periodo considerato, allo scopo di portarli a conoscenza;\n- verificare la possibilit\u00e0 di promuovere e realizzare, nell\u2019ambito della Casa Museo, una specifica sezione nazionale dedicata al \u201csolco\u201d;\n- creare, anche con il concorso delle organizzazioni professionali e delle istituzioni pubbliche, un consorzio fra imprese artigiane, scelte fra le pi\u00f9 sensibili e professionali nella Regione che, autorizzate dal Consorzio stesso con apposito marchio, possano vendere gli oggetti sopra individuati sia presso le loro botteghe, sia anche attraverso una rete di negozi a ci\u00f2 destinati nei migliori e pi\u00f9 importanti luoghi di villeggiatura, affari e quant\u2019altro, presenti in Campania.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Etnografia e antropologia,","lng":"14.351574","lat":"41.12159","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/casa-museo-laboratorio-della-civilta-rurale"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.749177,40.687378],"properties":{"nome":"Collezione ceramiche Alfonso Tafuri","descrizione":"La Collezione privata di ceramiche fondata da Alfonso Tafuri nel 1987 si trova nel centro storico di Salerno, nel caratteristico larghetto Cassavecchia, poco distante dal Duomo.\nDopo un attento e appassionato lavoro di recupero e di restauro di alcuni terranei del settecentesco palazzo Mancuso - adibiti nel tempo a vari usi, ultimo quello di deposito di carbone e falegnameria -, il museo presenta diversi ambienti coperti da volte a vela e pavimentati con basoli in pietra vesuviana e cotto di Ogliara.\nAll\u2019interno dei locali vi \u00e8 una ricca raccolta di mattonelle in cotto dipinte a mano (riggiole) del Settecento napoletano e dell\u2019Ottocento vietrese, di vasellame e utensileria casalinga, di produzione locale e vietrese del XIX secolo, e di reperti pi\u00f9 antichi databili al XIII secolo; sono esposti anche boccali, piatti e altri oggetti provenienti dalle produzioni di Giffoni Valle Piana e di Cerreto Sannita.\nInoltre si possono ammirare targhe e pannelli devozionali del XIX secolo e manufatti del periodo tedesco (1920-47) della ceramica vietrese prodotti da artisti come Riccardo Doelker, Irene Kowaliska, Guido Gambone, Giovannino Carraro.\nLa Collezione Alfonso Tafuri rappresenta un esempio interessante di impegno privato volto alla conservazione e alla valorizzazione della storia dell\u2019arte ceramica campana e, in particolare, del rapporto che la ceramica salernitana e vietrese ha avuto con la citt\u00e0, con le sue abitudini e i suoi gusti, e con la religiosit\u00e0 dei suoi abitanti.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.749177","lat":"40.687378","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/collezione-ceramiche-alfonso-tafuri"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.258793,40.852448],"properties":{"nome":"Complesso dei Girolamini","descrizione":"Il complesso monumentale dei Girolamini fu edificato tra la fine del Cinquecento e la met\u00e0 del Seicento; deve il suo nome ai religiosi seguaci di san Filippo Neri che ebbero come loro primo luogo di riunione la chiesa di San Girolamo della Carit\u00e0 a Roma. \n\nIl complesso, ingrandito e arricchito di opere d'arte nel corso del Settecento, diviene nel 1866 Monumento Nazionale con le leggi eversive del patrimonio ecclesiastico. I \"Girolamini\", che comprendono la chiesa monumentale, la quadreria e la celebre biblioteca, costituiscono una delle pi\u00f9 importanti concentrazioni culturali della citt\u00e0 di Napoli.\n\nLa Quadreria, formatasi tra la fine del \u2018500 e l\u2019inizio del \u2018600 grazie alle donazioni, presenta dipinti cinquecenteschi con importanti testimonianze di maestri come Andrea Sabatini da Salerno, Agostino Tesauro e Giovan Filippo Criscuolo; la rigorosa cultura controriformistica \u00e8 rappresentata dai pittori napoletani Fabrizio Santafede e Girolamo Imparato che dialogano con le opere di Federico Zuccari e del Pomarancio, con il romano Cavalier d\u2019Arpino e con gli altri esponenti del tardo-manierismo umbro e fiorentino.\n\nNell\u2019ambito del Seicento naturalistico troviamo le opere di Battistello Caracciolo, Jusepe De Ribera, Andrea Vaccaro fino a Guido Reni col famoso \u201cIncontro di Ges\u00f9 con San Giovanni Battista.","tipologia":"Museo","categoria":"Arte","lng":"14.258793","lat":"40.852448","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-dei-girolamini"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.217561,40.831047],"properties":{"nome":"Crypta Neapolitana","descrizione":"Nota anche come Grotta vecchia di Pozzuoli, fu costruita in et\u00e0 augustea dal liberto L. Cocceio Aucto, architetto di Agrippa, ammiraglio di Ottaviano, secondo Strabone (V, 4, 6) artefice anche del Portus Iulius, della \"Grotta di Cocceio\" e della Crypta romana a Cuma. \nMenzionata nella Tabula Peutingeriana (una carta con itinerari stradali di epoca tardo imperiale) e ricordata oltre che da Strabone anche da Donato, Seneca, Petronio ed Eusebio, la galleria risulta scavata interamente nel tufo per una lunghezza di 705 metri , una larghezza originaria di 4,50 metri ed un\u2019altezza circa 5 metri, illuminata e ventilata da due pozzi di luce obliqui.\n\nLa scarsa visibilit\u00e0 all\u2019interno della struttura port\u00f2 gi\u00e0 durante il vicereame spagnolo alla realizzazione di un sistema di illuminazione costituito da lanterne sorrette da funi tese tra pali; nel 1806, con Giuseppe Bonaparte, vi si installarono due file di fanali tenuti costantemente accesi, mentre dalla met\u00e0 dell\u2019Ottocento si utilizzarono fanali a gas, di cui uno, della fine del secolo, rinvenuto nei recenti lavori di risistemazione. In seguito alle opere di allargamento ed abbassamento del piano stradale, nonch\u00e9 di pavimentazione eseguite in pi\u00f9 fasi da Alfonso d'Aragona nel 1455, da don Pedro di Toledo nel 1548, da Carlo di Borbone nel 1748 e dal Comune di Napoli nel 1893, la grotta ha perso buona parte della sua antica fisionomia.\n\nAi lati dell'ingresso sono visibili due nicchie affrescate: quella di sinistra con una raffigurazione di Madonna con Bambino databile al XIV secolo, quella di destra con il volto dell'Onnipotente di incerta datazione. Petrarca nell'Itinerarium Syriacum ricorda una cappella di piccole dimensioni denominata di Santa Maria dell'Idria, realizzata da un eremita proprio nei pressi dell'ingresso alla grotta. \n\nDurante il restauro aragonese o nel corso dei lavori eseguiti all'epoca del vicereame spagnolo, fu rinvenuto il bassorilievo in marmo bianco con la raffigurazione di Mitra datato tra la fine del III e l'inizio del IV sec. d.C. conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Testimonianze relative al dio orientale Mitra sono note in Campania a partire dal II sec. d.C., in contrapposizione al sempre pi\u00f9 diffuso cristianesimo; la presenza del rilievo nella Crypta ha fatto ipotizzare l'eventualit\u00e0 che ci si trovi di fronte a un luogo di culto mitriaco: il mitreo \u00e8 solitamente identificato nello spelaeum, la caverna cosmica, all'interno della quale, fin dalle pi\u00f9 antiche testimonianze iconografiche, \u00e8 raffigurato il sacrificio del toro. E' probabile che i culti misterici abbiano influenzato non poco la superstizione popolare, che alla grotta ha sempre associato qualcosa di misterioso e magico, al punto che il solo attraversarla indenni era considerato un vero e proprio miracolo.","tipologia":"Architettura civile","categoria":"Altro","lng":"14.217561","lat":"40.831047","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/crypta-neapolitana"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.55316,40.61883],"properties":{"nome":"Ecomuseo del Fiordo di Furore","descrizione":"L\u2019ecomuseo del **Fiordo di Furore** nasce con l\u2019obiettivo di promuovere il rispetto per la natura e la sua bellezza attraverso progetti volti a diminuire l\u2019inquinamento dell\u2019area, il recupero, il riuso e la valorizzazione del Fiordo, elemento paesaggistico unico nel suo genere in Italia.\n\nE\u2019 strutturato in diverse sezioni, con un\u2019esposizione volta alla conoscenza delle essenze vegetali radicate e preziose nel territorio della costiera, un Osservatorio Astronomico, percorsi botanici attrezzati e sale convegni.\n\nAll\u2019interno dell\u2019ecomuseo \u00e8 possibile ammirare la bellezza della Cappella rupestre dedicata a Santa Caterina d\u2019Alessandria, tre mulini e due cartiere oggi musei tematici.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Monumento di archeologia industriale","categoria":"Territoriale","lng":"14.55316","lat":"40.61883","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/ecomuseo-del-fiordo-di-furore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.771722,40.74876],"properties":{"nome":"Museo FRaC di Baronissi","descrizione":"Il Museo ha come proprio fine quello di favorire la pi\u00f9 ampia conoscenza delle esperienze artistiche della seconda met\u00e0 del XX secolo, la ricerca e la sperimentazione delle espressioni attuali, nonch\u00e9 promuovere e sviluppare la creativit\u00e0 come fattore di identit\u00e0 della comunit\u00e0 regionale.\nEsso persegue la valorizzazione delle raccolte d\u2019arte contemporanea e di tutto il complesso didattico e documentario di supporto, nonch\u00e9 la promozione delle manifestazioni espositive sull\u2019evoluzione delle esperienze artistiche contemporanee. \n\nGli obiettivi primari sono i seguenti:\n\u2022\tla conservazione, l\u2019incremento e l\u2019esposizione del patrimonio artistico contemporaneo;\n\u2022\tl\u2019informazione critica e divulgativa attraverso rassegne di carattere tematico;\n\u2022\tla documentazione e la promozione delle esperienze attuali degli artisti campani, in particolare i giovani artisti. \nL\u2019attenzione dei programmi del FRaC non \u00e8 solo rivolta alle arti visive, bens\u00ec anche ad altre forme connesse alla creativit\u00e0, dal cinema al teatro contemporaneo, dalla video-art alla danza contemporanea, dal design al dibattito dell\u2019architettura, dalle arti cos\u00ec dette \"minori\" ai nuovi media.\nIl presupposto \u00e8 quello di disegnare le funzioni di uno spazio culturale senza i perimetri disegnati dal luogo fisico del contenitore, bens\u00ec idealmente dirette ad interagire con il territorio sociale.\n\nIl FRaC non assolve al solo compito di istituzione di ricerca e documentazione, ossia di archivio contemporaneo, ma anche di luogo espositivo che consenta al territorio di ospitare grandi eventi, manifestazioni di richiamo nazionale che s\u2019inquadrano nelle prospettive di scambi culturali, dando vita a momenti espositivi unici, di forte connotazione e di richiamo sul piano di uno sviluppo del turismo culturale. \n\nPertanto, oltre ad essere considerato come spazio museale, rappresenta principalmente uno strumento di confronto e dibattito, nonch\u00e9 di formazione culturale dei segni del territorio, vale a dire di un complesso immaginativo che va oltre le relazioni con la pittura e la scultura, ma che \u00e8 rivolto allo studio, al riordino ed all\u2019archiviazione del patrimonio immaginativo della citt\u00e0 e del territorio.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.771722","lat":"40.74876","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-frac-baronissi"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.693298,40.683243],"properties":{"nome":"Complesso monumentale della Badia di Cava dei Tirreni","descrizione":"L'Abbazia, dichiarata Monumento Nazionale, fu nel Medioevo uno dei centri religiosi e culturali pi\u00f9 importanti dell'Italia Meridionale. Fu fondata da S. Alferio Pappacarbone che, ritiratosi nel 1011 nella valle del Selano, sotto la grande grotta Arsiccia, per condurvi vita eremitica, fu indotto dall\u2019accorrere di discepoli a costruire un monastero di modeste dimensioni con annessa piccola chiesa. \n\nAmpliata e trasformata in basilica a pi\u00f9 navate al tempo di S. Pietro I'abate (1079-1123), l\u2019Abbazia usc\u00ec dall\u2019ambito locale, ponendosi a capo di una vasta congregazione monastica (Ordo Cavensisis). Nel 1394 il papa Bonificacio IX la elesse a vescovado, mettendola a capo di una diocesi. L\u2019attuale basilica sorse invece nel 1761 per iniziativa dell\u2019abate D. Giulio De Palma e su disegno dell\u2019arch. Giovanni del Gaizo. \n\nL\u2019interno, specialmente dopo il moderno rivestimento delle pareti e la pavimentazione con marmi policromi, \u00e8 luminoso ed armonico. \n\nDell\u2019antica basilica, oltre all\u2019ambone marmoreo in stile cosmatesco del secolo XII, restano due cappelle sui cui altari sono sistemate sculture pregevoli di Tino da Camaino, fatte eseguire dall\u2019abate e consigliere reale Filippo de Haya: su quello della prima cappella a sinistra, che presenta un paliotto del secolo XI, \u00e8 un rilievo raffigurante la madonna col bambino fra S. Benedetto e S. Alferio che presenta alla Madonna l\u2019abate de Haya; sull\u2019altare della seconda cappella a destra, sono i due gruppi delle pie donne e dei soldati romani ai piedi della croce. \n\nSubito dopo la balaustra, sulle pareti quattro statue marmoree tra le quali notevoli sono quelle cinquecentesche di S. Felicita e di S. Matteo. Procedendo, a destra \u00e8 la cella grotta di S. Alferio, con l'urna che ne custodisce le reliquie, a sinistra l\u2019altare di S. Leone con la sua urna e, sulla parete, altre reliquie di santi. Gli affreschi della basilica sono opera del pittore calabrese Vincenzo Morani, che nel 1857 vi rappresent\u00f2 sulla volta del coro \u201cS. Alferio in contemplazione della SS. Trinit\u00e0\u201d; nella cupola una visione dell\u2019Apocalisse; nel transetto a destra la \u201cMorte di S. Benedetto\u201d; a sinistra la \u201cResurrezione\u201d con profeti ed apostoli. Sotto i 12 altari della basilica sono deposte le reliquie dei 12 abati santi.","tipologia":"Chiesa o edificio di culto","categoria":"Altro","lng":"14.693298","lat":"40.683243","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-monumentale-della-badia-di-cava-dei-tirreni"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.254671,40.84554],"properties":{"nome":"Complesso monumentale di Santa Chiara","descrizione":"Il Complesso Monumentale di Santa Chiara, comprendente Chiesa, Monastero e Convento, fu innalzato dal 1310 al 1328 per volere del monarca Roberto D\u2019Angi\u00f2 e di sua moglie Sancia di Maiorca. \n\nI sovrani, entrambi devoti a San Francesco di Assisi e a Santa Chiara, vollero costruire una cittadella francescana che accogliesse nel monastero le Clarisse e nel convento adiacente i Frati Minori. \n\nLa Chiesa, nucleo centrale dell\u2019intero complesso, sorse con il titolo di Ostia Santa o Sacro Corpo di Cristo, dedicazione suggerita dal Miracolo Eucaristico di Bolsena, avvenuto nel 1264; la suddetta denominazione mut\u00f2 da subito in Santa Chiara, probabilmente per lo straordinario numero di Clarisse presenti nel monastero.","tipologia":"Altro","categoria":"Arte","lng":"14.254671","lat":"40.84554","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-monumentale-di-s-chiara"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.125482,40.82452],"properties":{"nome":"Foro Transitorio - Rione Terra","descrizione":"L\u2019area del Foro dell\u2019antica Puteoli, costruito su una grande terrazza panoramica di fronte alla rocca del Rione Terra, venne individuata nell\u2019Ottocento grazie al rinvenimento di alcune iscrizioni, una delle quali faceva appunto riferimento al Forum Transitorium.\n\nNel sito sono stati poi identificate una serie di botteghe ed un ninfeo monumentale in opus latericium, davanti al quale si apriva una piazza basolata, delimitata da un portico con colonne e pavimento in marmo. Alla fine del Novecento sono venute alla luce anche botteghe tardo-antiche, obliterate da una massicciata costruita con elementi architettonici antichi in marmo reimpiegati. \n\nAbbandonato dopo il IV secolo d.C., il Foro fu coperto da una strada e da strati di sabbia e pozzolana.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"","lng":"14.125482","lat":"40.82452","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/foro-transitorio-rione-terra"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.757593,40.67942],"properties":{"nome":"Complesso monumentale San Pietro a Corte - ipogeo e Chiesa S.Anna","descrizione":"La chiesa di San Pietro a Corte viene fondata in et\u00e0 longobarda, nell\u2019VIII secolo d.C., ad opera del principe Arechi II, che trasferisce la capitale della Longobardia minore da Benevento a Salerno.\n\nL\u2019area di sedime della struttura religiosa era stata occupata in et\u00e0 romana da un edificio termale, riutilizzato poi nei primi secoli dell\u2019et\u00e0 cristiana come luogo di culto e sepolcreto. La chiesa sorge nella zona detta gi\u00e0 in et\u00e0 romana ad Curtim, con la funzione di cappella privata del principe ed \u00e8 dedicata ai Santi Pietro e Paolo. \n\nI pilastri di fondazione della Cappella Palatina poggiano sul frigidarium delle terme romane, risalenti all\u2019et\u00e0 flavia-traianea del III secolo d.C.; l\u2019antico edificio aveva un\u2019altezza di circa 13 metri ed era coperto da volte a botte e volte a crociera. L\u2019ambiente era illuminato originariamente da grandi finestroni.\n\nNei primi secoli dell\u2019et\u00e0 cristiana, l\u2019edificio era riutilizzato come aula religiosa, come testimoniano epigrafi databili dal V all\u2019VIII secolo d.C.. Sotto il regno di Arechi viene realizzata la demolizione delle volte e la divisione dell\u2019edificio termale in due sale separate da un setto murario. Al di sopra di esso si costruisce il solaio della Cappella palatina.\n\nLa chiesa presenta quindi quattro stratificazioni principali: l\u2019edificio termale romano; l\u2019ecclesia paleocristiana; la cappella di palazzo longobarda e infine il palazzo pubblico medievale. L\u2019edificio, infatti, \u00e8 stato sede delle riunioni del Parlamento nel corso del XIII secolo ed in esso si teneva la cerimonia solenne del conferimento delle lauree della Scuola Medica Salernitana.","tipologia":"Monumento","categoria":"Altro","lng":"14.757593","lat":"40.67942","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-monumentale-san-pietro-a-corte-ipogeo-e-chiesa-s-anna"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.757097,40.728867],"properties":{"nome":"Complesso museale dello Spirito Santo","descrizione":"L\u2019Eremo dello Spirito Santo si caratterizza, in via preliminare, per essere un \"luogo della cultura\" altamente significativo sia dal punto di vista storico che paesaggistico.\n\nCollocato in posizione preminente e strategica, da esso \u00e8 possibile abbracciare con lo sguardo un ampio arco che va dalla Valle dell\u2019Irno a quella del Sele, dal golfo di Salerno alla Costiera Amalfitana.\n\nLe strutture murarie, recupero recente di quello che restava dell\u2019antico Monastero Agostiniano, consentono un percorso interno che va dalle ampie sale ai corridoi e alle celle, dagli ambienti ipogei con le antiche cisterne agli ampi terrazzi panoramici.\n\nGli incontri culturali che negli ultimi tempi sono diventati sempre pi\u00f9 frequenti hanno fatto dello Spirito Santo un complesso museale la cui eco e prestigio vanno ben oltre i ristretti ambiti comunali.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte","lng":"14.757097","lat":"40.728867","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-museale-dello-spirito-santo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.249768,40.846764],"properties":{"nome":"Complesso Museale e Archivio Storico dell'Arciconfraternita dei Pellegrini","descrizione":"Il Complesso Museale dei Pellegrini sorge nella suggestiva cornice del popolare rione \u201cPignasecca\u201d, a pochi passi dal decumano inferiore, detto anche \u201cSpaccanapoli\u201d, circondato da siti di grande interesse architettonico, storico e artistico. \n\nLa struttura comprende due chiese, gallerie e sale storiche: la chiesa cinquecentesca dedicata a Santa Maria Mater Domini, che conserva l\u2019originario disegno della facciata; settecentesca la chiesa della Santissima Trinit\u00e0, opera di Giovanni Antonio Medrano e Carlo Vanvitelli, magnifica per la singolare pianta a due ottagoni collegati da rettangoli. Opera del Medrano sono anche la Terrasanta e il Coro in radica di noce e cupola con motivi in oro zecchino disegnati dall\u2019architetto Astarita.\n\nDalla chiesa della Trinit\u00e0, attraverso il Corridoio delle Lapidi, si accede agli ambienti destinati alla vita dell\u2019Arciconfraternita: Salone del Mandato, Sale della Vestizione, Sala degli Albi d\u2019Oro, Galleria dei Dipinti. Dappertutto sono pregevolissime opere d\u2019arte commissionate dall\u2019Arciconfraternita o ad essa donate: pittoriche di Bernardino Campi, Carlo Maratta, Andrea Vaccaro, Francesco Fracanzano, Onofrio Palumbo e Didier Barra, Giacomo Farelli, Francesco De Mura, Giuseppe Bonito, Giacinto Diano; scultoree: in bronzo l\u2019espressiva statua di Fabrizio Pignatelli inginocchiato, di Michelangelo Naccherino; in marmo una Madonna col Bambino di Francesco Laurana; in stucco lo scenografico gruppo della Trinit\u00e0 di Angelo Viva, lignee, il gruppo di statue policrome della Passione del XVI e XVII secolo.\n\nLa straordinaria collezione della Cappella delle Reliquie, i preziosi arredi e oggetti liturgici perfettamente conservati, accompagnano il visitatore lungo una storia che dura ininterrotta dalla fine del Cinquecento. L\u2019Archivio Storico, dichiarato nel 1988 \u201cArchivio di notevole interesse storico\u201d, ricco di oltre 1200 volumi e registri e un cospicuo fondo di preziosissime pergamene, mette a disposizione degli studiosi documenti di grande interesse.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Storia,","lng":"14.249768","lat":"40.846764","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-museale-e-archivio-storico-dell-arciconfraternita-dei-pellegrini"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.334902,41.326153],"properties":{"nome":"Mausoleo c.d. degli Acilii Glabriones","descrizione":"Il mausoleo funerario sorge nell\u2019attuale Piazza XIX Ottobre, al di l\u00e0 della porta orientale della citt\u00e0 di Alife. e risale alla prima met\u00e0 del primo secolo d.C.. Conserva quasi interamente l\u2019originaria struttura, avente un corpo superiore cilindrico, coperto a cupola, che spiccava da un basamento quadrato. Il sepolcro presenta all\u2019interno una pianta circolare con otto nicchie rettangolari intorno alle pareti. Il paramento, gi\u00e0 rivestito di intonaco e stucco, \u00e8 in opus latericium. Lo spazio interno era concepito come una sfera di 9 metri di diametro. All\u2019esterno, una modanatura in calcare marcava la distinzione tra basamento - decorato da nicchie absidate, oggi scomparse - ed elemento superiore, rivestito di grandi blocchi in calcare di cui restano pochi elementi. \nIl monumento fu trasformato verso la fine del secolo XIII nella chiesa di San Giovanni Gerosolimitano e nel 1924 in cappella votiva dedicata ai Caduti. Infine, fu restaurato nel 1938.","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Altro,","lng":"14.334902","lat":"41.326153","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mausoleo-c-d-degli-acilii-glabriones"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.266439,41.08182],"properties":{"nome":"Mausoleo c.d. delle Carceri vecchie","descrizione":"Il mausoleo funerario romano \u00e8 a pianta circolare e presenta resti di decorazione in stucco. Fu costruito lungo l'antica via Appia nella prima epoca imperiale romana. Si trova a poca distanza del mausoleo detto \"della Conocchia\".","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Altro,","lng":"14.266439","lat":"41.08182","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mausoleo-c-d-delle-carceri-vecchie"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.255869,40.8505],"properties":{"nome":"Complesso museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco","descrizione":"Il Complesso - che comprende la Chiesa, il Museo dell\u2019Opera e l\u2019Ipogeo - rappresenta una straordinaria occasione per conoscere l\u2019antico culto delle anime del Purgatorio. \n\nNel 1605 un gruppo di nobili diede vita ad un\u2019Opera Pia, una Congregazione laica, che aveva tra gli scopi principali la \u2018cura\u2019 delle anime del Purgatorio: sorse cos\u00ec, su progetto di Giovan Cola di Franco, l\u2019elegante chiesa, concepita, sin dall\u2019origine, su due livelli, la chiesa superiore, vero capolavoro dell\u2019arte barocca napoletana, e la chiesa inferiore o ipogeo, ancora oggi, sede del culto delle anime pezzentelle. \n\nDi grande pregio il corredo iconografico della chiesa: sull\u2019altare maggiore il capolavoro di Massimo Stanzione, La Madonna delle anime purganti, sormontata dal dipinto di Giacomo Farelli Sant\u2019Anna offre la vergine bambina al Padre eterno, e nelle cappelle laterali il Transito di san Giuseppe di Andrea Vaccaro, e la Morte o Estasi di sant\u2019Alessio, capolavoro giovanile di Luca Giordano Il Complesso ospita anche un piccolo ma prezioso Museo dell\u2019Opera, che custodisce una raccolta di dipinti e di manufatti realizzati tra il XVII ed il XIX secolo, l\u2019Archivio storico ed un ambulatorio medico dedicato ai bisognosi.","tipologia":"","categoria":"Arte","lng":"14.255869","lat":"40.8505","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-museale-santa-maria-delle-anime-del-purgatorio-ad-arco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.350652,40.806984],"properties":{"nome":"MAV - Museo Archeologico Virtuale","descrizione":"Un tuffo nel passato attraverso un\u2019esperienza multisensoriale, per conoscere e scoprire nel dettaglio, le realt\u00e0 storiche di **Ercolano** e **Pompei** prima dell\u2019eruzione vesuviana del 79 d.C.. Questa la *mission *del **MAV**, struttura che nasce nel cuore di Ercolano e che garantisce una nuova modalit\u00e0 di fruizione culturale. Il visitatore sar\u00e0 trasportato in un contesto virtuale ricostruito fedelmente, grazie all\u2019uso delle pi\u00f9 moderne tecnologie.\n\n### Il percorso\n\nIl viaggio inizia dopo aver oltrepassato una sorta di porta ancestrale che smaterializza i corpi nei flussi dell\u2019intelligenza connettiva e che conduce alla scoperta dei nomi e dei volti degli antichi **Ercolanesi**, con i quali si viene a conoscenza della storia della comunit\u00e0 e del loro stile di vita. \nLungo i cunicoli borbonici si potr\u00e0 poi scorgere il magnifico edificio di **Villa dei Papiri**, nel quale si riunivano il filosofo greco **Filodemo** con i suoi amici, in un giardino simile a un *kepos *ateniese. \nIl passaggio attraverso una nube ardente fa da preludio alla scoperta delle case e dei monumenti delle antiche citt\u00e0 vesuviane mostrate nel loro splendore; aggirandosi fra tali bellezze si scorge un antico forziere che custodisce meravigliosi gioielli mostrati al visitatore in forma olografica.\nProseguendo il viaggio si entra nella **biblioteca** della Villa dei Papiri, che restituisce i frammenti ed i pensieri di filosofi e poeti ercolanesi. Tra voci, immagini e grida di mercato, ci si sposta in un ambiente dov\u2019\u00e8 posizionato un tavolo interattivo che, al minimo tocco, mostra usi e costumi delle genti che abitarono il territorio. \nUn angolo buio si illumina successivamente con alcune tra le pi\u00f9 belle **pitture murali vesuviane**, navigabili in formato ingrandito per mostrare nel dettaglio ogni sfumatura. La pratica dell\u2019ozio per la ricerca del piacere, tanto cara agli epicurei, appartiene intimamente al mondo romano, leggeri vapori termali introducono le caratteristiche pitture rinvenute nei lupanari e nelle terme suburbane dell\u2019antica Pompei.\nL\u2019ultima installazione \u00e8 una ricostruzione animata del **foro di Pompei**, centro vitale della citt\u00e0, che suggerisce al visitatore una sintesi della trasformazione dei luoghi nel corso degli ultimi 2000 anni. \nPi\u00f9 che una visita culturale, un viaggio nel passato unico nel suo genere.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"","lng":"14.350652","lat":"40.806984","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mav-museo-archeologico-virtuale"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.186362,40.829],"properties":{"nome":"Complesso termale di Via Terracina","descrizione":"Il complesso termale di via Terracina, portato alla luce nel 1939 durante la costruzione della Mostra d'Oltrenare, \u00e8 situato all'incrocio tra l\u2019antica via Puteolis-Neapolim ed una strada secondaria. \n\nL'edificio, articolato su pi\u00f9 livelli, alimentato dall'acquedotto del Serino e costruito prevalentemente in opus vittatum e latericium, risale nel suo impianto originario alla prima met\u00e0 del II sec. d.C.; ma sub\u00ec nel corso del tempo molteplici interventi che ne hanno modificato l'organizzazione degli spazi. Sicuramente posteriori rispetto al nucleo originario sono: il corridoio d'ingresso, in epoca medievale adattato a cisterna, alcuni ambienti forse identificabili come tabernae, e la latrina. \n\nQuest\u2019ultima, preceduta da un piccolo vano di disimpegno con volta a botte e resti della vaschetta per le abluzioni, doveva essere coperta da una semicupola e presentare pitture parietali, delle quali oggi non rimangono che poche tracce. Mal conservata \u00e8 anche la decorazione del pavimento formata da un mosaico a tessere bianche e nere raffigurante due delfini natanti ed un animale marino fantastico. L'illuminazione vi era assicurata dalle cinque finestre che si aprivano nella parete semicircolare. Lungo il perimetro dell'emiciclo corre, il canale di scolo delle acque, continuamente rifornito dalla cisterna attraverso condotti sotterranei, al di sopra del quale erano i sedili in pietra o marmo forati.","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Altro,","lng":"14.186362","lat":"40.829","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-termale-di-via-terracina"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.233764,41.04871],"properties":{"nome":"Cripta museo di Trevico","descrizione":"In seguito al terremoto del 1980 venne alla luce la Cripta, situata nel succorpo della Cattedrale, contenente diversi manufatti. Il ciclo absidale di circa 11 mq, che ripropone il modello della vita cristiana medioevale e monastica, presenta al centro Ges\u00f9 Crocifisso in trono, che focalizza la centralit\u00e0 universale del Cristo, ed \u00e8 circondato da una teoria di Santi, a destra: Pietro Apostolo (legame con la sede di Pietro), Caterina di Alessandria (saggezza del credente) e Antonio Abate; a sinistra: Giovanni Battista, Madonna con il Bambino (piet\u00e0 mariana collegata alla chiesa bizantina), Guglielmo Vercelli (apostolo eremita in Irpinia e fondatore del monachesimo verginiano). \n\nGli affreschi, opera molto probabilmente di allievi napoletani di Giotto, sono stati restaurati dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Avellino e Salerno e collocati su robusti telai di alluminio rivestiti di sughero isolante. \n\nOltre agli affreschi sono stati ritrovati anche altri reperti: il coperchio di una tomba romana (1,30x0,50x0,58 m.) con la seguente epigrafe: \"D.M. Rubrua resilli JAN Claudio Quintiliano coniugi B.M. fecit\", classificata dal Mommsen (Codex Neapol. 14 G del 17\/07\/1789) e dallo Iannacchini (Topografia Istorica dell\u2019Irpinia pg.53); una pietra mensoria o tomolo (1,00x0,87x0,50) per misurare granaglie e cereali; 2 capitelli corinzi (30x35x30) e un blocco di pietra con rilievo dell\u2019immagine della Madonna di Monserrat (0,80x0,50x0,22 m.); una scultura lignea della Madonna della Libera (1,25x0,44 m.) del XIV secolo; una scultura lignea della Madonna della Libera (1,00x0,40 m.) del XVI secolo; l\u2019altare sacrificale dietro il quale si trovava il ciclo absidale (2,00x1,55x1,00 m.).\n\nIl Museo \u00e8 stato inoltre arricchito da diverse tele tra cui una su S. Euplio realizzata dalla pittrice siciliana Carmen Arena e due icone raffiguranti S. Euplio e la Madonna della Libera realizzate dall\u2019iconografo italo-argentino Gustavo Costanzo.","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.233764","lat":"41.04871","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/cripta-museo-di-trevico"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.786531,40.920128],"properties":{"nome":"MDAO - Museo d\u2019Arte","descrizione":"Il **MdAO \u2013 Museo d\u2019Arte** \u00e8 stato fondato nel 1995, con la trasformazione di una quadreria privata in museo, seguendo i suggerimenti dello storico dell\u2019arte Basilio Orga. \n\n## LA COLLEZIONE\n\nAttualmente il MdAO presenta opere d\u2019arte contemporanea e moderna. Le opere originali comprendono sculture, disegni, acquarelli, oli, tecniche miste e multipli (calcografie, litografie e serigrafie). Nella sezione del Novecento, si segnalano opere di autori come Giorgio de Chirico, Carlo Carr\u00e0, Renato Guttuso, Michele Cascella, Mario Ceroli, Gianni Dova, Felicita Frai, Giovan Francesco Gonzaga, Nani Tedeschi, Ernesto Treccani, Renzo Vespignani. La sezione del ventunesimo secolo, propone opere, tra gli altri, di Athos Faccincani, Paola Epifani (Rabarama), Paola Romano. Nella sezione di interesse locale e regionale, si segnalano Giancarlo Angeloni, Giulio Labruna, Marino Marco Lombardi (arte contemporanea) e Aldo Pironti (arte moderna).","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.786531","lat":"40.920128","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mdao-museo-darte"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.555038,41.193737],"properties":{"nome":"MEG - Museo Enogastronomico di Solopaca","descrizione":"Il MEG ospita un percorso didattico dedicato all\u2019enogastronomia, alla sua storia e agli studi scientifici legati ai prodotti alimentari (biotecnologie). Situato all\u2019interno di Palazzo Cutillo, edificio storico edificato nel 1826 nel cuore del centro storico, presenta una straordinaria collezione di etichette di prodotti alimentari dalla fine dell\u2019Ottocento ai nostri giorni. \nIl progetto museale si occupa principalmente dell\u2019alimentazione industriale (meccanizzazione, standardizzazione, pubblicit\u00e0, etc.) e si ferma alla vigilia di una nuova epoca, quella del cibo bio-tecnologico. \nIl Museo consente al visitatore di ripercorrere, grazie a una ricca documentazione, un itinerario legato ai prodotti tipici delle aree interne del Mezzogiorno. A tutela dei prodotti tipici, il MEG presenta una sezione tematica dedicata al \u201cfalso alimentare\u201d, curata dall\u2019omonimo Museo dell\u2019Universit\u00e0 degli Studi di Salerno. L\u2019esposizione evidenzia le falsificazioni delle materie prime alimentari, dei prodotti alimentari finiti e delle bevande di uso comune. Osservando il \u201cpranzo degli orrori\u201d (percorso didattico-alimentare) si possono conoscere le falsificazioni dei prodotti pi\u00f9 semplici (pane, pasta, farina, etc.) e scoprire i pericoli che possono nascondersi dietro.\nIl Museo rappresenta fin dalla sua nascita un luogo fondamentale non solo per la ricerca, lo studio e la scienza, ma anche per la diffusione della cultura alimentare e della sua difesa. I percorsi didattici, la collezione, con pezzi rari e originali, e la sezione dedicata alla ricerca scientifica fanno del MEG un polo importante per la didattica sull\u2019enogastronomia. \nOggi il Museo si presenta come un contenitore culturale e un luogo di dialogo tra la cultura scientifica e i cittadini, in cui si realizzano visite guidate alle collezioni, eventi scientifici, progetti speciali, mostre, spettacoli teatrali, conferenze, convegni, concerti, corsi di formazione, giornate e serate dedicate alle Istituzioni, alle aziende e ai cittadini.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Storia","lng":"14.555038","lat":"41.193737","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/meg-museo-enogastronomico-di-solopaca"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.451992,40.544342],"properties":{"nome":"MIDA - Musei Integrati dell\u2019Ambiente","descrizione":"Il museo \u00e8 gestito dalla Fondazione MIdA\u2013Musei Integrati dell\u2019Ambiente, inserita nell\u2019Albo degli Istituti di Alta Cultura Regionali ex art. 7 L.R. 7\/03 Regione Campania, e comprende una sezione geo-speleo-archeologica e una agro-ambientale.\nLa sezione geo-speleo-archeologica presenta un\u2019esposizione sui fenomeni del carsismo e sull\u2019ambiente ipogeo, con materiale multimediale e allestimenti interattivi, e un'esposizione di reperti archeologici in originale o in riproduzione provenienti dalle Grotte dell\u2019Angelo a Pertosa - il pi\u00f9 famoso sito palafitticolo in grotta d\u2019Europa: materiali illustrativi degli insediamenti preistorici e delle attivit\u00e0 estrattive in grotta, attrezzature speleo-archeologiche e ricostruzioni di grotte in scala reale illustrative di scavi e scoperte. Completano l\u2019esposizione pannelli didattici, gigantografie, materiali audio-video e un percorso geo-speleologico multimediale che ripercorre l\u2019intera evoluzione geologica legata ai fenomeni carsici. \nLa sezione agro-ambientale del museo comprende collezioni di piante vive, erbari storici e contemporanei, collezioni di suoli, semi, legni, bulbi, e attrezzature e materiali multimediali sugli ambienti del Cilento e Vallo di Diano, dichiarato dal 1997 Riserva della biosfera e dal 1998 Patrimonio dell\u2019Umanit\u00e0 Unesco.\nLa flora e la biodiversit\u00e0 relativa alle piante alimentari del Parco sono presentate con una classificazione per ambienti, mentre 800 fogli di erbario sono esposti al pubblico in serie tassonomica. Gli erbari storici sono conservati in apposite teche e consultabili su richiesta: tra gli altri i 250 fogli del prof. Guido Moggi sulla flora del Parco, raccolti dal 1952 al 1988 e del quale esiste solo un\u2019altra copia presso l\u2019Universit\u00e0 deli Studi di Firenze. Completa l\u2019esposizione un frutteto storico (variet\u00e0 di vite e frutti anticamente coltivate), costituito da una collezione di piante arboree e arbustive vive.\nLe funzioni principali del museo consistono nella presentazione di un patrimonio archeologico unico e della biodiversit\u00e0 degli ambienti e della flora del Parco ai visitatori e nella valorizzazione dei beni naturalistici, archeologici e agro-ambientali del territorio, potenziando le caratteristiche di qualit\u00e0, eco-compatibilit\u00e0, integrazione con i cicli ambientali e con la memoria dei luoghi. Le attivit\u00e0 del museo prevedono azioni di studio e documentazione sui sistemi agro-ambientali della collina interna, che presentano materiale genetico unico (carciofo bianco, pomodorino, colture arboree), ma anche sulle tecniche agronomiche tradizionali.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia naturale e scienze naturali, Storia naturale e scienze naturali","lng":"15.451992","lat":"40.544342","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mida-musei-integrati-dellambiente"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.530182,40.925385],"properties":{"nome":"Monastero di Santa Maria la Nova","descrizione":"Il **Monastero di Santa Maria La Nova** sorge nel centro storico della citt\u00e0 di Nola. \nLa platea del 1651, conservata presso l\u2019Archivio Storico Diocesano di Nola, rappresenta la fonte documentaria pi\u00f9 ricca di informazioni per ricostruire le vicende del complesso religioso. \n\nLA STORIA## \n\nSuor Francesca Sussolana, che apparteneva a una nobile famiglia nolana, fece costruire presso l\u2019antica chiesa nel 1521 un nuovo convento sotto la regola di Santa Chiara. Il complesso si ampli\u00f2 nel corso dei secoli, a seguito di acquisti diretti e di donazioni di beni immobili ubicati nelle sue immediate vicinanze, e sub\u00ec numerose ristrutturazioni e trasformazioni. \nIn origine, il monastero presentava un impianto quadrangolare articolato su tre piani, con chiostro interno fenestrato e perimetrato da un corridoio che, sul lato ovest, presentava la scala di accesso ai piani superiori. Il chiostro aveva una vasca al centro e una serie di ambienti adiacenti con funzione di servizio: cisterne, pollaio, granaio. Nella parte a nord-ovest di via Ambrogio Leone si ergeva la Torre del Belvedere con porta carraia; alti muri di cinta circondavano, invece, i due giardini del complesso. Il muro della Clausura collocato a settentrione chiudeva un secondo giardino del monastero su vicolo I Ranieri. \nAnnesso vi era l\u2019Ospizio delle monache con giardinetto interno, incorporato nel 1846 al resto della fabbrica, insieme a un altro casamento con funzione, probabilmente, di accoglienza. Nel corridoio al pianoterra era ubicato il primo refettorio, mentre il secondo era collocato al primo piano. Le cucine con forni e focolai erano forse annesse ai refettori. \nIl primo e il secondo piano erano articolati in vari ambienti che si aprivano su due corridoi con finestre e balconi. Il dormitorio in particolare era ubicato al secondo piano con aperture che prospettavano sul chiostro.","tipologia":"Chiesa o edificio di culto, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Altro,","lng":"14.530182","lat":"40.925385","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/monastero-di-santa-maria-la-nova"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.542972,40.170002],"properties":{"nome":"MU.VI. - Museo virtuale di Caselle in Pittari","descrizione":"Il museo si inserisce in un contesto naturalistico di grande valenza. Sede di numerose attivit\u00e0 laboratoriali e didattiche strettamente connesse al territorio di apparenza, \u00e8 un punto di riferimento importante nell'ambito dei geoparchi internazionali.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Territoriale,","lng":"15.542972","lat":"40.170002","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mu-vi-museo-virtuale-di-caselle-in-pittari"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.243548,40.373405],"properties":{"nome":"Fototeca \"I segni del tempo\"","descrizione":"La raccolta di foto copre un periodo che va dal 1880 al dopoguerra. Molte foto - in bianco e nero, ingrandite nel formato 50x70 e incorniciate - giungono da Paesi di emigrazione come il Brasile, l\u2019Argentina, il Venezuela e la Germania.","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.243548","lat":"40.373405","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/fototeca-i-segni-del-tempo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.205419,40.56102],"properties":{"nome":"Grotta Azzurra","descrizione":"La Grotta Azzurra \u00e8 la celebre grotta situata nel comune di Anacapri, sull'isola di Capri. Ha un'apertura parzialmente sommersa dal mare e, a seconda del ciclo delle maree e del clima, pu\u00f2 essere visitata con piccole imbarcazioni.\nLa Grotta era un sontuoso ninfeo, ornato da una ricca decorazione scultorea con un corteo marino al seguito di Poseidone. 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Si tratta di veri e propri squali. Sono Elasmobranchi con 5 fessure branchiali situate ai lati del capo, in tre specie sono presenti 6 o 7 branchie, si tratta delle specie pi\u00f9 primitive. La pinna caudale \u00e8 sempre ben sviluppata. Gli occhi sono laterali e il corpo \u00e8 fusiforme. Quest\u2019ordine comprende circa trenta famiglie e la met\u00e0 delle specie di Pesci Cartilaginei. \nHanno mascelle fornite di denti disposti su pi\u00f9 file, che possono essere sostituiti nel corso della loro vita anche 100 volte. La maggioranza delle specie non supera il metro di lunghezza. La loro alimentazione spazia dal plancton filtrato (alimento degli squali balena ed elefante) ad altri animali anche di notevoli dimensioni, uomo compreso (sovente cacciato dai temibili squali bianchi e squali tigre). \nMolte specie di squali esposte rischiano l\u2019estinzione a causa dell\u2019inquinamento delle acque, della pesca indiscriminata e dell\u2019antropizzazione delle coste.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Storia naturale e scienze naturali,","lng":"14.784719","lat":"40.920536","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/galleria-nazionale-dei-selachoidei"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.781174,41.130447],"properties":{"nome":"Geobiolab - Laboratorio europeo della naturalit\u00e0","descrizione":"Il Geobiolab - Laboratorio Europeo della Naturalit\u00e0 - \u00e8 una struttura didattico-museale dedicata alla storia della Terra e all\u2019evoluzione delle biodiversit\u00e0: un percorso di luci, suoni e colori che disegnano l\u2019affresco della vita nel paesaggio naturale del Sannio beneventano.\nIl progetto di allestimento, realizzato con la consulenza scientifica del Dipartimento di Scienze Biologiche e Ambientali dell\u2019Universit\u00e0 del Sannio \u2013 Facolt\u00e0 di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali \u2013, si sviluppa nei 1000 mq dello stabile, attorniati da 25.000 mq di splendido terreno agricolo, ed \u00e8 curato dalla Mizar srl del noto fisico e divulgatore scientifico Paco Lanciano. \nIl Geobiolab \u00e8 un viaggio fantastico nello spazio e nel tempo, alla scoperta di elementi noti e meno noti o forse solo dimenticati dell\u2019ambiente che ci circonda e, in particolare, guida alla conoscenza della storia naturale dell\u2019ambiente e del territorio sannita. L\u2019avventura unisce ricerca scientifica e attivit\u00e0 ludica, mettendo insieme realt\u00e0 virtuale, filmati in 3D, foto, ricostruzioni scenografiche, *exhibit*, macchine \u201cparlanti\u201d e molto altro ancora. Il visitatore si trasforma cos\u00ec in esploratore del pianeta Terra, con particolare riguardo a quel minuscolo angolo di mondo che \u00e8 il Sannio. Gli alberi, i fiori, gli animali, l\u2019acqua, ma anche il sottosuolo: su e gi\u00f9 per la vecchia Masseria del Vescovo o ex Colonia, con l\u2019aiuto della tecnologia, ci si rende conto che la tecnologia stessa non \u00e8 tutto; che prima, intorno e sotto la realt\u00e0 virtuale c\u2019era e c\u2019\u00e8 qualcos\u2019altro: la Terra, il Pianeta dai mille colori e dalle ferree leggi di natura. \nSi esplorano cos\u00ec i processi che portarono alla formazione della crosta terrestre, i fenomeni vulcanici, il ciclo delle acque e la formazione dei giacimenti minerari ed energetici, la nascita di flora e fauna e la diversificazione e proliferazione delle specie. \nIl Museo \u00e8 dotato, al piano superiore, di ambienti destinati ad attivit\u00e0 di laboratorio, pensati in particolar modo per gli studenti che possono realizzare esperimenti scientifici di grande interesse e curiosit\u00e0. Una visita al Geobiolab assicura momenti di gioiosa e costruttiva riflessione, partendo da robuste nozioni di geologia, botanica e zoologia, per arrivare alla comprensione della realt\u00e0 e del mondo che ci circonda.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia naturale e scienze naturali, Storia naturale e scienze naturali","lng":"14.781174","lat":"41.130447","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/geobiolab-laboratorio-europeo-della-naturalita"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.389082,41.03826],"properties":{"nome":"Istituzione museo civico di Maddaloni","descrizione":"Il Museo ha sede nel prestigioso complesso monumentale di Santa Maria de Commendatis del XVI secolo, di propriet\u00e0 del Comune di Maddaloni.\nFin dall\u2019antichit\u00e0 fu sede di un ospedale e, successivamente, nel XVIII secolo, di un convento di suore domenicane.\nHa una superficie utile di circa 550 mq distribuita su tre livelli. Il piano terra ha una funzione polivalente che varia dall\u2019utilizzo dell\u2019ambiente a sala per conferenze, proiezioni, laboratorio didattico e all\u2019occorrenza anche come spazio espositivo per mostre. Al piano primo, la sala dedicata all\u2019archeologia ospita reperti databili tra l\u2019et\u00e0 del Rame (2800-1800 a.C.) e il III secolo d.C.. Il percorso della seconda sala ha l\u2019obiettivo di far conoscere la stratificazione storica di Maddaloni, dal Medioevo alla Restaurazione borbonica. Ai pannelli si aggiungono sculture lignee di ricercata fattura settecentesca e materiale architettonico del XIII e XVI secolo. La terza sala \u00e8 dedicata all\u2019industria della maiolica settecentesca, con materiali realizzati nelle faienzere lmaddalonesi, con dipinti del XVII e XVIII secolo. Una sezione speciale, di grande interesse per la citt\u00e0, \u00e8 la collezione di oggetti in oro, argento e corallo appartenenti al locale protettore S. Michele Arcangelo. Le due sale del secondo piano sono dedicate alle mostre temporanee: con collezioni e contributi di artisti moderni e contemporanei di livello nazionale e internazionale, senza tralasciare gli artisti locali il cui contributo costituisce un inestimabile tesoro della collettivit\u00e0.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Storia","lng":"14.389082","lat":"41.03826","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/istituzione-museo-civico-di-maddaloni"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.24841,40.837185],"properties":{"nome":"MUSAP - Museo Artistico Politecnico","descrizione":"Il MUSAP, museo della Fondazione \u201cCircolo Artistico Politecnico\u201d, ha sede in Palazzo Zapata, nel cuore della citt\u00e0, tra la Galleria Umberto I, il Teatro San Carlo, Palazzo Reale e piazza del Plebiscito. \nIl Museo, polivalente e *smart*, custodisce un\u2019inestimabile raccolta di opere scultoree e pittoriche otto\u2013novecentesche che lo rendono un luogo unico. Con il suo archivio storico, la biblioteca e la fototeca, \u00e8 un centro culturale attivo da oltre 130 anni.\nLa \u201cSociet\u00e0 Napoletana degli Artisti\u201d \u00e8 stata costituita il 22 dicembre 1888 da alcuni artisti napoletani (E. Dalbono, F. Cortese, V. Montefusco, A. Mancini, F. Netti, T. Solari e il marchese Tommasi). La societ\u00e0, a seguito delle fusioni con il Circolo Forense (1903), presieduto dal giurista Enrico Pessina, e con il Circolo Politecnico (1907), presieduto dall\u2019ingegnere Udalrigo Masoni, tramut\u00f2 la propria ragione sociale in \u201cCircolo Artistico Politecnico\u201d.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.24841","lat":"40.837185","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/musap-museo-artistico-politecnico"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.380715,40.628754],"properties":{"nome":"Museo Correale di Terranova","descrizione":"Il Museo nasce a Sorrento nel 1924 grazie alla volont\u00e0 di Alfredo e Pompeo Correale di Terranova, discendenti di un\u2019antichissima e nobile famiglia. \n\nI due fratelli disposero che, alla loro morte, le preziose raccolte d\u2019arte appartenute per secoli alla famiglia, venissero ordinate in un museo intitolato a loro nome.\nIl Museo oggi si articola sui quattro piani della settecentesca Villa Correale, circondata da uno splendido giardino che conduce ad una terrazza belvedere a picco sul mare. Le collezioni d\u2019arte, allestite in maniera da ricreare le atmosfere di un\u2019aristocratica dimora, offrono un\u2019ampia ed esauriente testimonianza delle arti pittoriche e decorative tra il XV e il XIX secolo. \nFamosissime le collezioni di nature morte e di paesaggio e le collezioni di porcellane europee del Settecento. Di grande rilievo i preziosi mobili e i rari orologi italiani ed europei del XVIII secolo. \nBiblioteca storica con edizioni tassiane e importanti testi dal XVI al XIX secolo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"14.380715","lat":"40.628754","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-correale-di-terranova"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.891059,41.16642],"properties":{"nome":"Museo civico Pucinaro","descrizione":"Nel 2002, l\u2019attribuzione di una sede all\u2019Archeoclub di Pietrelcina da parte dell\u2019Ente Comune nel prestigioso Palazzo De Tommasi Bozzi e l\u2019autorizzazione da parte della Soprintendenza Archeologica ad istituirvi un deposito per la custodia del materiale raccolto in quarant\u2019anni di ricerca sul territorio, ha indotto il Consiglio Comunale di Pietrelcina ad istituire il Museo Civico Pucinaro. \nIl patrimonio e la vocazione dell\u2019ente gestore hanno permesso di dare un taglio prevalentemente archeologico alla esposizione museale. Oltre ai depositi ed alle sale espositive, la struttura \u00e8 dotata di una sala convegni ed una sala riunioni al pianterreno. Le vetrine inserite nelle sale presentano materiali e testimonianze della storia del territorio, dall\u2019et\u00e0 del bronzo al medioevo. Nel pianterreno un ambiente \u00e8 adibito ad uso biblioteca di storia locale, destinata ad ospitare tutta la bibliografia specializzata sulla vita del frate delle stigmate. \nAl piano nobile, nelle sale espositive temporanee, tra monumenti funebri e dediche sacre immortalate dall\u2019apparato fotografico, si stagliano le vetrine che culminano a mo\u2019 di piramide al fine di non intralciare la visione d\u2019insieme delle sale. Negli ambienti del sottotetto, in una luce pi\u00f9 dimessa, albergano i segni della memoria: resti ceramici, principalmente \u201ca vernice nera\u201d, \u201csigillata\u201d e da cucina, proponendo utensili che fanno rivivere la quotidianit\u00e0 di un tempo che fu. \nOggi le mostre allestite, raggiungono gli oltre settecento visitatori annui, giusto riscontro per l\u2019impegno profuso dai membri dell\u2019associazione tanto da spingerli a richiedere, di comune accordo con l\u2019assessorato alla Cultura del Comune di Pietrelcina, il riconoscimento come museo regionale di interesse locale.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Etnografia e antropologia,","lng":"14.891059","lat":"41.16642","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-pucinaro"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.021093,41.018574],"properties":{"nome":"Museo civico delle produzioni artistiche dell\u2019artigianato popolare","descrizione":"Il Museo \u00e8 ubicata a valle del paese, a pochi metri dal nucleo antico del centro abitato di Fontanarosa, lungo la strada che un tempo collegava i paesi della valle del fiume Fredane. I tre livelli del Museo sono segnati da volumi semplici.\nI prospetti sono caratterizzati da ampie vetrate e copertura a due falde con capriate in ferro e struttura reticolare a vista. \nIl piano seminterrato \u00e8 destinato a sala polivalente pi\u00f9 servizi igienici e due locali destinati a deposito. La sala polivalente \u00e8 munita di tutte le strumentazioni per convegni e seminari, la presenza di videoproiettore, multiuso, rende ancora pi\u00f9 ampia la gamma di fruizione di codesta sala. Al piano terra sono ubicate: la biblioteca comunale, una saletta per conferenze, la sala del carro e la sala delle sculture. \nAl primo piano, con affaccio sul livello sottostante e ampia veduta panoramica sulla vallata, \u00e8 ubicata la sala del presepe. L\u2019opera cos\u00ec come descritta \u00e8 inserita in un ampio giardino, arricchito dalla presenza di numerose sculture, una monumentale fontana e percorsi pedonali in pietra. Lo spazio esterno vive in funzione della bellissima copia della Nike di Samotracia, opera che non conosce tempo n\u00e9 spazio; essa si erge da un blocco informe di pietra locale, per stagliarsi sulla verde campagna. Da questo punto partono i percorsi pedonali che portano alle opere, alla fontana di OGATA, al Contenitore di orizzonti, ai mortai. Due maestosi mortai, realizzati dagli scalpellini di Fontanarosa da altrettanti blocchi di pietra di oltre 100 quintali.\n\n##\u00a0La sala del carro\nUn ruolo di primo piano all\u2019interno del Museo \u00e8 svolto dal carro, manufatto di legno e paglia, una guglia alta circa 30m. \nAll\u2019interno della sala del carro sono esposti: la facciata del primo registro, un modello in scala 1:5 dell\u2019intera struttura lignea del carro di Fontanarosa, la cupola, ossia la parte terminale del carro che ospita la statua della Madonna della Misericordia. \nNella stessa sala sono presenti elementi dei carri precedenti, oltre alle vecchie ruote.\n\n## La sala del Presepe\nIn questa sala \u00e8 allestito un monumentale presepe (circa 35 mq.).\nLe scene sono realizzate con ceppi di olmo ed ulivo, sono stati necessari circa 70 quintali di ceppi. L\u2019uso del legno \u00e8 una caratteristica tipica della tradizione del presepe Fontanarosano. Il cielo, che fa da sfondo al paesaggio, \u00e8 stato realizzato da Roberto Diamante pittore e noto restauratore romano.\n\n##La sala biblioteca\n\u00c8 ubicata al piano terra del Museo, qui si possono consultare circa 2000 volumi.\n\n## La sala delle sculture\nLe opere presenti nel Museo per oltre il 50% sono frutto di donazioni gratuite degli artisti. Alcuni, quelli gi\u00e0 affermati, hanno lasciato la loro opera per un prezzo simbolico quale rimborso spese per il materiale ed il tempo impiegato per realizzare il lavoro. Sono presenti artisti Italiani ed anche stranieri.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Storia,","lng":"15.021093","lat":"41.018574","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-delle-produzioni-artistiche-dellartigianato-popolare"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.370543,40.632427],"properties":{"nome":"Museo archeologico nazionale di Volcei \"Marcello Gigante\" di Buccino","descrizione":"
Il museo ospitato nell'ex convento quattrocentesco degli Eremitani espone i reperti rinvenuti nell'area di Buccino, tra i quali il corredo funerario femminile della Tomba degli Ori<\/em>, una tomba a camera del IV sec. a.C. e il mosaico della Sala del Banchetto di cui \u00e8 stato ricostruito l\u2019ambiente con le pareti decorate in stucco policromo.<\/p>\nL\u2019esposizione si articola in modo da ripercorrere la storia locale e il suo sviluppo, oltre che evidenziare il ruolo economico e commerciale che il sito aveva in epoca romana, attraverso il supporto multimediale interattivo, con filmati e ricostruzioni virtuali.<\/p>","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"15.370543","lat":"40.632427","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-nazionale-di-volcei-marcello-gigante-di-buccino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.249478,40.837975],"properties":{"nome":"Museo Ascione del Corallo","descrizione":"Il Museo ripercorre la storia, attraverso l\u2019esposizione di documenti originali e delle pi\u00f9 significative creazioni, dell\u2019azienda di Torre del Greco dall\u2019Ottocento fino al moderno e al contemporaneo.\n\nLo spazio museale \u00e8 articolato in due sezioni: nella prima, di tipo didattico, sono presentati rami di corallo di diversa provenienza e tipologia, gli antichi sistemi di pesca, gli antichi utensili per la lavorazione, numerose collane nei vari tagli e stili, i mercati ai quali erano e sono destinate. Uno spazio \u00e8 dedicato anche alla lavorazione del cammeo: le conchiglie, gli strumenti, le fasi di lavorazione, gli oggetti finiti danno al visitatore un quadro completo ed esaustivo di questa particolarissima arte.\nLa seconda sezione \u00e8 dedicata alla gioielleria: sono in mostra pi\u00f9 di 300 oggetti in corallo, cammei, pietra lavica, testimonianze di una rara e raffinata produzione che va dagli inizi del XIX secolo agli anni Quaranta del secolo scorso. Il percorso \u00e8 corredato da una ricca documentazione cartacea e fotografica che illustra l\u2019attivit\u00e0 dell\u2019azienda e i suoi numerosi riconoscimenti per la qualit\u00e0 e l\u2019originalit\u00e0 dei suoi gioielli.\n\nIl Museo Ascione \u00e8 sito al II piano della facciata principale della Galleria Umberto I di Napoli e ne occupa la gran parte. Ci\u00f2 consente di avere una visuale eccezionale di alcuni dei luoghi pi\u00f9 esclusivi e densi di storia della citt\u00e0: dai balconi del museo i rilievi di stucco della facciata del Teatro di San Carlo sono quasi \u201ca portata di mano\u201d e cos\u00ec pure le famose sculture marmoree di Carlo Nicoli che severamente sostengono le ampie finestre dei saloni principali.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.249478","lat":"40.837975","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-ascione-del-corallo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.056436,40.61891],"properties":{"nome":"Museo archeologico nazionale di Eboli e della media valle del Sele","descrizione":"Il Museo, aperto al pubblico dal marzo dell\u2019anno 2000, \u00e8 ubicato nell\u2019ex convento di San Francesco, complesso monumentale che risale al XIII secolo e che \u00e8 stato ampiamente rimaneggiato nel corso del XVI secolo.\nL\u2019allestimento, non ancora completato in tutte le sezioni, \u00e8 organizzato secondo criteri cronologici.\nLa prima sezione \u00e8 dedicata alle pi\u00f9 antiche testimonianze restituite dal territorio ebolitano: alle evidenze risalenti al Neolitico Superiore segue l\u2019illustrazione delle tombe rinvenute in localit\u00e0 Madonna della Catena e databili nel periodo Eneolitico (facies cosiddetta del \u201cGaudo\u201d). Le evidenze relative all\u2019et\u00e0 del Bronzo documentano l\u2019occupazione delle aree collinari da parte di piccoli insediamenti legati alle pratiche della transumanza e aperti ai contatti con l\u2019esterno, come dimostra, per l\u2019XI secolo a.C., la presenza di ceramica di tipo miceneo.\nLa seconda sezione \u00e8 dedicata all\u2019esposizione dei ricchi corredi funerari che, a partire dall\u2019et\u00e0 del Ferro, dimostrano una sostanziale continuit\u00e0 di occupazione dell\u2019insediamento di Eboli fino all\u2019et\u00e0 romana, quando Eboli (*Eburum*) assume lo statuto di *municipium*.\nOltre alla documentazione relativa ad Eboli il percorso museale prevede una esemplificazione dei reperti rinvenuti nel comune di Campagna e ad Oliveto Citra.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia,","lng":"15.056436","lat":"40.61891","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-nazionale-di-eboli-e-della-media-valle-del-sele"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.505615,41.339344],"properties":{"nome":"Museo civico del territorio di Cusano Mutri","descrizione":"Il Museo ha sede al piano terra della casa comunale di Cusano Mutri. \n\u00c8 diviso in due sezioni: Civilt\u00e0 contadina e Geopaleontologia. La prima sezione raccoglie testimonianze della civilt\u00e0 cusanese attraverso utensili domestici e agricoli dismessi in epoche recenti, la seconda evidenzia la formazione calcarea della zona con rocce e fossili tra i pi\u00f9 rappresentativi delle formazioni geologiche dell\u2019area.\nLa sezione Civilt\u00e0 contadina documenta la vita e le attivit\u00e0 quotidiane locali con l\u2019esposizione di circa 300 oggetti della cultura materiale, conservati in due sale tematiche.\n\nNella prima sala sono ricostruiti ambienti domestici con arredi e suppellettili di fine Ottocento. Sono qui esposti attrezzi e utensili per il lavoro domestico e quello dei campi, realizzati da artigiani locali, tra cui si segnala un particolare collare di ferro chiodato, usato dai pastori locali per proteggere il collo del cane pastore dall\u2019attacco del lupo. Presente, inoltre, un Guinness dei primati: il cucchiaio in legno pi\u00f9 grande del mondo (5,32 metri di lunghezza per 111 kg di peso). In questa sala si trovano anche i caratteristici costumi maschili e femminili forniti d\u2019accessori.\n\nLa seconda sala raccoglie attrezzi per la lavorazione della pietra, del ferro, della lana e del cuoio. Tra i diversi cimeli, si nota il caratteristico tavolino del ciabattino con diversi piccoli attrezzi, forme di scarpe in ferro e scarponi con le cosiddette \u201ccentrelle\u201d, veri e propri chiodi inseriti nella suola che servivano per ancorare meglio la scarpa al terreno, e due particolari tipi di arcolai in legno con intagli.\n\nLa Sezione geologico-naturalistica occupa una sala dell\u2019edificio con pannelli fotografici e reperti di particolare valore didattico, pertinenti alla formazione della catena appenninica meridionale e ai processi di fossilizzazione degli organismi provenienti da Pietraroja, localit\u00e0 nota per il Parco geopaleontologico e l\u2019importante sito fossilifero con reperti risalenti a un\u2019et\u00e0 corrispondente all\u2019Albiano inferiore, ossia tra i 105 e i 108 milioni d\u2019anni fa.\nIn questa sezione sono inoltre esposti calchi di pesci e rettili fossili del giacimento di Pietraroja, ora conservati presso il Museo di Paleontologia dell\u2019Universit\u00e0 di Napoli Federico II, un campione di copale con inglobati piccoli insetti, una serie di conchiglie di molluschi in impronta interna ed esterna che documentano i vari tipi di fossilizzazione e fossili caratteristici del Cretaceo dell\u2019Appennino. \nCompleta l\u2019esposizione museale il diorama di Ciro, il piccolo dinosauro fossile rinvenuto a Pietraroja, il cui nome scientifico \u00e8 Scipionyx samniticus.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"14.505615","lat":"41.339344","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-del-territorio-di-cusano-mutri"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.641588,41.067318],"properties":{"nome":"Museo archeologico nazionale del Sannio Caudino","descrizione":"Il Museo, realizzato all'interno del Castello di Montesarchio, \u00e8 dedicato alla storia della Valle Caudina e alle testimonianze archeologiche dei centri pi\u00f9 importanti: Caudium (Montesarchio), Saticula (Sant\u2019Agata de\u2019 Goti), Telesia (San Salvatore Telesino). Dalla ricostruzione del paesaggio in et\u00e0 preistorica, con l\u2019esposizione di reperti rinvenuti in varie localit\u00e0, all\u2019ampia sezione dedicata al sito di Caudium, l\u2019attuale Montesarchio.\n\nIn ordine cronologico sono esposti alcuni corredi delle necropoli caudine, databili tra la met\u00e0 dell\u2019VIII e il III secolo a.C., che testimoniano la ricchezza e la complessit\u00e0 della storia sito, interessato da intensi scambi commerciali con le citt\u00e0 greche della costa e il mondo etrusco-campano.\nDi particolare interesse sono i numerosi vasi figurati di produzione attica e italiota \u2013 soprattutto crateri - rinvenuti in tombe risalenti al V-IV secolo a.C., tra le opere pi\u00f9 importanti \u00e8 lo splendido Cratere di Assteas.\nL\u2019ultima parte del percorso di visita \u00e8 dedicata agli altri due importanti centri del Sannio caudino: Saticula (Sant\u2019Agata dei Goti) e Telesia (S. Salvatore Telesino), di cui si espongono materiali provenienti dalle ricche necropoli.\n\nIl Castello fu realizzato in epoca normanna, la sua presenza \u00e8 documentata per la prima volta nello statuto di Federico II del 1241-1246. Della originaria struttura medievale si conservano integre solo le fortificazioni esterne databili all'epoca aragonese e ambienti ipogei utilizzati come cisterne, poi fu oggetto di continui rifacimenti, dall\u2019abbandono come residenza dai d\u2019Avalos, che costruirono un palazzo baronale al centro del paese; alla seconda met\u00e0 del Cinquecento, quando il castello sub\u00ec un notevole degrado, fino alla met\u00e0 dell\u2019Ottocento, in quest'epoca furono costruiti, obliterando gran parte delle preesistenze di epoca medievale, due diversi corpi di fabbrica per la destinazione dell'edificio a prigione del Regno di Napoli, dopo la seconda guerra mondiale, chiuso il carcere borbonico, il castello ospit\u00f2 un istituto per l\u2019educazione degli orfani \"Mater Orphanorum\", attivo fino alla fine degli anni '80 del secolo scorso.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Architettura fortificata","categoria":"Archeologia,","lng":"14.641588","lat":"41.067318","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-nazionale-del-sannio-caudino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.068105,41.251984],"properties":{"nome":"Museo archeologico di Teanum Sidicinum","descrizione":"Nel Museo sono esposti i reperti provenienti dagli scavi nel centro antico e nel territorio di Teanum Sidicium, abitato da una popolazione italica parlante l\u2019osco che svilupp\u00f2 una propria originale cultura figurativa sin dal VI secolo a.C.\nL\u2019esposizione, organizzata per contesti di rinvenimento, sviluppa sulle due navate dell\u2019edificio medievale le principali dinamiche di occupazione del territorio: l\u2019et\u00e0 dei \nvillaggi (VIII-IV secolo a.C.: sale II-IV) e l\u2019et\u00e0 della citt\u00e0 (III secolo a.C. - VII secolo d.C.: sale V-VII).\n\nI nuclei principali sono costituiti dagli oggetti votivi deposti nei santuari, in particolare dall\u2019area sacra sorta in localit\u00e0 Loreto, sin da epoca precedente la fondazione della citt\u00e0, su uno sperone roccioso inglobato nell\u2019area urbana, e dal santuario del villaggio di localit\u00e0 Fondo Ruozzo, frequentato dal periodo arcaico alle guerre annibaliche e di nuovo in et\u00e0 sillana, che ha restituito statuette, vasellame, ceramica miniaturistica, ex voto raffiguranti animali e prodotti della terra.\n\nLa densit\u00e0 e la ricchezza della popolazione sidicina \u00e8, inoltre, testimoniata dai corredi funerari delle necropoli sia dei villaggi, sia cittadine (localit\u00e0 Torricelle, Campofaio, \nGradavola, Carrano, Orto Ceraso), con materiali che vanno dalla fine del VI secolo a.C. alla piena et\u00e0 imperiale romana. \nIl Museo ospita anche una sezione dedicata agli scavi urbani, tra i quali l\u2019intervento di maggiore respiro \u00e8 costituito dal recupero del teatro romano, posto in un\u2019area centrale della citt\u00e0, conserva quasi integralmente la cavea e l\u2019edificio scenico con la sua sfarzosa decorazione architettonica e scultorea, pertinente ad un ampliamento di et\u00e0 severiana.\nDi particolare interesse anche il mosaico con raffigurazione dell\u2019Epifania che costituisce la pi\u00f9 antica attestazione di tale tema in Italia su mosaico.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"14.068105","lat":"41.251984","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-di-teanum-sidicinum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.95653,41.008034],"properties":{"nome":"Museo archeologico di Taurasi","descrizione":"Il Museo raccoglie le evidenze archeologiche rinvenute durante le diverse campagne di scavo eseguite dalla allora Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino e Benevento in contrada S. Martino a Taurasi, che testimoniano la presenza di una comunit\u00e0 stanziale risalente all\u2019\u2019Eneolitico (ca. 5000-3000 a.C.). \n\nGli scavi svoltisi tra il 1993 ed il 1996, hanno messo in luce alcune strutture di funzione sia funeraria che abitativa. La documentazione che se ne ricava, per ricchezza, originalit\u00e0 ed estensione non ha sinora confronti altrove. Taurasi \u00e8 stata gi\u00e0 oggetto, prima delle ricerche suddette, di altri rinvenimenti sporadici in Contrada Fontanalardo e in Contrada Macchia dei Goti, che dimostrano la presenza di un\u2019area insediativa diffusa in et\u00e0 eneolitica per tutto il territorio del comune. \n\nNel percorso espositivo del Museo le evidenze di Contrada S. Martino sono disposte secondo un rigido ordine cronologico e topografico. Ad ogni vetrina corrisponde quanto trovato all\u2019interno o nei pressi di ciascuna capanna. Sui pannelli didattici sono mostrati i disegni e le ricostruzioni virtuali delle singole strutture, ciascuna di forma e dimensione originali. Piante topografiche indicano anche l\u2019ubicazione delle capanne nell\u2019area di scavo, e le fasi cronologiche di ciascuna di esse. Quattro delle cinque capanne erano realizzate da un muro perimetrale in pietra a secco, che formava una zoccolatura sulla quale poggiava un elevato ligneo ricoperto da frascame rivestito di argilla (pis\u00e9). Le capanne hanno restituito alcuni reperti ceramici e strumenti litici in ottimo stato di conservazione. Alcuni vasi di diversa tipologia avevano la funzione di urne cinerarie, dimostrando l\u2019originale costume di questa comunit\u00e0 di custodire i propri morti all\u2019interno o nei pressi delle strutture abitative. Tra i corredi funerari sono stati rintracciati un pugnale, dalle dimensioni originarie di 30-35 cm, e uno spillone, di circa 2 cm, databili in et\u00e0 eneolitica, tra gli oggetti in metallo pi\u00f9 antichi attestati in Italia. \n\nQuanto ritrovato ed esposto non \u00e8 altro che un piccolo tassello dell\u2019immenso patrimonio archeologico del territorio che ha un\u2019importanza storico culturale che va ben al di l\u00e0 delle pur rilevanti evidenze eneolitiche. Il territorio e il Museo hanno un potenziale di crescita notevolissimo anche perch\u00e9 inseriti all\u2019interno di un contesto turistico dalle grandi potenzialit\u00e0. L\u2019Irpinia e in particolare Taurasi sono infatti inseriti all\u2019interno di diversi pacchetti turistici poich\u00e9 suscitano l\u2019interesse di appassionati di enogastronomia con flussi turistici che stanno diventando consistenti.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"14.95653","lat":"41.008034","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-di-taurasi"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.555621,41.05958],"properties":{"nome":"Museo civico di Airola","descrizione":"Nel centro storico di Airola, all\u2019interno di una moderna struttura polivalente, si trova il Museo Civico che ospita una sezione archeologica e una storico-artistica con importanti dipinti su tavola del XVI secolo di Teodoro D\u2019Errico. Una sala \u00e8 dedicata alle opere di Francesco De Mura (1696\/1782) tra cui spicca \"l\u2019Addolorata ed il Cristo Deposto\" recentemente restaurata e l\u2019affresco \"l\u2019Assunzione della Vergine\"originariamente ubicato nella volta della sagrestia della SS. Annunziata. Lo spazio \u00e8 allestito a scopo prevalentemente didattico e in via di progressivo ampliamento. \n\nLa sezione archeologica, ubicata all\u2019esterno nel cortile e una parte nel chiostro di Palazzo Montevergine, espone numerosi reperti lapidari, anche alcune testimonianze dell\u2019insediamento di epoca romana, capitelli e frammenti di colonne. Da poco tempo \u00e8 stata allestita una piccola sezione di arredi e paramenti sacri, candelieri e ostensori, in apposite bacheche sono esposte preziose pianete e piviali. All\u2019interno della stessa struttura \u00e8 presente anche una biblioteca che dispone di un interessante fondo archivistico degli enti assistenziali del territorio. I documenti conservati vanno dal 1473 al 1904 e sono consultabili solo previa autorizzazione del Comune e della Soprintendenza archivistica.\nDi particolare importanza \u00e8 un documento pergamenaceo del XV secolo relativo alla Casa Santa dell\u2019Annunziata di Airola; si tratta dell\u2019atto con cui il cardinale Oliviero Carafa, legato di Sisto IV, nel gennaio 1473, don\u00f2 alla chiesa dell\u2019Annunziata quella di Santa Caterina insieme con tutti i suoi beni.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia","lng":"14.555621","lat":"41.05958","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-airola"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.62229,40.81247],"properties":{"nome":"Museo archeologico nazionale della Valle del Sarno","descrizione":"**Palazzo Capua**, sede del Museo, fu costruito nel \u2018700 dall\u2019antica famiglia sarnese degli Ungaro, costituisce uno dei massimi esempi di architettura in citt\u00e0 e racchiude tutte le caratteristiche delle dimore patrizie sarnesi settecentesche, le quali si richiamano alla grande tradizione dell\u2019 architettura napoletana coeva. \n\nIl Museo, inaugurato il 1 luglio 2011, presenta i reperti degli scavi archeologici nella Valle del Sarno, dall'et\u00e0 preistorica sino al periodo medievale. Molti sono i corredi funerari provenienti dalle necopoli del territorio e, di grande interesse, le ricostruzioni delle tombe a cassa - di et\u00e0 ellenistica, seconda met\u00e0 del IV sec. a.C. -, rinvenute in localit\u00e0 Galitta del Capitano, con pitture funerarie mirabilmente conservate che rappresentano scene caratteristiche quali il *ritorno del guerriero accolto dalla famiglia*.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia,","lng":"14.62229","lat":"40.81247","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-nazionale-della-valle-del-sarno"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.389968,41.03403],"properties":{"nome":"Museo archeologico di Calatia","descrizione":"Il Museo Archeologico di Calatia ha sede nel Casino di Starza Penta, una delle pi\u00f9 significative testimonianze storiche e monumentali di Maddaloni ed una delle residenze principali dei Carafa della Stadera che ebbero in feudo Maddaloni dal 1465.\n\nIl Museo \u00e8 stato inaugurato nel 2003. L\u2019esposizione archeologica si articola su due piani e presenta i reperti provenienti dalle necropoli di Calatia e dall\u2019area urbana in un arco cronologico compreso tra la fine dell\u2019VIII sec. a. C. e l\u2019et\u00e0 tardo romana.\nIl percorso di visita si sviluppa su un doppio binario, l\u2019esposizione archeologica da una parte e l\u2019edificio storico recuperato nella sua volumetria e nel suo prezioso apparato decorativo, dall\u2019altra. Al piano terra, nelle stanze che venivano utilizzate per le attivit\u00e0 agricole, vi \u00e8 la prima sezione del Museo dedicata al territorio, alla citt\u00e0 e alle necropoli. La visita prosegue al piano superiore, negli antichi ambienti privati e di rappresentanza e organizzati in \u201cquarti\u201d, dove i reperti testimoniano la storia della viabilit\u00e0, delle aristocrazie tra VI e V sec. a. C., la vita delle donne e degli uomini in et\u00e0 orientalizzante.\nE\u2019 possibile visitare anche la raffinata cappella settecentesca, piccolo edificio a pianta centrale con tre altari in marmo e volta a botte, decorata con stucchi bianchi e oro. L\u2019allestimento si avvale di un moderno linguaggio multimediale. Nella sezione dedicata alla viabilit\u00e0 c\u2019\u00e8 la libreria virtuale, dove \u00e8 possibile \u2018sfogliare\u2019 volumi che illustrano alcune delle strade principale e offrono alcune notizie sugli itinerari antichi, i mezzi di trasporto, le stazioni di posta e le tecniche di costruzione.\nLa sala \u2018immersiva\u2019, segue la ricostruzione del tratto dell\u2019Appia da Calatia a Roma e proietta il visitatore in un ideale cammino realizzato attraverso una dimensione spazio-temporale.<\/p>\nFilmati didattici scorrono su schermi LCD installati nelle sale, un tavolo multi-touch interattivo introduce ai percorsi di visita. I supporti a stampa sono tutti dotati di QRcode; sono presenti pannelli in braille, podcast audio\/video in italiano\/inglese per la visita guidata al museo. Per le scuole, giochi virtuali su supporti USB.\nSul sito web del museo, virtual tour per visitare a 360\u00b0 tutti gli ambienti del Palazzo Carafa.\nIl Museo ha ricevuto una menzione speciale dalla giuria del Premio ICOM Italia 2017 per il nuovo allestimento, le sale multimediali, l\u2019attivit\u00e0 didattica e l\u2019impegno.\n\n## Casino di Starza Penta \nLe prime notizie sul Palazzo risalgono al 1552 e viene citato come \u2018Starza della masseria delle Torri\u2019 nell\u2019atto di donazione che Diomede II fa alla moglie Roberta di Stigliano. Lo si ritrova poi citato nel 1610 tra i beni di Diomede IV con il nome di Starza Penta. La struttura della masseria, nella fase cinquecentesca, si presentava fortificata con torrette di avvistamento, di cui ne restano due, e tracce si conservano anche a livello di fondazione, nel corpo principale e nel cortile.\nCon l\u2019ascesa al potere del settimo Duca Marzio III (1660-1703), la masseria subisce un radicale intervento di restauro e viene trasformata in Casino da Caccia e villa d\u2019ozio, senza rinunciare alla vasta attivit\u00e0 produttiva che contava su una tenuta di 70 moggi.\nDurante il regno di Carlo III di Borbone l\u2019edificio conobbe il periodo di maggiore lustro, spesso ospitava il sovrano nelle sue frequenti battute di caccia. Partito Carlo III per la Spagna, nel 1759 per il Casino cominci\u00f2 un lento declino. Passato agli inizi dell\u2019800 ai Carafa del ramo dei Colubrano, fu requisito nel 1850 per alloggiare un contingente di soldati del 13\u00b0 \u201cCacciatori Svizzero\u201d. Restituito ai Carafa nel 1855, nell\u2019anno successivo fu acquistato dal notaio Raffaele Palladino che ne risistem\u00f2 la facciata. L\u2019assetto attuale rispecchia quello del restauro voluto da Marzio III, solo parzialmente modificato dai successivi interventi tesi a trasformare la struttura da Casino da Caccia a fabbricato urbano alla met\u00e0 del 1800.\nNel 1939 fu espropriato e assegnato prima al Demanio Militare e poi dal 1993 a quello Storico Artistico, attualmente in uso al Polo museale della Campania.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.389968","lat":"41.03403","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-di-calatia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.334808,41.32688],"properties":{"nome":"Museo archeologico dell'antica Allifae","descrizione":"Il Museo archeologico di Alife \u00e8 uno dei musei territoriali realizzati per conoscere e valorizzare il patrimonio storico-archeologico dell\u2019area, contribuendo a rivitalizzare, anche dal punto di vista socio-economico e culturale, uno dei significativi centri della Campania interna. Le raccolte testimoniano la storia e la cultura delle popolazioni che abitarono nell\u2019antichit\u00e0 il territorio del Matese-casertano, dalla preistoria all\u2019epoca romana. L\u2019allestimento presenta numerosi reperti - armi e strumenti litici, vasellame ceramico e vitreo, oggetti in metallo - distinti per contesti cronologici e territoriali (monte Cila, Roccavecchia di Pratella, materiali provenienti da necropoli), illustrati con pannelli esplicativi corredati di documentazione grafica e fotografica. E\u2019 esposto anche parte di un affresco in IV stile proveniente da una *domus* romana lungo il *decumanus maximus* della citt\u00e0 antica, esplorata agli inizi degli anni Novanta del XX secolo.\n\nIn una sala sottostante sono stati collocati anche frammenti di pavimenti a mosaico con decorazioni geometriche bianco-nere databili tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. asportati da altre case della citt\u00e0 antica. Questi reperti costituiscono altrettante testimonianze della fase romana della colonia, che insieme alle sculture, alle iscrizioni e ad altri oggetti, provenienti dalle recenti indagini eseguite nel centro urbano di Alife e nel territorio circostante, saranno inseriti nella sezione relativa al periodo romano nel progetto di ampliamento del museo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"14.334808","lat":"41.32688","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-dell-antica-allifae"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.80449,40.704784],"properties":{"nome":"Museo citt\u00e0 creativa","descrizione":"Il Museo \u00e8 un centro dinamico di sperimentazione, esposizione e documentazione della ceramica. Si innesta su di un territorio dal retroterra storico-artigianale contraddistinto fin dal Medioevo dalla estrazione, esportazione e trasformazione dell\u2019argilla. Sono visitabili siti unici quali le fornaci a fascine, sopravissute fino all\u2019Ottocento in piena attivit\u00e0. Due di queste sono state ristrutturate e vengono periodicamente attivate secondo lo stesso rituale dell\u2019Ottocento.\n\nI vecchi magazzini terranei di propriet\u00e0 comunale sono divenuti sede del Museo e presso di esso si sono realizzati vari arredi urbani, nonch\u00e9 periodicamente una serie di eventi espositivi (biennali, mostre sperimentali) cui hanno partecipato artisti architetti, associazioni.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"14.80449","lat":"40.704784","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-citta-creativa"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.25347,41.080547],"properties":{"nome":"Museo archeologico dell'antica Capua e Mitreo","descrizione":"L\u2019istituzione del Museo Archeologico dell\u2019Antica Capua nasce dall\u2019esigenza di presentare, secondo i pi\u00f9 moderni criteri espositivi, i materiali rimessi in luce nel corso degli scavi effettuati nella seconda met\u00e0 del XX secolo in quello che fu il territorio di Capua. Nel Museo gli oggetti sono illustrati in ordine cronologico e secondo i contesti di scavo, le sale sono corredate da pannelli esplicativi e le vetrine da didascalie per facilitare l\u2019approccio ad oggetti inusuali per un osservatore moderno.\nAlle dieci sale gi\u00e0 aperte, nelle quali sono esposti i materiali dal X al I secolo a.C., seguiranno, secondo il futuro allestimento, quelle con le testimonianze della piena et\u00e0 imperiale, fino alla decadenza della citt\u00e0 nel IX secolo d.C.\n\nIl percorso museale inizia con reperti dell\u2019et\u00e0 del Bronzo, databili tra il XVI ed il XIV secolo a.C., modesti corredi costituiti da vasellame di impasto e punte di freccia provenienti da una piccola necropoli scoperta poco a sud dell\u2019Agnena nella localit\u00e0 Strepparo. Le successive due sale sono dedicate all\u2019et\u00e0 del Ferro, cui si riferiscono i corredi tombali risalenti al periodo compreso tra il IX ed il VII secolo a.C. Seguono oggetti di origine etrusca (bacini bronzei con orlo perlinato e vasi di bucchero), greca fra cui *oinochoai* trilobate (brocche per il vino) e *kotylai* (tazze) e *danubiana* (ambra).\nIl vasellame di impasto, prodotto localmente, conserva forme molto peculiari (*capeduncola*) o imita materiale di importazione. \nLa quarta sala introduce al tema delle produzioni del periodo orientalizzante, caratterizzato dall\u2019assorbimento di modelli culturali greci (ceramiche di tipo protocorinzio e corinzio). Nella zona di Capua ci\u00f2 avviene anche attraverso il contatto con gli Etruschi (vasi in bucchero, poi prodotti anche localmente; *aryballoi* etrusco-corinzi (piccoli vasi per contenere unguenti e profumi).\n\nInteressanti esempi di attestazioni della bronzistica antica sono il cratere laconico ed il calderone ad anse mobili, appartenenti ad uno dei corredi presentati. Si prosegue con reperti di produzione locale del VI secolo a.C., rinvenuti in uno scavo presso una fornace arcaica, dove si producevano tegole. Nelle sale quinta e sesta sono esposte statuette votive ed antefisse (a palmetta, a testa di Gorgone o di Acheloo). Nella settima sala sono proposti reperti del periodo arcaico (VI-V secolo a.C.), con numerose ceramiche di importazione, coppe ioniche e vasi attici a figure nere e rosse con scene mitologiche, insieme ad altri esemplari di produzione locale con decorazioni a figure nere o motivi non figurati. La sala successiva documenta l\u2019affermarsi dei Sanniti sugli Etruschi alla fine del V secolo a.C.: i corredi tombali maschili appaiono ora caratterizzati dalle armi, mentre in quelli femminili sono presenti gioielli in oro e vasi figurati. Nella stessa sala \u00e8 anche ricostruita una tomba a camera con raffigurazione del defunto accolto nell\u2019aldil\u00e0 in scala naturale. Seguono le tombe a cassa dipinta, della fine del IV secolo a.C., ed i corredi con i vasi a figure rosse di produzione cumana, ampiamente diffusi nel territorio capuano. L\u2019ultima sala presenta infine oggetti provenienti dai recenti scavi presso i santuari della zona, in particolare da quello, ritrovato, del Fondo Patturelli.\n\n##Il Mitreo\nPoco distante dal Museo archeologico dell\u2019antica Capua si trova il Mitreo, luogo dedicato al culto di Mitra, antica divinit\u00e0 di origine persiana, costituisce uno dei maggiori esempi tra i rari santuari mitraici con decorazione pittorica. La sala principale, ha una pavimentazione in cocciopesto con frammenti di marmo inseriti ed \u00e8 coperta da una volta a botte; sui lati lunghi sono addossati i banconi in muratori (praesepia) con il piano inclinato verso la parete, muniti di piccole vasche e pozzetti per abluzioni purificatrici, su cui sedevano gli iniziati al culto durante le cerimonie e si appoggiavano i cibi e le lucerne. Sulla parete di fondo, sopra l\u2019altare, \u00e8 dipinto un affresco raffigurante Mitra che uccide il toro. \nLa scena si svolge davanti all\u2019 ingresso di una grotta, che risalta sul fondo chiaro del cielo, in presenza di alcuni personaggi; al centro \u00e8 rappresentato il dio che punta al ginocchio sinistro sulla groppa dell\u2019animale con la gamba destra tesa all\u2019indietro e puntata a terra, mentre con la mano sinistra afferra il muso della bestia per immobilizzarla e colpirla alla gola con il pugnale tenuto nella destra. Il toro bianco \u00e8 ritratto in una smorfia di dolore e con le zampe piegate. Mitra \u00e8 raffigurato giovane, abbigliato con il colorato costume orientale: al di sotto di un berretto frigio rosso con bordure in verde ed oro spuntano i capelli ricci con le ciocche scomposte, che circondato il volto del dio, in parte lacunoso, ritratto in posizione frontale. Sulle sue spalle \u00e8 fissato un mantello rosso con ricami in oro all\u2019esterno e celeste con sette stelline dorate all\u2019interno, che si gonfia a creare una volta stellata con evidente allusione ai sette pianeti. Una corta tunica cinta in vita \u00e8 indossata al di sopra di una casacca con lunghe maniche e delle anassiridi (pantaloni) di colore rosso con bordure verde ed oro. Dalla ferita del toro sgorgano rivoli di sangue che un cane corre a leccare, mentre uno scorpione punge i testicoli dell\u2019animale moribondo ed un lungo serpente striscia sotto il suo ventre per succhiarne il sangue. Ai lati sono due portatori di fiaccole (dadophoroi) vestiti in abito frigio ed armati di arco e frecce. In basso a sinistra della grotta \u00e8 raffigurata la testa barbata di Oceano, a destra quella della Terra con i capelli verdastri a simboleggiare la vegetazione; in alto, nel cielo sono a sinistra il Sole, con mantello rosso e corona di raggi dalla quale se ne diparte uno pi\u00f9 lungo verso Mitra, ed a destra la Luna, caratterizzata dalla falce e dai lunghi capelli. Sulla lunetta della parete orientale \u00e8 raffigurata su una biga la Luna, vestita con un mantello bianco svolazzante, che regge le redini ed incita con la frusta i due cavalli bianco e scuro. Sulle pareti laterali, presso l\u2019ingresso, sono rappresentati altri due dadophoroi, sempre in abito frigio, che reggono le fiaccole e di ramoscelli sacri dei sacerdoti persiani. Sulle facciate dei podi sono raffigurate scene di iniziazione dell\u2019adepto, il quale, nudo ed accompagnato da sacerdoti attraversa i vari gradi di purificazione. \nSulla parete Sud \u00e8 infine fissato un rilievo in marmo, contornato di colore rosso, con la rappresentazione di Amore e Psiche. Questo soggetto, simbolo dell\u2019amore mistico caro alle rappresentazioni funerarie, presente anche nella religione cristiana primitiva, non \u00e8 comunemente rappresentato nei mitrei, per cui si ritiene trattarsi di un reimpiego successivo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"14.25347","lat":"41.080547","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-dell-antica-capua-e-mitreo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.494223,40.568928],"properties":{"nome":"Museo-Antiquarium civico di Caggiano","descrizione":"I locali che ospitano il museo coprono una superficie espositiva di 146 mq. complessivi disposti su due piani e divisi in sei sale. \nVi \u00e8 inoltre una sede distaccata nel Centro Storico di Caggiano che dispone di altri 33 mq di superficie espositiva, anch\u2019essi disposti su due piani.\n\nIl Museo raccoglie beni di tipo artistico \u2013 storico - demoetnoantropologico \u2013 archeologico; sono presenti le seguenti collezioni:\n1.\tMostra permanente della Polizia di Stato;\n2.\tMostra archeologica con reperti monumentali e presenza di tomba medioevale denominata \u201cMonumento Funerario degli Insteii\u201d;\n3.\tAntiquarium allestito dalla Soprintendenza;\n4.\tMostra \u201cI bambini nel mondo\u201d;\n5.\tMostra sul brigantaggio (costituito da circa 100 immagini);\n6.\tMostra sull\u2019ebanista \u201cCafaro Fortunato\u201d;\n7.\tMostra permanente su \u201cGandhi\u201d frutto di donazioni effettuate direttamente dall\u2019Ambasciata indiana (grazie agli ottimi rapporti di interscambio \u00e8 stato eretto busto di Gandhi in una piazzetta del Paese);\n8.\tArchivio storico dal 1700 in poi;\n9.\tArchivio completo sulla \u201cRepubblica Napoletana del 1799\u201d;\n\nSono, altres\u00ec, presenti presso il Castello Medioevale l\u2019archivio donato dalle famiglie Isoldi e Pucciarelli, la mostra permanente dell\u2019Artista Carla Viparelli ed \u00e8 inoltre aperto al pubblico il cantiere di restauro di dipinti provenienti dalle Chiese di S. Caterina e di S. Maria dei Greci, allestito e condotto dalla Soprintendenza per i BSAE di SA e AV;\n\nSi segnala che adiacente al Museo \u00e8 presente la Biblioteca Comunale di Caggiano **Nicola Lamattina** con un cospicuo patrimonio librario circa 5.752 volumi.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Altro, Altro","lng":"15.494223","lat":"40.568928","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-antiquarium-civico-caggiano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.611231,40.742607],"properties":{"nome":"Museo Alfonsiano","descrizione":"Nei locali dell\u2019imponente complesso settecentesco costituito dalla Casa religiosa, costruita nel 1742 da S. Alfonso Maria de\u2019 Liguori e dalla Basilica dedicata allo stesso Santo, sono ubicati il Museo Alfonsiano, la Pinacoteca, l\u2019Archivio della Provincia religiosa della Congregazione del SS. Redentore (Padri Redentoristi) e la Biblioteca.\n\nIl Museo, inaugurato nel 1990 da Papa Giovanni Paolo II, raccoglie in un itinerario agevole e coerente tutti i ricordi di S. Alfonso Maria de\u2019 Liguori, disposti ordinatamente negli stessi ambienti da lui abitati e permette al visitatore di ripercorrere la sua vita, dalla giovinezza all\u2019estrema vecchiaia. Il clavicembalo su cui compose il celebre canto natalizio \u201cTu scendi dalle stelle\u201d, il presepe in ceramica di Capodimonte e i dipinti di scuola napoletana esprimono anche i gusti artistici della Napoli del Settecento. Le vesti liturgiche, le lettere autografe, i suoi libri, gli strumenti di penitenza, la sedia a due ruote e, infine, la maschera di cera che reca l\u2019ultima impronta del suo volto, sono testimonianza dell\u2019impegno e del rigore morale del Santo che concluse la sua lunga e proficua vita il 1\u00b0 agosto del 1787 proprio qui, nella sua umile e austera cella, che ancora oggi si pu\u00f2 ammirare intatta nell\u2019arredo. \n\nLa Pinacoteca ospita circa 100 dipinti, tra cui numerosi ritratti del Santo. Di notevole interesse alcune opere del Cinquecento di scuola italiana e fiamminga, come la \u201cMadonna con il Bambino\u201d di Decio Tramontano e l\u2019\u201cAnnunciazione\u201d e la \u201cMadonna del Rosario\u201d di Teodoro d\u2019Errico. Spiccano inoltre esempi pregevoli di pittura napoletana del Settecento di Francesco Solimena e la sua scuola, tra cui si possono ammirare la \"Nascita della Vergine\" e la \"Nascita di S. Giovanni Battista\".","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Altro","lng":"14.611231","lat":"40.742607","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-alfonsiano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.883016,40.753803],"properties":{"nome":"Museo archeologico di Pithecusae - Villa Arbusto","descrizione":"II Museo illustra la storia dell'isola d'Ischia dalla preistoria all\u2019et\u00e0 romana ed impegna il primo piano del plesso principale di Villa Arbusto. Al piano terra \u00e8 previsto anche l\u2019allestimento di una Sezione Geologica, destinata ad illustrare in che misura, in un\u2019isola vulcanica quale \u00e8 Ischia, i fenomeni vulcano-tettonici abbiano influito sulla vita dei suoi abitanti. Per l\u2019et\u00e0 preistorica la conoscenza degli insediamenti umani \u00e8 abbastanza lacunosa: appartengono al Neolitico medio-superiore i materiali, ceramici e litici, rinvenuti in localit\u00e0 Cilento, presso il cimitero di Ischia; mentre un villaggio databile dalla media et\u00e0 del Bronzo all\u2019et\u00e0 del Ferro \u00e8 stato individuato sulla collina del Castiglione, presso Casamicciola. \n\nNumerosi ed importantissimi, invece, sono i reperti relativi all\u2019insediamento greco di Pithecusae, fondato nel secondo quarto dell\u2019VIII secolo a.C. da Greci provenienti dall\u2019isola di Eubea, recuperati grazie agli scavi condotti ad Ischia da Giorgio Buchner a partire dal 1952. Dopo una sezione destinata ad illustrare la rete delle relazioni commerciali che i Pithecusani svilupparono con il Vicino Oriente e Cartagine, la Grecia e la Spagna, l\u2019Etruria meridionale, sino alla Puglia, alla Calabria ionica ed alla Sardegna, l\u2019esposizione prosegue presentando parte dei corredi funerari della necropoli ubicata nella valle di San Montano ed usata come luogo di sepoltura per un millennio, a partire dalla met\u00e0 dell\u2019VIII secolo a.C. Provengono dalla necropoli i pi\u00f9 celebri vasi pithecusani, dal cratere tardo-geometrico di produzione locale decorato con scena di naufragio, alla famosa tazza da Rodi sulla quale fu inciso dopo la cottura, dunque sicuramente a Pithecusae, in alfabeto euboico da ricordare a questo proposito che l\u2019alfabeto rappresenta uno dei tasselli fondamentali del patrimonio di conoscenze che le popolazioni dell\u2019Italia centrale mutuarono dai Greci di Pithecusae un epigramma in tre versi che allude alla celebre coppa di Nestore descritta nell\u2019Iliade. Gi\u00e0 agli inizi del VII secolo a.C., per motivi politici legati allo sviluppo della colonia di Cuma sulla terraferma, si registra un progressivo declino dell'importanza di Pithecusae. Dei templi che dovevano sorgere sull'acropoli del Monte di Vico rendono comunque testimonianza le terrecotte architettoniche, tra le quali si segnala la sima laterale con gocciolatoio in forma di testa di ariete rinvenuta tra i materiali di scarico dell\u2019acropoli. Da questo stesso deposito proviene un\u2019ingente quantit\u00e0 di quella ceramica da mensa, tutta verniciata di nero, del tipo detto \u201cCampana A\u201d che, in et\u00e0 ellenistica, viene prodotta ad Ischia ed esportata in Africa, Spagna e Francia meridionale. \n\nIn et\u00e0 romana l\u2019isola, che assunse il nome di Aenaria, fu flagellata da numerose eruzioni vulcaniche, tanto che i Romani non vi si stabilirono cos\u00ec massicciamente come, ad esempio, nei vicini Campi Flegrei. Le principali attestazioni di questo periodo consistono, pertanto, non solo nelle pur numerose tombe romane, dal corredo assai povero, delle quali \u00e8 esposta una selezione, ma soprattutto nei rilievi votivi in marmo dal santuario delle Ninfe, presso Nitrodi (Barano), e nei lingotti in piombo e stagno della fonderia sommersa di Carta Romana (Ischia), dove si lavorava il piombo importato dalle miniere spagnole di Cartagena, grazie alle capacit\u00e0 imprenditoriali degli Atellii, una gens campana nota da bolli presenti su lingotti databili tra la fine della Repubblica e la prima met\u00e0 del I secolo d.C.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Altro,","lng":"13.883016","lat":"40.753803","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-di-pithecusae-villa-arbusto"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.693392,40.683216],"properties":{"nome":"Museo dell\u2019Abbazia della SS. Trinit\u00e0","descrizione":"La Badia di Cava de\u2019 Tirreni si avvicina al compimento di un millennio di vita: dieci secoli di storia monastica ininterrotta da quando, nel 1011, Sant\u2019Alferio fond\u00f2 quel cenobio con felice intuizione nella scelta del sito. \n\nUna inesauribile vitalit\u00e0 e una illuminata politica culturale hanno caratterizzato questa ed altre famose badie benedettine sulla scia della celebre Abbazia di Montecassino, che fu in passato anche modello di fasto e di eleganza. Del resto, le prospere finanze della badia cavense, detentrice di vasti possedimenti nel Mezzogiorno, consentivano agli abati di ingaggiare gli artisti pi\u00f9 prestigiosi e aggiornati del momento e di utilizzarne altri, di minore livello, in maniera pi\u00f9 continua. \nMolte opere si possono ammirare nella collocazione originaria o in quella acquisita nel corso dei vari ammodernamenti, altre furono sistemate nel Museo che occupava tre suggestive sale appartenenti all\u2019antico Palatium della fine del XIII secolo, riservato agli ospiti. \nAltre opere sono entrate a far parte delle collezioni del monumento in momenti successivi all\u2019esecuzione, come la pala dipinta per la chiesa di S. Cesareo da Agostino Tesauro o il tondo eseguito da Francesco Penni su disegno di Raffaello. Alla vasta campionatura di protomi, anfore, sarcofagi romani e frammenti di sculture medievali della prima sala seguono, esposti nella magnifica sala duecentesca, preziosi ed eleganti pitture tre-quattrocentesche di scuola senese, una statua lignea policroma raffigurante una Madonna con Bambino riferibile allo stesso arco temporale e un\u2019ampia raccolta di dipinti su tavola del Cinquecento.\n\nLa nutrita sequenza di dipinti su tela, ai quali, anche per la lunga permanenza in deposito, \u00e8 venuto a mancare il vaglio della critica pi\u00f9 aggiornata, \u00e8 ospitata nella sala recentemente ristrutturata. Essenziali o idilliche interpretazioni di famosi argomenti biblici, affollate scene di battaglia o di mistiche riunioni, imponenti raffigurazioni di dottori della chiesa e di estatici santi consentono un percorso ideale che abbraccia due secoli di pittura, il XVII e il XVIII, in significative manifestazioni di fattura naturalistica, classicista o barocca e nel formato del grande quadro o del bozzetto.\n\nNelle vetrine sono esposti oggetti in metallo, porcellana, avorio e ceramica, di epoche e botteghe diverse.\nEmergono tra gli altri una cassettina eburnea del XII secolo di delicata fattura bizantina, rari esemplari di ceramica medievale, probabilmente prodotti nelle stesse officine conventuali, una pregevole campionatura di piatti di botteghe abruzzesi del secolo XVIII secolo, mattonelle maiolicate di manifattura quattrocentesca napoletana e preziosi paramenti liturgici. Una carta nautica del secolo XIV e alcuni corali, sistemati in due bacheche, forniscono solo un saggio del prezioso materiale cartaceo e pergamenaceo che la Badia custodisce nel ricchissimo archivio.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.693392","lat":"40.683216","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-dellabbazia-della-ss-trinita"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.364086,40.787304],"properties":{"nome":"Museo della marineria Torrese","descrizione":"Il piccolo Museo \u00e8 situato nello storico edificio delle Ferrovie dello Stato. All\u2019interno della sala \u00e8 possibile individuare alcune sezioni che nel corso degli anni si arricchiranno di ulteriori oggetti e documenti inerenti la storia della marineria torrese e che qui di seguito vengono elencati:\n- Raccolta di arnesi legati alla lavorazione nei Cantieri\n- Biografia di molti Maestri d\u2019Ascia e storia dei Cantieri Navali\n- Modellismo della nautica torrese\n- Modellismo classico per uso didattico\n- Attrezzature di bordo e strumenti nautici \n- Strumenti per la sicurezza in mare \n- Repertorio fotografico dedicato agli armatori torresi, con foto d\u2019epoca di quell\u2019epopea straordinaria che nell\u2019Ottocento e nei primi decenni del secolo scorso ha posto le premesse dell\u2019economia e del benessere della Citt\u00e0\n- Documenti riguardanti le Arti antiche della marineria torrese (velai, calafati, segantini, funari) \n\nNon poteva mancare una sezione dedicata alla nostra Marina Militare Italiana e quella che ricorda la straordinaria impresa del Comandante Ajmone Cat in Antartico. La documentazione riguardante la \u201cGente di Mare\u201d (quella che, ha permesso alle flotte italiane, mercantili e passeggeri, di poter solcare i mari di tutto il mondo) \u00e8 per ora raccolta su Cd e DVD e visionabile attraverso l\u2019uso di un computer. Uno degli obbiettivi di questo Museo \u00e8 quello di fornire ai giovani, quegli elementi culturali, sociali e artistici (per molto tempo dispersi ) della nostra tradizione marinara. Il Museo, quindi, luogo storico e didattico di una memoria collettiva: un messaggio scritto dalla Sezione Lega Navale di Torre del Greco per questa e per le prossime generazioni di cittadini torresi.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Storia,","lng":"14.364086","lat":"40.787304","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-marineria-torrese"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.254746,41.45347],"properties":{"nome":"Museo delle arti e tradizioni popolari di Letino","descrizione":"Il ricco patrimonio delle tradizioni, delle superstizioni e delle arti della civilt\u00e0 agro - pastorale di Letino, un piccolo centro sito nel cuore della Montagna del Matese, notevole materiale etnografico e dei diversi modi della \"\"vestitura popolare\"\" delle donne di Letino, una delle realt\u00e0 pi\u00f9 interessanti dal punto di vista culturale, tradizionale e folcloristico dell'intera area geografica del Matese.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.254746","lat":"41.45347","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-delle-arti-e-tradizioni-popolari-di-letino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.230544,40.41667],"properties":{"nome":"Museo della cultura e civilt\u00e0 contadina di Castel San Lorenzo","descrizione":"Il Museo \u00e8 nato da un progetto scolastico della locale scuola media nel lontano 1997 ed \u00e8 andato via via arricchendosi di nuovi reperti attraverso un\u2019opera di ricerca fatta dagli stessi alunni nelle campagne del paese, nelle cantine, negli opifici artigianali. Una ricerca del tempo perduto per far rivivere attraverso gli oggetti, gli odori, i sapori, le gioie, le amarezze, i dolori, la miseria e la ricchezza della civilt\u00e0 contadina. Castel San Lorenzo \u00e8 stato in passato ed \u00e8 oggi soprattutto un paese di olio e di vino. Gli oggetti non possono che ricalcare tale vocazione e quindi, nel Museo troviamo: la quarta, l\u2019otre, la tina , il tinieddu, la votta, il vottacchio, il mastieddu, u\u2019 stringituru, u dicalitru, a pompa, u filtru, ecc., ma certamente non si poteva vivere solo di vino e di olio. La civilt\u00e0 contadina si caratterizza per una certa autarchia e quindi, la gente, per vivere, doveva produrre tutto l\u2019occorrente dalla pasta alla carne. Nel paese, infatti , se andiamo indietro nel tempo di almeno una cinquantina di anni, vi era una sola macelleria e vendeva solo carne di capra che la gente comprava soprattutto nei giorni di festa. Nel Museo troviamo quindi: varie falci per mietere il grano, ferri che davano forma ai vari tipi di pasta, trappole per topi che del grano facevano incetta, le attrezzature che servivano per la lavorazione del maiale, dall\u2019allevamento fino alla conservazione. \n\nVari sono anche gli strumenti che riguardano il mondo artigianale. I contadini stessi intrecciavano vimini ricavandone cesti, sedie, tavoli ma c\u2019erano anche valenti artigiani che lavoravano il legno, la pietra, il ferro. E\u2019 tutto un mondo austero che rivive e palpita e d\u00e0 insegnamenti alle nuove generazioni purtroppo educate al consumismo, figli, vittime e carnefici della globalizzazione.\nIl punto dolente del Museo \u00e8 la sede: l\u2019Amministrazione Comunale sta cercando dei locali idonei, ma al momento \u00e8 ancora ubicato presso la scuola media ove si sta procedendo ad una risistemazione e ad una riclassificazione degli oggetti stessi con l\u2019indicazione filologica dei termini.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Storia","lng":"15.230544","lat":"40.41667","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-cultura-e-civilta-contadina-di-castel-san-lorenzo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.269569,40.916607],"properties":{"nome":"Museo della cultura contadina e degli antichi mestieri \"A. De Rosa\"","descrizione":"Arzano nasce come territorio facente parte della Liburia, oggi Terra di Lavoro, che attraverso opere di bonifica diventa un paese agricolo che si \u00e8 distinto soprattutto per la lavorazione della canapa. Infatti il segno di tale produzione \u00e8 rimasto nella tradizione plurisecolare fino a costituire l\u2019emblema dello stemma comunale di Arzano.\nEd \u00e8 ad Arzano, infatti, che si intende rendere omaggio alla tradizione e alla nostra memoria storica realizzando il \u201cMuseo della Cultura Contadina e Antichi Mestieri Antonio De Rosa\u201d. Lo status di Museo regionale \u00e8 stato riconosciuto dalla Regione Campania, Settore Musei e Biblioteche, con Delibera n\u00b0588 del 2\/08\/2010. A tutt\u2019oggi risulta essere l\u2019unico Museo presente nella provincia nord di Napoli.\n\n## Il Museo:\nLa realizzazione del Museo \u00e8 stata resa possibile grazie alla generosit\u00e0 di un cittadino arzanese, il Sig. Antonio De Rosa, che ha donato gli attrezzi della sua collezione privata. Il Museo si compone, in maniera articolata, di vari oggetti, tutti attinenti all\u2019attivit\u00e0 contadina e ai mestieri pi\u00f9 antichi, disposti per aree tematiche con lo scopo di rievocarne il percorso nella storia.\nIn particolare, si divide in sei sezioni: l\u2019aratura dei campi, la vendemmia, gli attrezzi agricoli, la civilt\u00e0 della canapa e del lino, oggetti di uso quotidiano e gli antichi mestieri.\nAttraverso questo percorso avrete la possibilit\u00e0 di scoprire i modi, gli usi e le tradizioni agricole che conservano ancora oggi intatto tutto il fascino di quel rapporto \"uomo-lavoro-natura\", faticoso e antico come la storia dell\u2019uomo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Etnografia e antropologia,","lng":"14.269569","lat":"40.916607","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-cultura-contadina-e-degli-antichi-mestieri-a-de-rosa"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.32283,40.932877],"properties":{"nome":"Museo della civilt\u00e0 contadina e artigiana di Andretta","descrizione":"Situato nella **Valle dell\u2019Ofanto**, il paese di **Andretta** \u00e8 arroccato intorno all\u2019antico castrum, probabilmente di origini normanne. Il territorio presenta tracce di presenze umane risalenti all\u2019et\u00e0 del Bronzo e testimonianze di insediamenti sannitici (IV secolo a.C.) e romani. Andretta, citata per la prima volta in un documento del 1124, fu propriet\u00e0 dei signori normanni di Folleville; in seguito, appartenne agli Zurlo, ai Caracciolo e, infine, alla famiglia Imperiale. Di antica matrice contadina, la localit\u00e0 si \u00e8 sviluppata anche sotto il profilo industriale, da qualche decennio a questa parte, per iniziativa di giovani imprenditori locali. \n\nLa prima sala del Museo conserva reperti archeologici ritrovati nel territorio andrettese. In quelle successive sono ricostruiti gli ambienti domestici e lavorativi caratteristici del luogo. Lo Spazio del contadino espone un aratro in legno e ferro, un frangizolle, erpici di diversi tipi usati per sminuzzare le zolle, vomeri, lame di aratro in ferro, picconi, tridenti e un tagliafieno. Nella medesima sala sono esposti una serie di bilancini, contenitori e utensili usati per la produzione del vino: tinelli, imbuti, barili e fiaschi. \nLa sezione Vita quotidiana conserva attrezzi per l\u2019uccisione del maiale: legacci, divaricatore, mannaia, accoratoio, coltelli, imbuti e macchinetta per la produzione dei salumi. Si passa, poi, all\u2019Angolo del maniscalco, dove \u00e8 possibile vedere uno scanno e i vari ferri usati per ferrare cavalli, asini e buoi. \nL\u2019Angolo del falegname conserva un tornio, seghe di diverso tipo (saracco, gattuccio), pialle, morsetti, squadra, trapani, martelli, tenaglie e cesoie. L\u2019Angolo del calzolaio presenta un deschetto sul quale sono collocati numerosi modelli di calzature e attrezzi vari: punteruoli, marcapunti e pinze. Infine, nella zona riservata alla maglieria, troviamo un arcolaio in legno, fusi, una macchina per cucire e pesi per la maglieria.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"15.32283","lat":"40.932877","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-civilta-contadina-e-artigiana-di-andretta"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.331573,41.054245],"properties":{"nome":"Museo della civilt\u00e0 contadina di San Nicola La Strada","descrizione":"Il Museo \u00e8 ubicato nel Complesso Borbonico del Real Convitto di Santa Maria delle Grazie. Un complesso di valore storico-architettonico ubicato in pieno centro storico e culminante nella bellissima chiesa, di scuola Vanvitelliana, di Santa Maria delle Grazie sulla oblunga Piazza Parrocchia, ampio slargo lungo il tracciato della millenaria Via Appia.\n\nL\u2019esposizione \u00e8 allestita all\u2019interno di un salone, denominato Salone Borbonico, di circa 500 mq di superficie e accoglie anche uno spazio per convegni ed il Presepe Permanente Comunale; comprende anche un giardino esterno per esposizioni temporanee all\u2019aperto e performance di natura artistica e culturale. \nNon vi sono barriere architettoniche e tutti gli spazi risultano essere accessibili e visitabili.\nIl Museo ha ottenuto nel gennaio del 2009 il Riconoscimento dal Settore Musei della Regione Campania di Museo di interesse Regionale.\n\nL\u2019attuale allestimento vede l\u2019area espositiva suddivisa per ambientazioni che rappresentano i vari contesti di vita dell\u2019epoca che va dagli albori del Novecento alla met\u00e0 dello stesso secolo riferiti alla societ\u00e0 e alla cultura del tempo presenti sul territorio e cio\u00e8 alla societ\u00e0 e alla cultura contadina originaria di tutta l\u2019area.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"14.331573","lat":"41.054245","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-civilta-contadina-di-san-nicola-la-strada"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.555858,41.283348],"properties":{"nome":"Mostra permanente della ceramica antica e moderna","descrizione":"L\u2019Associazione Nicola Giustiniano \u00e8 stata costituita nel 1994 avendo come intento la valorizzazione, tutela e promozione delle tradizioni storiche, artistiche ed artigianali del Comune di San Lorenzello e della Valle del Titerno. Come primo atto fu organizzato un Centro di Esposizione della Ceramica Antica e Moderna nei locali dell\u2019ex Convento dei Carmelitani a San Lorenzello messo a disposizione dall\u2019Amministrazione Comunale.\n\n#Le Sezioni\n\nLa sezione di Ceramica Antica nacque grazie alla generosit\u00e0 e alla disponibilit\u00e0 di privati cittadini e Enti che vollero donare o affidare all\u2019Associazione ceramiche di grande pregio che furono esposte in vetrine appositamente approntate da un esperto artigiano laurentino. Con gli anni tale raccolta \u00e8 stata incrementata grazie anche a contributi regionali (l.R. 4\/83) e, attualmente, \u00e8 costituita da circa 40 ceramiche del Settecento, Ottocento e Novecento.\nLa Sezione di Ceramica Moderna si \u00e8 sviluppata grazie all\u2019intuizione degli associati che vollero esporre opere dei pi\u00f9 affermati ceramisti italiani.\nPer contribuire alla crescita della Mostra Permanente fu organizzata, nel lontano Settembre 1995, la Prima Rassegna della Ceramica Regioni d\u2019Italia che vide la presenza di valenti ceramisti provenienti da numerose localit\u00e0 italiane.\n\nQuesta manifestazione si \u00e8 ripetuta fino alla X edizione nel 2004 e si \u00e8 svolta per i primi sei anni a San Lorenzello negli spazi messi a disposizione dall\u2019Amministrazione Comunale e dalla Parrocchia e, per i successivi quattro anni, a Cerreto Sannita nell\u2019Istituto Marzio Carafa e a Telese Terme nel parco termale. Le ultime quattro edizioni sono state contraddistinte dall\u2019introduzione di un tema cui gli artisti partecipanti dovevano attenersi (Tradizione e Devozione-Le Ceramiche del vino-Le Ceramiche da Farmacia-Idea per un monumento).\nLa partecipazione sempre pi\u00f9 numerosa e qualificata di maestri ceramisti che donavano le opere realizzate all\u2019Associazione,ha consentito di aumentare l\u2019offerta espositiva che, attualmente, consta di circa 300 opere di ceramica moderna e 40 di ceramica antica.\nSono presenti opere di artigiani dei pi\u00f9 importanti siti ceramici italiani: Assemini, Caltagirone, Squillace, Grottaglie, Vietri, Urbania, Gualdo Tadino, Civita Castellana, Castelli, Montelupo Fiorentino, Deruta, Faenza, Bassano, Sciacca, Albissola oltre alle opere di numerosi ceramisti di San Lorenzello e Cerreto Sannita.\nA seguito dello \"sfratto\" subito dall\u2019Amministrazione Comunale di San Lorenzello, la Mostra Permanente \u00e8 stata trasferita nel Salone dei Goccioloni delle Terme di Telese ove sono custodite circa 100 ceramiche moderne e nell\u2019Istituto Marzio Carafa di Cerreto Sannita ove sono esposte le ceramiche antiche e le rimanenti moderne.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte, Ceramica","lng":"14.555858","lat":"41.283348","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mostra-permanente-della-ceramica-antica-e-moderna"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.605989,40.388275],"properties":{"nome":"Museo Archeologico di Sala Consilina","descrizione":"Il Museo Archeologico di Sala Consilina ha riaperto al pubblico con un nuovo allestimento del percorso espositivo negli spazi della sede storica di via Cappuccini.\n\nL'allestimento, attraverso una selezione di materiali rinvenuti nei corredi tombali, vuole raccontare la storia e le trasformazioni dell'insediamento di Sala Consilina, a partire dal IX secolo a. C. fino al momento in cui, tra il V e il IV sec.a. C., nelle tombe compare la ceramica figurata di produzione greca e magnogreca.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia,","lng":"15.605989","lat":"40.388275","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-di-sala-consilina"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.998611,40.91626],"properties":{"nome":"Museo dei parati sacri","descrizione":"Il Museo, fortemente voluto dalla Soprintendenza ai B.A.A.A.S. di Salerno e Avellino e dal Parroco P. Mauro Giuseppe Perillo, \u00e8 stato allestito in fasi successive (1983-1997) nella Chiesa del Purgatorio e nell\u2019attigua Chiesa del Sacro Cuore di Ges\u00f9, site ambedue in Piazza Mercato a Montemarano. Questo Museo rimane ancora oggi il cuore di una delle collezioni pi\u00f9 importanti di Parati Sacri per la qualit\u00e0, la variet\u00e0 e l\u2019antichit\u00e0 dei parati custoditi ed esposti.\nIl Museo assume un ruolo fondamentale per lo studio dei tessuti e come stimolo per la creazione di strutture attente al recupero, alla conservazione, alla valorizzazione e alla fruizione del bene culturale.\n\n## La Chiesa del Purgatorio \nLa Cappella del \u201cPio Monte de\u2019 Morti\u201d \u00e8 localizzata nell\u2019 attuale Piazza Mercato, a Montemarano (AV). \nLa Chiesa viene menzionata in diverse fonti storiche e di particolare interesse risultano essere quelle settecentesche connesse al vescovato di Celestino Labonia (1670-1720), eletto dal papa Clemente X. Il vescovo Labonia fu anche molto legato al cardinale arcivescovo Orsini, nonch\u00e9 futuro papa Benedetto XIII, il quale pi\u00f9 volte si rec\u00f2 in visita a Montemarano lasciando sempre offerte cospicue per la diocesi.\nDa fonti ottocentesche si evince che la chiesa, in origine denominata \u201cChiesa di San Pietro Apostolo\u201d, appartenesse alla famiglia gentilizia D\u2019Aliasi di Montemarano e che, \u201cormai diruta\u201d, venne donata nel 1707 dalla stessa famiglia al vescovo Labonia. La cappella cimiteriale venne poi titolata dal vescovo a \u201cSanta Maria del Carmine\u201d. \nNel 1776 la chiesa venne restaurata, come dimostra l\u2019iscrizione collocata sul portale di ingresso, sotto lo stemma con i simboli del Pio Monte dei Morti.\nGli affreschi al suo interno e la simbologia della morte riportata sul portale testimoniano la sua funzionalit\u00e0 connessa ad un\u2019area cimiteriale.\nL\u2019edificio ad aula unica e a pianta rettangolare si sviluppa in senso est-ovest, con abside orientata ad est. L\u2019abside allo stato attuale si presenta come un\u2019ampia nicchia poco fronda, delimitata dal resto dell\u2019aula da una arcata.\nI muri perimetrali interni sono interessati ciascuno da un ordine di arcate addossate alle pareti laterali, le cui lunette furono, in antico, ricoperte da intonaco ad affresco databile alla seconda met\u00e0 del Settecento. \n\nParallelamente all\u2019aula di culto, si sviluppano tre vani laterali di piccole dimensioni e collegati fra di loro, ai quali si accede mediante due aperture di cui una interna, realizzata negli anni Ottanta connessa all\u2019aula di culto, mentre l\u2019altra costituisce l\u2019ingresso laterale all\u2019edificio. \nLa struttura realizzata in muratura, mediante l\u2019impiego della tecnica mista, non presenta intonacature esterne e sui paramenti murari sono ben visibili i vari rifacimenti che hanno interessato l\u2019edificio nel corso del tempo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte, Arte","lng":"14.998611","lat":"40.91626","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-dei-parati-sacri"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.245807,40.548897],"properties":{"nome":"Museo del Centro Caprense Ignazio Cerio","descrizione":"Il Museo \u00e8 situato all\u2019interno dello storico Palazzo Cerio, costruito nel 1372 dal conte Giacomo Arcucci segretario della regina Giovanna I d\u2019Angi\u00f2, primo signore di Capri fra il 1371 e il 1374. Faceva parte del complesso dei conti Arcucci noto nel Medioevo come \"Case Grandi\" che comprendeva il Palazzo Farace e il Palazzo Vanalesti. Il Museo trae la sua origine dall\u2019attivit\u00e0 instancabile del Dott. Ignazio Cerio. Nato a Giulianova d\u2019Abruzzo nel 1840, Ignazio Cerio am\u00f2 profondamente l\u2019isola tanto da risiedervi stabilmente fin dal 1868 e vi rimase fino alla morte avvenuta nel 1921. Medico condotto sull\u2019isola, quest\u2019uomo eclettico, appassionato di preistoria e di scienze naturali, per pi\u00f9 di cinquant\u2019anni collezion\u00f2 conchiglie, fossili, rocce, piante e reperti archeologici provenienti da Capri e da altre parti del mondo, promuovendo studi scientifici e intrattenendo rapporti con i pi\u00f9 noti studiosi del tempo. Costitu\u00ec il Museo come un museo di famiglia a partire dalla seconda met\u00e0 del XIX secolo, ma fu formalmente istituito come museo pubblico con la nascita del centro Caprense Ignazio Cerio nel 1949.\n\nIl Museo \u00e8 composto di quattro sale: \nLa sala geo-paleontologica offre l\u2019opportunit\u00e0 di comprendere le principali tappe dell\u2019evoluzione geologica di Capri, da quando, circa 190 milioni di anni fa, l\u2019isola era parte di una piattaforma carbonatica sommersa. \u00c8 possibile osservare gli organismi fossili rinvenibili nelle sue rocce ed \u00e8 esposta la fauna di grandi mammiferi portati alla luce durante i lavori di scavo dell\u2019Hotel Quisisana (1905) del Pleistocene medio (circa 300.000 anni fa) e quella insulare testimoniata dal Cervus tyrrhenicus del Pleistocene superiore (circa 75.000 anni fa) ritrovata alla Grotta delle Felci, alla Grotta Vascio \u2019o Funno e alla Certosa.\nOltre al materiale raccolto da Ignazio Cerio, nuovo materiale \u00e8 stato aggiunto nel 2000 per completare l\u2019allestimento della sala.\nNella sala paletnologica sono esposti reperti relativi alle pi\u00f9 antiche scoperte effettuate dal Cerio sull\u2019isola. \u00c8 possibile ammirare i manufatti lasciatici dai primi abitanti del territorio di Capri e ritrovati al Quisisana e a Grotta delle Felci, nonch\u00e9 tracce di un atelier di taglio dell\u2019ossidiana, che testimonia la partecipazione dell\u2019isola in un circuito commerciale florido, rinvenute in localit\u00e0 Le Parate.\nLa sala di archeologia classica espone con criterio tipologico e cronologico reperti di et\u00e0 classica greca e romana (IV secolo a.C. - II secolo d.C.) delle collezioni Benner-Pagano e Cerio provenienti da varie localit\u00e0 isolane, in massima parte corredo di sepolture e delle ville imperiali di Capri.\nLa sala di Biologia conserva numerosi organismi animali, marini e terrestri, provenienti dall\u2019Isola di Capri. Si possono ammirare oltre alla famosa Lucertola azzurra dei Faraglioni, conchiglie marine rarissime o scomparse, coralli ormai introvabili nel mare di Capri e tantissime altre specie animali e vegetali sia marine che terrestri.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"","lng":"14.245807","lat":"40.548897","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-del-centro-caprense-ignazio-cerio"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.621253,40.272293],"properties":{"nome":"Museo degli antichi saperi","descrizione":"Il Museo \u00e8 allestito all\u2019interno delle antiche sale del Palazzo baronale Picinni-Leopardi di Buonabitacolo. Nato per iniziativa di Maurizio Vignati e promosso dall\u2019Amministrazione Comunale e dall\u2019Associazione Palazzo Picinni-Leopardi, \u00e8 suddiviso in sezioni che raggruppano di volta in volta oggetti e strumenti di lavoro (filatura, pelletteria, sartoria, falegnameria, ferro, cucina, ecc.).\n\nTali strumenti, messi tutti insieme e organizzati, hanno assunto la capacit\u00e0 di raccontare la propria storia e quella di chi li ha costruiti e usati. La realizzazione del museo \u00e8 stata resa possibile grazie alla generosit\u00e0 di molti cittadini che hanno messo gratuitamente a disposizione gli oggetti in loro possesso.\nIl museo \u00e8 aperto a tutti gli amanti della storia locale. In particolare si vuole rivolgere al mondo della scuola, per il quale sono previsti percorsi didattici articolati, e al mondo delle associazioni culturali, affinch\u00e9 possano avere a disposizione un ulteriore strumento per svolgere il proprio lavoro.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Territoriale,","lng":"15.621253","lat":"40.272293","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-degli-antichi-saperi"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.872784,40.92822],"properties":{"nome":"Museo del lavoro di San Potito Ultra","descrizione":"La donazione De Felice \u2013 Sbriziolo \u00e8 una raccolta antologica di oggetti dei pi\u00f9 diversi attrezzi e strumenti di lavoro del tempo passato, donata alla Provincia di Avellino, nell\u2019arco di quattro anni (2001-2004) e poi interamente trasferita in comodato d\u2019uso al Comune di San Potito Ultra dall\u2019architetto Eirene Sbriziolo De Felice, per costituire il primo Museo del lavoro in terra irpina, forse uno dei pi\u00f9 ricchi e variegati in Campania.\n\nIl Museo \u00e8 stato allestito nelle cantine del settecentesco Palazzo dei Baroni Amatucci nel centro storico del paese e si estende su una superficie di circa 250 mq.\nNel Museo c\u2019\u00e8 anche l\u2019archivio della famiglia dei Baroni Amatucci, attraverso il quale il paese si consegna alla rappresentazione dei rapporti \u201cfaticosi\u201d tra il grande proprietario terriero e la massa dei suoi tanti coloni. Ma c\u2019\u00e8 di pi\u00f9, molto di pi\u00f9. Ci sono le inesauribili mani di lavoratori disinteressati di oggi che con la loro opera hanno sottratto all\u2019abbandono le cantine del Barone corrispondendo con uguale amore al grande dono fatto dalla famiglia De Felice \u2013 Sbriziolo. C\u2019\u00e8 la capacit\u00e0 presepiale di una persona che donando al Museo preziose miniature di alcuni mestieri (lo scalpellino, il tipografo, il falegname, il \u201ccucipiatti\u201d, il barbiere, il ferraro) o scene di vita materiale riprodotte con sorprendente realismo (l\u2019uccisione del maiale), fa irrompere nel Museo una dimensione antropologica e artistica davvero emozionante.\n\nNella loro opera c\u2019\u00e8 gi\u00e0 un suggerimento per il futuro del Museo, fatto di laboratori, di coinvolgimento della popolazione locale, dei giovani soprattutto, per farlo vivere fuori dalle vecchie, paludate, passive logiche della fruizione museale. Tutto ci\u00f2, mentre fuori, a poca distanza dal Museo, in una contrada rurale \u201cdi fabbrica\u201d, sopravvivenza, non l\u2019unica, ma sicuramente la pi\u00f9 imponente, di una economia fluviale un tempo fiorente, un vecchio opificio ottocentesco per la lavorazione del ferro e del rame attende di trasformarsi in una fabbrica-laboratorio-Museo per far risentire il ritmato suono dei suoi imponenti magli.\n\nDal Museo del Lavoro alla Vecchia \u201cRamiera\u201d si snoda la sfida di fare di San Potito il paese della civilt\u00e0 e della cultura del lavoro. Ed \u00e8 ancora lavoro...","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Etnografia e antropologia,","lng":"14.872784","lat":"40.92822","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-del-lavoro-di-san-potito-ultra"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.164501,40.814625],"properties":{"nome":"Museo del mare di Napoli - Fondazione Thetys","descrizione":"Il Museo \u00e8 stato istituito nel 1992 come struttura specializzata interna all\u2019Istituto Nautico \u201cDuca degli Abruzzi\u201d di Napoli. Nello stesso anno \u00e8 stato censito dal Ministero del Turismo e Spettacolo tra i Musei Navali Europei. Dal 1997 \u00e8 membro dell\u2019Associazione dei Musei del Mare del Mediterraneo, e nel 2007 \u00e8 stato riconosciuto Museo di interesse regionale dalla Regione Campania.\n\nIl Museo del Mare rappresenta, attualmente, l\u2019unica realt\u00e0 museale legata al mare in una citt\u00e0 marinara di antichissime tradizioni come Napoli. Con la ricchezza delle sue collezioni di grande valore storico ed artistico e con la sua pregevole raccolta di volumi di interesse specifico costituisce una testimonianza unica della evoluzione della marineria napoletana degli ultimi tre secoli. Al nucleo iniziale del Museo del Mare, che risale all\u2019inizio del Novecento, si sono aggiunte nel corso degli anni donazioni di Enti e di privati che ne hanno arricchito il patrimonio e ampliato l\u2019offerta culturale. \n\nOltre che nella salvaguardia e valorizzazione del suo ricco patrimonio museale, il Museo del Mare, con i suoi spazi espositivi, i percorsi e i materiali didattici, le attivit\u00e0 di studio e di ricerca, l\u2019organizzazione di eventi culturali opera per il recupero, la valorizzazione e la diffusione della memoria storica e della civilt\u00e0 marinara di Napoli che costituisce un patrimonio storico e culturale ricchissimo, sviluppatosi soprattutto dal Settecento al Novecento e che rischia di scomparire.\nIl Progetto Memoria, in cui il Museo \u00e8 fortemente impegnato, vuole rispondere al bisogno che ha ogni comunit\u00e0 di ricercare le proprie radici e ritrovare una propria identit\u00e0. Questo progetto nasce senza formule codificate, evoca eventi accaduti, richiama una lunga catena di avvenimenti di storie private, pubbliche e collettive: esso, tuttavia, non va confuso con una falsa ricostruzione \u201cmitologica\u201d di tipo celebrativo e folkloristico del mondo marinaro, che falserebbe la storia dei paesi della costa con operazioni - nostalgia tendenti a contrapporre una presunta societ\u00e0 tradizionale alla societ\u00e0 moderna e post-moderna. Il nostro appello alla memoria non rientra in un trend culturale di moda, privo di interesse reale, ma vuole individuare percorsi di ricerca per conoscere e comprendere i processi di sviluppo e trasformazione economici, sociali e culturali che hanno inciso sul territorio e sulla vita delle comunit\u00e0.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Scienza e tecnica, Scienza e tecnica","lng":"14.164501","lat":"40.814625","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-del-mare-di-napoli-fondazione-thetys"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.242772,40.93006],"properties":{"nome":"Museo civico \u201cMorra De Sanctis\u201d","descrizione":"Inaugurato nel mese di giugno 2007 all\u2019interno della locale sede comunale, l\u2019Antiquarium illustra i risultati delle ricerche archeologiche condotte nel comune di Morra De Sanctis. Il nucleo pi\u00f9 rilevante dell\u2019esposizione \u00e8 dedicato alla necropoli scavata in localit\u00e0 Campo dei Cerasuoli: le tombe pi\u00f9 antiche (met\u00e0 VIII -VII secolo a.C.) rimandano per la tipologia dei materiali alla cultura delle Tombe a Fossa del gruppo Oliveto Citra - Cairano, i cui centri pi\u00f9 importanti si distribuiscono lungo l\u2019alta valle dell\u2019Ofanto (Bisaccia, Lacedonia, Nusco, Conza, Cairano, Calitri), nella valle dell\u2019Ufita (Carife), nell\u2019alta Valle del Sele (Oliveto Citra).\n\nTra le sepolture esposte si segnalano alcuni fastosi corredi femminili, pertinenti ad un rango sociale elevato, come dimostrano i costumi funerari impreziositi da oggetti di bronzo: soprattutto fibule, documentate da una straordinaria variet\u00e0 di tipologie, e i peculiari bracciali ad arco inflesso, fossili-guida di questa cultura. Tra i corredi maschili della fase Orientalizzante sono presenti le armi, che rimandano alla funzione guerriera del defunto, gli oggetti di uso sacrificale (ascia), gli strumenti (falcetto di ferro) e i vasi rituali decorati con protomi di lupo, considerato l\u2019animale totem della trib\u00f9 sannitica degli Hirpini.\n\nDalla localit\u00e0 S. Martino \u00e8 esposta una tomba maschile di et\u00e0 sannitica (IV secolo a.C.) nella quale il defunto indossava il cinturone di bronzo, oggetto di distinzione sociale e preda di guerra, permeato di alto valore ideologico. Il percorso museale, oltre alla documentazione proveniente da necropoli, propone alcune significative testimonianze relative a due aree di abitato. La prima, in localit\u00e0 Piano dei Tivoli, poco al sopra del fiume Ofanto, ha restituito abbondante materiale ceramico (V-III secolo a.C.), in parte d\u2019importazione (ceramica attica a vernice nera), in parte prodotto localmente, come attestano i resti di una fornace. Verosimilmente da un edificio di culto di et\u00e0 classica proviene la serie di terrecotte architettoniche con decorazione vegetale a rilievo (antepagmenta) e gli elementi fittili di copertura del tetto. \nIl secondo nucleo di abitato, a Nord dell\u2019odierno centro urbano di Morra, \u00e8 posto in posizione pi\u00f9 elevata (circa m. 800 s.l.m.) in localit\u00e0 Campo Sportivo ed \u00e8 da mettere in relazione con la necropoli rinvenuta in localit\u00e0 Campo dei Cerasuoli.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"15.242772","lat":"40.93006","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-morra-de-sanctis"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.254453,40.86455],"properties":{"nome":"Museo degli strumenti astronomici","descrizione":"Il Museo, appartenente all\u2019Osservatorio Astronomico di Capodimonte, raccoglie nei suoi diversi spazi espositivi tutti gli strumenti principali della collezione storica e una larga parte degli strumenti secondari e degli accessori.\nOgni singolo pezzo di ottone e legno cesellato, ogni oculare, ogni scala graduata racconta fondamentali elementi della storia che l\u2019Osservatorio di Napoli ha attraversato e ha contribuito a scrivere.\n\nLo studio di ogni strumento consente di tracciare indicativi profili scientifici degli uomini che li hanno usati per osservare, misurare, confrontare.\nGli strumenti della collezione, beni culturali di valore storico-documentario da ammirare anche per la loro perfezione tecnologica e per l\u2019aspetto estetico, descrivono in modo compiuto gli anni dello splendore della tecnica e dei risultati scientifici raggiunti cos\u00ec come i periodi critici per la ricerca astronomica.\nIl percorso museale, fatto di strumenti, di luoghi, di immagini, permette un viaggio affascinante negli oltre due secoli di vita dell\u2019astronomia a Napoli.\n\n## La Collezione\n\nLa collezione museale, che si compone di circa 90 preziosi oggetti, dal globo celeste farnesiano di Roll-Reinhold (1589) all\u2019aritmometro di de Colmar (1882), dal cerchio meridiano di Reichenbach-Utzschneider (1814) al settore equatoriale di Sisson (met\u00e0 XVIII secolo) e al telescopio di Herschel (fine XVIII secolo), si completa e impreziosisce con il padiglione del cerchio meridiano di Repsold, unico in Italia ad aver conservato l\u2019impianto originario, il padiglione dello strumento dei passaggi di Bamberg e anche con le architetture monumentali dei suoi edifici, con le amenit\u00e0 del suo parco e la bellezza delle vedute.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Scienza e tecnica, Scienza e tecnica","lng":"14.254453","lat":"40.86455","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-degli-strumenti-astronomici"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.438121,40.899986],"properties":{"nome":"Museo della ceramica del Borgo Castello","descrizione":"Come si evince dall\u2019incisione pubblicata dal Pacichelli nel celeberrimo \"Il Regno di Napoli in prospettiva\" (1703), prima del violentissimo terremoto dell\u20198 settembre 1694 che lo distrusse completamente, il castello di Calitri era un\u2019imponente costruzione con quattro grosse torri angolari, contrafforti ed altre opere di fortificazione. Sempre dall\u2019incisione si evince come l\u2019accesso principale fosse posto sul versante sud-est di una delle colline che dominavano le valli dell\u2019Ofanto e del Cortino. Tutta la facciata nord, articolata in due massicce cortine murarie emergenti, era costruita sul costone a picco di arenarie stratificate di oltre settanta metri di altezza. Una descrizione dettagliata dell\u2019edificio fortificato del 1691 parla ancora di \u00abun famosissimo castello carico di habitazioni circa a 300 camere, che vi possono comodamente stare da cinque corti di Signori, ben munito di due ponti a levatoio con bellissimi bastioni, atteso detto castello sta posto sopra un monte, e guarnito di tutte comodit\u00e0 et altro\u00bb. Era l\u2019ultimo tempo della famiglia Gesualdo che lo aveva acquistato nel 1304 detenendone il possesso per oltre tre secoli, ampliandolo con consistenti e ripetuti interventi di ristrutturazione e trasformandolo in una sontuosa residenza a misura di principi e prelati. \n\nGi\u00e0 danneggiato dalle scosse degli anni precedenti, nel 1694 il maniero rovin\u00f2 sulle case sottostanti provocando una serie di crolli a catena. Non fu pi\u00f9 ricostruito, le pietre furono rivendute a lotti ai cittadini che le riutilizzarono in nuove costruzioni, mentre il materiale di spoglio pi\u00f9 pregiato fu impiegato dal feudatario per ristrutturare \u00abun palazzotto di detta terra (\u2026) alla piazza, che si chiamava vulgarmente la casa di Gatta\u00bb, da utilizzare per l\u2019abitazione del Barone \u00abdopo la ruina del Castello per il terremoto\u00bb. \nAlla vigilia del 23 novembre 1980, prima di rovinare quasi completamente, tutta l\u2019area su cui sorgeva l\u2019antico castello si presentava, ormai, ricoperta da un denso tessuto urbano, conseguenza della lunga serie di ristrutturazioni edilizie ed urbanistiche stratificatesi a partire dal XVIII secolo. Tutte queste modifiche avevano alterato in larga misura lo stesso impianto tipologico dell\u2019antico edificio, trasformandolo in borgo, in maniera tale da renderne problematica la stessa individuazione, delimitazione e consistenza volumetrica. \nL\u2019intervento portato a termine nel 2008 ha restituito all\u2019uso pubblico l\u2019intera parte alta del centro storico di Calitri. \nEsso ha previsto il restauro dei comparti edilizi, la sistemazione urbanistica e gli allestimenti espositivi dell\u2019intera zona compresa fra via Castello, via Madonna delle Grazie e le Ripe. Negli ambienti restaurati trova sede il \u201cMuseo della ceramica\u201d, comprendente sezioni storiche e spazi espositivi per la produzione artigianale attuale e la maiolica artistica contemporanea, con laboratori e botteghe di restauro oltre ai servizi essenziali e ad appositi spazi per la didattica.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Area archeologica, Parco archeologico, Chiesa o edificio di culto, Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Parco o giardino di interesse storico o artistico, Monumento funerario, Architettura fortificata","categoria":"","lng":"15.438121","lat":"40.899986","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-ceramica-del-borgo-castello"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.781174,41.130447],"properties":{"nome":"Museo del Sannio","descrizione":"Istituito nel 1873 dal Consiglio Provinciale di Benevento, il Museo del Sannio venne sistemato da Almerico Meomartini nella trecentesca Rocca dei Rettori Pontifici. Il rapido incremento del patrimonio e delle attivit\u00e0 di studio indussero l\u2019Ente proprietario ad acquistare nel 1928 il complesso monumentale dell\u2019Abbazia di S. Sofia, centro religioso e culturale benedettino dal secolo VIII. Nella ex Abbazia fu trasferito il patrimonio archeologico, medievale ed artistico che port\u00f2 alla divisione delle opere in tre Dipartimenti: Archeologia e Medievalistica, Storia, Arte ed un centro bibliografico di ricerca. \n\nPer la ricerca scientifica, infatti, il Museo del Sannio dispone di una Biblioteca specializzata. Il patrimonio dell\u2019Istituto include raccolte numismatiche, archivi storici, libri rari, cimeli ed oggetti di artigianato, fondi cartografici e documenti a stampa, fotografie. Le suddette opere vengono concesse in visione nella Sala di Studio ai sensi del regolamento interno, uniformato alla normativa statale.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Storia","lng":"14.781174","lat":"41.130447","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-del-sannio"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.833784,40.92128],"properties":{"nome":"Museo del Palazzo della Dogana dei Grani","descrizione":"Il Palazzo della Dogana, realizzata nel 1883, svolse la sua maggiore attivit\u00e0 durante il regno dei Borbone soprattutto per lo smercio dei cereali provenienti dalla Puglia, ma anche come sede del mercato settimanale e delle fiere annuali. Dagli anni \u201950 in poi, gli spazi dell\u2019edificio sono stati utilizzati in modo alquanto disparato: da cinema a deposito di autobus, ed infine a scuola. Gli adeguamenti strutturali dovuti all\u2019utilizzo ne cambiavano la struttura architettonica originaria. Dal 1993 la Dogana dei Grani \u00e8 un museo dove sono esposti i manufatti storico artistici recuperati sul territorio a seguito del sisma del 1980, nell\u2019azione di tutela tesa ad evitare la dispersione, il furto o il deperimento delle opere d\u2019arte.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.833784","lat":"40.92128","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-del-palazzo-della-dogana-dei-grani"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.115945,40.940796],"properties":{"nome":"Museo civico Turella Parva Turris","descrizione":"Il Museo nasce con l\u2019intento di accogliere i manufatti rinvenuti nel corso delle indagini archeologiche condotte nel castello tra il 1993 e il 1997 e si amplia progressivamente con reperti provenienti dal territorio comunale che al momento rappresentano il nucleo meno consistente. Impiega le sale del secondo livello del castello ed \u00e8 collegato al percorso di visita dell\u2019antico maniero: locali con scene graffite, torri e scavi. Per questo itinerario \u00e8 stato adottato lo spazio occupato prima delle ricerche dal \u201cGiardino pensile\u201d, un terrapieno costituito a ridosso del muro di cinta e delle torri, la cui funzione \u00e8 stata indicata da due delle quattro piante redatte da Gennaro Cuomo e Giovanni Pasquino per la \u201cmodernazione\u201d dei primi decenni del XVIII secolo. Dopo lo svuotamento del \u201cGiardino\u201d e il recupero delle strutture pi\u00f9 antiche dell\u2019edificio, un solaio in calcestruzzo con quattro lucernari ne ha riproposto il calpestio, consentendo insieme di fruire della volumetria sottostante, in cui sono gli accessi alle difese di X secolo e alla torre con le postazioni di artiglieria disposte su due livelli. \n\nNel Museo dodici vetrine, pannelli descrittivi e rilievi grafici sono distribuiti in cinque sale offrendo un\u2019esauriente campionatura rispetto ai 30000 reperti rinvenuti nel corso degli scavi. Insieme ai manufatti d\u2019uso domestico, fittili e in metallo, sono esibiti un proiettile d\u2019artiglieria e monete. L\u2019esposizione enfatizza alcune delle produzioni pi\u00f9 significative del Medioevo non solo italiano: la ceramica dipinta sotto vetrina piombifera di XIII-XIV secolo, la protomaiolica di XIII-XIV secolo, la graffita prodotta tra XIV e XV. Non mancano manufatti da cucina (olle, tegami con manico tubolare o anse a nastro e coperchi) risalenti al periodo medievale e moderno. Anforacei di varie dimensioni e brocche scandiscono la produzione d\u2019acroma e di dipinta in varie tonalit\u00e0 di rosso e di bruno. Alle produzione di fine Medioevo e di et\u00e0 Moderna vanno assegnati i manufatti che individuano la cosiddetta smaltata a disegni blu e i numerosi piatti, boccali, bottiglie, microvasetti, scodelle, oliere e lucerne di smaltata monocroma bianca. Altrettanto ricco \u00e8 il repertorio delle smaltate di XVII-XVIII secolo: si distinguono i piatti decorati con lo stemma della famiglia Caracciolo con scudo bandato in oro e capo in azzurro, due fondi di piatti di sicura produzione arianese decorati rispettivamente con busto d\u2019angelo e con busto muliebre. La brocchetta decorata da una cornice ovale in ocra, presenta lo scudo araldico della Orsini, a testimonianza dell\u2019imparentamento di questa famiglia con i Saraceno. \n\nIl Museo di Torella permette di rendere fruibile al pubblico manufatti che rappresentano una testimonianza preziosissima della vita e della cultura locale e non solo: costituisce un racconto illustrato dai reperti archeologici, dalle testimonianze materiali che le diverse genti che si sono succedute nel territorio hanno lasciato.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Architettura fortificata","categoria":"Archeologia,","lng":"15.115945","lat":"40.940796","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-turella-parva-turris"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.315935,41.09989],"properties":{"nome":"Museo d\u2019arte contemporanea di Caserta","descrizione":"La mission del Museo \u00e8 profondamente legata al territorio, alla storia ed agli artisti che in esso hanno operato; essa infatti si pone l\u2019obiettivo di ripercorrere le tappe storiche dell\u2019arte contemporanea in Terra di Lavoro dal dopoguerra ad oggi. A questa mission \u00e8 stata affiancata una visione pi\u00f9 aperta che sia in grado di veicolare sul territorio le nuove tendenze dell\u2019arte contemporanea. In ci\u00f2 \u00e8 fondamentale il rapporto con il territorio. \nIl luogo prescelto per l\u2019allestimento della collezione permanente \u00e8 il Centro dei Servizi Sociali e Culturali Sant\u2019 Agostino. L\u2019erogazione del servizio museale presso il Sant\u2019Agostino si completa con una pluralit\u00e0 di attivit\u00e0 raggruppate in tre tipologie. La prima \u00e8 legata alla fruizione e valorizzazione della collezione permanente, la seconda alla creazione di una biblioteca specializzata in storia dell\u2019arte e di un archivio documentale per l\u2019arte contemporanea e infine, la terza, da espletare mediante attivit\u00e0 didattiche e laboratoriali. Accanto a questi servizi di base, incentrati sulla connessione esistente tra territorio, originalit\u00e0 artistica contemporanea, uomo e ambiente, si prevede una visione dell\u2019arte estremamente flessibile e adattabile alle condizioni in continuo mutamento frutto della necessit\u00e0 di essere sempre al passo con i tempi nell\u2019era della globalizzazione. La promozione di nuove tendenze e delle nuove generazioni sono due punti di riferimento che attraverso la programmazione artistica si intende promuovere.\n\nSede distaccata del Museo: La \u201cFilanda dei Cipressi\u201d e la \u201cCuculliera\u201d\n\nIl Real Belvedere di San Leucio e nello specifico la \u201cFilanda dei Cipressi\u201d e la \u201cCuculliera\u201d, con una connotazione ideologica molto profonda, pi\u00f9 specificatamente connessa a un\u2019immagine di creativit\u00e0 dinamica innovatrice (il design e la moda) si apprestano ad essere dei punti di riferimento, non solo per il territorio, ma per l\u2019intero mondo dell\u2019arte. La nuova vocazione museale per i padiglioni del Real Belvedere di San Leucio rappresenta il trait d\u2019union tra il programma artistico che si intende portare avanti e la filosofia e l\u2019estetica del mondo greco, fonte ancestrale a cui attingere per il contemporaneo.\nIl percorso museale: tranne che per la collezione del \u201cCaserta club\u201d esposta quasi per intero, si \u00e8 scelto di presentare ai visitatori un percorso espositivo tematico che, con l\u2019intento di ripercorrere le tappe della storia dell\u2019arte casertana dal dopoguerra ad oggi, seguir\u00e0 una rotazione legata alle scelte estetiche curatoriali.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte, Arte Contemporanea","lng":"14.315935","lat":"41.09989","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-darte-contemporanea-di-caserta"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.507463,40.695633],"properties":{"nome":"Museo della Biodiversit\u00e0 - CITES","descrizione":"Il \"Museo della Biodirversit\u00e0 e CITES\" di Gragnano rappresenta un'opportunit\u00e0 unica nel suo genere sul territorio campano e nazionale.\nNelle vetrine sono esposti circa 150 esemplari di reperti animali, e parti di essi, protetti dalla convenzione di Washington a livello internazionale.\n\nIl Museo di rilevante valore scientifico-divulgativo, propone un percorso espositivo semplice ed efficace ove ragazzi, famiglie e scolaresche potranno essere guidati nel mondo della diversit\u00e0 della vita, dei sapori e dei saperi.\nLa Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, denominata in sigla C.I.T.E.S., \u00e8 nata dall'esigenza di controllare il commercio degli animali e delle piante (vivi, morti o parti e prodotti derivati), in quanto lo sfruttamento commerciale, assieme alla distruzione degli ambienti naturali nei quali vivono, una delle principali cause dell'estinzione e rarefazione in natura di numerose specie.\n\nLa CITES, che \u00e8 compresa nelle attivit\u00e0 del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), \u00e8 entrata in vigore in Italia nel 1980 ed \u00e8\u00a8 attualmente applicata da 175 Stati. In Italia l'attuazione della Convenzione di Washington \u00e8 affidata a diversi Ministeri: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.\nQuest'ultimo svolge un ruolo fondamentale, ai sensi della normativa vigente, attraverso il servizio CITES del Corpo forestale dello Stato che cura la gestione amministrativa ai fini della certificazione e del controllo tecnico-specialistico per il rispetto della Convenzione. La Convenzione di Washington rappresenta oggi uno dei piu\u00b9 importanti strumenti normativi internazionali per rendere sostenibile il commercio garantendo la conservazione della biodiversit\u00e0 del nostro pianeta. Compito prioritario per ogni Stato \u00e8 quello di monitorare e regolamentare adeguatamente il commercio nazionale ed internazionale di esemplari e prodotti derivati da specie animali e vegetali per scongiurarne l'estinzione, in una situazione congiunturale gi\u00e0 sfavorevole per gli effetti negativi derivanti dalle molteplici attivit\u00e0 umane sugli ambienti naturali e, negli ultimi anni, anche dai cambiamenti climatici.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Territoriale, Territoriale","lng":"14.507463","lat":"40.695633","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-biodiversita-cites"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.933759,41.24189],"properties":{"nome":"Museo civico di Sessa Aurunca","descrizione":"Di origine preromana, Sessa Aurunca conserva ancora molte testimonianze storiche che permettono una ricostruzione del suo passato. Molti i popoli che l\u2019hanno dominata (longobardi, normanni, angioini, aragonesi) lasciando tracce della loro presenza. Il Castello Ducale ne \u00e8 un chiaro esempio. Costruito nel X sec., fu concepito come luogo di difesa ma anche come palatium, dove svolgere le attivit\u00e0 ufficiali della corte. Con Federico II di Svevia, il complesso fu consolidato e ampliato con l\u2019aggiunta di torri quadrangolari. \nLe trasformazioni continuarono con gli angioini, dei quali resta la straordinaria loggia del giardino pensile, e con la famiglia Marzano nel XIV sec., che abbell\u00ec la struttura con affreschi e decorazioni architettoniche di gusto castellano, come portali, archi, costoloni e colonne. Purtroppo vicende storiche e naturali hanno danneggiato la struttura originaria, con la perdita di molti elementi. Di propriet\u00e0 pubblica dagli inizi dell\u2019800, fu sede carceraria fino al secolo scorso, quando si decise di valorizzare il sito con restauri. Oggi, oltre ad ospitare una biblioteca e sale per eventi, ospita il Museo Civico archeologico.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"13.933759","lat":"41.24189","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-sessa-aurunca"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.259038,40.85231],"properties":{"nome":"Museo del tesoro di San Gennaro","descrizione":"Il Museo \u00e8 un Polo Museale di altissimo valore storico artistico, culturale e spirituale, dedicato alle straordinarie opere appartenenti al Tesoro di San Gennaro, sinora mai esposte, ed alla bellissima Sacrestia con gli affreschi, tra gli altri, di Luca Giordano ed i dipinti del Domenichino e di Massimo Stanzione. \nIl Museo \u00e8 stato aperto al pubblico nel dicembre del 2003 grazie ad un progetto finanziato da aziende private, da fondi europei e dalle istituzioni locali, sotto l\u2019alto Patronato del Presidente della Repubblica e su proposta della Deputazione della Real Cappella del Tesoro, istituzione tra le pi\u00f9 antiche in Italia (nata nel 1601). Il curatore del progetto \u00e8 l\u2019attuale direttore Paolo Jorio.\n\nAntichi documenti, oggetti preziosi, argenti, gioielli, dipinti di inestimabile valore, facenti parte del Tesoro di San Gennaro che, nel corso dei secoli, sovrani, Papi, uomini illustri o persone comuni hanno donato per devozione al Santo, hanno trovato e troveranno in questa sede una propria collocazione e soprattutto consentono, in varie fasi, l\u2019allestimento di mostre tematiche, seguendo un percorso logico raro e straordinario.\n\nL\u2019attuale esposizione riguarda Gli Argenti, una collezione unica al mondo che va dal 1305 sino ai giorni nostri e che, grazie all\u2019opera della Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, \u00e8 giunta intatta a noi non subendo alcuna spoliazione (per finanziare guerre) e nessun furto. Una collezione che, a parte un solo capolavoro di scuola provenzale, \u00e8 tutta opera dei grandi artigiani napoletani e ne testimonia l\u2019abilit\u00e0, la maestria, la straordinaria capacit\u00e0 tramandata nei secoli. Il percorso museale \u00e8 accompagnato da un itinerario sonoro che parte, nella prima sezione, dalle voci dei vicoli di Napoli, a sottolineare la forte appartenenza e aderenza con le radici della citt\u00e0, per poi articolarsi in una preghiera a San Gennaro nella sezione in cui sono esposti i busti d\u2019argento dei compatroni che accompagnavano la processione del Santo e, nella terza sezione, dove \u00e8 esposto il reliquario del sangue donato nel 1305 da Carlo d\u2019Angi\u00f2 e che ancora oggi trasporta le ampolle del sangue in processione, \u00e8 il canto evocativo delle parenti di San Gennaro a raccontarci il miracolo della liquefazione. Al secondo piano si accede alle Sacrestie, mai aperte al pubblico per quattro secoli e che oggi, grazie al Museo, \u00e8 possibile ammirare in tutta la loro straordinaria bellezza.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Altro, Altro","lng":"14.259038","lat":"40.85231","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-del-tesoro-di-san-gennaro"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.99419,41.042503],"properties":{"nome":"Museo civico del carro di paglia e dei misteri di cartapesta","descrizione":"Situato in quelle che un tempo furono le scuderie del convento francescano, il Museo dei Misteri si snoda lungo un percorso longitudinale scandito da celle, piani rialzati e da spazi ampi che lentamente si restringono per accompagnare il visitatore lungo le tappe della Passione di Cristo.\nI gruppi scultorei, chiamati anche \u201cquadri\u201d o \u201ctavolati\u201d, sono interamente realizzati in cartapesta e sono opera dell\u2019artista eclanese Antonio Russo (1836-1914) che nel 1875 li don\u00f2 alla Citt\u00e0.\nLe figure, modellate utilizzando carta vecchia e colla e con inserti di vetro per gli occhi, sono alte circa un metro e mezzo e si contraddistinguono per le espressioni di vigore e di dolore che l\u2019artista ha saputo infondere loro; le fisionomie di alcuni personaggi che animano la collezione si ispirano a persone realmente conosciute dall\u2019artista.\nInfatti, nel tavolato \u201cCristo spogliato delle vesti\u201d, compare un uomo vestito in abiti ottocenteschi: si tratta di un usuraio con cui l\u2019artista aveva contratto dei debiti e che gli aveva causato gravi problemi; al contrario, il volto della Madonna \u00e8 quello della sua amata madre.\nAll\u2019interno del Museo dei Misteri \u00e8 possibile apprendere i principali metodi di lavorazione della cartapesta grazie a supporti didattici audio-visivi e alla presenza di una sala multimediale.\n\nIl Museo del Carro, aperto al pubblico dal 2005, \u00e8 allestito al primo piano dello stesso complesso monumentale di San Francesco, sede del Municipio di Mirabella Eclano. Il Museo espone alcune parti originali dei sette registri che compongono il Carro. L\u2019affascinante opera \u00e8 un obelisco alto 25 metri interamente rivestito di pannelli in paglia intrecciata secondo l\u2019architettura di una guglia. L\u2019intera scultura \u00e8 frutto del lavoro di abili artigiani che da pi\u00f9 di un secolo si prendono cura del \u201cgioiello di paglia\u201d. Il trasporto del Carro avviene ogni anno nel sabato che precede la terza domenica di settembre, giorno consacrato alla Madonna Addolorata a cui la festa del Carro rende omaggio. L\u2019obelisco, sostenuto da due ruote di carro agricolo, percorre le vie cittadine trainato da sei coppie di buoi e da una moltitudine di persone che aggrappati alle funi di canapa ne regolano la stabilit\u00e0. All\u2019interno del Museo \u00e8 anche presente una mostra permanente di fotografie che illustrano la storia del Carro sin dal suo primo progetto datato 1869, percorrendo le fasi salienti della sua costruzione fino al momento pi\u00f9 significativo della \u201ctirata\".","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Etnografia e antropologia,","lng":"14.99419","lat":"41.042503","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-del-carro-di-paglia-e-dei-misteri-di-cartapesta"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.255583,40.841072],"properties":{"nome":"Museo civico Castelnuovo","descrizione":"Il Museo ha sede nella struttura monumentale di Castel Nuovo. \nIl Castello fu edificato per volere di Carlo I d\u2019Angi\u00f2, a partire dal 1279, su progetto dell\u2019architetto Pierre de Chaule. Nel 1442, con la conquista del Regno da parte di Alfonso d\u2019Aragona, detto il Magnanimo, il castello venne gradualmente ricostruito, secondo le esigenze difensive della met\u00e0 del XV secolo, con l\u2019intervento dell\u2019architetto maiorchino Guillem Sagrera. Il castello dal 1990 ospita il Museo Civico. L\u2019itinerario di visita si articola tra la Cappella Palatina, il primo e il secondo piano della cortina meridionale del castello. La Cappella Palatina, unica testimonianza di et\u00e0 angioina, \u00e8 caratterizzata all\u2019esterno da un portale marmoreo opera di Andrea dell\u2019Aquila. L\u2019interno, in origine affrescato da Giotto e dalla sua bottega, presenta opere del pittore fiorentino Niccol\u00f2 di Tommaso e di artisti del medesimo ambito della seconda met\u00e0 del XIV secolo, provenienti dal castello del Balzo di Casaluce. Tra le opere del Rinascimento napoletano sono da segnalare l\u2019Edicola di Domenico Gagini, il tabernacolo di Jacopo della Pila e la Madonna con Bambino di Francesco Laurana, originariamente ubicata nel portale della cappella. Al primo piano sono esposte opere di committenza religiosa che vanno dal XV al XVIII secolo, provenienti da chiese ed enti soppressi. Di notevole pregio il quattrocentesco dipinto \u201cLa Madonna col Bambino e Santi\u201d proveniente dal complesso monumentale di S. Eligio e \"L\u2019Adorazione dei Magi\" dipinta da Marco Cardisco (1519 circa) per la Cappella Palatina. \nEsempio della produzione seicentesca napoletana \u00e8 la \"Crocefissione\" di Battistello Caracciolo dall\u2019ex Real Casa Santa dell\u2019Annunziata. \n\nTra gli oggetti di arte applicata di provenienza liturgica, sono da segnalare un Crocifisso in cristallo di rocca e argento sbalzato del XVI secolo e il busto reliquiario di S. Barbara. Il secondo piano conserva opere che vanno dal XVIII al XX secolo. Nelle sale dedicate alle opere del secondo Ottocento napoletano si possono ammirare dipinti ordinati per tematiche: episodi storici, paesaggi, vedute della citt\u00e0 di Napoli, ritratti di donne ed episodi di genere. Nell\u2019itinerario di visita si possono altres\u00ec ammirare gli ambienti storici del castello tra cui la Sala dei Baroni, la Torre del Beverello, l\u2019area porticale con testimonianze archeologiche, i cammini di ronda e le terrazze panoramiche. Accanto agli spazi museali sono presenti due sale espositive, rispettivamente \u201cSala della Loggia\u201d e \u201cSala Carlo V\u201d che ospitano sistematicamente mostre temporanee. \n\nLuogo privilegiato della memoria e dell\u2019identit\u00e0 del territorio il castello \u00e8 destinato a ricoprire il ruolo di museo diffuso della citt\u00e0 attraverso il recupero e la valorizzazione di ulteriori spazi monumentali e il relativo ampliamento delle raccolte.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Architettura fortificata","categoria":"Arte, Arte","lng":"14.255583","lat":"40.841072","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-castelnuovo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.993869,41.04187],"properties":{"nome":"Museo civico di arte sacra di Mirabella Eclano","descrizione":"Il Museo ha sede nei locali ex Chiese della confraternita del SS. Rosario e dell\u2019arciconfraternita di San Prisco, ubicati nel centro storico di Mirabella Eclano. \nL\u2019area museale comprende anche alcuni locali adibiti in passato a luoghi di riunione delle due associazioni laicali, tra cui l\u2019ex Cappella della Madonna del Gonfalone con il pregevole pavimento maiolicato settecentesco. In alcuni ambienti, sotto il piano di calpestio, durante i lavori di ristrutturazione degli edifici, sono venute alla luce tracce murarie di epoca moderna (XV-XVII secolo circa), fosse granarie di forma circolare, una remota struttura di basolato e una fornace, di forma trapezoidale, forse utilizzata per la fusione di una campana (XIII secolo), visibili attraverso una sovrastruttura in pavimento calpestabile di cristallo trasparente. \n\nGli spazi museali sono organizzati in otto sezioni: \n1. sopravvesti liturgiche del XVIII secolo; \n2. insegne e ornamenti confraternali sec. XVIII-XIX, tela di M. Ricciardi XVIII secolo, bacili in lamina d\u2019ottone sbalzato per la raccolta delle offerte sec. XV e XVI; \n3. argenti di bottega napoletana del XVIII secolo, lavorati a sbalzo o a cesello: pissidi, reliquiari, turiboli, navicelle, ostensori, calici, ecc. Di notevole rilievo \u00e8 la croce astile del 1682, il busto reliquiario di San Prisco; \n4. piviale e dalmatica seconda met\u00e0 del XVIII secolo; \n5. platee, messali, antifonari datati dal XVI al XVIII secolo; \n6. patrimonio documentario: atti notarili, libri parrocchiali, cronache della parrocchia, brevi pontifici ed episcopali, ecc.; \n7. comprende l\u2019opera pi\u00f9 significativa del Museo: l\u2019Exultet o Rotolo di Quintodecimo, uno dei pi\u00f9 antichi inni della liturgia cattolica di rito romano. In tutto sono sette pergamene, legate l\u2019una all\u2019altra, che formano due unit\u00e0 codicologiche ossia due gruppi distinti per qualit\u00e0 artistica, epoca e localizzazione. Le pergamene cos\u00ec unite formano un rotolo di 3.62 m. aventi una larghezza mediamente di 22,50 cm. Il testo, vergato in scrittura beneventana, \u00e8 arricchito da miniature acquerellate. Questo tipo di rotolo liturgico \u00e8 un prodotto eccezionale, tipico degli scriptoria monastici e vescovili del Medioevo meridionale o meglio dell\u2019area culturale beneventano-cassinese. In questa sezione, inoltre, sono esposte una significativa scelta di importanti pergamene dell\u2019archivio parrocchiale, tra le quali spicca una piccola pergamena (mm 165x120) delle \u201creliquie conservate nell\u2019altare maggiore della Chiesa Santa Maria\u201d di Mirabella, in scrittura gotico-beneventana del XV secolo. Lo spazio espositivo contiene anche tre libri corali (Salterio a. 1759, Antifonario a.1748 e Graduale a. 1736), editi a Venezia nel XVIII secolo, con notazione gregoriana. Particolarmente interessante \u00e8 anche la tela raffigurante la Madonna del Gonfalone; \n8. raccoglie sei campane, tra cui una vetusta campana angioina, datata 1274.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.993869","lat":"41.04187","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-arte-sacra"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.746259,40.950333],"properties":{"nome":"Museo civico di Summonte","descrizione":"Il Museo, istituito nel 2008, sorge all\u2019interno del Complesso Castellare.\n\u00c8 costituito da due sezioni: una dedicata agli armamenti medievali, l\u2019altra ai reperti archeologici rinvenuti nel castello.\nNelle sale del corpo di guardia \u00e8 allestita la mostra permanente *Submontis Medievalia*, costituita da una serie di riproduzioni di armamenti generalmente utilizzati dalle guarnigioni militari tra la fine del XV e l\u2019inizio del XVI secolo.\n\nL\u2019esposizione presenta una serie di arnesi legati ai momenti trascorsi dai soldati durante i turni di guardia, dal gioco della \u201ctria\u201d alle armi necessarie per la difesa del fortilizio, come coltelli da guerra e falcioni, alabarde, celate da fante, testiera da cavallo e spadoni. Interessante \u00e8 la ricostruzione di un fante con un farsetto di panno e seta, un paio di calze brache di panno rosso, scarpe alte sino alla caviglia e nelle mani un pugnale ed un roncone.\nAll\u2019interno della Torre Angioina \u00e8 esposta una parte dei reperti archeologici rinvenuti nel corso delle indagini archeologiche condotte presso l\u2019area castellare dalla competente Soprintendenza tra il 1994 e il 2005. \n\nI materiali esposti testimoniano una frequentazione ininterrotta del sito dall\u2019et\u00e0 medievale all\u2019et\u00e0 moderna. Tra le ceramiche si trovano due interessanti esemplari di lucerne a vaschetta in invetriata verde risalenti al XIII-XIV secolo, accanto a ceramiche di impasto grezzo prevalentemente destinate alla cottura e alla preparazione dei cibi, tra cui una brocca con decorazione ad onda incisa sulla pancia e sul collo (XII secolo).\nLa frequentazione del sito ancora in et\u00e0 moderna \u00e8 testimoniata da un frammento di piatto in ceramica graffita, risalente al XVI secolo, e da alcune brocche in maiolica sia monocroma bianca sia policroma, del XVII secolo. \nInfine, sono esposti alcuni materiali rinvenuti presso una piccola chiesa dedicata a San Vito, di pertinenza del castello e di cui tuttavia oggi non vi sono pi\u00f9 tracce. Tra i reperti vi sono alcune fibbie in ferro e in bronzo, un gancio e una serie vaghi in osso.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Architettura fortificata","categoria":"Altro,","lng":"14.746259","lat":"40.950333","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-summonte"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.162623,40.951767],"properties":{"nome":"Museo civico \"Don Nicola Gambino\"","descrizione":"Il locale museo civico \u00e8 ubicato al centro di un suggestivo borgo medioevale, sovrastato dai resti di un\u2019antica rocca detta \"Donjon\". La ricerca archeologica ha consentito il rinvenimento di numerosi manufatti in ceramica, metallo, vetro, legno, osso, terracotta, pietra. Sono stati esposti nel Museo Civico tredici oggetti in metallo (spilli, coltelli, chiodi, ferro da cavallo, attrezzi e utensili vari); tre frammenti in vetro; un manufatto in legno; due oggetti in osso lavorato; tre fuseruole; quattro pipe; un piedritto di camino con figurazione antropomorfa in calcare; un frammento del piedritto gemello del precedente e alcune mensole e proietti in pietra; sei monete; circa 150 manufatti in ceramica di uso comune e da tavola pi\u00f9 alcuni laterizi e il busto (di piccole dimensioni) di un santo.\n\nLa scelta del materiale fittile (effettuata secondo criteri di rappresentativit\u00e0 delle classi individuate) ha riguardato i 450 reperti che sono stati oggetto di restauro; svolto in laboratorio, questo lavoro ha comportato la ricomposizione di 168 oggetti di dal XII-XIII secolo sono testimoniate l\u2019invetriata trasparente e la monocroma che precedono di pochi decenni la produzione di invetriata dipinta e di protomaiolica. Fra i contenitori rivestiti da vetrina monocroma verde si distinguono i pitali e i microvasetti (impiegati per le spezie). Invetriata dipinta e protomaiolica individuano la ceramica fine da mensa. Su coppe, bacini e boccali (rinvenuti in frammenti) riferibili a quest\u2019ultima classe (XIII-XIV secolo), motivi geometrici, vegetali o animali in bruno, verde e giallo sono dipinti sullo strato di smalto stannifero che ricopre il biscotto. Le forme aperte sono rivestite solo all\u2019interno. Nelle forme chiuse l\u2019ornamentazione \u00e8 all\u2019esterno, mentre l\u2019interno \u00e8 di solito rifinito da vetrina trasparente. Uso comune e da mensa; in numerosi casi sono state effettuate integrazioni a carattere statico e ricostruttivo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"15.162623","lat":"40.951767","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-don-nicola-gambino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.371438,40.94411],"properties":{"nome":"Museo civico di Acerra","descrizione":"E' situato nel castello baronale ed \u00e8 stato inaugurato nel 2005. Vi sono custoditi 3000 tra strumenti musicali, foto, documenti a partire dal 1861, partiture manoscritte e stampate, libri didattici, musica originale per banda, editoria. Il museo \u00e8 denominato \"Tosca\".","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"14.371438","lat":"40.94411","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-acerra"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.48726,40.69474],"properties":{"nome":"Museo Centro per la conoscenza della biodiversit\u00e0 del Parco regionale dei Monti Lattari","descrizione":"Il Museo si pone come obiettivo la diffusione dell\u2019universalit\u00e0 del sistema natura. Per offrire al visitatore, una percezione d\u2019insieme di questa complessa rete di relazioni tra viventi e non, che caratterizza la natura dei Monti Lattari e la civilt\u00e0 che in essi risiede, il Centro espone acquari ad acqua marina che rappresentano il Mar Tirreno ed ospitano alcune delle specie pi\u00f9 comuni di questo ambiente come il polpo, lo scorfano, la perchia, il riccio di mare. Un piccolo gozzo attrezzato con nasse e reti raffigura l\u2019antico rapporto che lega l\u2019uomo e il mare.\n\nNon mancano gli acquari ad acqua dolce con la tipica fauna ad anfibi e le specie \u201caliene\u201d, come la tartaruga dalle guance rosse, che rappresentano una costante minaccia per la biodiversit\u00e0 locale.\nLa fauna omeoterma dei monti \u00e8 rappresentata da alcuni reperti tassidermizzati sequestrati dal Corpo Forestale dello Stato, perch\u00e9 detenuti illegalmente, e donati al centro per le finalit\u00e0 didattiche della struttura. Un\u2019esposizione di fossili racconta le antiche vicende geologiche e biologiche del territorio, ed insegna che le condizioni ambientali del pianeta sono mutevoli. Il visitatore pu\u00f2 ammirare resti fossili di animali marini: conchiglie, echinodermi, protozoi, che risalgono ad oltre cento milioni di anni fa, quando le rocce che ora costituiscono i Monti Lattari erano il fondale di un mare.\n\nUna collezione di rocce e minerali comuni nel territorio, completa l\u2019aspetto geologico; i reperti sono separati secondo la genesi: rocce sedimentarie e rocce piroclastiche, queste ultime, eruttate dai vicini apparati vulcanici vesuviani e flegrei, arricchiscono il suolo di preziosi minerali contribuendo cos\u00ec alla mirabile fertilit\u00e0 dei Monti Lattari.\nLa straordinaria ricchezza floristica \u00e8 simboleggiata da alcuni fogli d\u2019erbario exsiccata di piante caratteristiche della flora locale, all\u2019esterno dei locali espositivi \u00e8 presente inoltre un\u2019aiuola didattica, curata dai giardinieri delle Terme di Stabia, in cui sono messe a dimora le essenze tipiche della vegetazione mediterranea. \nPer sottolineare l\u2019antico e inscindibile rapporto che lega la mirabile natura dei Monti Lattari alle genti che da millenni vi risiedono, il Centro espone gli oggetti della civilt\u00e0 contadina: attrezzi per lavorare i campi, per la produzione dell\u2019artigianato locale, utensili per la casa, tutti oggetti semplici e funzionali che forniscono al visitatore la consapevolezza di uno stile di vita alternativo, pi\u00f9 rispettoso delle risorse e della biodiversit\u00e0 del territorio.\nA completare il quadro d\u2019unione tra civilt\u00e0 e natura \u00e8 l\u2019esposizione dei prodotti tipici del territorio, eccellenze enogastronomiche, manifatturiere e artistiche sottolineano quanto di bello e utile la civilt\u00e0 dei Monti Lattari riesce a produrre in armoniosa convivenza con la natura.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Parco o giardino di interesse storico o artistico","categoria":"Storia naturale e scienze naturali","lng":"14.48726","lat":"40.69474","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-centro-per-la-conoscenza-della-biodiversita-del-parco-regionale-dei-monti-lattari"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.895737,41.11597],"properties":{"nome":"Museo civico archeologico \"Biagio Greco\"","descrizione":"Il Museo, inaugurato il 20 ottobre del 2000 e riconosciuto Museo d\u2019interesse Regionale nel 2007, \u00e8 composto da cinque sale. \nEsso raccoglie i materiali rinvenuti nel territorio a seguito delle campagne di scavo finanziate fin dal 2001 dall\u2019Amministrazione Comunale e sono organizzati cronologicamente dalla preistoria al Medioevo.\n\n## Il percorso museale\nLa prima sala \u00e8 dedicata alla preistoria e accoglie numerosi reperti che forniscono informazioni di rilievo relative al popolamento preistorico di quest\u2019area della Campania. Sono presenti manufatti riferibili al periodo dell\u2019Aurignaziano, una delle pi\u00f9 antiche facies culturali del Paleolitico Superiore, databile, in Europa occidentale, tra 34.000 e 27.000 anni fa circa. Inoltre, le campagne di scavo finora effettuate nella grotta di Roccia San Sebastiano hanno portato alla luce numerosi materiali provenienti dall\u2019industria litica, caratterizzata da lame e lamelle, grattatoi, bulini e pezzi scagliati \u00e8 attribuibile ad una fase finale del Paleolitico Superiore e, pi\u00f9 precisamente, all\u2019Epigravettiano finale. Al primo piano, nella sala a destra, seguono i reperti d\u2019et\u00e0 protostorica e arcaica, testimonianze materiali della popolazione Ausone\/Aurunca, che era stanziata nell\u2019attuale territorio del comune di Mondragone. Nelle vetrine sono esposti vari manufatti in uso nella vita quotidiana, alcuni di questi sono legati al mondo muliebre, tipo i rocchetti le fuseruole e i pesi da telaio. Degni di attenzione sono alcune statuette votive, come quella di armato, connesse alla sfera cultuale. Da un probabile santuario arcaico, sito in localit\u00e0 Arivito, provengono le antefisse nimbate e a palmetta rovescia. Un reperto peculiare \u00e8 una valva di fusione del IX secolo a.C. che serviva per la produzione di oggetti ornamentali, ritrovata in uno dei villaggi stanziati sulle falde del Monte Petrino. Non mancano, inoltre, corredi funerari appartenuti a sepolture di et\u00e0 ellenistica venute alla luce al disotto del piano pavimentale della chiesa di S. Angelo. Inoltre, al centro della sala \u00e8 posta una scultura di grande pregio, la magnifica statua dell\u2019Apollo Musagete che si data al II secolo d.C. \nNella sala al primo piano sono esposti, invece, i materiali del periodo romano legati alla storia di Sinuessa e dell\u2019agro Falerno. Tra i reperti che documentano i vari aspetti della storia sociale ed economica della colonia, di particolare importanza appare la collezione d\u2019anfore vinarie e il medagliere con circa duecento esemplari di monete. Inoltre, \u00e8 presente una sezione dedicata ai materiali ceramici provenienti dalle necropoli di Sinuessa e alcune lucerne romane che si datano tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C.. Discreta \u00e8 anche la collezione epigrafica e di elementi votivi.\n\nLe due sale poste al secondo piano ospitano quanto rinvenuto durante gli scavi e le ricognizioni del villaggio medievale di Montis Dragonis. Nella sala a sinistra, due plastici ricostruttivi accolgono il visitatore: quello del villaggio medievale fortificato e quello di una sepoltura bisoma rinvenuta al di sotto del piano pavimentale della chiesa del castello. Inoltre, sono esposti i materiali rinvenuti durante le ricognizioni svolte sul territorio di Mondragone, in particolare, a Monte Sant\u2019Anna e sulla Rocca Montis Dragonis. Molto interessante \u00e8 il rinvenimento effettuato proprio sulla Rocca di una borraccia a corpo lenticolare in terra sigillata africana che si data tra fine del I secolo e l\u2019inizio del II secolo d.C.. Nelle vetrine sono conservati i \u201ctesoretti\u201d rinvenuti, come corredo tombale, all\u2019interno dell\u2019edificio religioso della Rocca Montis Dragonis e alcune monete provenienti sempre dall\u2019insediamento medievale.\nNella stessa sala \u00e8 presente la sezione dedicata ai metalli, soprattutto in ferro e in bronzo, relativi a elementi pertinenti gli infissi interni dei diversi edifici del castello (chiodi, copiglie, serrature e chiavi), nonch\u00e9 quelli di uso contadino. \nLa sala a destra, ospita una interessantissima vetrina con oggetti riferibili alla guerra (palle di bombarda, placche di corazza ecc.), mentre nelle altre vetrine sono esposti numerosi reperti ceramici riferibili a produzioni smaltate da mensa (maiolica monocroma bianca e dipinta in bruno e verde, maiolica policroma), databili tra il XIV e il XIV secolo; si tratta in prevalenza di prodotti locali, ma, per ci\u00f2 che riguarda le maioliche policrome rinascimentali, vi sono anche importazione dall\u2019area centro-italiana. Tra quest\u2019ultime si evidenzia lo splendido ed affascinante piatto di Deruta del XVI secolo decorato con un ritratto di donna circondato da motivi disposti \u201ca fascia\u201d e raffiguranti elementi floreali ripetuti a modulo costante; il retro ha una decorazione bicroma \u201ca fascia\u201d che circonda una iniziale dipinta in blu S. Si tratta di un piatto gamelio cio\u00e8 un dono nuziale dello sposo alla sposa.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"13.895737","lat":"41.11597","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-archeologico-biagio-greco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.761917,40.679443],"properties":{"nome":"Museo archeologico provinciale di Salerno","descrizione":"Il Museo fu istituito nel 1927 e allestito dal 1964 nel complesso storico di San Benedetto: esso accoglie una ricchissima documentazione dell\u2019intera provincia di Salerno dalla preistoria al tardoantico. \n\n## Il percorso museale\nIl percorso inizia dal Lapidario che occupa gli spazi all\u2019aperto antistanti l\u2019ingresso al Museo e l\u2019annesso viridarium, dove sono esposte statue, rilievi figurati e basi onorarie provenienti per la maggior parte dalla Salerno romana e venuti alla luce fin dal Seicento; si prosegue all\u2019interno del piano inferiore, con una esposizione, cronologica e topografica dell\u2019intero territorio salernitano, integrata con nuovi siti e reperti recuperati nei depositi da vecchi scavi e donazioni dal 1928. La sezione preistorica comprende materiali sia del Paleolitico e del Neolitico provenienti dalle grotte di Polla, Pertosa, Palinuro, Molpa e Caprioli, sia dell\u2019Eneolitico, provenienti dall\u2019area di Fratte, il pi\u00f9 antico insediamento nel comune di Salerno. \n\nL\u2019et\u00e0 del ferro \u00e8 documentata da reperti villanoviani (IX-VIII secolo a.C.), provenienti da Pontecagnano e Sala Consilina. La cultura dell\u2019inumazione come quella di Oliveto-Cairano nel salernitano \u00e8 testimoniata dai corredi sepolcrali dell\u2019VIII-VI secolo a.C., mentre il cosiddetto \u201corientalizzante\u201d, caratterizzato da ceramiche a decorazione geometrica, \u00e8 testimoniato dai reperti dell\u2019Aren\u00f2sola alla foce del Sele. Segue l\u2019esposizione del periodo greco, che documenta la cultura e gli scambi fra i centri magnogreci del Tirreno e dello Ionio. Ad arricchire i costumi tipici maschili e femminili da vari siti del Salernitano sono una collezione di collane e altri monili in ambra, accompagnata da avorio e pasta vitrea, con vaghi conformati a testine femminili o di sileno, del V e IV secolo a. C., come i numerosi cinturoni sannitici e i bellissimi elmi in bronzo di varie epoche.\n\nIl piano superiore accoglie i materiali provenienti dalla citt\u00e0 di Salerno, idealmente riallacciandosi alla sezione del Lapidario, dal decollo nel VI sec. a.C. del centro antico di Fratte, un sobborgo a NE di Salerno, ai secoli V-VI d. C., fase tardoantica della romana Salernum fondata come colonia nel 194 a.C.\nSono esposti corredi funerari provenienti dalla fascia marina: lucerne, vasi e lastre tombali relativi a un periodo che giunge fino al IV secolo d.C. e una bellissima testa bronzea di Apollo, rinvenuta nelle acque del golfo di Salerno nel 1930, divenuto simbolo dei Musei Provinciali di Salerno. Completa l\u2019esposizione una ricchissima collezione numismatica.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.761917","lat":"40.679443","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-provinciale-di-salerno"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.375888,41.015335],"properties":{"nome":"Museo civico archeologico di Bisaccia","descrizione":"Il Museo \u00e8 allocato al piano terra del Castello Ducale e si articola in un percorso espositivo cronologico in senso orizzontale lungo il quale sono esposti i reperti in mostra, di propriet\u00e0 statale, provenienti dagli scavi eseguiti sulla collina di Cimitero Vecchio.\nObiettivo dell\u2019esposizione \u00e8 quello di ricostruire la storia di Bisaccia in et\u00e0 protostorica e arcaica attraverso i corredi delle numerose sepolture tombali scoperte nel noto sito archeologico irpino rendendola di facile acquisizione e comprensione ai visitatori.\n\nLa grande quantit\u00e0 di materiali acquisiti in tanti anni di ricerche archeologiche ha portato alla scelta dei reperti pi\u00f9 significativi dei corredi funebri di 30 tombe della prima e della seconda et\u00e0 del Ferro (fine IX-VII secolo a.C.) costituiti prevalentemente da manufatti ceramici e oggetti d\u2019ornamento personale per la prima volta presentati, in forme definitive, al pubblico italiano.\nPer guidare il visitatore alla comprensione dei reperti, oltre alle dovute ed esaustive didascalie per ogni oggetto, all\u2019interno delle due sale espositive sono collocati pannelli didattici ed esplicativi.\n\n## Il percorso espositivo\nIl percorso espositivo illustra gli scavi condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno tra il 1973 e il 1996 sulla collina di Cimitero Vecchio di Bisaccia, dove sono state portate alla luce una vasta necropoli, in uso tra la fine del IX e la fine del VII secolo a.C. e solo sporadicamente nel IV secolo a.C. e un\u2019area insediativa (VI-V secolo a.C.) che vi si sovrappone. \nLa visita al Museo, composto al momento da 3 sale (di cui una in allestimento) poste al piano terra del Castello Ducale di Bisaccia, segue un percorso diacronico, illustrando alcuni dei pi\u00f9 significativi contesti funerari: secondo un costume rimasto invariato nel corso di oltre due secoli (fine IX-fine VII secolo a.C.), ai defunti, deposti in posizione supina all\u2019interno di semplici tombe terragne, a fossa di forma rettangolare e rivestite o coperte di pietre e ciottoli, era associato un corredo composto da vasi in ceramica e oggetti metallici di ornamento.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Architettura fortificata","categoria":"Archeologia,","lng":"15.375888","lat":"41.015335","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-archeologico-di-bisaccia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.230963,40.691425],"properties":{"nome":"Museo archeologico provinciale dell\u2019Alta Valle del Sele","descrizione":"Il Museo, inaugurato nel 2004, \u00e8 situato nel Castello Baronale del borgo di Oliveto Citra.\nOspita un primo nucleo di reperti derivanti dalla documentazione delle campagne di scavo del 1928-29 che fruttarono ben 65 sepolture, che coprono un\u2019arco cronologico ampio, dall\u2019VIII-VII secolo al IV-III secolo a. C. espressione della cultura di \u201cOliveto-Cairano\u2019\u2019 che nell\u2019ambito della \"cultura delle tombe a fossa\u2019\u2019 rappresenta un unicum per il forte conservatorismo e l\u2019esuberanza dell\u2019ornamentazione femminile.\n\nI corredi femminili infatti mostrano una singolare ricchezza con elementi assolutamente caratteristici, sovraccaricati in tutte le loro parti di ornamenti, come attestano i numerosi oggetti che compaiono nei corredi con particolare abbondanza; esposti, con la ricostruzione di un costume ornamentale femminile all\u2019interno del Museo (dimostrando la solenne e sacra immagine della donna di Oliveto Citra come esempio caratterizzante di questa cultura). \n\nI corredi tombali del IV secolo a.C. di Oliveto sono simili a quelli di altri centri della Campania sannitizzata, segno che anche che questo sito partecip\u00f2 al fenomeno della \u201cSannitizzazione della Campania\u201d, che si ebbe nel corso della seconda met\u00e0 del V secolo a.C. Per il IV-inizi III secolo a. C. le necropoli hanno restituito vasi a vernice nera e \"a figure rosse\" e ovviamente vasellame a decorazione geometrica; interessante indizio della sannitizzazione del territorio sono i cinturoni di bronzo, elemento peculiare del costume sannitico.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Architettura fortificata","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"15.230963","lat":"40.691425","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-provinciale-dellalta-valle-del-sele"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.768096,40.68244],"properties":{"nome":"Museo della Badia di Cava dei Tirreni","descrizione":"La splendida sala del sec. XIII adibita a museo - appartenente all\u2019antico Palatium della fine del XIII secolo, riservato agli ospiti - \u00e8 stata scoperta dopo la seconda guerra mondiale, grazie ad un saggio fortuito che rilev\u00f2 l\u2019esistenza di un capitello sulle pareti e, successivamente, delle colonne e di tutta la struttura della sala. \nLa volta \u00e8 stata rifatta perch\u00e9 irreparabilmente lesionata, ma tutto il resto conserva la sua originalit\u00e0. Sorto negli anni \u201960 del secolo scorso ed attualmente in corso di riallestimento, il museo ha accresciuto negli anni la sua collezione ed oggi custodisce manufatti di pregevole valore artistico, come lo splendido polittico di scuola raffaellesca, commissionato per l\u2019altare maggiore della basilica dell\u2019abbazia, in passato ritenuto opera di Andrea Sabatini da Salerno ed attualmente quasi unanimemente attribuito al lombardo Cesare da Sesto. \n\nSignificativa \u00e8 la campionatura di protomi, anfore, sarcofagi romani e frammenti di sculture medioevali della prima sala, alle quali seguono le preziose pitture tre-quattrocentesche di scuola toscana, i rilievi eseguiti dalla bottega di Tino di Camaino, una statua lignea bassomedioevale raffigurante una Madonna con Bambino, ed un\u2019ampia raccolta di dipinti su tavola del Cinquecento. Tra questi ultimi si segnalano le opere di Girolamo da Salerno, pittore di fiducia della badia e collaboratore di Cesare da Sesto; i dipinti di Severo Ierace, cognato di Andrea Sabatini da Salerno; la pala realizzata da Agostino Tesauro per la chiesa di San Cesareo, e il tondo eseguito da Francesco Penni su disegno di Raffaello. Le opere del Sei e del Settecento sono presenti in discreto numero e rappresentano significative manifestazioni di pittura naturalistica, classicistica e barocca, come i dipinti di Giacinto Diano e Carlo Maratta.\n\nIl museo custodisce anche un nutrito corpus di opere in metallo, porcellana, avorio e ceramica, di epoche e botteghe diverse, come le croci astili in argento, una pregevole campionatura di piatti di botteghe abruzzesi del secolo XVIII, mattonelle maiolicate di manifattura napoletana e preziosi paramenti liturgici. Splendida \u00e8 la cassetta eburnea con figure di guerrieri di fattura quattrocentesca circondate da elementi a girali vegetali. Una carta nautica del XIV secolo e alcuni corali, sistemati in due bacheche, forniscono solo un saggio del prezioso materiale cartaceo e pergamenaceo che la Badia custodisce nel ricchissimo archivio.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Museo","lng":"14.768096","lat":"40.68244","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-badia-di-cava-dei-tirreni"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.254071,40.96574],"properties":{"nome":"Museo archeologico dell'Agro atellano","descrizione":"Il Museo Archeologico \u00e8 alloggiato all\u2019interno di un edificio di propriet\u00e0 comunale, realizzato tra il 1870 ed il 1872 su progetto dell\u2019architetto Luigi Pietroluongo.\nNato come carcere mandamentale, esso poi pass\u00f2 all\u2019Arma dei Carabinieri, e fino al 1974 fu sede della locale stazione.\nCon decreto del Ministro per i Beni e le Attivit\u00e0 Culturali del 7 agosto 1991, vi fu istituito il Museo Archeologico dell\u2019Agro Atellano, aperto poi al pubblico il 5 aprile del 2002. Il Museo si inserisce nella rete dei musei archeologici della Campania settentrionale e si prefigge di illustrare la storia della porzione meridionale dell\u2019*ager Campanus* posta a Sud e ad Ovest dei Regi Lagni e dell\u2019antica citt\u00e0 di Atella, centro urbano di riferimento.\n\nAl piano terra dell\u2019edificio introduce alla visita del museo la ricostruzione di una necropoli con sepolture di bambini entro anfore appartenente ad un grande complesso rustico databile tra il III-IV secolo d.C.\nAl primo piano sono in mostra vari reperti databili dall\u2019et\u00e0 del Bronzo all\u2019et\u00e0 tardo antica, provenienti dall\u2019area urbana e dalle necropoli sparse sul territorio (ricadente nei Comuni di Succivo ed Orta di Atella) pertinenti ad insediamenti, villaggi o fattorie che caratterizzano la campagna antica nelle sue varie fasi cronologiche. Di particolare rilievo la collezione vascolare di vasi a figure rosse di produzione campana.\nIl secondo piano \u00e8 dedicato a mostre temporanee di lunga durata, relative agli scavi condotti di recente nel territorio. Attualmente vi sono esposti i corredi di et\u00e0 orientalizzante (VIII-VII secolo a.C. ) provenienti da Gricignano di Aversa.\nIl Museo \u00e8 altres\u00ec dotato di apparati didattici e di postazione video per filmati multimediali; ma anche spettacoli possono essere ospitati nel cortile interno.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"14.254071","lat":"40.96574","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-dell-agro-atellano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.823051,41.105007],"properties":{"nome":"MUSA - Polo museale della tecnica e del lavoro in agricoltura","descrizione":"Il MUSA \u00e8 una esposizione didattica permanente di carattere demo-etno-antropologico e finalizzata a raccontare una storia bella e struggente, quella del rapporto tra uomo, terra e macchina, un rapporto fatto di evoluzione \u2013 con la lenta sostituzione del lavoro di braccia e animali con quello del trattore \u2013 ma anche di sofferenza, con l\u2019aumento della mortalit\u00e0 da infortunio, il decremento demografico nelle campagne e la nascita di una produzione quantitativa, che spesso ha depresso pi\u00f9 che incentivato l\u2019economica agricola del territorio. \n\nSituato in una bella fattoria rurale restaurata, in Contrada Piano Cappelle, a pochi chilometri dal centro cittadino di Benevento, il MUSA permette di ammirare un paesaggio agricolo mozzafiato, esteso a perdita d\u2019occhio verso l\u2019orizzonte, stimolando non solo la visita all\u2019avveniristica struttura espositiva, ma anche attivit\u00e0 ludiche, come il cicloturismo e le attivit\u00e0 di walking e fitness aerobici. All\u2019interno, distribuita in 10 padiglioni, la collezione di trattori e macchine agricole, provenienti da tutto il mondo, con esemplari rari in perfetto stato di conservazione, una serie di installazioni che ricostruiscono gli ambienti di vita nella societ\u00e0 agricola tradizionale, un sistema di schermi al plasma con filmati didattici e la magica Quadrisfera multimediale, che racconta, in un complesso sistema di video e specchi, l\u2019evoluzione del paesaggio rurale nel tempo.\n Nel percorso guidato, la macchina agricola, apparentemente fredda e astratta, prende vita e si circonda di figure di braccianti e padroncini, entusiasma nell\u2019esperienza del riscaldamento delle \u2018teste calde\u2019 \u2013 motori particolarissimi che richiedevano l\u2019accensione di un fuoco sotto la testata \u2013 diverte nell\u2019osservare ingegnose modifiche e adattamenti alle esigenze particolari di trattori trasformati in autovetture e cingoli rivestiti di pneumatico per l\u2019agibilit\u00e0 su strada, commuove, nel ricordo dei tanti, troppi braccianti che hanno perso la vita lottando per la dignit\u00e0 del proprio lavoro. L\u2019allestimento, nel seguire le tappe della introduzione della tecnica nel faticoso e fiero lavoro dei campi, fa da sfondo a una serie infinita di racconti tradizionali, recupero di tecniche agricole e prodotti scomparsi o a rischio di scomparire. Infine, nella Sala Proiezioni\/3D, si pu\u00f2 assistere ad un filmato descrittivo del processo evolutivo nel rapporto uomo-macchina in agricoltura.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"14.823051","lat":"41.105007","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/musa-polo-museale-della-tecnica-e-del-lavoro-in-agricoltura"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.5498,40.45549],"properties":{"nome":"Museo archeologico di Atena Lucana","descrizione":"L'Antiquarium espone, nei locali ottocenteschi dell'ex municipio, una selezione dei corredi delle necropoli in successione cronologica dal VII al IV sec. a. C., dalla ceramica con decorazione geometrica di produzione indigena ai vasi con decorazione a figure rosse di et\u00e0 lucana.\n\nPer l'et\u00e0 romana \u00e8 possibile vedere un'imponente iscrizione realizzata sui basoli che pavimentavano il foro, statue e cippi funerari scolpiti ed iscritti di et\u00e0 repubblicana ed imperiale.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Altro","lng":"15.5498","lat":"40.45549","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-di-atena-lucana"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.242008,40.837856],"properties":{"nome":"Museo del tessile e dell'abbigliamento Elena Aldobrandini","descrizione":"Il Museo, sito nel complesso monumentale di Piazzetta Mondragone, si pone come centro permanente di alta cultura per la promozione e valorizzazione dell\u2019arte e della produzione tessile antica e contemporanea in Campania, nonch\u00e9 della sua tradizione sartoriale conosciuta a livello internazionale. Oltre al nucleo storico, costituito da paliotti e paramenti sacri di produzione campana, databili a partire dalla fine del Seicento fino al XIX secolo e tessuti e manufatti ricamati realizzati nell\u2019Istituto Mondragone, databili a partire dal XIX secolo, il Museo offre un ricco repertorio di tessuti da arredamento e passamanerie contemporanei di manifattura leuciana, che coprono l\u2019arco di tempo della prima met\u00e0 del Novecento e tessuti ed accessori provenienti dalla collezione Mare Moda Capri di Livio De Simone. Particolarmente interessante \u00e8 la Sezione \u2013 Abbigliamento - frutto di generose donazioni da parte di grandi famiglie aristocratiche napoletane e di note sartorie tra cui la pi\u00f9 considerevole per quantit\u00e0 e qualit\u00e0 dei capi \u00e8 la sartoria Sarli.\nGli abiti in esposizione esprimono, nella cura dei dettagli e nella raffinatezza dell\u2019esecuzione, il livello raggiunto dalla sartorialit\u00e0 napoletana tra la fine dell\u2019Ottocento e l\u2019inizio del Novecento.\nUn ulteriore tocco di eleganza e di raffinatezza \u00e8 dato da una rassegna di cappelli, di ombrellini da passeggio e di guanti, databili tra la fine dell\u2019Ottocento e la prima met\u00e0 del Novecento.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Abbigliamento","lng":"14.242008","lat":"40.837856","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-del-tessile-e-dell-abbigliamento-elena-aldobrandini"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.641166,40.332],"properties":{"nome":"Museo archeologico provinciale della Lucania occidentale","descrizione":"Il Museo Archeologico Provinciale della Lucania Occidentale nasce nel 1957 per raccogliere i ricchi reperti degli scavi eseguiti dalla Direzione dei Musei Provinciali di Salerno, particolarmente a Sala Consilina e Padula (circa 1500 tombe). Nel museo inoltre sono conservati i materiali rinvenuti nel circondario alla fine dell\u2019Ottocento. Successivamente il museo si \u00e8 arricchito di reperti provenienti dagli scavi eseguiti dal 1957 al 1967, quando si recuperarono le tombe in localit\u00e0 Menafra a Sala Consilina. L\u2019esposizione abbraccia un arco temporale di ben 16 secoli \u2013 dal X sec. a.C. al VI sec. d.C. \u2013 ed \u00e8 destinata ad ampliarsi con i materiali provenienti da altre importanti realt\u00e0 archeologiche del Vallo.\n\nIl percorso museale parte dai reperti della prima Et\u00e0 del ferro, durante la quale nel Vallo di Diano si pratica quasi esclusivamente il rito dell\u2019incinerazione dei defunti. Le tombe maschili presentano armi e fibule ad arco serpeggiante, quelle femminili contengono gli oggetti della filatura e fibule ad arco ingrossato. Dal IX sec. in poi i corredi sepolcrali presentano un numero maggiore di oggetti. In particolare, le tombe femminili dell\u2019VIII sec. sono ricche di oggetti ornamentali. Sempre in questo secolo si comincia a trovare nelle tombe un genere di vaso, il k\u00e1ntharos, di origine balcanica, la cui presenza perdurer\u00e0, seppur con varianti morfologiche, finch\u00e9 la necropoli di Sala continuer\u00e0 a essere utilizzata. Nella seconda met\u00e0 del VII sec. compaiono altri vasi, tra cui l\u2019oinoch\u00f3e (vaso per versare il vino), mentre diminuiscono gli oggetti di ornamento personale e delle fibule. Nelle sepolture maschili le armi sono tutte in ferro. La necropoli di Padula \u00e8 caratterizzata dalla presenza di vasi greci, attici, di eccellente qualit\u00e0: essi hanno consentito non solo di datare, ma anche di classificare le sepolture, distinguendo (secondo la tipologia dei vasi) quelle maschili da quelle femminili. Infatti, solo raramente si sono trovati armi e oggetti di ornamento personale. Al IV sec. a.C. appartiene un gruppo di antefisse con rappresentazione di teste di Menadi e Sileni, rinvenute nel 1957-58. Del III-II sec. a.C. \u00e8 il gruppo dei capitelli figurati, scoperti alla fine del secolo scorso nei pressi della Certosa; le statue e le stele funerarie sono della tarda et\u00e0 repubblicana. All\u2019epoca tardo-antica (III-IV sec. d.C.) appartengono, infine, i materiali provenienti da una villa romana, poi trasformata probabilmente in basilica paleocristiana, scoperta nel 1956.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia","lng":"15.641166","lat":"40.332","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-provinciale-della-lucania-occidentale"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.229827,40.842514],"properties":{"nome":"Museo della ceramica Duca di Martina in Villa Floridiana","descrizione":"Il re Ferdinando di Borbone, nel 1817, acquist\u00f2 la Villa per destinarla a residenza estiva della moglie morganatica Lucia Migliaccio di Partanna, duchessa di Floridia, sposata in Sicilia nel 1814, tre mesi dopo la morte della regina Maria Carolina.\nLa ristrutturazione dell\u2019intero complesso, che comprendeva un piccolo casino (l\u2019attuale Museo) ed una *coffee-house* (l\u2019odierna Villa Lucia) e il Parco fu affidata all\u2019architetto Antonio Niccolini che vi lavor\u00f2 dal 1817 al 1819.\nNiccolini, come si evince dalla pianta autografa conservata al Museo di San Martino, concep\u00ec un edificio con corpo centrale rettangolare e due bracci perpendicolari e simmetrici, rivolti a settentrione. Inoltre, aggiunse, all'ingresso centrale dell'edificio una piccola area porticata, per la sosta delle carrozze, soluzione architettonica gi\u00e0 adottata per il Teatro San Carlo.\nPer la facciata meridionale, che risultava su tre livelli per l'accentuata pendenza del terreno, il Niccolini elabor\u00f2 per il piano seminterrato un basamento in pietra lavica con una scalinata marmorea a doppia rampa, che raccorda l\u2019edificio al parco circostante, aprendosi sul suggestivo panorama della citt\u00e0.\nDopo la morte della duchessa di Floridia, nel 1826, gli edifici monumentali ed il Parco subirono numerose trasformazioni da parte degli eredi fino al 1919, anno in cui la Villa venne acquistata dallo Stato e destinata a sede museale.\nIl Museo Duca di Martina \u00e8 sede dal 1931 di una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative, comprende oltre seimila opere di manifattura occidentale ed orientale, databili dal XII al XIX secolo, il cui nucleo pi\u00f9 cospicuo \u00e8 costituito dalle ceramiche.\nLa raccolta, che d\u00e0 il nome al Museo, \u00e8 stata costituita nella seconda met\u00e0 dell\u2019Ottocento, da Placido de Sangro, duca di Martina e donata nel 1911 alla citt\u00e0 di Napoli dai suoi eredi.\nIl duca, nato a Napoli nel 1829 ed appartenente ad un illustre casato strettamente legato alla corte borbonica, dopo l\u2019unit\u00e0 d\u2019Italia si trasfer\u00ec a Parigi, dove inizi\u00f2 ad acquistare oggetti d\u2019arte applicata, entrando in contatto con i maggiori collezionisti europei e partecipando alle grandi esposizioni universali.\nNel 1881 mor\u00ec il suo unico figlio e l\u2019intera collezione fu ereditata nel 1891 dall\u2019omonimo nipote, conte dei Marsi, che, tramite la moglie Maria Spinelli di Scalea, la don\u00f2 nel 1911 alla citt\u00e0 di Napoli.\nIl Museo si sviluppa su tre piani, al piano terra sono esposti, oltre ad alcuni dipinti, avori, smalti, tartarughe, coralli e bronzi di epoca medioevale e rinascimentale, maioliche rinascimentali e barocche e vetri e cristalli dei secoli XV-XVIII, mobili, cofanetti e oggetti d\u2019arredo.\nAl primo piano \u00e8 collocata la raccolta di porcellane europee del XVIII secolo, costituita da nuclei delle pi\u00f9 importanti manifatture del Settecento, Meissen, Doccia, Napoli e Capodimonte, porcellane francesi, tedesche ed inglesi.\nAl piano seminterrato, infine, \u00e8 stata allestita la sezione di oggetti d\u2019arte orientale, tra cui notevole \u00e8 la collezione di porcellane cinesi di epoca Ming (1368- 1644) Qing (1644- 1911) e Giapponesi Kakiemon ed Imari.\n\nVilla Floridiana\nAntonio Niccolini, tra il 1817 e il 1819, progett\u00f2 anche il rifacimento e la riconfigurazione dei giardini all\u2019inglese, secondo la moda del tempo. Niccolini, sfruttando il naturale andamento del terreno degradante verso il mare, ridisegn\u00f2 le aree esterne, alternando ampi prati e aiuole con quinte scenografiche a zone 'a boschetto' e terrazzamenti scoscesi. Invece, per le zone circostanti l'edificio principale adott\u00f2 soluzioni pi\u00f9 regolari e simmetriche, in conformit\u00e0 con le caratteristiche stilistiche di gusto neoclassico. Ide\u00f2, inoltre, un teatrino all\u2019aperto, un tempietto ionico, le serre ed alcune grotte per animali esotici: unici elementi architettonici ancora oggi esistenti nell\u2019attuale area del Parco, che fanno percepire l\u2019originaria atmosfera pittoresca.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte, Arte","lng":"14.229827","lat":"40.842514","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-ceramica-duca-di-martina-in-villa-floridiana"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.879737,40.639847],"properties":{"nome":"Museo archeologico nazionale di Pontecagnano","descrizione":"Il Museo archeologico nazionale di Pontecagnano \u00e8 dedicato e intitolato agli 'Etruschi di Frontiera' e raccoglie i reperti provenienti dal centro villanoviano ed etrusco-campano di Pontecagnano. \n\nUn patrimonio di inestimabile valore, il cui nucleo pi\u00f9 consistente \u00e8 rappresentato dai reperti provenienti dalle oltre 9000 sepolture scavate nelle necropoli dell\u2019area Pontecagnano negli ultimi cinquant\u2019anni.\n\nIl percorso di visita segue un ordinamento espositivo cronologico, con sezioni dedicate all\u2019illustrazione delle diverse epoche, dal periodo Eneolitico all\u2019Et\u00e0 Romana, propone al visitatore momenti di approfondimento sulla citt\u00e0 e sul suo sviluppo urbano, sulle necropoli, sui santuari, sulle produzioni artigianali. \n\nNel percorso espositivo, risulta rilevante la sezione dedicata alle aristocrazie del periodo Orientalizzante (fine VIII - fine VII sec. a.C.), alle quali sono riferibili alcune sepolture che, per la composizione e la qualit\u00e0 del corredo funerario, sono state definite \u2018principesche\u2019.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.879737","lat":"40.639847","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-nazionale-di-pontecagnano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.352921,40.806076],"properties":{"nome":"Museo dell'Osservatorio vesuviano","descrizione":"Fin dalla sua fondazione, nel 1841, l\u2019Osservatorio Vesuviano \u00e8 stato meta non solo degli studiosi, ma anche di visitatori locali e stranieri.\nAttorno al 1970 in seguito alla costruzione poco pi\u00f9 a valle di un edificio pi\u00f9 consono alle esigenze della ricerca moderna, la cosiddetta sede storica diviene naturalmente il luogo destinato alla conservazione delle preziose collezioni mineralogiche, strumentali e artistiche, oltre che di una ricca biblioteca storica.\n\nIl Museo \u00e8 sede di una mostra permanente che conduce il visitatore attraverso un affascinante percorso nel mondo dei vulcani. Si parte dalla descrizione dei vari tipi di eruzioni e della loro pericolosit\u00e0, per giungere all\u2019osservazione in tempo reale dei dati sismici e geochimici registrati dalla rete di sorveglianza dell\u2019Osservatorio Vesuviano. Tutto ci\u00f2 con l\u2019ausilio di filmati, illustrazioni, collezioni di rocce e minerali, strumenti storici, libri e dipinti.\nIl Museo ospita antichi strumenti scientifici, utilizzati da scienziati e ricercatori nel corso dei secoli, alcuni dei quali sono di eccezionale importanza storica, come il sismografo di Luigi Palmieri. Una parte di questi strumenti \u00e8 esposta nelle sale Mercalli e Wiechert della Mostra.\n\nDal 2009 la palazzina di servizio costruita negli anni \u201970 del secolo scorso, dopo il trasferimento a Napoli della sala di monitoraggio e del personale di ricerca, ospita la mostra \u201cVulcanica \u2013 percorso multimediale nel mondo dei vulcani\u201d. Attraverso pannelli esplicativi sui vulcani italiani, contributi audiovisivi, un tavolo multimediale e una saletta di proiezione per filmati 3D, l\u2019esposizione guida il visitatore attraverso i vulcani attivi in Italia, la loro pericolosit\u00e0 e le tecniche di monitoraggio applicate alla sorveglianza dei fenomeni precursori delle eruzioni.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia naturale e scienze naturali, Storia naturale e scienze naturali","lng":"14.352921","lat":"40.806076","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-dell-osservatorio-vesuviano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.638994,40.649994],"properties":{"nome":"Museo d'arte sacra \"Don Clemente Confalone \"","descrizione":"Il Museo \u00e8 stato realizzato nella cripta settecentesca della Chiesa Collegiata Santa Maria a Mare in Maiori.\nL\u2019area museale \u00e8 di circa 232 mq. distribuiti su tre livelli con annesso giardino panoramico di circa 200 mq. Dall\u2019esterno \u00e8 possibile accedere al plesso di culto attraverso i due ingressi principali della Collegiata, seguendo il percorso pedonale della \u201cScala Santa\u201d, nonch\u00e9 da un ingresso diretto ed autonomo che si apre sul piazzale di arrivo della strada rotabile, costruita anni or sono, per accedere pi\u00f9 facilmente al centro antico della citt\u00e0 nonch\u00e9 all\u2019importante Complesso Sacro.\n\nIl sistema espositivo si articola attraverso vetrine tematiche e alcuni espositori singoli realizzati con un design che \u00e8 in sintonia con l\u2019ambiente e con le opere esposte. \nL\u2019iter, impostato su criteri didascalici per temi, si apre con una sezione dedicata alla statuaria che raccoglie pezzi di grande valore tra i quali spicca la Madonna in Gloria, tre statue sei-settecentesche, quali quelle raffiguranti S. Lucia e S. Apollonia, di cui si ha notizia in una visita pastorale dei primi del Settecento. \nVanno menzionati, inoltre, il busto reliquiario di San Trifone, la statua originale della Madonna dell\u2019Avvocata, una splendida Madonna con Bambino attribuita a scuola tedesca del XVI secolo ed altre opere devozionali. \n\nSegue la mostra di pregevolissimi oggetti, quali due antifonari del XV secolo, un prezioso cofanetto, mirabile esempio della produzione pi\u00f9 raffinata della Scuola degli Embriachi, risalente al primo quarto del XV secolo e raffigurante la leggenda della Mattabruna. E possibile ancora ammirare il paliotto di alabastro, scultura inglese del XV secolo, che ci presenta alcuni misteri della fede cristiana (Annunciazione, Adorazione dei Magi, Resurrezione, Assunzione, Incoronazione di Maria) tra i Santi Margherita e Giacomo. Di indubbio interesse sono, inoltre, i tre piatti da questua a sbalzo di fattura tedesca ed altre opere che rispecchiano la devozione popolare.\nLe due ampie vetrine collocate ai lati dell\u2019altare ospitano i preziosi paramenti sacri, importante testimonianza dell\u2019arte manifatturiera di sacri ornamenti dal XVII al XIX secolo.\n\nNello spazio attiguo, ex Sala dell\u2019Archivio capitolare, sono esposti numerosi vasi sacri e suppellettili in argento, tra i quali la croce d\u2019altare, opera di Gaetano Simioli, due calici di Biagio Giordano, il reliquiario di S. Lucia di Nicola Palmentiero, un calice di Romualdo De Rosa, per citare solo le opere di autore noto. Infatti accanto ad essi sono esposti altri numerosi manufatti che, pur non punzonati o identificati, costituiscono una preziosa testimonianza dell\u2019arte dell\u2019argenteria napoletana nei secoli XVIII e XIX.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"14.638994","lat":"40.649994","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-d-arte-sacra-don-clemente-confalone"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.401088,40.636856],"properties":{"nome":"Museo archeologico territoriale della penisola sorrentina \"Georges Vallet\"","descrizione":"Il Museo Archeologico Territoriale della Penisola Sorrentina, intitolato al famoso archeologo e studioso Georges Vallet ed ospitato nelle sale di Villa Fondi de Sangro, \u00e8 nato dall\u2019esigenza di accogliere la documentazione ed i risultati delle campagne di scavo effettuate nella Penisola Sorrentina per ricostruire le fasi di popolamento e di trasformazione di questo territorio dalla preistoria all\u2019et\u00e0 romana nel contesto complessivo della Campania antica.\n\nNella sala a piano terra, dominata dalla grande scala \u00e8 stato ricostruito il tumulo funerario*mnema* del re Liparos, mitico fondatore di Surrentum. Esso \u00e8 costituito da quattro leoni ed una stele in tufo. Sempre al piano terra, il lato sinistro della sala \u00e8 dominato dalla statua colossale di Demetra, \u00e8 esposto, inoltre, un pavimento a mosaico ritrovato in marina di Puolo.\n\nLa sala 1 al primo piano, \u00e8 dedicata agli scavi condotti nel Comune di Piano di Sorrento, in localit\u00e0 Trinit\u00e0, relativi ad un insediamento della cultura del Gaudo (II millennio a. C.), alle necropoli arcaiche e classiche di Massalubrense (S. Agata sui due Golfi, Loc. \"Deserto\"), di Vico Equense (via Nicotera) e di Sorrento. Gli oggetti esposti sono relativi alle recenti campagne di scavo condotte a S. Agata sui due Golfi dalla Soprintendenza archeologica di Napoli dal 1994 al 1997 e a Vico Equense negli anni 80, con una selezione dei bronzi di recente restaurati della campagna di scavo del 1966.\n\nIl corridoio di passaggio tra le sale 1 e 2 \u00e8 dedicato ai culti ed alle iscrizioni, con una selezione del materiale del santuario di Atena sulla Punta della Campanella, insieme al calco dell\u2019iscrizione scolpita sulla roccia datata alla prima met\u00e0 del II sec. a. C..\n\nLa sala 2 del primo piano affronta la problematica della formazione della citt\u00e0 di \u201cSurrentum\u201d, presentando per la prima volta l\u2019aggiornamento della carta topografica con l\u2019ubicazione di tutti i saggi e le strutture emerse negli ultimi interventi di archeologia urbana condotti dal 1993 ad oggi, con una selezione dei materiali provenienti dalla citt\u00e0.\nLe necropoli di Sorrento, finora note esclusivamente da materiali decontestualizzati, confluiti per lo pi\u00f9 in collezioni private, sono per la prima volta illustrate scientificamente, grazie ai risultati della recentissima campagna di scavo iniziata nel 1998 ed ancora in corso, eseguita fuori Porta Parsano.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.401088","lat":"40.636856","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-territoriale-della-penisola-sorrentina-georges-vallet"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.265829,41.078056],"properties":{"nome":"Museo civico garibaldino e risorgimentale","descrizione":"Il Museo fu istituito con delibera consiliare dell\u20198\/11\/1870 con lo scopo principale di raccogliere i numerosi reperti archeologici sparsi sul territorio, venuti alla luce nel corso di lavori.\nNel 1911, in occasione del 50\u00b0 Anniversario dell\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia, furono raccolti i reperti risorgimentali e della epopea garibaldina per essere inviati a Napoli alla Mostra Nazionale.\nTali reperti divennero il nucleo principale del Museo e per lungo tempo furono ospitati nel teatro Garibaldi.\nDal 2003 la raccolta dei beni museali dell\u2019Ente \u00e8 stata allestita nell\u2019ex Convento degli Alcantarini, un complesso demaniale destinato a Carcere Minorile e in parte dismesso.\n\nIl Museo prosegue la narrazione della storia di questa citt\u00e0 laddove si ferma quella raccontata dal Museo Archeologico dell\u2019antica Capua, in una continuit\u00e0 temporale che offre ai visitatori tremila anni di storia.\nIl nucleo pi\u00f9 consistente \u00e8 raccolto nella Sala del Risorgimento, dove sono esposte le testimonianze dei primi moti di rivolta e dei processi che ne seguirono, e nella Sala della Battaglia del Volturno, che conserva autografi di Garibaldi e le bandiere di combattimento, insieme ad alcune delle armi che furono usate nel combattimento finale del 1 Ottobre 1860 contro l\u2019esercito borbonico.\nIl Museo ospita anche una sezione di minerali e fossili, e una raccolta di antiche cartoline e foto d\u2019epoca, nonch\u00e9 opere di pittori contemporanei qui nati, come Antonio Sicurezza e Zacarias Cerezo, acquerellista spagnolo.\nUna sala \u00e8 dedicata a Nicola Salzillo, scultore di opere religiose lignee, qui nato nel XVII secolo, che acquist\u00f2 fama in Spagna, padre del pi\u00f9 celebre Francisco, notevole esponente del barocco spagnolo.\nIl Museo ingloba anche la chiesa conventuale degli Alcantarini, sul cui altare spicca una tela di Luca Giordano, e il sottostante cimitero con sepolture a seduta.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"","lng":"14.265829","lat":"41.078056","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-garibaldino-e-risorgimentale"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.483688,40.813843],"properties":{"nome":"Museo emblema","descrizione":"Il Museo \u00e8 uno spazio che nasce dal volere dell\u2019artista Salvatore Emblema di creare a Terzigno, nella sua citt\u00e0 natale, un luogo dedicato all\u2019educazione, allo studio ed alla diffusione dell\u2019arte contemporanea. Uno dei rari esempi italiani di Casa-Museo che, su una superficie di circa 600 mq interni e di circa 3000 mq del parco-sculture, riunisce le opere pi\u00f9 significative dell\u2019artista. Inoltre accoglie al suo interno spazi per laboratori didattici, volti ad approcciare all\u2019arte gli studenti di vario ordine e grado. Nell\u2019intuizione dello stesso Salvatore Emblema, tra le priorit\u00e0 del museo \u00e8 soprattutto l\u2019insegnamento del valore di trasparenza, inteso non solo come concetto culturale, ma anche e sopratutto come fatto di vita, di comportamento, di interazione e condivisione con l\u2019altro. Da questo presupposto, tanta attenzione \u00e8 dedicata, nei programmi del Museo, all\u2019educazione giovanile in un territorio difficile come quello napoletano. \n\nLe opere che compongono l\u2019esposizione cambiano ogni sei mesi, permettendo cos\u00ec alla collezione permanente del museo di essere, nel tempo, totalmente visibile ed assieme di essere organizzata secondo criteri rigorosi, ma estremamente duttili e, se occorre, funzionali alle attivit\u00e0 ludico-didattiche.\nNegli ultimi anni, di sempre maggior interesse \u00e8 porsi come centro propulsore per i giovani talenti del panorama artistico contemporaneo, campano e non, e al contempo fornire ad artisti e studiosi d\u2019arte un luogo di incontro e confronto culturale.\n\nIl Museo \u00e8 sede anche dell\u2019archivio generale, un ufficio dedicato alla raccolta, alla catalogazione ed alla tutela della ricerca e delle opere di Salvatore Emblema.\nLa sezione archivio, diretta sotto il controllo unanime di tutti gli eredi dell\u2019artista, \u00e8 l\u2019organo che garantisce e certifica sul complesso della produzione dell\u2019artista.\nDal 2009, per la qualit\u00e0 delle sue iniziative e le benefiche ricadute sul territorio del proprio operato, \u00e8 ritenuto Museo di Interesse regionale.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"14.483688","lat":"40.813843","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-emblema"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.08758,41.15252],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Ariano Irpino e Lacedonia","descrizione":"In linea con gli orientamenti della conferenza episcopale italiana in materia di arte sacra e beni culturali, il Museo della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia nasce per affrontare il rischio di dispersione e di deperimento del patrimonio storico \u2013artistico ecclesiastico. Nasce, quindi, come sede di raccolta e di conservazione di opere d\u2019arte pittoriche e scultoree del patrimonio culturale e religioso diocesano allontanate dalle loro sedi originarie distrutte in seguito ai sismi del 1962 e del 1980; oltre all\u2019azione di tutela nei confronti del territorio diocesano, il Museo si propone di favorire e promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e religioso diocesano; costituisce un importante punto di riferimento per le iniziative culturali. Il patrimonio destinato all\u2019esposizione consiste in dipinti su tela, sculture, epigrafi, paliotti, tabernacoli, numerosi paramenti sacri, tutte opere ascrivibili ai secoli tra XVII e XX. \n\nIl percorso di visita del Museo diocesano collocato nella Chiesa dell\u2019Annunziata, distribuito su due livelli, propone un itinerario lineare e facilmente identificabile da parte del pubblico. Nell\u2019ampia sala della chiesa, i colori e i ricami dei paramenti completi dei vescovi di Ariano suggeriscono un itinerario catechetico. Lungo il corridoio la pastorale dei vescovi \u00e8 espressa nei simboli e nei motti dei loro stemmi. Al primo piano della dimora, l\u2019arte tessile di paramenti sacri illustra la religiosit\u00e0 di una comunit\u00e0. Nell\u2019androne e lungo le scale le iscrizioni e gli stemmi gentilizi ricordano momenti di storia della diocesi; la scultura marmorea a servizio della liturgia \u00e8 rappresentata da paliotti e tabernacoli, infine, al piano superiore i dipinti su tela e immagini sacre a stampa illustrano i culti praticati nella diocesi.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte","lng":"15.08758","lat":"41.15252","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-ariano-irpino-e-lacedonia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.541142,40.378548],"properties":{"nome":"Museo diocesano \"San Pietro\"","descrizione":"La trecentesca chiesa di San Pietro, che oggi ospita il Museo Diocesano \u00abSan Pietro\u00bb, fu edificata dagli Angioini sull\u2019acropoli della citt\u00e0 antica, presumibilmente sulle fondamenta del tempio dedicato ad Esculapio.\nNel 1930 i locali dell\u2019antica chiesa, ormai sconsacrata, furono destinati ad ospitare il Museo Civico, il cui fine precipuo era raccogliere le numerose sculture architettoniche e reperti dall\u2019et\u00e0 romana al XVIII secolo provenienti dal territorio di Teggiano.\nNegli anni Ottanta, per disposizione della Soprintendenza ai B.A.A.A.S di Salerno, l\u2019edificio fu sottoposto a restauro e nel 1987, dopo un moderno allestimento della sala espositiva, fu inaugurato il nuovo Museo, a cui venne conferito il nome di Museo Diocesano \u00abSan Pietro\u00bb. Nel giugno del 2007 il Museo \u00e8 stato riaperto al pubblico, dopo essere stato riallestito e ampliato con opere di particolare pregio storico ed artistico.\n\n## Il percorso di visita\nL\u2019impianto museale, ben strutturato nel percorso visivo e documentario, conserva opere di scultura e di pittura che abbracciano epoche diverse.\nIl periodo antico, preromano e romano, \u00e8 collocato nel pronao; qui sono le testimonianze archeologiche ritrovate nel territorio teggianese nel corso di scavi o rinvenimenti fortuiti: una mensa ponderale, per il controllo dei pesi nel mercato locale, alcune iscrizioni funerarie, come quella in cui compare la citazione di Tegianum in epoca romana; una statua acefala e un Telamone.\nL\u2019interno a navata unica, si apre su tre piccole cappelle, in cui sono due tombe, del 1401, di Bartolomeo Francone, e del 1512, dell\u2019arcidiacono Rossi, sostenuta da tre figure cariatidi, rappresentanti le tre et\u00e0 della vita.\nNumerose e di buon livello sono le testimonianze successive presenti nella navata, che illustrano un lungo arco di storia della Diano medievale.\nDi forte resa cromatica ed espressiva sono gli affreschi collocati nell\u2019abside e nel presbiterio, attribuiti al XIV-XV secolo, staccati dalla cripta della chiesa di Sant\u2019Angelo nel 1980 e restaurati dalla allora competente Soprintendenza di Napoli.\nSempre nel presbiterio \u00e8 una serie di sculture che occupano un arco cronologico di cinquecento anni, dal XIV al XIX secolo, come una Madonna con Bambino del XIV secolo, un Crocifisso in muratura del XV secolo, una Madonna delle Grazie del XVI secolo, e una pala d\u2019altare del XVII secolo, raffigurante la Madonna del Rosario con i Misteri.\nL\u2019ex sacrestia accoglie la sezione museale dedicata ad oggetti liturgici e suppellettili sacre di varia funzione, come paramenti, argenteria e reliquiari del XVII secolo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte","lng":"15.541142","lat":"40.378548","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-san-pietro"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.264797,40.227512],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Vallo della Lucania","descrizione":"Monsignor Biagio D\u2019Agostino, vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania dal 1956 al 1974, mostr\u00f2 sempre un grande e particolare interesse per le opere d\u2019arte spesso trascurate. Da qui l\u2019esigenza di creare un Museo nella diocesi di Vallo della Lucania, sentita dapprima da Mons. Giuseppe Casale, vescovo della diocesi dal 1974 al 1989.\nSuccessivamente anche la Soprintendenza ai BAAAS di Salerno ed Avellino ha sostenuto vivamente il progetto di un Museo a Vallo della Lucania, ritenendo questa cittadina un centro di aggregazione culturale per tutto il Cilento. L\u20198 dicembre del 1978, Mons. Giuseppe Casale decreta l\u2019erezione del Museo e Pinacoteca Diocesani affermando quanto segue: *\u2026compresi del dovere di salvaguardare e incrementare il nostro patrimonio; desiderosi di portare a termine in modo pi\u00f9 organico la lodevole iniziativa del nostro venerato predecessore Mons. Biagio D\u2019Agostino; convinti che le parrocchie sovente non sono in grado di garantire la conservazione di molteplici opere d\u2019arte in esse esistenti per motivi logistici, data la fatiscenza di molti luoghi di culto, e per motivi di sicurezza, consapevoli dell\u2019urgenza di raccogliere, restaurare, inventariare, ordinare, studiare tutto il patrimonio artistico e culturale, presente nell\u2019esteso territorio diocesano*.\n\nCi\u00f2 fu possibile non solo grazie all\u2019opera congiunta della Diocesi e della Soprintendenza ai BAAAS di Salerno ed Avellino, ma, come scriveva Mons. Giuseppe Casale, \u00e8 un\u2019impresa esaltante alla quale stanno gi\u00e0 dando la loro collaborazione alcuni Enti locali tra cui le Comunit\u00e0 Montane del Gelbison-Cervati, del Lambro e Mingardo e del Monte Stella.\nIl Museo sorse cos\u00ec con lo scopo di \u201cospitare\u201d gli oggetti e le opere d\u2019arte solo per il tempo utile a rendere sicura l\u2019antica collocazione.\nMons. Giuseppe Rocco Favale (vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania dal 1989) nel 1991, approfittando del fatto che le opere erano state momentaneamente allontanate per una mostra temporanea dal titolo \u201cIl Cilento ritrovato\u201d, presso la Certosa di Padula, fece adeguare i locali museali, in brevissimo tempo, con idonei impianti di climatizzazione e antifurto.\nAll\u2019indomani, la dott.ssa Rosanna Romano, della Soprintendenza BAAAS di Salerno, diceva che la riapertura del Museo diocesano costituiva una importante occasione per Vallo della Lucania, uno dei centri pi\u00f9 significativi, sia sotto l\u2019aspetto storico che religioso, della provincia di Salerno, e si inseriva in un progetto pi\u00f9 ampio di valorizzazione del ricco patrimonio cilentano.\nMons. Favale ha eseguito i lavori di completamento del Museo realizzando anche un laboratorio di restauro. In esso vengono eseguiti, con professionalit\u00e0, i lavori di restauro delle opere d\u2019arte della comunit\u00e0 diocesana. Inoltre sono state abbattute le barriere architettoniche con un comodo ascensore ubicato nella scala principale ed \u00e8 stata allestita la sala S. Pantaleone annessa al Museo destinata a promuovere ed esporre le opere d\u2019arte di recente fattura.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte","lng":"15.264797","lat":"40.227512","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-vallo-della-lucania"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.048188,40.849037],"properties":{"nome":"Museo di San Francesco a Folloni","descrizione":"Per la sua posizione il Museo di S. Francesco a Folloni \u00e8 una struttura museale strettamente collegata al territorio, funzionale alla valorizzazione delle zone interne e alla salvaguardia di un patrimonio artistico particolarmente colpito dal sisma del 1980. Aperto al pubblico il 18 settembre 1981, ampliato nel novembre '82, contiene opere recuperate nei paesi pi\u00f9 colpiti, come Lioni, Conza della Campania, dove sono stati rinvenuti manufatti d'arte che sono spesso autentiche scoperte. Attualmente gran parte delle opere sono tornate nei luoghi di provenienza, ma quelle rimaste saranno tra breve riallestite in una nuova cornice museale. \nTra i tanti argenti, oggetti liturgici e parati sacri conservati nel museo, si segnalano la splendida croce astile in argento di et\u00e0 aragonese, alcuni calici di fattura napoletana, e soprattutto le vesti quattrocentesche di Diego I Cavaniglia, rinvenute durante gli scavi effettuati nel convento. Recentemente restaurati e analizzati, il farsetto e la giornea del conte hanno dimostrato come Napoli fosse protagonista di una cultura rinascimentale di portata europea, per la fattura dei tessuti e la tipologia dei decori prodotti. Tra i dipinti sicuramente interessanti sono un San Francesco in estasi che la critica pi\u00f9 aggiornata ritiene opera della bottega del pittore Francesco Solimena e una lunetta dipinta raffigurante un\u2019Annunciazione, recentemente attribuita all\u2019artista marchigiano Francesco da Tolentino.\n\nLa storia del complesso di San Francesco a Folloni risale al XIII secolo ed \u00e8 collegata alla leggenda del viaggio di San Francesco d\u2019Assisi al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. Il primo nucleo del complesso risale al Duecento e l\u2019antico romitorio sorgeva dove \u00e8 oggi la sacrestia, come hanno confermato resti murari emersi in recenti scavi. Nel Cinquecento fu costruito un pi\u00f9 ampio convento ma anche di questa fase rimangono pochi ambienti integri, come il chiostro con la cisterna. \u00c8 alla met\u00e0 del XVIII secolo che il complesso assunse l\u2019assetto architettonico definitivo, con la realizzazione di un nuovo chiostro e di una nuova chiesa che conserv\u00f2, come le precedenti, il titolo dell'Annunziata. Degli ambienti cinquecenteschi fu conservata la navata sinistra e il coro, oggi noto come Cappella del Crocifisso (ma la descrizione della chiesa del \u2018500 \u00e8 nella Platea del convento (1740-41), conservata nell\u2019Archivio di Stato di Avellino). La chiesa \u00e8 a navata unica con cappelle laterali, transetto e coro impreziosita da stucchi. Settecenteschi sono tutti gli arredi liturgici come gli altari, le pile dell\u2019acqua santa, gli stalli del coro, il pulpito e i confessionali. Dal coro della chiesa si accede alla Cappella del Crocifisso, il cui altare contiene la venerata reliquia del Sacco di San Francesco, ed alla sacrestia, a pianta rettangolare, impreziosita dai pregevoli intagli lignei del banco e da uno splendido lavabo marmoreo decorato a volute e delfini incrociati. In quest\u2019ambiente \u00e8 collocato il magnifico cenotafio eretto da Margherita Orsini in onore di suo marito Diego I Cavaniglia, conte di Montella, morto nel settembre 1481 per una ferita riportata ad Otranto, assediata dalla flotta turca di Maometto II, alleato della Serenissima nella guerra tra Napoli e Venezia. Le soppressioni del decennio francese (1806-1816) e quelle seguite all\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia provocarono l\u2019abbandono del convento da parte dei frati che vi tornarono soltanto nel 1933, quando fu restaurato grazie al sostegno dei cittadini di Montella e di Umberto II di Savoia, amante di questo luogo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"15.048188","lat":"40.849037","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-di-san-francesco-a-folloni"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.370412,40.945595],"properties":{"nome":"Museo di Pulcinella, del folklore e della civilt\u00e0 contadina","descrizione":"In un\u2019ala del Castello al piano terra ed al primo piano con ingresso da quest\u2019ultimo \u00e8 possibile visitare il Museo di Pulcinella, del folklore e della civilt\u00e0 contadina.\nIl Museo \u00e8 stato fondato ed allestito dal Centro di Cultura \u201cAcerra Nostra\u201d nel 1992.\nSi tratta di un Museo particolare, diverso dai tanti disseminati un po\u2019 dovunque in Italia.\nIn questo Museo tra consunti aratri e vecchie suppellettili si \u00e8 cercato di ricostruire non soltanto i materiali, ma soprattutto l\u2019anima della cultura contadina di Terra di Lavoro, l\u2019 antica Liburia, da cui ebbe origine la stessa maschera di Pulcinella.\nNelle sale trova spazio, accanto agli strumenti del lavoro agricolo, anche la ricostruzione degli ambienti domestici in cui gran parte della vita si svolgeva.\nIn questo contesto culturale ed in questa dimensione agraria nasceva Pulcinella: la maschera non cittadina, la maschera del buffo e stolto campagnuolo.\nSin dal 1500, infatti, Pulcinella ed Acerra erano diventati un binomio indissolubile.\nPer alcuni Puccio D\u2019Aniello, Paolo Cinella, Paoluccio della Cerra furono quei personaggi, che diedero corpo e anima al primo Pulcinella.\nPer altri, invece, fu uno Zanni Policiniello, piccolo pulcino, con la voce resa roca dalla pivetta o dall\u2019uso della maschera, il grande e primo Pulcinella.\nPer altri ancora la maschera acerrana rappresenta l\u2019ultimo erede di Maccus il personaggio pi\u00f9 buffo e sciocco delle commedie atellane, rappresentate in Campania in epoca romana.\nIl Museo \u00e8 articolato nelle antiche sale della cucina e su due interi piani del Castello appartenuto ai feudatari della citt\u00e0.\nVi sono annessi un Archivio, una Biblioteca ed una Videoteca con una sezione di ricerca dedicata ad Alfonso Maria di Nola, dodici sale di esposizione, le cucine, il monumento a Pulcinella di Gennaro d\u2019Angelo.\nIl Museo comprende una sezione dedicata a Pulcinella ed una al Folklore di Terra di Lavoro antica Liburia \n\nIn questa sezione sono raccolti ed esposti:\ndocumenti originali riferiti alle tradizioni popolari, letterarie e teatrali su Pulcinella; opere d\u2019arte antiche e moderne; costumi, maschere e foto degli attori, che hanno interpretato Pulcinella, da Antonio Petito a Massimo Troisi, oggetti rari ed opere dell\u2019 artigianato campano, antico e moderno. \nSono anche ricostruiti un gabbiotto teatrale da piazza del 1600, un presepe pulcinellesco ed un teatrino delle guarattelle.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Architettura fortificata","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"14.370412","lat":"40.945595","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-di-pulcinella-del-folklore-e-della-civilta-contadina"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.442041,41.19945],"properties":{"nome":"Museo di arte sacra di Ruviano","descrizione":"Il fine primario del Museo parrocchiale di Arte Sacra \u00e8 la salvaguardia, la fruibilit\u00e0 e la valorizzazione delle collezioni in esso presenti, nel contesto del patrimonio religioso, storico, culturale e artistico del territorio, con particolare riferimento alla funzione di evangelizzazione che l\u2019arte sacra ha sempre esercitato per la trasmissione della fede cristiana. Il Museo, altres\u00ec, collabora con altri organismi e istituzioni ecclesiastiche e laiche presenti nel territorio diocesano e regionale, per la conservazione e la valorizzazione di tutto il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico del territorio. \n\n Fanno parte della propriet\u00e0 del Museo parrocchiale di Arte Sacra: le statue, gli ori votivi; gli ex voto; le suppellettili per il servizio sacro; i paramenti sacri nella loro evoluzione storica; i quadri e tutto ci\u00f2 che riguarda la tradizione religiosa. Sono conservati presso il Museo parrocchiale di Arte Sacra resti fittili provenienti da scavi locali o rivenuti nel corso di questi anni; donazioni di resti gi\u00e0 studiati da archeologi.\nIl Museo di Arte Sacra \u00e8 strumento di educazione culturale e di sviluppo sociale al servizio del cittadino, applica alla propria azione criteri di imparzialit\u00e0, nel rispetto delle varie opinioni, concorrendo a promuovere le condizioni che rendono effettiva la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali e ambientali nel territorio.\nIl Museo di Arte Sacra riconosce nella comunit\u00e0 locale il primo pubblico di riferimento, con il quale, per la sua \u201cprossimit\u00e0\u201d culturale e territoriale, istituisce un rapporto di interlocuzione continua ed individua modalit\u00e0 e forme di finalizzazione, differenziando la propria azione e i propri servizi, in base alle categorie e alle tipologie degli utenti. Inoltre, privilegia il rapporto con il pubblico dei giovani, offrendo servizi e attivit\u00e0 diversamente configurati e finalizzati. All\u2019interno di un progetto educativo e sociale coerente, promuove il senso di appartenenza e l\u2019uso consapevole del territorio, attraverso l\u2019educazione alla conoscenza e al rispetto del patrimonio culturale.\nPer questa sua caratteristica ha promosso iniziative didattiche ed educative atte a favorire e a diffondere la conoscenza e la fruizione pubblica dei propri beni.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.442041","lat":"41.19945","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-di-arte-sacra-ruviano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.20265,40.976574],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Aversa","descrizione":"Il percorso museale si articola in due sezioni: la prima, allestita nel deambulatorio, la seconda nella cosiddetta cappella succursale di Loreto e nel Tesoro Vecchio.\nLa visita comincia nel deambulatorio, dove sono esposte le opere che connotano l\u2019evolversi temporale e stilistico della fabbrica del Duomo: affreschi, sculture, lastre tombali, capitelli zoomorfi, altari e dipinti. Di rilievo il portale romanico del Nymphios, le lastre marmoree di San Giorgio col drago e dell\u2019Elefante turrito; i sepolcri dei vescovi Giorgio Manzolo e di Balduino d\u00e8 Balduinis, il sepolcro del canonico Paolo Merenda del XVI secolo; tavole rinascimentali come il Trittico di San Michele della scuola di Antoniazzo Romano, opere del Cinquecento come la Nativit\u00e0 di Pietro Negroni e Girolamo Cardillo e opere manieristiche come l\u2019Incontro di Pietro e Paolo del pittore aversano Giovan Battista Graziano. \nLe opere del secondo nucleo espositivo sono collocate nelle sale cosiddette di Loreto, del Baldacchino e di San Sebastiano. La Sala di Loreto espone al centro la tela della Madonna del Gonfalone di Francesco Solimena, reliquiari insigni come la Sacra Spina (XVI-XVII secolo). Due grandi espositori conservano argenti e paramenti sacri provenienti dal tesori della cattedrale, il Tabernacolo del Gioved\u00ec Santo di Aniello Guariniello (1757), calici, pissidi e altri oggetti usati per le celebrazioni liturgiche vescovili e capitolari che vanno dal XVI al XIX secolo. \nLa Sala del Baldacchino conserva il grande trono, opera in argento di A. Guariniello del 1755, cimeli documentari e liturgici tra i pi\u00f9 rappresentativi degli archivi ecclesiastici aversani: pergamene dell\u2019XI secolo, codici liturgici e il famoso Breviarium aversanum(1499). La Sala di San Sebastiano presenta una rassegna tematica sul martirio di San Sebastiano, patrono secondario della citt\u00e0. Qui sono esposte sette tavole quattrocentesche di Angiolillo Arcuccio (il San Sebastiano, la Madonna del melograno, il Trittico della Maddalena, la Madonna delle Grazie e il San Giovanni Evangelista provenienti dall\u2019Annunziata) e un pannello ligneo del XVII secolo, raffigurante il duomo normanno. Di grande interesse \u00e8 il busto-reliquiario di San Sebastiano di Domenico Vaccaro (XVII-XVIII secolo). Il percorso si conclude con l\u2019esposizione di altri oggetti collocati nei luoghi originari, nelle navate centrali e nelle cappelle laterali del Duomo barocco, come il Crocifisso catalano in legno policromo del XIII secolo; il Monumento sepolcrale del cardinale Caracciolo, nella cappella del Sacramento; il Battistero barocco di F. Maggi e la tavola manieristica di Cornelis Smet raffigurante l\u2019Adorazione dei Magi. Attraverso questi tesori artistici e liturgici il visitatore, assetato di luce e di pace, si lascia condurre dallo stupore dell\u2019arte, del bello, del mistero. E\u2019in allestimento la seconda sezione nell\u2019Abbazia di San Lorenzo Fuori le Mura di Aversa.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.20265","lat":"40.976574","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-aversa"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.554161,40.1396],"properties":{"nome":"Museo etnografico di Morigerati","descrizione":"Il Museo, creato quale esposizione permanente nel 1976 a gestione privata (fondazione Florenzano), nel 1994 \u00e8 divenuto Museo di Ente pubblico di propriet\u00e0 del Comune di Morigerati. Responsabile scientifico e direttore \u00e8 il dott. Luciano Blasco.\nIl Museo raccoglie oggetti e documentazioni audiovisive della cultura tradizionale dei comuni cilentani che fanno riferimento alla valle del fiume Bussento. Sono esposti al pubblico oltre 900 oggetti, databili dalla fine dell\u2019Ottocento agli anni Sessanta del Novecento; suddivisi in aree tematiche. Al piano terra sono esposte: le collezioni di terrecotte, utensili per i lavori agricoli, una macchina per la cardatura ed i contenitori per la conservazione del vino. Completa l\u2019esposizione una mostra fotografica permanente relativa ad alcuni aspetti delle culture tradizionali del sud Italia. Al 1\u00b0 piano indumenti a carattere sacro ed abiti talari, libri delle messe e documenti ecclesiastici, manufatti tessili, utensili e attrezzi per la filatura e tessitura, attrezzi e manufatti del falegname, del fabbro ferraio, della cereria, del calzolaio-ciabattino. Per il pubblico \u00e8 disponibile una sala multimediale dove \u00e8 possibile fruire dei filmati sulle principali feste tradizionali del territorio comunale e di alcune lavorazioni artigiane inerenti le collezioni etnografiche del Museo. Sono inoltre, fruibili all\u2019ascolto biografie di donne contadine residenti nel comune di Morigerati comprese nella raccolta \u2019Voci di Donne - memorie e narrazioni per il patrimonio immateriale dell\u2019area bussentina.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"15.554161","lat":"40.1396","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-etnografico-di-morigerati"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.178351,40.928757],"properties":{"nome":"Museo dell\u2019opera dell\u2019area Castello","descrizione":"Il sito-monumento impropriamente definito Castello di Sant\u2019Angelo dei Lombardi si \u00e8 in questi decenni ricomposto con nitida evidenza e offre ai visitatori una pagina forse insospettabile della storia irpina, medievale e moderna. Prima del terremoto del 1980, si sviluppava intorno ad un cortile trapezoidale con tre archi a tutto sesto dai quali si accedeva agli ambienti del primo livello; l\u2019impianto tipologico era il risultato delle numerose e frequenti trasformazioni succedutesi nel tempo sull\u2019antica residenza dei Caracciolo del Sole, poi degli Imperiale: erano riconoscibili un loggiato, una scala con balaustrata scolpita e la cavallerizza risalenti al XVI secolo. Una lapide posta a sinistra del portale d\u2019ingresso, andata distrutta con il crollo della parte centrale del lato meridionale del castello, ricordava i lavori di ampliamento e trasformazione risalenti al XVIII secolo. Dal 1862 il fortilizio fu destinato a carcere e tribunale, funzione che conserv\u00f2 fino al sisma del 1980 quando crollarono il piano superiore, il corpo di fabbrica sul lato est e parte del lato meridionale. \n\t\nTra il 1987 ed il 1992, sono state realizzate opere mirate a garantire la sicurezza e la conservazione del sito nonch\u00e9 la conoscenza approfondita e completa dell\u2019intero organismo strutturale e delle preesistenze d\u2019interesse storico-artistico, architettonico ed archeologico. In particolare dalle indagini archeologiche dirette da Marcello Rotili sono emerse nelle immediate adiacenze del donjon - la grande torre attrezzata per la difesa costruita nel punto pi\u00f9 alto del colle (quota 888m. s.l.m.) - le strutture dell\u2019antica cattedrale di Sant\u2019Angelo dei Lombardi (XI secolo) completamente inglobate nell\u2019ala sud-ovest del castello, quasi del tutto crollata, e altri elementi presenti sotto il piano di calpestio del cortile. Durante lo smontaggio di una parte della facciata ovest del castello sono stati, successivamente, scoperti due portali e la parete di fondo della chiesa. Contemporaneamente agli scavi, sono stati effettuati lavori di restauro sul corpo della cavallerizza, sulla torre e sul loggiato che studi recentissimi inducono a leggere come testimonianza residua di un antico sedile. Alla fase di lavori appena descritti, dopo un\u2019interruzione durata alcuni anni per l\u2019indisponibilit\u00e0 di fondi, ha fatto seguito un ulteriore consistente intervento di restauro che ha portato a completamento il recupero strutturale della torre, della cavallerizza e della chiesa romanica. Si sono, poi, realizzati gli impianti tecnologici e le finiture esterne ed interne, nonch\u00e9 gli interventi necessari alla prevenzione ed all\u2019arresto del degrado e alla creazione di idonei percorsi di visita agli edifici recuperati e le sistemazioni esterne.\n\t\nL\u2019indagine stratigrafica ha restituito, in termini di resti della cultura materiale, una rilevante quantit\u00e0 di reperti, soprattutto ceramici nonch\u00e9 oggetti in metallo, vetro, osso, pietra, terracotta, laterizi, tegole, monete, intonaci e reperti antropici.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Architettura fortificata","categoria":"","lng":"15.178351","lat":"40.928757","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-dellopera-dellarea-castello"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.246265,40.85037],"properties":{"nome":"Museo archivio\/laboratorio per le arti contemporanee Hermann Nitsch","descrizione":"Al numero 29 di Via Pontecorvo, a due passi da piazza Dante, il Museo Nitsch si rende visibile in fondo alla stretta strada di ingresso, attraverso il segno forte di una facciata sobria e composta di fine Ottocento. \n\nLo spazio, gi\u00e0 nato per ospitare un impianto per la produzione di energia elettrica, mostra un\u2019ampia quadratura e un corpo architettonico da osservare con l\u2019angolazione poetica di chi ha trasformato uno stabile in disuso, in un sogno realizzato, in una deflagrazione creativa: il Museo Hermann Nitsch Archivio\/ Laboratorio per le Arti Contemporanee, dedicato all\u2019artista viennese e alla sperimentazione visuale nata intorno agli anni Sessanta. \n\nUna sede per le arti a Napoli, ma soprattutto un punto di incontro dove la continuit\u00e0 di memoria del passato alimenta il presente inteso come evocabile consistenza memoriale, come possibile antidoto, in termini di dichiarazione di frattura, rispetto alle insinuazioni di insidiosi condizionamenti consumistici. \n\nL\u2019itinerario espositivo di questo luogo esclusivo, avvertendo da sempre l\u2019urgenza di rinnovarsi e favorire l\u2019approfondimento culturale, presenta sezioni fisse e allestimenti biennali (settembre 2010) con alcune nuove opere di H. Nitsch. \n\nIl Museo \u00e8 caratterizzato da una serie di nuclei fondamentali: l\u2019Archivio; il Centro di Documentazione, ricerca e formazione; la Biblioteca \/Mediateca; il Dipartimento per il Cinema Sperimentale Indipendente; la Discoteca di musica contemporanea (dal 1940 ai nostri giorni) e il Centro per le Arti Performative e Multimediali. L\u2019obiettivo \u00e8 che il fruitore possa divenire protagonista e parte attiva del Laboratorio, l\u2019intento \u00e8 preservare la memoria storica offrendo una serie di supporti e documenti in grado di disegnare il contesto storico-esistenziale delle opere stesse e degli artisti che le hanno concepite. Rivendicando nessi profondi di consistenza antropologica, il Museo Nitsch si propone come uno spazio dove reclamare la possibilit\u00e0 di conoscersi, distinguersi, parlare attorno all\u2019essenza stessa dell\u2019arte, dei suoi linguaggi, della sua drammaturgia, dei suoi colori, delle sue forme asimmetriche e pungenti di significato.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.246265","lat":"40.85037","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archivio-laboratorio-per-le-arti-contemporanee-hermann-nitsch"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.435226,40.876904],"properties":{"nome":"Museo della civilt\u00e0 contadina \"Michele Russo\"","descrizione":"Tipologia di struttura\nMuseo Etno-Antropologico, gestito da un\u2019Associazione Culturale senza scopo di lucro (Associazione di Promozione Sociale d\u2019Arte Contadina \u201cMichele Russo\u201d).\n\nCERTIFICAZIONI E RICONOSCIMENTI\nIscritto all\u2019Albo delle Fattorie Didattiche della Regione Campania\nPatrocinio dell\u2019Ente Parco Nazionale del Vesuvio\nPatrocinio del Comune di Somma Vesuviana (NA)\nRiconosciuto dalla Regione Campania quale \u201cMuseo di Interesse Regionale\u201d\n\nCARATTERISTICHE DELLA STRUTTURA\nSpazi esterni: 700 mq ca.\nSpazi interni: 500 mq ca.\nParcheggio per auto e bus GT\nAssenza di barriere architettoniche\nServizi igienici H\n\nCapacit\u00e0 ricettiva massima: 130 alunni per didattica ; 250 persone per altre iniziative.\n\nL\u2019ESPOSIZIONE\nAttivit\u00e0 agricole, allestite in 20 settori.\nVengono documentati in questo settore i sistemi di trasporto usati nel lavoro dei contadini e nelle attivit\u00e0 di scambio e trasporto mediante animali da soma o con veicoli a trazione animale. Sono esposti basti e gioghi per bovini e per equini, singoli o doppi, e veicoli con ruote a trazione animale (carro, carretto a due ruote con timone a due stanghe).\nStanza del vino.\nGli oggetti esposti documentano le fasi di coltivazione della vite e della produzione del vino.\nStanza dei mestieri.\nIn questa sezione sono allestiti diverse installazioni dedicate ad alcuni tra i pi\u00f9 antichi mestieri e ai loro attrezzi.\nStanza delle produzioni alimentari.\nQuesta raccolta comprende gli strumenti dei lavori sull\u2019aia, la lavorazione dei cereali e le attrezzature legate al ciclo della produzione-lavorazione del mais.\nStand dell\u2019alimentazione contadina.\nVengono presentati gli oggetti tipici del focolare domestico della casa contadina: bilance, pentole, paioli, cucchiai, recipienti per la conservazione.\nSezione Etnomusicologica.\nIn essa sono presenti i principali strumenti musicali per l\u2019esecuzione di tammurriate tradizionali e delle ritualit\u00e0 festive contadine.\nStalle con animali da lavoro e animali da cortile.\nSezione dedicata principalmente alla didattica e alle scolaresche, l\u2019allestimento riserva anche diversi spunti per spiegare la protezione sacra degli spazi destinati agli animali e dalla loro collocazione nella vita quotidiana e nell\u2019economia rurale.\nOrto didattico.\nIn un apposito spazio, vengono coltivate le piante orticole ed eduli di stagione.\n\nDIDATTICA PER ISTITUTI SCOLASTICI DI DIVERSO ORDINE E GRADO\nAgli alunni viene proposto un programma didattico articolato su moduli e servizi culturali, dando cos\u00ec la possibilit\u00e0 di conoscere e di apprendere i vari aspetti della vita contadina di un tempo e dei valori di cui \u00e8 portatrice.\n\nLABORATORI DIDATTICI, in cui gli alunni attraverso una divertente e coinvolgente manipolazione di materiali acquisiranno delle rilevanti conoscenze sull\u2019artigianato, i mestieri fabbrili e sul \u201csapere del gesto e della mano\u201d come un tempo era di comune uso praticare, con importanti ricadute sul piano didattico, pedagogico e culturale.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"14.435226","lat":"40.876904","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-civilta-contadina-michele-russo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.761474,40.82422],"properties":{"nome":"Museo delle attivit\u00e0 contadine ed artigianali di Montoro Inferiore","descrizione":"Il Museo \u00e8 sito in localit\u00e0 frazione di San Bartolomeo. La frazione di San Bartolomeo \u00e8 una delle frazioni pi\u00f9 piccole del territorio comunale. Si evidenzia in modo prevalente l\u2019attivit\u00e0 contadina. Nel suo comprensorio sono ubicati il campo sportivo comunale e il bocciodromo.\nIl Museo \u00e8 ubicato nella nuovissima sede che \u00e8 un vecchio fabbricato rurale tipico esempio, nonch\u00e9 uno degli ultimi qui a Montoro Inferiore, di edificio di proprietari terrieri degli inizi del Novecento. Architettonicamente l\u2019edificio si sviluppa su pi\u00f9 livelli costituito da un piano interrato, un piano terra e un piano primo, con relativo sottotetto, per una volumetria fuori terra di circa 2150 mq\n\nL\u2019edificio \u00e8 stato completamente ristrutturato e messo a nuovo. Il piano terra ha una serie di sale che sono state destinate a zone espositive. Il primo piano \u00e8 stato dedicato alle attivit\u00e0 e alla funzione di biblioteca. Il sottotetto verr\u00e0 destinato a laboratorio per il recupero e il restauro degli oggetti. L\u2019edificio \u00e8 provvisto dei bagni per l\u2019utenza, ha l\u2019accesso per i disabili. \u00c8 collegato direttamente con la biblioteca, ubicata al piano superiore, al fine di facilitare anche la consultazione delle opere relative al museo. Possiede, a livello interrato, spazi adeguati per il deposito di manufatti. Possiede una zona antistante che, nel periodo estivo, pu\u00f2 essere utilizzata come zona espositiva.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"14.761474","lat":"40.82422","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-delle-attivita-contadine-ed-artigianali-di-montoro-inferiore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.369494,40.79027],"properties":{"nome":"Museo del giocattolo della Pro Loco di Torre del Greco","descrizione":"Nel Museo sono contenuti oltre 640 pezzi che rappresentano la storia del giocattolo nell\u2019Italia del Novecento attraverso oggetti di grande valore storico ed estetico di produzione italiana e mondiale.\nIl percorso espositivo \u00e8 articolato per aree tematiche. Questa scelta nasce da un\u2019impostazione storica e demoetnoantropologica che vuole sottolineare il rapporto fra i giocattoli e gli oggetti di uso comune, tra il gioco e la vita reale. Negli spazi espositivi sono presenti le maggiori marche che hanno fabbricato giocattoli in questo periodo: INGAPe Marchesini per l\u2019Italia, Bing e Marklin per la Germania, Britains per la Gran Bretagna, ecc. \n\nLa collezione, imperniata su oggetti appartenenti prevalentemente al XX secolo, ha naturalmente suggerito tale impostazione. Le sale espositive sono interamente dedicate all\u2019esposizione di giochi e giocattoli, di cui viene illustrata l\u2019evoluzione nel corso del secolo, con un\u2019attenzione particolare, appunto, ai legami fra giocattolo e realt\u00e0 sociale e culturale. Ogni vetrina \u00e8 dedicata a un tema specifico illustrato da pannelli didattici e da un apparato didascalico che ne costituisce l\u2019adeguato sussidio. \nLe collezioni sono esposte in 26 vetrine tematiche: le bambole, i giochi di guerra terrestre e spaziale, i mezzi di trasporto, della polizia, dei pompieri, i mezzi di lavoro ed i veicoli industriali, i mezzi delle forze armate e di soccorso, le giostre spaziali o terrestri, gli arredi per le case di bambola, gli animali, i giochi in scatola, i giochi di vita domestica femminile, i robot, i giochi per il divertimento all\u2019aperto o le macchine per quello in casa, il circo, il teatrino delle marionette e dei burattini, la storia di Pinocchio, gli strumenti musicali, i giochi ottici e gli strumenti da proiezione o visori, i penny toys (si definiscono penny toysquei particolari giocattoli di latta da pochi soldi, appunto un penny, che si compravano fino a qualche anno fa nelle tabaccherie o sui banchi delle fiere).","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia","lng":"14.369494","lat":"40.79027","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-del-giocattolo-della-pro-loco-di-torre-del-greco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.547609,41.23488],"properties":{"nome":"Museo della civilt\u00e0 e delle tradizioni contadine","descrizione":"Il Museo, di tipo demoetnoantropologico, \u00e8 collocato nel borgo medievale caratterizzato da architetture, impianto urbanistico, torri e cantine tufacee che risalgono ai secoli XIV-XV.\nAttualmente il Museo ha come sede l\u2019antico Palazzo Barone dove sono allestite quattro sezioni di esposizione: la prima riguarda le attivit\u00e0 del mondo contadino nell\u2019evoluzione secolare che la gente di Castelvenere ha realizzato soprattutto nel campo vitivinicolo di qualit\u00e0; parte integrante di questa sezione, insieme agli utensili del lavoro agricolo e domestico sono le famose e suggestive cantine tufacee; la seconda sezione \u00e8 rappresentata dalla memoria fotografica della comunit\u00e0 castelvenerese riguardante matrimoni, feste laiche e religiose, giochi popolari, momenti della vita nei campi, pellegrinaggi ai luoghi di culto; la terza sezione riguarda la figura di San Barbato nato a Castelvenere nel 602, Vescovo di Benevento, di cui fu defensor civitatis, autore dell\u2019incontro tra Ariani e Cristiani nella storia della Langobardia Minor con capitale Benevento; la quarta sezione riguarda la memoria pi\u00f9 antica, archeologica e preistorica, caratterizzata da epigrafi sannitico-romane, cippi e resti del sito della Palafitta di Castelvenere.\nIl Museo si presenta diffuso nel territorio collegato con la Villa Romana di contrada San Tommaso, i cammini di culto di contrada Foresta e il Casone Brizio del Settecento borbonico.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"14.547609","lat":"41.23488","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-civilta-e-delle-tradizioni-contadine"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.917249,40.879543],"properties":{"nome":"Museo etnografico della Piana del Dragone","descrizione":"Il Museo \u00e8 una preziosa presenza storica e sociale, una testimonianza culturale ed umana, un legame affettivo con le proprie origini. \nInaugurato il 17 luglio 1999, dopo anni di paziente indagine e di oculata raccolta da parte di Antonio Marra, il Museo conserva e tramanda alle future generazioni il patrimonio culturale della civilt\u00e0 contadina, rispettandone consuetudini, ideali, sentimenti.\nNelle sue sale si racconta la semplice e mirabile vita di un popolo attraverso un arco di tempo (dall\u2019ultimo decennio del 1800 sino agli anni \u2019 60 del 1900) molto significativo per una conoscenza pi\u00f9 intima del Sud.\n\nOggetti, arnesi, arredi, ambienti, raggruppati con precisa ricostruzione, creano una emozione inaspettata per una semplicit\u00e0 e per un\u2019epoca estranee a noi, eppure dentro di noi. Il Museo Etnografico diventa, allora, l\u2019affascinante libro della gente comune, che viveva seguendo il ciclo delle stagioni, delle ricorrenze religiose, delle fatiche dei campi. La famiglia patriarcale costituiva il punto di riferimento in una comunit\u00e0 fortemente legata ai principi tradizionali ed assumeva un ruolo fondamentale nella crescita privata e pubblica.\nIl lavoro, umile e duro, imponeva sacrifici, rivelava abilit\u00e0, conferiva senso etico alla quotidianit\u00e0. La storia \"minore\" del cosmo contadino e popolare rivela un\u2019incredibile dignit\u00e0 e diventa mito.\n\nIl Museo Etnografico della Piana del Dragone propone questo viaggio e, in particolar modo, svela usi e costumi di una zona, nella quale l\u2019omonimo bacino idrografico (il pi\u00f9 grande del Mezzogiorno d\u2019Italia) condiziona ancora l\u2019economia agricola di una vasta area. Acquista una valenza extraterritoriale nel momento in cui si pone quale \"teca\" di una civilt\u00e0.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"14.917249","lat":"40.879543","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-etnografico-della-piana-del-dragone"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.199904,41.427338],"properties":{"nome":"Museo della civilt\u00e0 contadina di Prata Sannita","descrizione":"Il Museo della Civilt\u00e0 contadina si articola in tre sale ed accoglie oggetti e arnesi da lavoro pervenuti per donazione degli abitanti del luogo e rappresenta il frutto di una raccolta durata oltre venticinque anni. \nGli oggetti in esposizione raggiungono il numero di cinquecento e sono stati parzialmente catalogati secondo i criteri suggeriti dall\u2019Istituto Centrale del Catalogo. L\u2019esposizione segue i criteri dettati dal Museo Nazionale delle Tradizioni Popolari presso il quale il Museo di Prata \u00e8 segnalato e si suddivide seguendo le diverse fasi della vita di un centro rurale quali ad esempio I lavori sull\u2019aia, la casa, il trasporto, il segno dei mestieri. Un cartellino identificativo di ogni oggetto propone la dicitura dialettale (scritto in rosso) e il corrispettivo italiano (scritto in blu).\n\nNel 1995 il Museo ha ricevuto il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attivit\u00e0 Culturali attraverso l\u2019interessamento della Soprintendenza dei Beni Architettonici, Artistici e Storici di Caserta e Benevento. A completamento di quanto esposto, dal 1972 \u00e8 stata effettuata una raccolta di espressioni della cosiddetta \u201ctradizione orale\u201d ossia di favole, canti di corteggiamento, canti a dispetto, canti sacri, indovinelli e proverbi di cui una parte \u00e8 conservata presso l\u2019archivio dell\u2019Accademia di Santa Cecilia a Roma.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia","lng":"14.199904","lat":"41.427338","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-civilta-contadina-di-prata-sannita"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.089351,41.152767],"properties":{"nome":"Museo civico e della ceramica di Ariano Irpino","descrizione":"Il Museo, nato con lo scopo di ricordare la tradizione civile e culturale della Citt\u00e0 e del suo territorio, e di continuarla e svilupparla attraverso ricerche e studi, viene inaugurato il 28 giugno 1991.\nLa valorizzazione della sezione \"dell\u2019antica maiolica popolare di Ariano\" costituisce il principale obiettivo del Museo, che attualmente presenta una raccolta di manufatti ceramici di circa 250 pezzi. \nA queste faenze sono da aggiungere i reperti che in modo copioso affluiscono al Museo, databili dal IX secolo alla fine del 1400, provenienti da sporadici rinvenimenti e da scavi condotti in discariche rionali, recentemente individuate lungo le antiche mura di cinta della Citt\u00e0.\nIl Museo, quotidianamente divenuto un valido punto di riferimento culturale, riceve continue visite di studiosi, studenti, esperti collezionisti, critici d\u2019arte, ceramisti ed appassionati provenienti da ogni dove.\n\nEve Boorsook, della The Harvard University Center for Italian Renaisasance Studies, amica e collaboratrice del Whitehouse, stupita, trasognata e grata, ha lasciato questo suo ricordo: \u201cVi metto per scritto la gran gioia che Voi e il Vostro Museo mi avete dato. Le ceramiche irradiano gioia e celebrazione di vita espressa con invenzione elegantissima, tutto \u00e8 esposto con tanto affetto, cura e buon gusto: un modello per tutti\u201d.\nQuello realizzato, dunque, \u00e8 un Museo che non ha come fine unico il raccogliere e il conservare testimonianze, ma si prefigge anche di sottoporre e discutere problemi, comunicando e stimolando riflessioni e valutazioni, sempre orientato alla realizzazione di occasioni e di iniziative per sostegno alle attivit\u00e0 artigianali.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"15.089351","lat":"41.152767","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-e-della-ceramica-di-ariano-irpino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.555858,41.283348],"properties":{"nome":"Museo civico e della ceramica cerretese","descrizione":"Istituito con delibera di Consiglio Comunale n. 46 del 15.10.1993, comprende le sezioni: Ceramica Antica, ubicata nel monumentale Palazzo S. Antonio; Ceramica Contemporanea, ubicata presso le ex carceri feudali-Palazzo del Genio; il Museo di Arte Sacra, nella chiesa di San Gennaro.\n\nInaugurato nel 1995, il Museo Civico e della Ceramica Cerretese, documenta la tradizione della ceramica artistica a Cerreto fiorita dopo il terremoto del 1688 quando, per la ricostruzione, i maestri figulini Giustiniani, Marchitto, Scarano e Russo vi importarono gli influssi tecnici e stilistici della manifattura di Capodimonte. Ha in dotazione ceramiche antiche provenienti da collezioni private prodotte tra il XVIII e il XX secolo. Spiccano la fornella di Cristo al Calvario, opera attribuita ad Antonio Giustiniani, e parte del Corredo della Farmacia di San Diodato di Benevento (albaroni, albarelli), recanti lo stemma di papa Benedetto XIII Orsini e realizzate da Domenico Giustiniani. Dal 2005 il Museo Civico e della Ceramica Cerretese si \u00e8 arricchito della prestigiosa collezione Mazzacane gi\u00e0 catalogata e in via di allestimento. I circa 400 pezzi di cui essa si compone, appartengono, per la maggior parte al XVIII secolo, periodo d\u2019oro della produzione cerretese, per la quantit\u00e0, ma soprattutto per qualit\u00e0 dei manufatti, eseguiti da abili maestri, molti dei quali trasferiti da Napoli a Cerreto. La collezione costituisce una testimonianza unica ed irripetibile per lo studio e la ricostruzione della storia della ceramica cerretese.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"14.555858","lat":"41.283348","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-e-della-ceramica-cerretese"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.493835,40.51339],"properties":{"nome":"Museo civico \"Insteia Polla\", Rassegna permanente delle antiche vestiture pollesi","descrizione":"Il Museo \u00e8 sede di una mostra dal titolo \u201dRassegna permanente delle antiche vestiture pollesi\u201d. Ospitato nella cappella sconsacrata di Santa Maria la Scala intende illustrare la storia di Polla attraverso il tratto pi\u00f9 tipico e conosciuto del paese: l\u2019abbigliamento popolare. Si tratta di una vasta esposizione che ripercorre l\u2019evoluzione del tradizionale abito femminile locale dal diciannovesimo al ventesimo secolo. Il costume tradizionale femminile pollese \u00e8 il pi\u00f9 caratteristico di quelli dei paesi vicini, tanto da costituirne il vanto di tutte le donne pollesi che l\u2019 hanno indossato fino all\u2019ultimo venticinquennio del Novecento. L\u2019esposizione \u00e8 articolata secondo il criterio delle occasioni e delle circostanze che scandiscono la vita quotidiana: abiti di gala e festivit\u00e0, abiti di uso quotidiano, abiti rituali utilizzati durante le processioni, abiti ottocenteschi di mezza festa e abiti da lutto, cuciti con perizia dalla signora Teresa Sorrentino Marcigliano, arte che ha imparato dalle maestre Luigia Forte Sorrentino e Teresa Amen in tutte le minuziose modalit\u00e0 di esecuzione di ogni singolo capo, differenziato per occasione. \n\nLa rassegna riproduce tredici abiti di costume locale, disposti in tre vetrine, indossati da altrettanti manichini, mettendone in evidenza le relative particolarit\u00e0. I capi caratteristici sono: la camicia di fine mussola di cotone o di lino bianco con largo scollo rotondo di pizzo o di tulle ricamato; il copricapo di lana scarlatta, larga circa mezzo metro e lunga una novantina di centimetri; il soprabito di foggia rettangolare in pregiata lana nera o marrone, rifinito di nastro di seta nei toni del rosso e galloni d\u2019oro; il corsetto e le maniche sono confezionati in vari colori e uniti da nastro celeste e poi la gonna e il grembiule. Questi elementi caratterizzano tutti i costumi, tranne poche differenze che li contraddistinguono a seconda delle occasioni. Una analisi particolareggiata del costume pollese \u00e8 stata condotta dal professore Antonio Tortorella che nel testo \u201cIl costume delle donne di Polla\u201d, realizzato con il contributo della Regione Campania, ha descritto e catalogato le fogge in tutti i dettagli.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"15.493835","lat":"40.51339","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-insteia-polla-rassegna-permanente-delle-antiche-vestiture-pollesi"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.528399,40.92624],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Nola","descrizione":"Il Museo inaugurato nel 2000 dal Vescovo Beniamino Depalma \u00e8 concepito come realt\u00e0 integrata e diffusa sul territorio. La finalit\u00e0 del progetto di allestimento e di organizzazione degli spazi museali \u00e8 ispirata a una nuova forma di accostamento alle opere d\u2019arte, non pi\u00f9 raccolte in un unico contenitore, snaturate dal loro contesto d\u2019origine, ma visibili nei propri luoghi di culto che si caratterizzano come strutture museali organizzate e decentrate sul territorio diocesano. Il percorso si articola in due itinerari: il primo si svolge intorno all\u2019insula del duomo e raggiunge i maggiori monumenti sacri del centro cittadino; il secondo percorso ruota intorno al nucleo espositivo del seminario vescovile e degli antichi conventi siti sulle colline circostanti la citt\u00e0. \n\nIl nucleo espositivo del Museo diocesano \u00e8 ospitato negli spazi adiacenti alla Cattedrale: le strutture della trecentesca chiesa di San Giovanni Battista, la cinquecentesca cappella dell\u2019Immacolata e gli ambienti dell\u2019episcopio concorrono con le collezioni di diversa natura a rappresentare la millenaria storia della diocesi nolana. Le sale sono dedicate all\u2019esposizione di preziosi argenti, di eleganti paramenti, di opere scultoree in marmo ed in legno, nonch\u00e9 dipinti dal XV al XVIII secolo. Interessante la sezione documentaria e libraria, parte del patrimonio dell\u2019attiguo Archivio Storico Diocesano. Il Museo ospita periodicamente mostre tematiche e convegni nella Sala dei Medaglioni cos\u00ec denominata per i ritratti dei vescovi nolani dipinti nei tondi delle pareti.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte","lng":"14.528399","lat":"40.92624","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-nola"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.236977,40.836647],"properties":{"nome":"PAN | Palazzo delle Arti Napoli","descrizione":"Dal marzo 2005 Napoli ha il suo primo spazio civico destinato alla funzione esclusiva e permanente di Centro per le Arti Contemporanee, \u201cPan | Palazzo delle Arti Napoli\u201d, una struttura che opera sul piano della promozione e documentazione dei diversi linguaggi del contemporaneo. \n\nIl Pan | Palazzo delle Arti Napoli con sede nel settecentesco **Palazzo Carafa Roccella **di oltre 6000 mq, nella centrale via dei Mille, offre spazi espositivi, spazi di consultazione, servizi e strumenti per la promozione e lo studio delle opere e dei protagonisti dei linguaggi e delle forme dell\u2019arte contemporanea: arti visive, arti sceniche, architettura, fotografia, poesia. La pluralit\u00e0 delle iniziative e la diversificazione delle opportunit\u00e0 di fruizione caratterizzano la programmazione, che spazia tra memoria e creazione, tra ricerca e intrattenimento culturale: occasioni di conoscenza e confronto tra esperienze e sperimentazioni artistiche internazionali, che confermano Napoli quale sede europea di un sistema museale complesso. Dal 2010 \u00e8 stato avviato il primo programma pubblico di residenze d\u2019artista PAN STUDIOS\/ orientamenti dell\u2019arte pubblica.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"arte, galleria","lng":"14.236977","lat":"40.836647","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/pan-palazzo-delle-arti-napoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.548158,41.347664],"properties":{"nome":"Paleolab","descrizione":"Il Paleolab \u00e8 un museo multimediale che, attraverso varie esperienze interattive, permette al visitatore di intraprendere un viaggio indietro nel tempo fino ad arrivare al Cretaceo, periodo in cui Pietraroja si trovava ai margini di una laguna.\nA quell'epoca risalgono i fossili di pesci, coccodrilli e salamandre, conosciuti fin dal 1700, e soprattutto lo Scipionyx Samniticus, il piccolo cucciolo di celosaurus vissuto 110 milioni di anni fa, che costituisce un unicum perch\u00e9 presenta ancora intatti gli organi interni e le fibre muscolari.\nIl percorso di visita ha inizio con un ascensore geologico, una sorta di teletrasporto, grazie al quale il visitatore ripercorre in pochi secondi le epoche geologiche fino ad arrivare al Cretaceo. Gli exibit, le scenografie, i filmati e un grande acquario interattivo permettono nelle prime sale del museo di entrare in questo ambiente tropicale e di conoscerne gli abitanti. Tutti i reperti sono esposti in copia per motivi di sicurezza. Continuando il viaggio nel Paleolab il visitatore attraverso le varie sale ripercorre le fasi geologiche che hanno portato alla nascita dell'Italia e dei suoi rilievi. Le ultime sale del museo sono dedicate alla storia degli esseri viventi sulla terra e ai fossili che permettono di ricostruirne la storia.\nPer i pi\u00f9 piccoli \u00e8 stato allestito un campo scavi per rivivere l'emozione delle scoperte paleontologiche ed \u00e8 stato creato un laboratorio didattico dove \u00e8 possibile, usando forme di gesso, creare un piccolo calco dei reperti esposti. Inoltre, attraverso la visione di cartoni animati, i ragazzi possono avere un riassunto semplificato di quanto visto durante il percorso di visita.\nLa visita si conclude nella sala proiezioni dove \u00e8 possibile vedere filmati 3D sul sito paleontologico.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"","lng":"14.548158","lat":"41.347664","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/paleolab"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.739352,40.920574],"properties":{"nome":"Palazzo Abbaziale di Loreto","descrizione":"Il palazzo, su di un'altura non lontana dall\u2019Abbazia di Montevergine ma pi\u00f9 accessibile e funzionale al servizio che i monaci erogavano alle popolazioni del luogo ed ai pellegrini, \u00e8 tuttora sede della congregazione verginiana, che vi si stabil\u00ec dopo il 1732 quando la precedente casa venne distrutta da un sisma. La nuova struttura \u00e8 un mirabile esempio dell'architettura barocca: progettata da Domenico Antonio Vaccaro, uno dei pi\u00f9 stimati architetti napoletani dell\u2019epoca, fu completata dall\u2019ingegnere napoletano Michelangelo Di Blasio con alcune radicali modifiche, come la demolizione della torre destinata a residenza dell\u2019abate e la realizzazione delle due imponenti rampe di scale subito dopo il portone d'ingresso. Sulla volta di ingresso, lo stemma dell'Abbazia \u00e8 del pittore Antonio Vecchione, che affresc\u00f2 anche le volte delle due salette ospitanti l'Archivio diocesano. Al primo piano, va menzionata anche la farmacia, con i suoi preziosi vasi, ognuno dei quali reca sul fronte lo stemma dell'abbazia, ospitati in bacheche in noce, eseguite in ottimo stile imitazione del Settecento. Al piano nobile, la sala capitolare \u00e8 un sontuoso salone settecentesco, rivestito di recente (1957) di damasco rosso, dove campeggiano tre arazzi cinquecenteschi di scuola fiamminga; sul soffitto, le decorazioni e gli stucchi eseguiti dai fratelli Conforto di Calvanico. La cappella, con un altare di marmi policromi sul quale \u00e8 una tela con \u201cL'assunzione in cielo della Santa Casa di Loreto\u201d di Paolo De Maio, allievo di Francesco Solimena, ha subito consistenti lavori di restauro. Nel 1925 vi lavor\u00f2 Vincenzo Volpe, noto esponente dell'Ottocento pittorico napoletano, che disegn\u00f2 il soffitto e il pavimento in marmo, mentre il coro in stile imitazione del Settecento, in legno e cuoio intagliato fu eseguito dal figlio Geppino e dal fratello Mario. Dell\u2019ala settecentesca fanno ancora parte il refettorio, dove si trovano tre arazzi, e la cucina mentre la cosiddetta \"ala degli studenti\" non faceva parte del progetto originario e fu aggiunta nella seconda met\u00e0 del Settecento. Il bel giardino interno, con un\u2019estensione di 3000 mq, \u00e8 articolato intorno ad un vialone a croce latina in asse con la torretta della facciata dove \u00e8 un orologio di scuola napoletana (Barletta).\nLa Congregazione di Montevergine osserva ancora la clausura, pertanto il palazzo di Loreto \u00e8 visitabile soltanto limitatamente alla parte occupata dalla Biblioteca con l\u2019annesso Archivio \u2013 di competenza statale \u2013 e dall\u2019antica farmacia.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Villa o palazzo di interesse storico o artistico","categoria":"Altro,","lng":"14.739352","lat":"40.920574","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/palazzo-abbaziale-di-loreto"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.756007,40.681236],"properties":{"nome":"Museo Roberto Papi","descrizione":"La nascita del Museo nella citt\u00e0 di Salerno ha un forte valore storico-culturale che si ricollega perfettamente alla tradizione locale fondata sulla illustre presenza della Scuola Medica Salernitana. \nMario e Fernando Papi, rispettivamente padre e fratello di Roberto, a cui la struttura museale \u00e8 dedicata, hanno reso disponibile, al Comune di Salerno, una collezione di attrezzature medico-chirurgiche e strumenti storici alcuni dei quali rarissimi e riferibili a tutte le branche della medicina. Roberto Papi, di origine romana, ha trascorso la sua vita collezionando pezzi rarissimi e l\u2019originalit\u00e0 nella ricreazione di questo museo sta nella ricerca e nell\u2019attenzione al dettaglio con cui sono stati collocati i preziosi oggetti databili tra il XVII e il XX secolo. Per incuriosire i visitatori e per riproporre anche le atmosfere dei secoli passati, in molte sale, sono state ricreate ambientazioni di scene di vita medica.\nTale collezione \u00e8 distribuita su due livelli in grandi sale dello storico Palazzo Galdieri sito in via Trotula de Ruggiero, una strada con un nome significativo che segna ancor pi\u00f9 l\u2019importanza e i meriti ricoperti dall\u2019insigne Scuola Medica Salernitana. \nGli strumenti catalogati e distribuiti nelle diverse sale, sono ordinati per discipline medico chirurgiche, specificamente rappresentate dall\u2019anatomia, anestesiologia, chirurgia generale, chirurgia militare, neurochirurgia, oculistica, odontoiatria, ostetricia e ginecologia, otorinolaringoiatria, pneumologia, riabilitazione, traumatologia e urologia. Il percorso assegnato alla visita attraverso le 14 sale aperte al pubblico \u00e8 stato studiato per tematiche, seguendo una logica didattico-dimostrativa.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Scienza e tecnica,","lng":"14.756007","lat":"40.681236","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-roberto-papi"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.271945,40.94146],"properties":{"nome":"Museo sansossiano di arte sacra","descrizione":"Il Museo \u00e8 stato istituito il 26 novembre 1996 su impulso del parroco Monsignor Sossio Rossi e di quanti hanno deciso, con lui, di investire nel ruolo che una simile struttura assume nel processo di crescita di una comunit\u00e0. Locato nella cripta della Basilica Pontificia di San Sossio L. e M., il Museo espone circa cento beni storico-artistici. L\u2019esposizione si snoda lungo le pareti della navata unica e del transetto con una superficie di circa mq 251. \nLa selezione degli oggetti esposti \u00e8 avvenuta in base al principio dell\u2019appartenenza ad una serie \u2013 cio\u00e8 per tipologie di manufatti \u2013 e l\u2019ordinamento si rif\u00e0 a criteri di tipo classificatorio, per la costruzione di un percorso esclusivamente didattico. Accordato al tono severo e scarno della cripta, l\u2019allestimento segue una linea sobria ed essenziale, ma funzionale alla valorizzazione degli oggetti, e riesce ad armonizzare le due esigenze primarie dell\u2019esposizione, ovvero la conservazione e la fruizione. \n\nIl Museo espone opere di natura differente, ognuna rappresentativa di aspetti salienti della secolare storia della chiesa frattese e del suo territorio: lapidi e frammenti marmorei collocabili tra il XV ed il XIX secolo; una piccola raccolta di argenteria sacra, riconducibile al periodo che va tra il XVIII e la prima met\u00e0 del XX secolo; la raccolta di paramenti liturgici, databili tra il XVII e il XIX secolo, \u00e8 attualmente in deposito. \nPrima del percorso di visita, \u00e8 la sezione Marmi. Essa propone molteplici opere, tra cui un lavabo cinquecentesco, alcuni stemmi, sia nobiliari che religiosi, due paliotti in marmi intarsiati e angeli reggicandelabro di cultura settecentesca. Destano maggiore interesse i frammenti nei quali sono stati riconosciuti i resti di tre altari settecenteschi (distrutti nell\u2019incendio del 1945 e documentati solo da fotografie dell\u2019epoca) eseguiti da una famiglia di marmorari napoletani: l\u2019altare maggiore, di Giovan Battista Massotti (documentato dal 1725 al 1767), e gli altari del Rosario e del Crocifisso, realizzati dal figlio Giacomo (documentato dal 1750 al 1780). \nAltra sezione \u00e8 quella degli Argenti, che, sebbene non dotata di un numero elevato di pezzi, comprende oggetti di pregevole qualit\u00e0 eseguiti da alcuni dei migliori argentieri napoletani. Tra quelli che meritano particolare attenzione dobbiamo ricordare i candelieri d\u2019altare del 1704 di Aniello Treglia, che propongono le forme di un barocco tipicamente partenopeo, fatto di cherubini, volute e motivi vegetali. Degno di menzione per la finezza delle sue forme \u00e8 un turibolo del 1750, di cui un punzone, bench\u00e9 abraso, accosterebbe alla produzione di Domenico Giordano. Rilevante \u00e8 l\u2019insieme composto dall\u2019ostensorio, il calice, la patena e la teca eucaristica, ascrivibile al 1827, di cui iscrizioni e stemmi rinviano alla committenza del vescovo Michele Arcangelo Lupoli (1765-1834); su alcuni di essi compare anche il punzone dell\u2019argentiere Giovanni Casolla.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"14.271945","lat":"40.94146","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-sansossiano-di-arte-sacra"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.877089,41.308067],"properties":{"nome":"Museo civico e degli orologi da torre","descrizione":"Il Museo nasce a San Marco nel 1997, nello spazio attualmente denominato Palacrok. Salvatore Ricci, maestro orologiaio e Ufficiale al Merito della Repubblica, corona un sogno lungo tutta la sua vita allestendo, con l\u2019autorizzazione della Giunta Comunale, una mostra permanente di circa cinquanta meccanismi di antichi orologi da torre, scovati, acquistati e recuperati al funzionamento in tutta Italia e talvolta anche fuori nazione.\n\nNato in una famiglia contadina, Salvatore si era trovato costretto dalle necessit\u00e0 quotidiane a dedicarsi prima al lavoro dei campi ed al pascolo e, solo in et\u00e0 adulta, aveva potuto frequentare un corso regionale di Radio Tecnico, attivit\u00e0 che aveva da sempre desiderato di svolgere. Alterne vicende lo portarono a lavorare nel Sannio, nel Lazio e finanche a Torino, fin quando il Cavalier Roberto Trebino, titolare dell\u2019omonima ditta di orologi ad Uscio, Genova, vedendolo all\u2019opera d\u00e0 inizio alla svolta che porter\u00e0 Salvatore ad essere \u201cl\u2019uomo del tempo\u201d. \n\nIl Cav. Trebino viene infatti a San Marco per installare un orologio nella torretta dell\u2019edificio scolastico \u201cBaricelli\u201d, ristrutturato dopo il terremoto del 1962. Aiutato valentemente da Salvatore, qualche anno pi\u00f9 tardi gli affida la manutenzione degli orologi installati dalla sua ditta in provincia di Benevento, Isernia, Campobasso, in Calabria e in Puglia. Salvatore lavora, finalmente pago del suo operato, e contemporaneamente ricerca, compra e salva dall\u2019oblio antichi meccanismi che, grazie alle sue abili mani, tornano a scandire le ore nella cittadina di San Marco. \n\nLa collezione diventa importante e di grande interesse culturale: il 24 giugno 1998 viene istituito, con delibera comunale, il Museo degli Orologi da Torre del Comune di San Marco dei Cavoti, e successivamente il C.N.R. acquista la collezione stipulando una convenzione con il Comune. All\u2019inaugurazione ufficiale nel novembre 2000 succede il trasferimento dei preziosi meccanismi di orologi da torre: la collezione ha infatti recentemente trovato casa nella degna cornice del ristrutturato palazzo storico di Via Rovagnera, inaugurato nel 2006.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte, Arte","lng":"14.877089","lat":"41.308067","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-e-degli-orologi-da-torre"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.320533,40.82401],"properties":{"nome":"Museo scientifico della tecnologia e del lavoro \"Luigi Petriccione\"","descrizione":"Il museo espone e valorizza collezioni di strumentazioni scientifiche e documentazioni scolastiche Il Museo ha sede presso i locali dell\u2019IPIA Petriccione in Napoli, con locali posti al primo piano. Per la gestione dei servizi, il Museo utilizza gli spazi e le strutture in modo prevalente, ma non esclusivo. \n\nL\u2019istituto \u201cLuigi Petriccione\u201d viene fondato, con Regio Decreto, nel 1885 con il patrocinio dell\u2019On. Luigi Petriccione, industriale nel settore grano. Nel 1885 fu Scuola Serale di Disegno Industriale di Elementi di Meccanica e nel 1907 riordinata in Regia Scuola Industriale di San Giovanni a Teduccio, con settori Meccanici ed Elettrici. Nel 1917 fu riordinata in Regia Scuola Operaia per Arti e Mestieri; nel 1922 con decreto reale assunse la denominazione \u201cLuigi Petriccione\u201d e, due anni dopo, nel 1924 divent\u00f2 Regia Scuola di Avviamento al Lavoro con laboratori-scuola per fabbri, aggiustori e tornitori meccanici e per elettricisti. Nel 1922 fu, inoltre, inaugurato l\u2019attuale edificio scolastico. Nel 1933 i laboratori-scuola furono trasformati in Scuola Tecnica Biennale per meccanici. \nDopo il conflitto della II Guerra Mondiale la scuola ebbe la prima trasformazione istituzionale e nel 1961 fu mutata in Istituto professionale di Stato pe l\u2019Industria e l\u2019Artigianato con il completo distacco dalla scuola di avviamento.\n\nNegli anni Settanta sono sorti i corsi post qualifica per Tecnici delle Industrie Chimiche, Meccaniche, Elettriche ed Elettroniche; negli anni Ottanta ancora sono sorti i corsi di Operatore Chimico Biologico e Tecnico di Laboratorio Biologico. Dall\u2019anno scolastico 2008\/2009 \u00e8 stato istituito un nuovo corso di studi: \"Moda e Abbigliamento\". La scuola dispone di una grande variet\u00e0 di materiale didattico: i pezzi di maggior valore storico vengono mostrati agli alunni delle scuole medie in occasione di visite per l\u2019orientamento scolastico.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Scienza e tecnica","lng":"14.320533","lat":"40.82401","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-scientifico-della-tecnologia-e-del-lavoro-luigi-petriccione"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.236617,40.347363],"properties":{"nome":"Museo paleontologico di Magliano Vetere","descrizione":"Il Museo nasce come conseguenza di un lungo percorso di ricerca scientifica sul campo. Ricerche iniziate nel 1984, ed ancora in corso, hanno consentito agli studiosi di individuare numerosi giacimenti fossiliferi di particolare importanza scientifica, sia nel massiccio dei Monti Alburni che nella dorsale dei Monti Vesole-Chianiello.\nLo studio geo-paleontologico del territorio cilentano, la progettazione e realizzazione di un iter di valorizzazione del patrimonio geo-paleontologico del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano svoltosi nell\u2019arco di oltre venti anni, hanno dato vita all\u2019idea del Museo Paleontologico. \nLa nuova struttura museale, attraverso la visita guidata alle collezioni esposte, l\u2019attivit\u00e0 di laboratorio e la didattica sul campo, consente la comprensione delle tematiche trattate ad un pubblico scolastico e di non addetti ai lavori e la conoscenza delle testimonianze geo-paleontologiche di questo territorio, fino ad ora noto solo agli specialisti.\nL\u2019apprendimento attraverso l\u2019esperienza diretta risulta cos\u00ec il miglior mezzo per comprendere percorsi scientifici a volte complessi e, per le nuove generazioni, per orientarsi nelle future scelte di percorsi formativi.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia naturale e scienze naturali,","lng":"15.236617","lat":"40.347363","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-paleontologico-di-magliano-vetere"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.249283,40.836136],"properties":{"nome":"Palazzo Reale di Napoli","descrizione":"Il Palazzo Reale di Napoli fu fondato come palazzo del re di Spagna Filippo III d\u2019Asburgo nell\u2019anno 1600, per iniziativa del vicer\u00e9 Fernando Ruiz de Castro conte di Lemos e della viceregina Catarina Zu\u00f1iga y Sandoval. La sua collocazione urbanistica accanto al Palazzo Vicereale Vecchio, poi demolito, e ai giardini di Castel Nuovo continua la tradizionale posizione della residenza reale a Napoli al margine meridionale della citt\u00e0 antica, con la facciata rivolta per\u00f2 verso ovest, dove si apre il grande spiazzo del Largo di Palazzo.\nL\u2019architetto Domenico Fontana progett\u00f2 una residenza civile di forme tardo rinascimentali con colonne e ornamenti classici in facciata, cortile centrale quadrato con portico a pian terreno e al primo piano loggia interna sui quattro lati. Quando Napoli nel 1734 divenne capitale di un regno autonomo con Carlo III di Borbone, il Palazzo fu ampliato sul versante del mare, con l\u2019Appartamento del Maggiordomo Maggiore, poi verso il Vesuvio con l\u2019Appartamento per i Reali Principi. Vennero perci\u00f2 a formarsi altri due cortili, oltre a quello d\u2019onore. Gli interni furono allestiti nel gusto tardo barocco con marmi preziosi e affreschi celebrativi, tra i quali le opere di Francesco De Mura e Domenico Antonio Vaccaro. Le ultime trasformazioni avvennero al tempo di Ferdinando Il Borbone, tra il 1838 e il 1858: dopo un incendio sviluppatosi nelle stanze della Regina Madre, l\u2019architetto Gaetano Genovese fu incaricato di un restauro generale nel gusto neoclassico. Sede dei Principi di Piemonte dopo l\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia, fu ceduto al Demanio dello Stato da Vittorio Emanuele III di Savoia nel 1919 e destinato in gran parte a Biblioteca Nazionale, mentre l\u2019ala pi\u00f9 antica sul Cortile d\u2019Onore, ricca di testimonianze storico-artistiche dal Seicento all\u2019Ottocento, fu adibita a Museo dell'Appartamento Storico.\n\n## L'appartamento reale\nLa scenografia dell\u2019\u201cingresso a corte\u201d \u00e8 rappresentata dallo Scalone d\u2019Onore, cui si accede dal Cortile d\u2019Onore del Palazzo, realizzato da Francesco Antonio Picchiatti (1651-66) e poi modificato e decorato da Gaetano Genovese (1838-58). La zona inferiore \u00e8 decorata con trofei militari e bassorilievi allegorici mentre sulla ricca balaustra di marmo traforato poggiano due lampioni ottocenteschi in ghisa lavorati nella Fabbrica Reale di Pietrarsa; al centro, lo stemma dei Savoia. Lo Scalone immette in un luminoso ambulacro, in origine una loggia aperta, ora protetto da vetrate ottocentesche, su cui affacciano stanze e retrostanze dell'Appartamento storico nonch\u00e9 il Teatro di Corte e la Cappella Reale. Il \u201cGrande Appartamento di Etichetta\u201d voluto da Ferdinando II di Borbone si presenta nella forma museografica di \u201cAppartamento Storico\u201d; al suo interno sono visitabili la maggior parte delle sale pi\u00f9 antiche nelle quali si volgevano le funzioni istituzionali e di rappresentanza, splendidamente decorate ed adorne di pitture, statue, arazzi e mobili d'epoca mentre non ci sono giunte le stanze e gli arredi di uso quotidiano (camere da letto, bagni, cucine). L\u2019allestimento corrisponde per lo pi\u00f9 alla sistemazione della Reggia in et\u00e0 sabauda, sebbene la parte seicentesca rivesta ancora un ruolo rilevante nella decorazione dei soffitti con affreschi di soggetto storico volti ad esaltare la gloria degli Spagnoli vincitori ed anche le testimonianze artistiche del XVIII e XIX secolo provvedono a documentare l\u2019illustre ruolo della Reggia. Il percorso si snoda, a partire dalla Sala del Corpo diplomatico, attraverso numerose sale e retrostanze \u2013 si segnalano la Sala di Maria Cristina, che immette negli appartamenti abitati fino al 1837; lo Studio del Re, riccamente arredato con mobili di Weisweiler fino al Salone d\u2019Ercole, sede di balli e ricevimenti, costruito a met\u00e0 del Seicento ed oggi caratterizzato dagli arazzi della serie di \"Amore e Psiche\" della Reale Fabbrica di Napoli tessuti da Pietro Duranti sui cartoni di Fedele e Alessandro Fischetti tra il 1783 e il 1789.\n\nNel Salone \u00e8 esposto il grande orologio bronzeo con Atlante che regge il globo, di manifattura francese del XVIII secolo. Dall\u2019ambulacro si accede al Teatrino di Corte, l\u2019antica \"Sala Regia\" seicentesca destinata alle festa e agli spettacoli con apparati mobili, allestita nella forma attuale da Ferdinando Fuga nel 1768. Sul lato orientale della loggia si apre la Cappella Palatina, costruita a partire dal 1646 su disegno di Cosimo Fanzago e dedicata all'Assunta, poi risistemata tra il 1808-15 da Antonio De Simone e poi da Gaetano Genovese e infine pesantemente rimaneggiata nel secondo dopoguerra; all\u2019interno, l\u2019altare maggiore, proveniente dalla chiesa di Santa Teresa agli Studi, opera di Dionisio Lazzari di gran fasto con pietre dure, agate, lapislazzuli, onici, diaspri ed ametiste; sul soffitto l\u2019Assunta di Domenico Morelli.\n\n## Giardino Pensile\nA conclusione del lungo e complesso restauro, alla fine del 2019, \u00e8 stato riaperto il Giardino pensile del Palazzo Reale, realizzato come \u2018Giardino del Belvedere\u2019, presumibilmente verso la met\u00e0 del XVII sec., con l\u2019ampliamento di un primo terrazzo che circondava il nuovo corpo di fabbrica, creato nel 1671 per ospitare le stanze della Viceregina Ana Fernandez de Cordoba. Il progetto settecentesco si inserisce nella fase d\u2019ampliamento e abbellimento del Palazzo promossa da Carlo di Borbone, giunto a Napoli nel 1734: si sviluppava nel senso di un grande terrazzo con balaustra ritmata da busti e da grandi vasi per fiori, una pavimentazione semplice e aiuole rettangolari , al centro, un giardino ellittico con fontana.\nNel primo decennio dell\u2019Ottocento \u00e8 testimoniato un allestimento pi\u00f9 ricco delle aiuole e l\u2019attuale assetto \u00e8 quello voluto da Gaetano Genovese che, tra il 1836 e il 1842, modifica definitivamente l\u2019aspetto del terrazzo, con la costruzione di un braccio nuovo e un ponticello in ghisa di collegamento con il Palazzo. Il giardino pensile si compone di singole aiuole rettangolari poste su due file separate da un viale coperto da un pergolato metallico. Il centro \u00e8 definito da una spazialit\u00e0 ellittica, un tondo delimitato da quattro panche curve in marmo di Carrara sostenute da terminazioni a piedi leonini di fattura neoclassica, disposte secondo quattro direzioni ortogonali. Un pregevole tavolo neoclassico, in marmo bianco di Carrara, definisce il centro di questo spazio vuoto con un piano d\u2019appoggio che ha anche funzione di fioriera per ospitare vasi. Il disegno della pavimentazione centrale, in marmo di Carrara e Bardiglio Imperiale ad elementi alterni, richiama l\u2019effetto classico del tavolo e funge da fulcro visivo non solo del giardino ma dell\u2019intera facciata meridionale. Il restauro \u00e8 stato realizzato nell'ambito del progetto Napoli, Palazzo Reale Restauro, adeguamento funzionale ed impiantistico e miglioramento degli standard di sicurezza e di fruizione, allestimento museale, potenziamento dei servizi di accoglienza e di orientamento alla visita della citt\u00e0 e del territorio PON FERS 2014 \u2013 2020 - Asse 1, stazione appaltante Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attivit\u00e0 culturali per la Campania, sviluppato con la Soprintendenza per i Beni Architettonici paesaggistici storici e artistici della provincia di Napoli - oggi Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli - e il Polo museale della Campania. Il progetto di restauro ha ripreso gli assetti strutturali propri del corpo di fabbrica sottostante, riproponendo quello originario e aggiornandolo. Fondamentale \u00e8 stata la ricerca d\u2019 archivio, in particolare lo studio dei disegni originari di Biagio De Lellis, e, per la parte botanica e le pavimentazioni, lo studio degli inventari e delle documentazioni fotografiche d\u2019epoca. La restituzione dell\u2019assetto botanico \u00e8 stata rilevante, ha registrato la continua sperimentazione negli anni di essenze e disposizioni formali, cosa che ha suggerito la scelta di operare proponendo un disegno nuovo, omologo alla pavimentazione, continuando con la riproposizione del disegno ottocentesco ma realizzato con piante e sistemazioni botaniche gi\u00e0 significativamente presenti nel giardino pensile. In particolare si cita il ritorno degli agrumi e delle rose.<\/p>
I biglietti per il Museo Pgnatelli, la Certosa e Museo di San Martino, Castel Sant'Elmo, Palazzo Reale, Villa Jovis e la Certosa di San Giacomo a Capri si acquistano online su www.coopculture.it oppure nei due ticket point a Palazzo Reale e a Castel Sant\u2019Elmo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte,","lng":"14.249283","lat":"40.836136","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/palazzo-reale-di-napoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.631627,40.880592],"properties":{"nome":"Villa romana di San Giovanni in Palco","descrizione":"La Villa fu scavata tra il 1981 e il 1985.\nLa parte oggi visitabile del complesso si estende per circa 1400 mq; la villa si articola su pi\u00f9 livelli raccordati da scale ed aree scoperte. \nIl nucleo pi\u00f9 antico risale all'et\u00e0 tardo-repubblicana, mentre in et\u00e0 augustea-tiberiana un ampliamento port\u00f2 alla realizzazione di un impianto termale e di un triclinium con annesso ninfeo, splendidamente decorato con tessere in pasta vitrea, ubicati sul terrazzo pi\u00f9 basso. Nella met\u00e0 del I d.C. l'impianto termale fu ampliato con la realizzazione di un frigidarium, di un tepidarium e di due calidaria con corridoi di passaggio.\nMolti degli ambienti portati alla luce, in particolare quelli del terrazzo mediano, conservano pitture parietali del III e IV stile e pavimentazione in opus signinum.\nIn et\u00e0 tardo-antica la villa fu progressivamente depredata dei rivestimenti marmorei e degli elementi lapidei e parte degli ambienti fu rifunzionalizzata come aree di lavorazione: il triclinio ad esempio fu trasformato in frantoio.\nLa distruzione definitiva del complesso avvenne nel V-VI sec. d.C. in seguito agli eventi vulcanici che investirono anche i vicini insediamenti di Nola e Avella.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Monumento","categoria":"Altro,","lng":"14.631627","lat":"40.880592","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-romana-di-san-giovanni-in-palco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.07283,41.24827],"properties":{"nome":"Teatro romano di Teanum Sidicinum","descrizione":"Costruito alla fine del II secolo a.C., l\u2019antico edificio da spettacolo venne modificato in et\u00e0 augustea, probabilmente con l\u2019elezione di Teanum Sidicinum a colonia romana, secondo i principi dell\u2019architettura teatrale romana, con l\u2019inserimento di palchi d\u2019onore (tribunalia) e la ricostruzione del fondale verticale dell'orchestra (scaenae frons) che fu arricchito con colonne di marmi preziosi e raffinate decorazioni.\nIl Teatro faceva parte di un complesso architettonico costituito da una grande terrazza artificiale sulla quale sorgeva anche un tempio che sembra fosse dedicato ad Apollo. Quando, agli inizi del III secolo d.C., il teatro fu completamente rinnovato per volere imperiale, su impulso di Settimio Severo e completato da Gordiano III, assunse forme grandiose.\nLa cavea raggiunse un diametro di circa m. 85 e l\u2019edificio scenico, decorato con tre ordini di colonne, capitelli, architravi e sculture nei pi\u00f9 rari e pregiati marmi, raggiunse m. 26 circa di altezza. In epoca tardo antica e medievale sulle rovine dell\u2019edificio, probabilmente crollato per un terremoto, si impiant\u00f2 un cantiere per il recupero e il riutilizzo dei materiali architettonici di marmo. Tra il XII ed il XIII secolo sulla cavea ormai interrata fu costruito un quartiere artigianale per la produzione di mattoni e ceramica. In et\u00e0 moderna dell\u2019antico teatro restava solo un vago ricordo. Un viottolo di campagna passava sulle rovine della scena, montava sulle strutture oramai quasi sepolte e si infilava sotto le volte dell\u2019ambulacro mediano per poi uscire e proseguire verso il centro medievale. L\u2019aspetto vetusto e recondito delle rovine indusse a denominare la zona come \u201cle Grotte\u201d e, a tutela del viandante, fu installata una cappella con altare dedicato alla Madonna. Le prime esplorazioni sistematiche del monumento furono condotte agli inizi degli anni 60 del secolo scorso da Werner Johannowsky. Dopo alcuni interventi di scavo e restauro nella seconda met\u00e0 degli anni 80, a partire dal 1998 fu concepito un articolato progetto di esplorazione, restauro e valorizzazione del sito, durato oltre un decennio. Le scoperte succedutesi negli anni permisero di chiarire molti aspetti del complesso monumentale e i restauri effettuati, sia con finanziamenti nazionali sia con fondi dell\u2019Unione Europea, consentirono di restituire alla fruizione pubblica l\u2019antico edificio, che pot\u00e9 ospitare anche importanti rappresentazioni teatrali. In seguito, per molti mesi, il Teatro \u00e8 stato chiuso al pubblico per adeguamenti relativi alla sicurezza, con il passaggio del monumento al Polo museale della Campania, grazie anche alla collaborazione del Comune di Teano, si \u00e8 avviato da subito un programma operativo di messa in sicurezza dell\u2019area archeologica e di ripristino dei percorsi di visita, provvedendo alla sostituzione integrale della balaustra lignea che delimita le aree di scavo, all\u2019adeguamento strutturale delle scale metalliche che consentono di accedere ai diversi livelli del monumento, alla chiusura con vetri rinforzati dei lucernari sulle scale degli ambulacri, al taglio della vegetazione infestante e alla manutenzione integrale delle aree sistemate a verde. Nella manutenzione del verde un sostegno \u00e8 stato offerto anche dall\u2019Associazione Sidicina Amici dei Musei e dai detenuti della Casa di Reclusione di Carinola che hanno prestato il loro lavoro volontario nell\u2019ambito di un Accordo di Collaborazione tra Polo Museale, Direzione della Casa di Reclusione e Comune di Teano. Al Teatro di Teano \u00e8 dedicato un intero settore del Museo archeologico di Teanum Sidicinum, con plastici ricostruttivi del complesso nelle sue diverse fasi, resti architettonici, tra cui architravi e capitelli riccamente decorati, e apparati scultorei di grande pregio.","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.07283","lat":"41.24827","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/teatro-romano-di-teanum-sidicinum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.158407,41.11445],"properties":{"nome":"Museo comunale di Villanova del Battista","descrizione":"All'interno del museo si possono trovare varie sezioni che sono: materiali, modernariato, civilt\u00e0 contadina, tra storie e folclore, una camera da letto dell\u2019Ottocento e un interessante galleria di quadri. Nella sezione materiali si trovano sculture in legno, pietra e vetro realizzate da artisti e artigiani del posto. Nella sezione modernariato ci sono varie cose di grande interesse, che mostrano soprattutto l\u2019evoluzione della tecnologia nel campo informatico nel corso degli anni, tra cui i primi computer, le prime macchine da scrivere, i proiettori di un tempo, alcune macchine per cucire, telefoni e una Lambretta di inizio Novecento.\n\nNella sezione tra storie e folclore si trova un po\u2019 la storia di Villanova attraverso la sua tradizione, perch\u00e9 oltre a scoprire un vecchio organo e un crocifisso del 1930, una lapide scritta in onore di Mussolini e alcuni cimeli di guerra, sono esposti alcuni pannelli lavorati in paglia che fanno parte del simbolo di Villanova del Battista che \u00e8 il giglio. \n\nQuest\u2019ultimo detto anche carro, \u00e8 un obelisco alto circa 25 metri rivestito completamente di paglia intrecciata, che ogni anno nel mese di agosto viene costruito in onore del nostro santo patrono, San Giovanni Battista. Questa tradizione risale al 1800 quando la famiglia Ciccone cominci\u00f2 a costruire degli obelischi alti circa due metri sempre in paglia, come ringraziamento per la raccolta del grano. Pian piano questa tradizione divent\u00f2 popolare e si decise di costruire quest\u2019opera tutti insieme e sempre pi\u00f9 alta. \n\nQuesto fino al 1930 quando il terremoto distrusse Villanova e la tradizione fu interrotta, per poi essere ripresa e interrotta ancora fino ad arrivare al 1986. Da allora ogni anno anziani, ragazzi e bambini nel mese di luglio cominciano a lavorare la paglia, ad intrecciarla e a riempire con essa dei pannelli che poi vengono applicati su una struttura in legno che il 27 agosto da Via Fornace, attraverso un percorso stretto e ripido, grazie ad un trattore, ma soprattutto a centinaia di persone che lo tengono in equilibrio con l\u2019ausilio di sedici funi, viene portato in Piazza Aldo Moro davanti la Chiesa Madre Santa Maria Assunta.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Etnografia e antropologia,","lng":"15.158407","lat":"41.11445","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-comunale-di-villanova-del-battista"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.626571,40.64984],"properties":{"nome":"Villa romana di Minori","descrizione":"La Villa Marittima risale all'inizio del I sec. d. C.. Dell\u2019edificio, originariamente su due livelli, sono visibili solo alcuni ambienti ornati di stucchi e resti di affreschi organizzati intorno al *viridarium*, cinto da un portico ad arcate.\nInteressanti sono, inoltre, il *triclinium* e le terme. Sulla terrazza, corrispondente al piano superiore, \u00e8 collegato l'annesso *antiquarium*, che raccoglie pitture e materiale romano rinvenuto in altre ville della zona. Le ricche decorazioni pittoriche del triportico e degli ambienti interni, consentono di collocare l'impianto originario della villa nell'et\u00e0 giulio-claudia.","tipologia":"Area archeologica, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Altro,","lng":"14.626571","lat":"40.64984","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-romana-di-minori"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.213814,40.552837],"properties":{"nome":"Villa Damecuta","descrizione":"Sul promontorio che sporge dal monte Solaro, sull\u2019altopiano di Anacapri, sorge una villa romana, ancora discretamente conservata, caratterizzata da un\u2019area destinata a belvedere, un quartiere residenziale con sala triclinare, all\u2019estremit\u00e0 Ovest, ed un altro settore privato. La terrazza del belvedere si sviluppa lungo il ciglio della spianata, da un estremo all\u2019altro del promontorio, ed \u00e8 costituita da una lunga loggia con ambulatio ad archi e pilastri, che corre da Est ad Ovest, seguita da un secondo tratto rialzato e curvilineo. Nel primo tratto, al loggiato esterno, coperto originariamente da un piccolo portico a colonne, corrispondeva all\u2019interno una seconda ambulatio, munita di sedili di riposo. All\u2019estremit\u00e0 della loggia si apre un lussuoso quartiere residenziale. Obliterata sotto la torre medioevale \u00e8 un\u2019alcova, preceduta da un vestibolo e da un terrazzamento di belvedere; mentre, verso Ovest, sotto la loggia si trovano due grandi ambienti di soggiorno. In un cubiculum (stanza da letto) di questo settore della villa \u00e8 stato tra l'altro rinvenuto un torso di statua maschile nuda, mentre qualche resto di pavimento a mosaico e di condotti per la canalizzazione si conservano sul vasto pianoro che si estende alle spalle della loggia e del quartiere del belvedere.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Monumento","categoria":"","lng":"14.213814","lat":"40.552837","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-damecuta"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.760514,40.680855],"properties":{"nome":"Seminario arcivescovile di Salerno","descrizione":"Sede del Museo Diocesano di Salerno, l\u2019antico Seminario Arcivescovile (adibito prima a sede della Scuola Medica Salernitana) sorto a ridosso della cattedrale, fu fondato dall\u2019arcivescovo Gaspare Cervantes in ottemperanza ad una disposizione del Concilio di Trento (1543 -1563), al quale aveva preso parte, che ordinava ad ogni Diocesi di istituire un collegio nel quale formare i giovani decisi ad avviarsi alla vita sacerdotale. L\u2019edificio venne, quindi, ampliato dal suo successore, Antonio I Colonna, nel 1570 e successivamente ancora rimaneggiato. Nel 1731, sotto l'Arcivescovo di Capua, la struttura venne completamente ricostruita e collegata alla Cattedrale con una scala ed infine assunse una fisionomia rigorosamente neoclassica nel 1832, quando l\u2019arcivescovo Lupoli fece sopraelevare il secondo piano e trasform\u00f2 l\u2019intera facciata principale. Con l\u2019Arcivescovo Mons. Marino Paglia (1835-1857), che avvi\u00f2 lavori di rinnovo (costruzione dell\u2019altare in marmo nella cappella; rifacimento dello scalone; realizzazione dei grandi finestroni in ferro dei corridoi di affaccio delle camerate; affreschi con figure di santi e sapienti nell\u2019atrio) la fama raggiunta dal Seminario di Salerno, quale luogo di erudizione scientifica e letteraria, fu tale da farlo ritenere uno dei migliori istituti del Regno. Per questo motivo fu visitato da Giacomo Leopardi nel 1836, da Papa Pio IX e dal Re di Napoli Ferdinando II nel 1849. Il terremoto del 23 novembre del 1980 caus\u00f2 notevoli danni alle strutture dell\u2019edificio, tanto da rendere necessario, dopo oltre quattro secoli, il completo e definitivo trasferimento dei seminaristi in un complesso di recente costruzione.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Villa o palazzo di interesse storico o artistico","categoria":"","lng":"14.760514","lat":"40.680855","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/seminario-arcivescovile-di-salerno"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.241152,40.83881],"properties":{"nome":"Teatro San Carlo","descrizione":"Il progetto del Teatro di San Carlo, \u00e8 affidato all'architetto Giovanni Antonio Medrano, Colonnello del Reale Esercito, e ad Angelo Carasale. Il disegno di Medrano prevedeva una sala lunga 28,6 metri e larga 22,5 metri, con 184 palchi, compresi quelli di proscenio, disposti in sei ordini, pi\u00f9 un palco reale capace di ospitare dieci persone, per un totale di 1379 posti. Otto mesi dopo l'inizio dei lavori, il 4 novembre del 1737, il teatro \u00e8 gi\u00e0 ultimato. \nL\u2019interno della struttura \u00e8, oggi, ricostruibile sulla base di un dipinto di Michele Foschini e di alcuni rilievi eseguiti da architetti europei in visita alla sala. Le numerose testimonianze tramandate da viaggiatori e visitatori sono concordi nel celebrare la vastit\u00e0 della sala e dei palchi, pur se a discapito dell'acustica e della sontuosit\u00e0 delle decorazioni. Durante il Settecento, l'edificio vede diversi ammodernamenti sollecitati dalle mutate esigenze del gusto o dalla necessit\u00e0 di migliorarne l'acustica. Ristrutturazioni permanenti sono eseguite da Ferdinando Fuga, prima nel 1767-68 e nel 1777-78 poi. Con i primi lavori l'architetto toscano rinnova la decorazione dell'auditorio e inserisce nei palchi grandi specchi provvisti di torciere con candele che, sfruttando l'effetto di riflessione, moltiplicano l'illuminazione della sala. Il successivo intervento riguarda quasi esclusivamente il boccascena. \nNel 1797 la sala viene sottoposta ad un nuovo restauro decorativo sotto la direzione dello scenografo del teatro Domenico Chelli. La breve parentesi della Repubblica Partenopea del 1799 non porta particolari modifiche alla struttura, ad eccezione di alcuni danni provocati dall'uso improprio della sala, ribattezzata Teatro Nazionale e \u00abprofanata\u00bb da spettacoli equestri. Domenico Barbaja affida ad Antonio Niccolini una nuova ristrutturazione del Massimo. Il caposcuola del Neoclassicismo a Napoli interviene a pi\u00f9 riprese sull'edificio. La prima fase della metamorfosi riguarda la facciata, con la conseguente aggiunta del ridotto e degli ambienti di ricreazione e ristoro. Il portico carrozzabile sostenuto da pilastri si ispira al modello offerto dalla Scala di Giuseppe Piermarini, modificato tuttavia dall'inserimento della loggia ionica corrispondente agli ambienti del ridotto. Con Niccolini il Teatro acquisisce le connotazioni del tempio diventando monumento-simbolo della citt\u00e0. \nLa facciata, infatti, ingloba elementi della grammatica classicista e una decorazione ellenizzante allusiva alla poesia drammatica e alla musica. Altrettanto interessante \u00e8 il ridotto: una grande sala tetrastila, con una decorazione vegetale in oro, fiancheggiata da ambienti minori destinati alle sale da gioco. Un anno dopo la conclusione dei lavori dell'avancorpo, l'architetto toscano adegua la sala alla nuova decorazione del vestibolo e delle scale. Tra le innovazioni eseguite, si ricordano le coppie di semicolonne addossate ai pilastri gi\u00e0 realizzati da Fuga nel proscenio, il lampadario sospeso nella zona pi\u00f9 oscura della sala e il rifacimento del velario sostenuto da aste con cariatidi. La ricostruzione, compiuta nell\u2019arco di nove mesi, sempre da Antonio Niccolini, che ripropone a grandi linee la sala del 1812. L\u2019architetto toscano ne conserva, infatti, l'impianto a ferro di cavallo e la configurazione del boccascena, sebbene allargato e ornato nella superficie interna dal bassorilievo raffigurante il Tempo e le Ore, ancor oggi esistente. \nL'attuale foyer, realizzato nella zona orientale del giardino di Palazzo Reale \u00e8, invece, realizzato nel 1937 su disegno di Michele Platania. Distrutto da un bombardamento nel 1943 \u00e8 stato ricostruito nell'immediato dopoguerra. Il Teatro di San Carlo, accanto alle riprese del grande repertorio melodrammatico e alla riproposta di capolavori dell'Ottocento, ha anche svolto negli ultimi anni un'intensa attivit\u00e0 tesa al recupero dell'opera buffa settecentesca di scuola napoletana.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Teatro","categoria":"Teatro","lng":"14.241152","lat":"40.83881","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/teatro-san-carlo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.17376,40.80565],"properties":{"nome":"Science centre di Citt\u00e0 della Scienza","descrizione":"Il Science Centre di Citt\u00e0 della Scienza si colloca nella tradizione dei musei scientifici di nuova generazione (tradizione inaugurata dall\u2019Exploratorium di San Francisco nel 1969) ed ha come principale obiettivo quello di fornire al pubblico, specialmente ai giovani e ai \u201cnon addetti ai lavori\u201d, occasioni di incontro con la scienza e la tecnologia. \nL\u2019approccio utilizzato punta a trasformare la scienza e la tecnologia in un messaggio accattivante e coinvolgente, e privilegia l\u2019appropriazione del metodo scientifico e la partecipazione sociale alle scelte di civilt\u00e0 (che implicano sempre pi\u00f9 l\u2019introduzione massiccia della tecnologia) attraverso l\u2019interattivit\u00e0 e la sperimentazione diretta. \nUno dei punti cardine del nostro approccio teorico risiede nel superamento delle separazioni, spesso artificiali, tra i diversi campi del sapere. \nUtilizzando un approccio multidisciplinare \u00e8 possibile costruire percorsi didattici e formativi in grado di restituire all\u2019uomo e alla natura, attraverso la cultura, la loro magnifica complessit\u00e0.\nQualit\u00e0, rigore scientifico e culturale, alto valore educativo, comunicazione chiara divertente ed emozionante, fanno del nostro Science Centre un luogo adatto, per i suoi contenuti, ad un pubblico di ogni et\u00e0 e livello in cui la scienza, l\u2019arte, l\u2019architettura e la tecnologia si fondono in un\u2019offerta innovativa che certamente stimola la curiosit\u00e0 anche del visitatore pi\u00f9 esigente e pi\u00f9 attento ai linguaggi della comunicazione.\nIl Science Centre si articola nelle seguenti sezioni: la palestra della scienza, l\u2019officina dei piccoli, l\u2019avventura dell\u2019evoluzione, la mostra sull\u2019alimentazione \u201cgnam\u201d. Il planetario, tra i pi\u00f9 tecnologicamente avanzati in Italia, e un programma sempre aggiornato di eventi e mostre temporanee corredano l\u2019offerta espositiva.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Scienza e tecnica, Scienza e tecnica","lng":"14.17376","lat":"40.80565","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/science-centre-di-citta-della-scienza"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.2558,40.851673],"properties":{"nome":"Teatro antico di Neapolis","descrizione":"Nella topografia di Neapolis il teatro insieme all\u2019odeion occupa la parte settentrionale del Foro, a Nord del Tempio dei Dioscuri ora sormontato dalla chiesa di San Paolo Maggiore, nei moderni isolati compresi tra via Anticaglia, via San Paolo ai Tribunali e vico Giganti. \nSe dell\u2019odeion sono noti pochi resti, il teatro di et\u00e0 romana \u00e8 meglio conosciuto, ricordato da antichi documenti scritti e probabilmente rappresentato in opere artistiche del XV e XVI secolo. L\u2019edificio, realizzato in opus mixtum di reticulatum e latericium, si data nell'aspetto ora visibile tra la fine del I e gli inizi II secolo d.C. , periodo in cui venne completamente ricostruito, forse dopo il terremoto del 62 o l\u2019eruzione del 79 d.C. Nell\u2019area del teatro di et\u00e0 romana non si trova traccia dell\u2019edificio per spettacoli di et\u00e0 greca, n\u00e9 delle prime fasi di et\u00e0 romana. Il teatro venne poi abbandonato intorno alla met\u00e0 del V secolo d.C., quando cambiarono le funzioni del sito; in seguito alcune parti dell\u2019edificio pubblico furono occupate da nuclei sepolcrali, ascrivibili al VI e VII secolo d.C., mentre altre furono obliterate da cospicui accumuli di terra coltivabili. Il monumento archeologico costruisce in effetti un significativo esempio di \"archeologi urbana\" attraverso il quale \u00e8 possibile ricostruire la storia edilizia, dall'et\u00e0 antica sino all'epoca moderna, di un intero settore urbano di Napoli. \nDopo alcuni fortuiti rinvenimenti occorsi nel 1859, che consentirono di tracciare una prima pianta dell'edificio, i primi scavi effettuati tra il 1881 e il 1891 portarono alla scoperta di parte nella cavea all'interno del giardino di uno dei caseggiati prospicienti il decumanus (la strada antica) superiore della citt\u00e0. In seguito, le indagini condotte con metodi scientifici hanno consentito nel 1985 di rilevare accuratamente e isolare le strutture murarie di epoca romana tra quelle moderne e quindi, a partire dal 1997, di esplorare l'area nel frattempo acquista al Pubblico Demanio. Con le nuove campagne di scavo sistematico sono stati messi in luce alcuni tratti dell'ambulacro esterno e di quello interno, dotato di nicchie e un complesso sistema di canalizzazione idrico, con i relativi cunei di sostegno e i vomitoria (accessi), che conducevano alle gradinate della media cavea (la parte intermedia) degli spalti, nonch\u00e9 parte della scena con l'intento di restituire il monumento alla fruizione pubblica, nel quadro di un programma complessivo di valorizzazione dell'intero settore urbano. Non minore rilevanza hanno le superfici decorate superstiti: dai pavimenti dell'ambulacro interno agli intonaci, alcuni dei quali graffiti con interessanti iscrizioni, ai rivestimenti marmorei delle gradinate della cavea. Nei successivi interventi si prevede di estendere l'indagine anche alla scenae front (edificio scenico) dove si svolgevano le rappresentazioni teatrali, celebrate anche nelle fonti antiche.","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Teatro","lng":"14.2558","lat":"40.851673","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/teatro-antico-di-neapolis"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.883016,40.753803],"properties":{"nome":"Villa Arbusto","descrizione":"Il complesso di Villa Arbusto fu costruito nel 1785 da Don Carlo Acquaviva, Duca di Atri, dov\u2019era la \u201cmasseria dell\u2019arbusto\u201d. La villa oggi si presenta organizzata come un insieme di edifici contigui, che si integrano nel parco-giardino: il corpo residenziale padronale, Villa Arbusto, il cui nome \u00e8 stato poi esteso a tutto il complesso; la dipendenza per gli ospiti; la merlata Villa Ginger\u00f2, chiamata oggi \u201cBelvedere\u201d; una cappella dedicata alla Madonna delle Grazie ed una piccola sacrestia; una villetta di impianto posteriore ed alcuni servizi, come una cisterna posta nella zona pi\u00f9 alta. Il rapporto tra interni ed esterni \u00e8 mediato da alcuni elementi di arredo all\u2019aperto, come la struttura di grillages e pergole, la fontana che fa da fondale al giardino, alcuni viali e percorsi attrezzati. \n\nEstintasi nel 1805 la linea maschile degli Acquaviva, la villa pass\u00f2 in molte mani: dalla Duchessa di Conversano, alla famiglia Biondi, ai Ciannelli-Nesbit, che ne fecero una pensione e furono poi costretti a smembrarla per dissesto finanziario, finch\u00e9 nel 1952 fu acquistata dal noto editore e produttore cinematografico Angelo Rizzoli. Dopo la morte di quest\u2019ultimo a comprarla fu il Comune di Lacco Ameno, col contributo della Provincia di Napoli e della Regione Campania, per esporvi i numerosi reperti che venivano alla luce nella zona a partire dagli anni Cinquanta del secolo trascorso, ma il Museo vero e proprio vi \u00e8 stato aperto solo dal 17 aprile 1999.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Villa o palazzo di interesse storico o artistico","categoria":"","lng":"13.883016","lat":"40.753803","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-arbusto"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.120099,40.821125],"properties":{"nome":"Rione Terra","descrizione":"La rocca del Rione Terra, circondata dal mare per tre lati e difficilmente accessibile, \u00e8 il luogo dove si insedi\u00f2 la colonia romana di Puteoli nel 194 a.C. \nL\u2019assetto urbanistico moderno regolare \u00e8 testimonianza dell\u2019impianto della citt\u00e0 antica, organizzata secondo un sistema ad assi ortogonali con due vie principali: tradizionalmente il decumanus maximus della colonia viene identificato con l\u2019arteria di Via Duomo, di cui si conserva ancora il basolato antico sotto la strada moderna; il cardo maximus viene identificato, invece, con Via del Vescovado. \n\nPer l\u2019et\u00e0 repubblicana poche sono le evidenze messe in luce: alcuni tratti della cinta muraria, che seguiva un percorso condizionato dall\u2019andamento del banco tufaceo, ed alcuni ambienti con pareti in opera poligonale di tufo e volte a botte di scaglioni di tufo, rinvenuti sotto l\u2019Episcopio. \nLungo il decumanus del 194 a.C. sono stati individuati numerosi edifici, granai (horrea) e botteghe (tabernae), riedificati in opus reticulatum in et\u00e0 augustea; il livello superiore di essi \u00e8 occupato da un complesso termale con pavimenti in opus sectile, mentre le fondazioni sono costituite da ampie cisterne scavate nel banco tufaceo della collina. Gli edifici sono collegati alla strada da un portico formato da pilastri in opus latericium su dadi di base in piperno, databile tra l\u2019et\u00e0 neroniana e quella flavia. \n\nLungo la medesima strada, sul lato Nord, prima di arrivare al tempio della citt\u00e0, si apre un edificio pubblico, del quale so ignora la funzione originaria, che venne adibito in et\u00e0 tardo antica a pistrinum (bottega per la macinazione e la panificazione), contenente macine in pietra leucitica ritrovate ancora in sito. \nSul lato Sud dello stesso decumanus, al livello seminterrato, \u00e8 un grande complesso costituito da quattro criptoportici affiancati orientati Nord \/ Sud, a pianta rettangolare con volta a botte, databili ai primi decenni del II secolo a.C. cui, in et\u00e0 augustea, venne aggiunto un quinto criptoportico con andamento ortogonale agli altri, orientato Est \/ Ovest e parallelo al decumanus maximus. Da quest\u2019area proviene l\u2019arredo scultoreo di \u201copera nobilia\u201d, che costituiva una sorta di percorso museale destinato ad abbellire il complesso augusteo dell\u2019acropoli e che ora \u00e8 esposto, insieme ad altri reperti, al Museo Archeologico dei Campi Flegrei a Baia.","tipologia":"Area archeologica, Area archeologica","categoria":"","lng":"14.120099","lat":"40.821125","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/rione-terra"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.986632,41.409107],"properties":{"nome":"Sacrario militare di Mignano Monte Lungo","descrizione":"Il museo \u00e8 annesso all'ossario dove sono raccolte le salme dei soldati del rinnovato esercito italiano caduti nella prima battaglia contro i tedeschi (8-16 dicembre 1943), nelle gole di Mignano e sulle pendici del monte Lungo; armi e fotografie ricostruiscono le fasi della battaglia. Le armi e i cimeli storici appartengono ad alleati e tedeschi e illustrano la partecipazione dei soldati italiani alla guerra di Liberazione. Nel sacrario sono raccolte le salme dei caduti della guerra di Liberazione 1943-1945 provenienti dai vari cimiteri di guerra sparsi lungo la penisola; si tratta dell'unico sacrario militare dedicato alla guerra di Liberazione.","tipologia":"Monumento funerario","categoria":"","lng":"13.986632","lat":"41.409107","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/sacrario-militare"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.189959,41.061718],"properties":{"nome":"Real sito di Carditello","descrizione":"La Reale tenuta di Carditello, detta anche Real sito di Carditello oppure, con riferimento alla palazzina ivi presente, Reggia di Carditello, faceva parte di un gruppo di 22 siti della dinastia reale dei Borbone di Napoli posti nella Terra di Lavoro: Palazzo Reale di Napoli, Reggia di Capodimonte, Tenuta degli Astroni, Villa d'Elboeuf, Reggia di Portici, Villa Favorita, Palazzo d'Avalos nell'isola di Procida, lago di Agnano, Licola, Capriati a Volturno, Cardito, Reale tenuta di Carditello, Reale tenuta di Persano, Fusaro di Maddaloni, Selva di Caiazzo, Sant'Arcangelo, Reggia di Caserta, San Leucio, Casino del Fusaro, Casino di Quisisana, Mondragone e Demanio di Calvi.\n\nQuesti siti non erano solo semplici luoghi per lo svago (soprattutto per la caccia) della famiglia reale borbonica e della sua corte, poich\u00e9, \u00e8 importante sottolineare, che in alcuni casi costituivano vere e proprie aziende, espressione di imprenditoria ispirata dalle idee illuministiche in voga in quei tempi. Si citano per esempio gli allevamenti della Fagianeria di Caiazzo, la produzione della seta a San Leucio, la pesca al Fusaro, gli allevamenti della Tenuta di Persano e del Demanio di Calvi.\n\nIl Real sito di Carditello \u00e8 stato consegnato, nel maggio 2016, dal Polo museale della Campania alla Fondazione omonima, nata da un accordo tra il Ministero dei beni culturali e ambientali e del turismo, la Regione Campania e il Comune di San Tammaro.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Parco o giardino di interesse storico o artistico","categoria":"Territoriale,","lng":"14.189959","lat":"41.061718","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/real-sito-di-carditello"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.262628,40.55823],"properties":{"nome":"Villa Jovis","descrizione":"Situata a picco sul mare, su un promontorio orientale dell\u2019isola di Capri, la Villa \u00e9 il complesso pi\u00f9 grande e sontuoso tra le antiche dimore di Tiberio che, come narrava Tacito, sembra fossero dodici.\nGli scavi eseguiti nel 1935 hanno portato alla luce un vasto edificio, che gravita intorno ad un grande quadrilatero centrale in cui sono collocate cisterne. Si accede al palazzo attraverso rampe che salgono al cosiddetto viale dei mirti e terminano in un vestibolo, che precede un atrio tetrastilo con quattro basi di marmo bianco, su cui si ergevano quattro colonne di marmo cipollino. Gli ambienti adiacenti servivano per il corpo di guardia. Un ampio corridoio con il pavimento a mosaico bianco conduce ad un secondo vestibolo, dal quale si passa, ad Est, al piano superiore occupato dal bagno e dagli alloggi. L\u2019impianto destinato a bagno, che si estende lungo tutto il lato del palazzo, \u00e8 composto da una serie di cinque ambienti paralleli al corridoio; nel calidarium (per bagni con acqua calda) vi sono due absidi, una con la vasca, un\u2019altra con il bacino di bronzo per le abluzioni. Il lato Ovest aveva una costruzione a pi\u00f9 piani per la servit\u00f9, con stanze uguali disposte lungo un corridoio. Il quartiere della residenza imperiale, invece, al quale si accede attraverso una rampa, \u00e8 composto da una grande aula a emiciclo e da stanze minori; mentre l\u2019alloggio privato per l\u2019imperatore, situato sull\u2019estremo picco del monte ed affacciato a Nord verso l\u2019interno dell\u2019isola e ad Ovest sul mare, appartato da tutto il resto del palazzo, era formato da tre sale: un vestibolo di ingresso, con una terrazza a tettoia antistante, e due stanze con spaziose finestre e pavimenti di tarsie marmoree policrome.","tipologia":"Monumento, Area archeologica","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.262628","lat":"40.55823","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-jovis"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.260437,40.852013],"properties":{"nome":"Pio Monte della Misericordia","descrizione":"Il Pio Monte della Misericordia \u00e8 una Istituzione di beneficenza, ancora attiva, fondata nel 1602 da sette nobiluomini napoletani. Il seicentesco palazzo, disegnato da Francesco Antonio Picchiatti, custodisce una delle pi\u00f9 importanti raccolte private aperte al pubblico: nella Quadreria al primo piano, sono esposte, oltre la prestigiosa collezione donata dal pittore settecentesco Francesco De Mura, opere dal XVI al XIX secolo tra cui Giordano, Ribera, Stanzione, Vaccaro, Preti ed altri importanti maestri. L\u2019appartamento storico offre un percorso molto suggestivo caratterizzato da un allestimento casa-museo che ha una duplice funzione: gli ambienti sono, allo stesso tempo, spazio espositivo visitabile al pubblico e sede dell\u2019Associazione privata, che utilizza ancora queste preziose stanze per svolgere le proprie funzioni. Gli ambienti ospitano anche oggetti d\u2019arte, argenti e paramenti sacri provenienti da antiche Confraternite napoletane (Real Compagnia ed Arciconfraternita dei Bianchi dello Spirito Santo, Reale arciconfraternita e monte del SS. Sacramento dei Nobili Spagnoli, Opera Pia Sacro Tempio della Scorziata, etc.)\n\nDi notevole importanza \u00e8 il dipinto eseguito da Caravaggio \"Le Sette Opere della Misericordia\" (1607), collocato in chiesa sull\u2019altare maggiore. Sugli altri altari, raffiguranti le singole Opere di Misericordia svolte dall\u2019Istituzione, si collocano i dipinti di Luca Giordano, Fabrizio Santafede, Battistello Caracciolo, Giovan Bernardo Azzolino e Giovan Vincenzo Forl\u00ec. \n\nDal 2008 \u00e8 possibile ammirare al primo piano, con mostre temporanee, anche la Collezione d\u2019arte della Provincia di Napoli che vanta importanti capolavori napoletani tra Otto e Novecento. \n\nLa sede del Pio Monte della Misericordia ospita anche un Archivio\/Biblioteca particolarmente prezioso per la quantit\u00e0 e la rarit\u00e0 dei documenti e i volumi in esso conservato.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte, Arte","lng":"14.260437","lat":"40.852013","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/pio-monte-della-misericordia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.218004,40.830105],"properties":{"nome":"Parco e Tomba di Virgilio","descrizione":"Il piccolo parco sito alle spalle della chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, nei pressi della stazione ferroviaria di Mergellina, racchiude una parte delle pendici orientali del promontorio di Posillipo, dal nome greco *Pausilypon* (\u201cpausa del dolore\u201d) dato alla splendida villa romana che sorgeva sulla collina per indicare la pace e la quiete ivi esistenti.\nL\u2019area a giardino ospita monumenti rilevanti per la storia dell\u2019area partenopea e la sua denominazione ha origine dall\u2019attribuzione al poeta Publio Virgilio Marone (Andes, 70 a.C. \u2013 Brindisi, 19 a.C.) del sepolcro romano ivi ubicato. Tale interpretazione fu ufficialmente ribadita con l\u2019inaugurazione del parco avvenuta nel 1930, dopo un consistente intervento di risanamento e consolidamento che diede all\u2019area la fisionomia ancora oggi osservabile, ricca di scorci paesaggistici molto interessanti. All\u2019entrata del parco, imboccando il viale che sale con pi\u00f9 rampe lungo le pendici collinari, si trova un\u2019imponente edicola fattavi collocare nel 1668 dal vicer\u00e9 Pietro d\u2019Aragona, contenente due iscrizioni nelle quali si ricorda anche la presenza della tomba virgiliana. Nei pressi, in una grande nicchia sulla parete, si trova un busto di Virgilio su colonnina, omaggio nel 1931 degli studenti dell\u2019Accademia dell\u2019Ohio. Alla fine della seconda rampa, su uno spiazzo a destra, \u00e8 l\u2019area dedicata alla tomba di Giacomo Leopardi (Recanati, 1798 \u2013 Napoli, 1838), un monumento che dal 1939 accoglie le spoglie del poeta, qui traslate dall\u2019antica Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta (oggi scomparsa), insieme alle lapidi ora murate sulla retrostante parete tufacea. \n\nSalendo ancora, si giunge alla piazzola davanti l\u2019ingresso orientale della Crypta Neapolitana, una delle pi\u00f9 antiche gallerie del mondo, scavata in et\u00e0 augustea per facilitare i collegamenti tra Napoli ed i Campi Flegrei. La posizione di rilievo del mausoleo funerario che domina l\u2019ingresso sul versante napoletano della Crypta, attesta sicuramente l\u2019importanza di chi vi fu sepolto e ci\u00f2 ben si coniuga con la lunga tradizione partenopea che associa Virgilio Marone alla citt\u00e0 di Napoli ed alla grotta in particolare con un vincolo plurimo e complesso. Gi\u00e0 in epoca antica, infatti, circa un secolo dopo la morte del poeta, il luogo divenne sacro per i suoi ammiratori e fu a lungo tema letterario e meta del turismo colto, come per Stazio, Plinio il Giovane e Silio Italico, il quale aveva cura di \u00abadire ut templum\u00bb al sepolcro virgiliano, celebrando il 15 ottobre l\u2019anniversario della nascita del poeta. \nQuasi senza interruzione di continuit\u00e0, della tomba riferiranno nei secoli successivi letterati, cronisti e viaggiatori, italiani e stranieri, tra i quali Petrarca, Boccaccio e Cino da Pistoia rappresentano fonti di preziose informazioni. Dal XII secolo, alle testimonianze letterarie cominciarono ad aggiungersi anche le leggende, forse gi\u00e0 esistenti nella tradizione orale locale e solo allora registrate in testi scritti. Tuttavia, sull\u2019autenticit\u00e0 del sepolcro continuano a sussistere controversie e dubbi, anche in riferimento a quanto affermato da Elio Donato (secolo IV d.C.), biografo di Virgilio, secondo cui il poeta fu sepolto al II miglio della via Puteolana, un\u2019ubicazione che per alcuni, invece di corrispondere all\u2019area attigua alla strada romana che attraversava la grotta in direzione di Pozzuoli, si riferirebbe a luoghi diversi e pi\u00f9 distanti (Villa Comunale, Piazza Amedeo, falde del Vesuvio, ecc.). La tradizione popolare, per\u00f2, ben riassunta nella 'Cronaca di Partenope' (secolo XIV), non ha dubbi sull\u2019identificazione: in questo mausoleo giacque Virgilio, assurto a divino protettore di Napoli e magico creatore della Crypta, i cui resti, poi, all\u2019epoca della conquista normanna, furono trasferiti e murati in un luogo nascosto in Castel dell\u2019Ovo, per evitare che un cos\u00ec prezioso simulacro venisse sottratto alla citt\u00e0, vanificandone la funzione protettiva. Il mausoleo funerario, edificato in opus reticulatum agli inizi dell\u2019et\u00e0 imperiale, \u00e8 del tipo a colombario con tamburo cilindrico su un basamento quadrangolare, in cui \u00e8 ricavata la cella funeraria a pianta quadrata con volta a botte, illuminata da feritoie e dotata di dieci nicchie per ospitare le urne cinerarie. Nota anche come \u201cGrotta vecchia di Pozzuoli\u201d, questa galleria fu costruita in et\u00e0 augustea dal liberto Lucius Cocceius Aucto, architetto di Agrippa ed ammiraglio di Ottaviano, secondo Strabone (V, 4, 6) artefice anche del Portus Iulius, della \"Grotta di Cocceio\" e della Crypta romana a Cuma. Menzionata nella Tabula Peutingeriana (una carta con itinerari stradali di epoca tardo imperiale) e ricordata oltre che da Strabone anche da Donato, Seneca, Petronio ed Eusebio, il cunicolo risulta scavato interamente nel tufo per una lunghezza di m 705, una larghezza originaria di m 4,50 ed un\u2019altezza ca. m 5,00, rischiarata e ventilata da due pozzi di luce obliqui. La scarsa visibilit\u00e0 all\u2019interno della struttura port\u00f2 gi\u00e0 durante il vicereame spagnolo alla realizzazione di un sistema di illuminazione costituito da lanterne sorrette da funi tese tra pali; nel 1806, con Giuseppe Bonaparte, vi si installarono due file di fanali tenuti costantemente accesi, mentre dalla met\u00e0 dell\u2019Ottocento si utilizzarono fanali a gas, di cui uno risalente alla fine del secolo, rinvenuto nei recenti lavori di risistemazione. In seguito alle opere di allargamento ed abbassamento del piano stradale, nonch\u00e9 di pavimentazione eseguite in pi\u00f9 fasi da Alfonso d'Aragona nel 1455, da don Pedro di Toledo nel 1548, da Carlo di Borbone nel 1748 e dal Comune di Napoli nel 1893, la grotta ha perso buona parte della sua antica fisionomia. Ai lati dell'ingresso sono tuttora visibili due nicchie affrescate: quella di sinistra con una raffigurazione di Madonna con Bambino databile al XIV secolo, quella di destra con il volto dell'Onnipotente di incerta datazione. Petrarca nell'Itinerarium Syriacum ricorda una cappella di piccole dimensioni denominata di Santa Maria dell\u2019Idria, realizzata da un eremita proprio nei pressi dell'ingresso alla grotta. Durante il restauro aragonese o nel corso dei lavori eseguiti all'epoca del vicereame spagnolo, vi fu rinvenuto il bassorilievo in marmo bianco con la raffigurazione di Mitra datato tra la fine del III e l'inizio del IV secolo d.C., ora conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Testimonianze relative al dio orientale Mitra sono note in Campania a partire dal II secolo d.C., in contrapposizione al sempre pi\u00f9 diffuso cristianesimo. La presenza del rilievo nella Crypta ha fatto pertanto ipotizzare l\u2019eventualit\u00e0 che ci si trovi di fronte ad un luogo di culto mitriaco: il mitreo, infatti, \u00e8 solitamente identificato nello spelaeum, la caverna cosmica, all\u2019interno della quale, fin dalle pi\u00f9 antiche testimonianze iconografiche, \u00e8 raffigurato il sacrificio del toro. \u00c9 probabile che i culti misterici abbiano influenzato non poco la superstizione popolare, che alla grotta ha sempre associato qualcosa di misterioso e magico, al punto che il solo attraversarla indenni era considerato un vero e proprio miracolo.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.218004","lat":"40.830105","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-e-tomba-di-virgilio"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.087969,40.97],"properties":{"nome":"Raccolta museale comunale Villamaina","descrizione":"La Raccolta Museale comprende frammenti di epoca preistorica, preziosi elementi di et\u00e0 sannitica, importanti testimonianze del periodo romano fino a materiali di et\u00e0 moderna.\nGi\u00e0 il Bella Bona, nel suo Ragguaglio del 1656, faceva riferimento ad iscrizioni romane che sarebbero state trasportate in parte a Villamaina e in parte a Torella. Importante \u00e8 il lapidario di epoca romana con un Corpus epigrafico significativo per la ricostruzione delle vicende storiche di Villamaina. \nLa raccolta museale \u2013 che conta nell\u2019Inventario Generale n. 933 reperti - comprende un notevole numero di laterizi con bolla impressa a stampo; le bolle sono evidentemente riferibili a fabbriche di et\u00e0 romana, alcune di queste sembrano databili alla fine dell\u2019et\u00e0 repubblicana. \nPer quel che concerne la georeferenziazione dei reperti, si sono individuate, nell\u2019ambito della collezione Caputo, alcune aree di particolare interesse.\nFra queste si rivela significativa l\u2019area di Formulano, gi\u00e0 citata da alcuni storici -tra il XVII e il XIX secolo- come sito di un\u2019antica Villa rustica romana. \nLo scrittore villamainese Paolino Macchia in \u201cSulla valle d\u2019Ansanto e sulle acque termo-minerali di Villamaina in Principato Ultra\u201d scriveva nel 1838 che a Formulano erano stati ritrovati molti reperti archeologici: statuette, pezzi di teste a grandezza naturale, vasi, ecc\u2026\nInoltre dall\u2019area di Formulano provengono due iscrizioni - la dedica ai Laribus et Genio ed il ricordo per la costruzione di un pavimento per voto \u2013 nonch\u00e9 una discreta quantit\u00e0 di pesi da telaio sia fittili che in pietra.\nFra i reperti meglio conservati bisogna menzionare: un elemento architettonico decorativo di una struttura pubblica (forse un templum), a protome animale (lupo) di produzione italiota; una testa di statuetta votiva \u201cdi probabile produzione locale su modelli importati dai santuari costieri come quello di Hera Lacinia alla foce del fiume Sele\u201d. \n\nUn\u2019altra area di provenienza dei reperti \u00e8 \u201cCisterne\u201d. Si tratta di una zona gi\u00e0 indagata da W. Johannowsky, il quale scrisse: \u201cAbbiamo notizia, attraverso i diari di scavo, di un livello di pavimentazione e di uno di canalizzazione rustica, oltrech\u00e9, verosimilmente, - dato il ritrovamento di un torchio del tipo a cilindro - , della presenza di un\u2019attivit\u00e0 agricola riferibile all\u2019estrazione dell\u2019olio o del vino\u201d. Nel 1838 Paolino Macchia faceva riferimento alla presenza, in quest\u2019area, di \u201cpavimentazione a musaico vicino alla quale si rinvenne marmorea lapide sepolcrale, indicante l\u2019avello di Vitellia\u201d.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"15.087969","lat":"40.97","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/raccolta-museale-comunale-villamaina"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.61464,40.74733],"properties":{"nome":"Casa Religiosa Tommaso Maria Fusco","descrizione":"La Casa Religiosa di Ospitalit\u00e0 **Tommaso Maria Fusco**, fa parte dello storico ex monastero dei Minimi, che, dal 1875 divenne la Casa Madre delle Figlie della Carit\u00e0 del Preziosissimo Sangue.\nIl Chiostro, recentemente restaurato, sul quale si affacciano le camere, risale al 1580 ed \u00e8 artisticamente decorato con affreschi raffiguranti la vita ed i miracoli di S. Francesco di Paola. Nella stessa struttura si pu\u00f2 visitare il Museo che raccoglie gli oggetti appartenuti a don Tommaso.\nUna delle due Cappelle aperte ai visitatori \u00e8 dedicata al Beato Tommaso M. Fusco, Fondatore della Congregazione delle Figlie della Carit\u00e0 del Preziosissimo Sangue e ne conserva le spoglie.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"","lng":"14.61464","lat":"40.74733","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/casa-religiosa-tommaso-maria-fusco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.120099,40.821125],"properties":{"nome":"Percorso archeologico del Rione Terra","descrizione":"Il percorso archeologico sotterraneo del Rione Terra \u00e8 un viaggio nell\u2019antica colonia romana, Puteoli, fondata nel 194 avanti Cristo e divenuta presto porto commerciale di Roma. Il percorso \u00e8 situato sotto la rocca di tufo che domina il golfo di Pozzuoli, tra Nisida e Baia, e si sviluppa lungo gli assi principali della citt\u00e0 romana, cardini e decumani. Il visitatore, passeggiando lungo le strade dell\u2019antica Puteoli, verr\u00e0 affascinato dall\u2019architettura dei numerosi edifici, dai depositi di grano, dal forno per la lavorazione e la cottura del pane (pistrinum) con le macine quasi intatte, dai criptoportici, dalle botteghe e dai magazzini. Il percorso archeologico \u00e8 arricchito da installazioni multimediali che guidano il pubblico alla scoperta delle attivit\u00e0 che si svolgevano nell\u2019antica Puteoli.","tipologia":"Area archeologica,","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.120099","lat":"40.821125","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/percorso-archeologico-del-rione-terra"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.235234,40.83619],"properties":{"nome":"Parco archeologico Sommerso di Gaiola","descrizione":"Il Parco sommerso di Gaiola costituisce il fulcro del litorale di Posillipo, tra le falesie della baia di Trentaremi ed i pendii di Marechiaro, ammantate di macchia mediterranea. \nNell\u2019ambito del parco, la zona di riserva integrale comprende il tratto di mare prospiciente il promontorio di Posillipo e gli isolotti della Gaiola, mentre la zona di riserva generale include il residuo tratto all\u2019interno del perimetro del parco medesimo. \nIl paesaggio subacqueo \u00e8 costituito dalla commistione di popolamenti marini, favoriti dal sistema di circolazione delle acque nel golfo, e di resti di strutture archeologiche: bacini portuali, ninfei e peschiere, attualmente sommersi a causa del lento sprofondamento della crosta terrestre (bradisismo), pertinenti alla soprastante Villa di Vedio Pollione.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"","lng":"14.235234","lat":"40.83619","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-sommerso-di-gaiola"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.232153,40.836044],"properties":{"nome":"PLART","descrizione":"Il Plart \u00e8 uno spazio polifunzionale dedicato alla ricerca scientifica e all\u2019innovazione tecnologica per il recupero, restauro e la conservazione delle opere d\u2019arte e di design in materiale plastico. Il Plart ospita al suo interno un centro di ricerca, un\u2019area eventi, uno spazio per la formazione e l\u2019esposizione permanente di oggetti di una delle collezioni di plastiche storiche pi\u00f9 conosciute.\n\nLa collezione - costruita nel corso di 30 anni grazie ad un paziente lavoro di ricerca di Maria Pia Incutti e sotto la curatela dell\u2019arch. Nunzio Vitale - rappresenta un punto di riferimento importante nel mondo della plastica. La raccolta racconta la storia della plastica e con essa l\u2019evoluzione degli usi e costumi della societ\u00e0, dalla fine dell\u2019Ottocento agli anni Settanta, mettendo in luce l\u2019eterogeneit\u00e0 e la versatilit\u00e0 di questa eclettica famiglia di materiali: dalla bakelite alla celluloide, dalla resina al poliuretano.\n\n\u00c8 una raccolta musealizzata di oltre 1500 pezzi costituita da oggetti di design anonimo - penne, bambole, scatole, lampade - ed opere di designers ed artisti contemporanei come Piero Gilardi, Gaetano Pesce, Franco Mello, Guido Drocco, Tony Cragg e molti altri. Alla collezione \u00e8 stata dedicata nel 1990 la storica mostra In Plastica al Museo Pignatelli Cortes di Napoli. Nel 1991 \u00e8 stata esposta al Grand Palais di Parigi, alla VIII mostra di design di Saint Etienne e nel 2002 - promossa ed organizzata dalla Fondazione Armando Alvares Penteado - a San Paolo del Brasile.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.232153","lat":"40.836044","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/plart"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.182468,40.80217],"properties":{"nome":"Villa di Vedio Pollione","descrizione":"Il complesso archeologico ubicato nella zona di Posillipo \u00e8 costituito da una villa romana sviluppatasi scenograficamente dalla collina di Trentaremi alla Gaiola, Del vasto edificio si conserva in particolare un teatro, il cui emiciclo, orientato a Sud, presenta un\u2019ima cavea divisa in tre cunei ed una media cavea aggiunta in seguito, entrambe accessibili da scale laterali inserite in torrette, oltre all\u2019orchestra; L\u2019area della scena \u00e8 occupata inoltre una vasca perpendicolare alla cavea, intorno alla quale era un giardino recintato da un muro curvilineo. \nAl di sopra di quest\u2019area si trova un altro giardino rettangolare circondato da una porticus triplex che formava anche la scena del vicino odeion. \nQuesto secondo edificio per spettacoli appartenente alla villa, era in realt\u00e0 uno spazio dedicato ad audizioni di poesia, retorica o concerti, composto da sei gradini e da una cavea di forma quadrangolare, nonch\u00e9 da una grande aula absidata, posta al centro della media cavea, con un podio recante una statua \nDel quartiere residenziale, dotato di ambienti di rappresentanza, sono ancora visibili alcuni degli ambienti termali, in particolare il calidarium. \nIl complesso architettonico, risalente al I secolo a.C. con successivi interventi edilizi eseguiti in et\u00e0 imperiale, apparteneva al cavaliere romano Publius Vedius Pollio (Publio Vedio Pollione). discusso e ricco personaggio di origine libertina, consigliere economico di Augusto nella riorganizzazione della provincia dell\u2019Asia, il quale alla sua morte lasci\u00f2 all\u2019imperatore tutte le sue propriet\u00e0, compresa appunto la villa sul Golfo di Napoli da lui chiamata Pausylipon (dall\u2019etimo greco \u201cche libera dalle preoccupazioni\u201d). \nDa Posillipo una galleria, la cosiddetta Grotta di Seiano perch\u00e9 attribuita a Lucius Aelius Seiano, generale amico di Tiberio, scavata nel tufo per una lunghezza di ca. m 800 attraversava il promontorio collegando il versante napoletano del litorale con quello di Coroglio verso i Campi Flegrei.","tipologia":"Parco archeologico, Parco archeologico","categoria":"Altro,","lng":"14.182468","lat":"40.80217","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-di-vedio-pollione"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.084884,40.175068],"properties":{"nome":"Museo Vivo del Mare","descrizione":"Il Museo \u00e8 stato aperto al pubblico nel 1996 ed \u00e8 ospitato presso il Palazzo Vinciprova.\nAl suo interno sono presenti una decina di vasche distribuite in tre sale e in ciascuna di esse \u00e8 rappresentato un habitat marino tipico delle coste cilentane.\n\n## Il percorso espositivo\n\nNella prima sala troviamo la vasca tattile Proteus, nella quale \u00e8 riprodotto un ambiente roccioso caratteristico dei primi metri di profondit\u00e0; numerosi sono gli organismi vegetali ed animali presenti come alghe, molluschi, paguri, oloturie, ricci, stelle marine e piccoli pesci.\nTale vasca \u00e8 detta tattile perch\u00e9 \u00e8 aperta e ci\u00f2 consente ai visitatori di osservare da vicino gli organismi presenti e, addirittura, di poterli toccare. \nIn questa prima sala sono, inoltre, esposti tradizionali attrezzi da pesca utilizzati dai pescatori locali (nasse, reti da posta) e reperti archeologici ritrovati sui fondali di Pioppi.\nNella seconda sala si possono osservare ben sette vasche: la vasca d\u2019Infreschi ospita organismi tipici degli habitat rocciosi come piccoli scorfani, murene, madrepore e gorgonie, attinie; la vasca della Posidonia oceanica, fanerogama endemica del Mediterraneo, che costituisce estese praterie che colonizzano i fondali cilentani da Agropoli fino a Palinuro. Vi \u00e8 poi una vasca dedicata allo studio ed all\u2019osservazione del polpo all\u2019interno della quale \u00e8 possibile ammirare alcuni esemplari che si mimetizzano tra roccia e vegetazione presente; la vasca Leucosia, nella quale sono presenti molte tra le specie caratteristiche degli habitat pi\u00f9 superficiali della costa cilentana: ricci, stelle di mare, bavose, saraghi, scorfani. Nella vasca La Punta \u00e8 riprodotto, invece, la tipica falesia rocciosa che occupa ampi tratti dei fondali cilentani compresi tra 10 e 25 metri di profondit\u00e0; nella vasca Capo Palinuro sono rappresentati habitat rocciosi pi\u00f9 profondi (30-40 metri) e qui si possono ammirare grossi paguri, aragoste e alcuni esemplari di Magnosa, crostaceo che vive tra gli anfratti e le spaccature della roccia. Infine, nelle due ultime vasche, si possono osservare esemplari di castagnole e di salpe, pesci molto comuni nei fondali cilentani.\nNella terza sala sono presenti due vasche dette di profondit\u00e0. Al loro interno sono riprodotti quei fondali rocciosi caratterizzati da anfratti e grotte, regno incontrastato di pesci di grosse dimensioni, come cernie, scorfani di grosse taglia, granceole e un esemplare di tritone, mollusco di grandi dimensioni e dal colore rosso vivo.\nIl piano superiore ospita il Museo della Dieta Mediterranea, dedicato al medico epidemiologo americano Ancel Keys che visse oltre 40 anni a Pioppi, studiando il rapporto tra alimentazione locale e l\u2019incidenza sulle malattie cardiovascolari, dimostrando le qualit\u00e0 benefiche della dieta mediterranea, attraverso l\u2019assunzione di alimenti come l\u2019olio extravergine di oliva, pesce azzurro, frutta e verdura.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia naturale e scienze naturali, Storia naturale e scienze naturali","lng":"15.084884","lat":"40.175068","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-vivo-del-mare"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.017566,40.266308],"properties":{"nome":"Museo vichiano","descrizione":"Il Museo \u00e8 collocato all\u2019interno del Palazzo De Vargas a Vatolla, frazione di Perdifumo, paesino del Cilento interno. Il Palazzo, antico castello posto a controllo del territorio, pi\u00f9 volte rimaneggiato e dalla tradizionale tipologia cilentana a corti terrazzate, ospit\u00f2 Gian Battista Vico per nove anni (1686-1695), come istitutore dei figli dell\u2019allora proprietario marchese Rocca. Il restauro dell\u2019area di rappresentanza del Palazzo, acquisita dalla Fondazione Vico, \u00e8 avvenuto nel 1994, sulla spinta della necessit\u00e0 culturale espressa in forma di appello da Elena Croce, figlia del filosofo, e dall\u2019Avv. G. Marotta presidente dell\u2019Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli. Il loro accorato richiamo fu raccolto dall\u2019Avv. V. Pepe, oggi presidente della Fondazione Giambattista Vico, supportato dalla Provincia nella figura del Presidente A. Andria, che inizi\u00f2 il difficile restauro completato poi dal Parco Nazionale Cilento Vallo di Diano. \nLa validit\u00e0 del restauro realizzato \u00e8 stata confortata da numerose testimonianze autorevoli, tra cui quella pi\u00f9 gratificante del Prof. La Valva. \nOggi il cuore del complesso museale \u00e8 una sala per convegni che ospita oltre ad incontri, seminari e conferenze di grande qualit\u00e0 e richiamo, anche il prestigioso premio Gian Battista Vico.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Villa o palazzo di interesse storico o artistico","categoria":"Arte, Altro","lng":"15.017566","lat":"40.266308","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-vichiano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.370206,40.62586],"properties":{"nome":"Museobottega della tarsialignea","descrizione":"Il MUTA \u00e8 un museo privato, che \u00e8 stato aperto al pubblico nel 1999, nel Palazzo Pomarici Santomasi (1700), sito nel centro storico di Sorrento. Nel corso del restauro del Palazzo per la riconversione a sede museale sono stati riportati alla luce i vari dettagli architettonici e decorativi dell\u2019impianto originale, tra cui affreschi e soffitti rivestiti con carta dipinta a mano.\n\n## Il percorso espositivo\n\nL\u2019esposizione della collezione di tarsie antiche e moderne \u00e8 stata progettata in modo da articolare sui quattro piani del Palazzo un percorso didattico che potesse documentare, attraverso sezioni distinte, l\u2019arte della tarsia lignea nelle sue molteplici sfaccettature. Al piano terra \u00e8 presente l\u2019esposizione e la commercializzazione della collezione moderna di oggetti e mobili intarsiati con temi decorativi legati alla cultura contemporanea. Al primo piano la collezione storica \u00e8 introdotta da una documentazione fotografica sulle opere dei maestri intarsiatori dal Quattrocento al Settecento, con l\u2019approfondimento delle varie scuole di tarsie dell\u2019Ottocento. Prima di proseguire nelle sezioni dedicate alla tarsia sorrentina la visita offre un\u2019ampia esposizione di quadri, stampe e foto che, insieme al plastico della citt\u00e0 di Sorrento, consentono la ricostruzione del contesto ambientale nel quale si svilupp\u00f2 la tarsia locale nell\u2019Ottocento. L\u2019evoluzione delle tecniche di lavorazione, la documentazione dei materiali utilizzati, lo studio dei temi decorativi e dei dettagli progettuali, che caratterizzano il design dei mobili e degli oggetti intarsiati sorrentini, offrono lo spunto per altrettante sezioni.\n\nIl percorso espositivo, dopo aver approfondito il contributo dato dalla locale Scuola d\u2019Arte alla formazione delle varie generazioni di artigiani, si conclude al terzo piano con l\u2019esposizione della produzione dei maestri intarsiatori sorrentini dell\u2019Ottocento. Il MUTA, oltre a soddisfare la finalit\u00e0 di dare continuit\u00e0 alla storia della tarsia sorrentina con la progettazione e la commercializzazione di una produzione rinnovata, rappresenta, per l\u2019identit\u00e0 del linguaggio culturale tra il contenitore ed il suo contenuto, un documento unitario e raro sull\u2019architettura, sulle arti applicate, sull\u2019economia e gestione del territorio, che hanno caratterizzato Sorrento dal Settecento ai nostri giorni.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte, Arte","lng":"14.370206","lat":"40.62586","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museobottega-della-tarsialignea"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.759477,40.67912],"properties":{"nome":"Museo virtuale della scuola medica salernitana","descrizione":"Il Museo si trova nel centro storico di Salerno, in via Mercanti 74. E\u2019 un museo senza barriere destinato anche al pubblico delle persone disabili, nell\u2019ambito del progetto Cassio predisposto dal MiBACT. Il Museo Virtuale nasce dalla trasformazione e dall\u2019ampliamento del Museo Didattico della Scuola Medica Salernitana, realizzato nel 1993 dalla Soprintendenza. \nNel museo virtuale rivivono, in un racconto coinvolgente e interattivo, i temi e i protagonisti di quella gloriosa pagina che, negli anni immediatamente seguenti al Mille, vide Salerno al centro del rinascimento scientifico dell\u2019Occidente. Snodo importante di traffici culturali e commerciali, Salerno, capitale longobarda ben radicata nella cultura classica, raggiunse nell\u2019elaborazione scientifica espressioni di libert\u00e0 e di apertura culturale di respiro internazionale. Qui, attraverso lo studio delle fonti autorevoli della medicina classica e di quella araba e attraverso l\u2019attivit\u00e0 medica praticata ed insegnata da monaci e da laici, si defin\u00ec quel sapere scientifico che poneva al centro della filosofia l\u2019uomo con la sua salute, le sue regole e la sua armonia con la natura. \n\nIl teatro virtuale, attraverso una sceneggiatura specificamente ideata, ne sottolinea la centralit\u00e0, mentre rappresenta simbolicamente l\u2019incontro di due mondi lontani. Un\u2019attenta ricerca tra preziosi codici medioevali, conservati nelle pi\u00f9 importanti biblioteche italiane ed europee, ha fornito il ricchissimo corredo iconografico della narrazione che si snoda, piana e fruibile, tra spettacolarizzazioni e miniature animate. Il piccolo museo divent\u00f2 negli anni punto di riferimento di studiosi, turisti e pubblico scolastico ai quali veniva offerta un'ampia documentazione ed informazione attraverso filmati, pannelli luminosi, riproduzioni fotografiche e riproduzioni di antichi strumenti chirurgici. \nL\u2019innovazione tecnologica ha reso in poco tempo inadeguate le strumentazioni utilizzate ed \u00e8 stato pertanto necessario progettare questo nuovo allestimento, che si avvale delle pi\u00f9 avanzate tecnologie informatiche ed \u00e8 in grado di colloquiare in maniera diffusa sia con un pubblico genericamente informato.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"","lng":"14.759477","lat":"40.67912","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-virtuale-della-scuola-medica-salernitana"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.530222,40.92533],"properties":{"nome":"Museo storico archeologico di Nola","descrizione":"Il Museo, ospitato nel prestigioso edificio che fu un tempo convento delle Canossiane, destinato dall\u2019Amministrazione comunale, dopo il restauro, a sede espositiva, propone al pubblico, attraverso un\u2019ampia e ragionata scelta di materiali archeologici, la storia del territorio di Nola.\n\n## Il percorso di visita\n\nIl percorso di visita inizia dalla sezione preistorica, scandita da un percorso tematico. \nNella prima sala \u00e8 illustrata l\u2019attivit\u00e0 vulcanica del Somma-Vesuvio, delineata attraverso le diverse tipologie eruttive e con particolare rilievo quelle che incisero sulla storia del territorio nolano, come l\u2019eruzione delle *Pomici di Avellino*, nell\u2019et\u00e0 del Bronzo, e quella c.d. di Pollena, per il periodo tardo antico. \nNelle sale successive sono esposti i reperti del Bronzo Antico caratterizzanti la *facies* di Palma Campania, e materiali che testimoniano l\u2019effetto dell\u2019eruzione delle c.d. Pomici di Avellino, i cui depositi piroclastici obliterarono i villaggi della zona. Nell\u2019allestimento si \u00e8 dato anche spazio all\u2019illustrazione degli esiti delle indagini antropologiche con il supporto di pannelli didattici e le ricostruzioni fisiognomiche di tre individui ritrovati all\u2019interno di sepolture. Inoltre \u00e9 stata ricostruita una delle capanne rinvenute durante lo scavo dell\u2019insediamento in localit\u00e0 Croce del Papa a Nola: all\u2019interno di una struttura di legno in scala reale in cui \u00e8 riprodotta la distribuzione dell\u2019arredo e degli spazi originari, sono stati disposti alcuni dei reperti recuperati ancora integri.\n\nA quella preistorica segue una sezione dedicata alle origini di Nola, che abbraccia un arco cronologico che va dall\u2019VIII al VI secolo a.C.. Vi sono esposti i corredi tombali compresi tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C., provenienti dalle necropoli site in localit\u00e0 Torricelle ed in via San Massimo, indicativi dell\u2019influenza etrusca sulla comunit\u00e0 nolana, insieme a vasellame di produzione greca legato al consumo del vino in occasione del simposio, tipico dello stile di vita delle classi aristocratiche.<\/p>\n
Seguono le sale dedicate alla *Citt\u00e0 dei Cavalieri*, con riferimento al periodo compreso tra il VI ed il IV secolo a. C. L\u2019esposizione introduce, con l\u2019ausilio di pannelli didattici, alla conoscenza del popolo dei Sanniti, la cui presenza in Campania si afferma durante la seconda met\u00e0 del V secolo a.C.. Numerose testimonianze di tale periodo provengono dagli scavi compiuti nel territorio nolano tra il XVIII e il XIX secolo. Tra questi sono messi in evidenza vasi di produzione ateniese, a figure rosse ed a figure nere, decorati con scene mitologiche: ad esempio, due anfore attiche a figure rosse rispettivamente del Pittore di Alchimaco e del c.d. Pittore di Berlino ed un cratere a colonnette decorato a figure rosse attribuito al c.d. Pittore di Napoli.\nPunto nodale della sezione, sono le tombe a cassa ed a semicamera dipinte, che si susseguono al centro della sala, dove \u00e8 stata posta anche un\u2019ampia gigantografia in scala reale della \u201cTomba del Cavaliere\u201d, che mostra l\u2019originale disposizione delle lastre dipinte. Sono ricostruite in loco le sepolture a cassa del territorio di Casamarciano, tra cui la c.d. Tomba dei Togati e la c.d. Tomba della danzatrice. Il percorso museale prosegue con le ultime testimonianze relative alla presenza osca; si tratta del periodo che va dalla conquista romana della citt\u00e0 (313-312 a.C.) fino allo scoppio della guerra sociale (90-88 a.C.). Tra i reperti esposti alcuni provengono dai santuari rinvenuti presso Cimitile ed a San Paolo Belsito, entrambi testimonianza delle correnti architettoniche di provenienza microasiatica. Quindi si sviluppa la sezione dedicata al periodo del dominio romano, con le statue che ornavano alcuni sepolcri, vari rilievi funerari e quelli provenienti dall\u2019anfiteatro della citt\u00e0, oltre ad una serie di testimonianze epigrafiche.\nIl percorso di visita continua al primo piano del complesso con l\u2019illustrazione delle testimonianze di et\u00e0 imperiale, fino ad arrivare ad una sala interamente dedicata alla c.d. villa di Augusto rinvenuta a Somma Vesuviana.\nL\u2019esposizione si conclude, infine, con una sezione dedicata alla fine del mondo antico ed all\u2019et\u00e0 medioevale, a cominciare dal suggestivo complesso delle basiliche paleocristiane di Cimitile, fino ad arrivare al periodo moderno, cos\u00ec da dare uno strumento complessivo di lettura e di valorizzazione dei monumenti e delle opere d'arte, altrettanto importanti, attestati in tali epoche nell\u2019area Nolana.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia, Storia","lng":"14.530222","lat":"40.92533","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-storico-archeologico-di-nola"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.213192,41.110867],"properties":{"nome":"Museo provinciale campano","descrizione":"Il Museo, di propriet\u00e0 della Provincia di Caserta, fu fondato nel 1870, dal grande archeologo, storico e paleografo Gabriele Iannelli e fu ritenuto da Amedeo Maiuri \u201cil pi\u00f9 significativo della civilt\u00e0 italica della Campania\u201d. Ha sede nel quattrocentesco Palazzo Antignano, considerato un raffinato esempio dell\u2019architettura civile catalana. La costruzione originaria del Palazzo risale probabilmente al IX secolo, cio\u00e8 all\u2019epoca della fondazione della Capua longobarda. \nLa trasformazione definitiva del palazzo e l\u2019ampliamento dello stesso mediante la costruzione di un cavalcavia \u00e8 attestato dal \u201cRegesto della Cancelleria Aragonese\u201d dove si legge che Alfonso I d\u2019Aragona nel 1453 \u201cratifica e conferma a Francesco Antignano la licenza di costruire una lamia vicino alle pareti del sedile chiamato degli Antignano in Capua\u201d. Raccoglie preziose collezioni archeologiche, medievali e moderne: - la collezione delle Mater Matutae - statue votive in tufo che vanno dal VII al I secolo a.C.; - la ricca collezione di vasi, dai protostorici della civilt\u00e0 del ferro a quelli etruschi di bucchero, dai vasi greci (protocorinzi, corinzi, attici del V secolo a.C.) a quelli italioti tra cui i campani: quelli raffiguranti \u201cIl supplizio di Issione\u201d, \u201cIl rapimento di Orizia\u201d, \u201cAiace e Cassandra\u201d; - le terrecotte architettoniche, votive e figurate.\n\nDi notevole interesse sono le Tanagrine, figurine femminili del periodo ellenistico, oltre le terrecotte riproducenti teste, animali, fiori, frutti e parti del corpo umano (offerte votive alle divinit\u00e0); - le collezioni dei bronzi, delle monete e delle medaglie; - la raccolta di epigrafi dell\u2019agro campano tra cui un miliario della Via Appia datato dall\u2019Imperatore Costantino Pio con aggiunta di dedica a Valente e Valentiniano; - l\u2019iscrizione della Colonia Iulia (documento epigrafico di grande interesse storico) - i mosaici provenienti da S. Angelo in Formis raffigurante un \u201ccoro sacro\u201d, \u201cuna scena di banchetto\u201d e quello proveniente da Nola con \u201cuna scena di lotta tra un serpente ed un aquila\u201d; - notevoli le sculture della Porta di Federico II: il busto dell\u2019Imperatore, di Pier della Vigna, di Taddeo da Sessa, della Capua Fidelis, di Zeus e le antefisse che decoravano il basamento delle torri ai lati della Porta; - le sculture rinascimentali tra le quali la pietra tombale di Rinaldo Fieramosca (padre di Ettore), della Madre Badessa Maria Cristina Ferrero del Monastero di S. Maria delle Dame Monache, la scultura di S. Giovanni Battista, l\u2019altorilievo raffigurante \u201cLa Madonna delle Grazie\u201d, i \u201cPrigioni\u201d del Caccavello. Vi \u00e8 un\u2019importante Pinacoteca con opere che vanno dal XIII al XVIII secolo, tra cui un Crocifisso ligneo, una tavola raffigurante l\u2019\u201cEcce Homo\u201d di Bartolomeo Vivarini, il \u201cPolittico della Croce\u201d di Cristoforo Scacco, le \u201cNozze mistiche di S. Caterina\u201d di scuola caravaggesca, un cospicuo numero di opere di Francesco Liani, un affresco del 1290 raffigurante \u201cl\u2019Ascensione di Cristo\u201d e due sculture lignee raffiguranti l\u2019Immacolata Concezione e S.Cristoforo. \nCon il recupero di alcune sale sono state allestite: la Sala Borbone con i ritratti della Casa Reale di Napoli; la Sala Liani, dedicata al pittore Francesco Liani; la Sala Savoia con i ritratti della Famiglia Reale di Savoia. \n\nDi rilevante importanza l\u2019Archivio Storico con documenti riguardanti le vicende, il patrimonio monumentale ed i personaggi pi\u00f9 rappresentativi della Citt\u00e0 e della Provincia e la Biblioteca ricca di circa 70.000 volumi a stampa e preziosi manoscritti.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.213192","lat":"41.110867","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-provinciale-campano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.204856,41.42695],"properties":{"nome":"Museo storico militare di Prata Sannita","descrizione":"Costruito e curato da Vittorio Scuncio, il museo si compone di due sezioni ciascuna delle quali \u00e8 dedicata ad un singolo conflitto. La sezione riferita alla Prima Guerra Mondiale presenta anche una serie di fotografie che illustrano il percorso del conflitto su fronte italo- austriaco dal 1915 al 1918.\nAttraverso cimeli, immagini e didascalie viene descritta tutta la crudezza della guerra sul nostro Fronte, dai primi assalti sui contrafforti del Carso e sulle alture dominanti il fiume Isonzo, passando per le sanguinose battaglie per la conquista dell\u2019Altopiano della Bainsizza e delle cime innevate delle Dolomiti e del Fronte Alpino, fino a giungere ai sanguinosi mesi della resistenza sul fiume Piave e sul massiccio del Monte Grappa, nel 1918, che consegnarono all\u2019Italia la vittoria finale e la fine della Guerra. Conclude la sezione il Bollettino della Vittoria del Generale Armando Diaz.\n\nLa sezione dedicata alla Seconda Guerra Mondiale riunisce i cimeli delle truppe di tutti gli eserciti: Italiani, Tedeschi, Americani ed Alleati che attraversarono l\u2019Italia nel lento avanzare da Sud a Nord negli anni 1943-1945 con particolare riferimento all\u2019 area geografica in cui \u00e8 compresa Prata Sannita, allora nota solo come Prata.\nUna seconda sala presenta la documentazione relativa al passaggio dei combattimenti nel settore di Anzio-Nettuno sulla costa e nell\u2019area geografica interna,in quelli che vanno dalla Linea Barbara (a sud di Prata), passando per la Linea Winter (che inglobava anche Venafro e san Pietro Infine) fino a giungere alla massiccia e invalicabile Linea Gustav che, tagliando l\u2019Italia in due da Minturno ad Ortona passando per Cassino, ferm\u00f2 l\u2019avanzata alleata per cinque lunghi mesi e quattro feroci battaglie. Ampio spazio \u00e8 stato dunque concesso alla documentazione fotografica che illustra i movimenti di truppe prima in avvicinamento, poi nei pressi e infine oltre Cassino, in un chiaro itinerario di avvicinamento, stasi e finale superamento della Linea Gustav. Completano la documentazione cimeli ed uniformi delle truppe che furono alloggiate nello stesso Castello. Ad ulteriore approfondimento delle vicende legate alla II Guerra Mondiale si \u00e8 proceduto alla raccolta di testimonianze orali narrate dagli abitanti di Prata che qui vissero da giovani testimoni. \n\nAnche il Museo storico Militare, insieme con quello della Civilt\u00e0 Contadina, ha ricevuto il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali ed Artistici nel 1995, mediante l\u2019interessamento della Soprintendenza ai BB. Storici ed Artistici di Caserta e Benevento. Il Museo \u00e8 inoltre la Sezione di Prata Sannita, della Provincia di Caserta, dell\u2019Istituto Storico del Risorgimento Italiano dal mese di maggio 2003, ospitando al suo interno la sezione della Prima Guerra Mondiale che per l\u2019Italia \u00e8 stata l\u2019ultima guerra risorgimentale che riun\u00ec definitivamente tutte le genti di tradizione culturale e lingua italiana sotto un\u2019unica bandiera:il tricolore d\u2019Italia.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Storia","lng":"14.204856","lat":"41.42695","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-storico-militare-di-prata-sannita"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.75397,40.681202],"properties":{"nome":"Orto botanico Giardino della Minerva","descrizione":"Nel cuore della Salerno medioevale, a ridosso del torrente Fusandola e delle antiche mura, sorge un orto terrazzato e cinto, ricco di storia e di vestigia non ancora cancellate: il Giardino della Minerva. Questa struttura si sviluppa lungo l\u2019asse degli orti che dalla Villa Comunale salgono verso il Castello medievale. Il Giardino della Minerva si trova esattamente a met\u00e0 strada di questo ideale percorso ed \u00e8 sicuramente il pi\u00f9 interessante per i valori storico-artistici in esso espressi.\nCi\u00f2 che oggi appare evidente al visitatore - grazie ad un lavoro di restauro conclusosi nel settembre del 2000 - \u00e8 un\u2019interessante serie di elementi di tipo settecentesco. Tra questi, il pi\u00f9 caratterizzante \u00e8 una lunga scalea sottolineata da pilastri a pianta cruciforme, con decorazioni in stucco, che sorreggono una pergola. \n\nIl sistema di distribuzione dell\u2019acqua, composto di vasche e fontane, una per ogni terrazzamento, con decorazioni realizzate usando concrezioni calcaree, denota la presenza di fonti cospicue che, opportunamente canalizzate, hanno permesso nei secoli - oltre a differenti altri usi - il mantenimento a coltura degli appezzamenti. Il sito \u00e8 dotato di un particolare microclima, favorito dalla scarsa incidenza dei venti di tramontana, e da una favorevole esposizione, che ancora oggi permette la coltivazione e la propagazione spontanea di specie vegetali esigenti in fatto di umidit\u00e0 e calore.\n\nProprietaria di questi luoghi fu, fin dal XII secolo, la famiglia Silvatico, di cui un componente, Matteo, tra il XIII e il XIV secolo, si distinse come insigne medico della Scuola salernitana e profondo conoscitore di piante per la produzione di medicamenti.\nSuo \u00e8 l\u2019Opus pandectarum medicinae, preziosa raccolta d\u2019informazioni sui semplici, cio\u00e8 su parti di piante che erano utilizzate per la produzione di medicamenti.\nIn effetti, a seguito di un\u2019attenta consultazione delle fonti di documentazione storica \u00e8 stata chiaramente dimostrata l\u2019esistenza, nell\u2019area della Salerno medievale, di un giardino dei semplici, istituito nel primo ventennio del 1300 dal medico e botanico salernitano Matteo Silvatico, per servire ai maestri della Scuola Medica. In questo spazio di straordinario valore culturale, oggi identificabile, appunto, nell\u2019area del Giardino della Minerva, erano coltivate le piante da cui si ricavavano i principi attivi impiegati a scopo terapeutico; inoltre, in questo luogo era svolta una vera e propria attivit\u00e0 didattica per mostrare agli allievi della Scuola Medica le piante con il loro nome e le loro caratteristiche (ostensio simplicium).\n\nQuesti presupposti confermano che il giardino, ubicato nell\u2019area dell\u2019antico sito dell\u2019hortus sanitatis della Scuola Medica Salernitana, pu\u00f2 essere considerato il pi\u00f9 antico Orto botanico legato a una scuola di medicina.","tipologia":"","categoria":"Storia naturale e scienze naturali,","lng":"14.75397","lat":"40.681202","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/orto-botanico-giardino-della-minerva"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.255489,40.84412],"properties":{"nome":"Palazzo della Borsa (Camera di Commercio)","descrizione":"Il palazzo della Borsa (1895, progetto di Alfonso Guerra e Luigi Ferrara) \u2013 oggi sede della Camera di Commercio di Napoli \u2013, preceduto dalla scalinata con ai lati i leoni di bronzo di Luigi De Luca, nasce dai lavori del Risanamento, nella nuova piazza Giovanni Bovio (1841-1903, filosofo e politico che abita a lungo in queste mura) realizzata nell\u2019area delle piazzette del Mercato di Porto. Qui, nel 1898, viene trasferita la fontana del Nettuno, di recente riportata nella collocazione seicentesca in via Medina in conseguenza dei lavori della linea 1 della metropolitana cittadina.","tipologia":"Monumento","categoria":"","lng":"14.255489","lat":"40.84412","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/palazzo-della-borsa-camera-di-commercio"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.425933,40.662796],"properties":{"nome":"Museo mineralogico campano","descrizione":"La struttura culturale inaugurata il 22 ottobre del 1992 costituisce uno dei musei scientifici pi\u00f9 importanti della Regione Campania per il numero, la variet\u00e0 e la rarit\u00e0 dei minerali esposti. Nel Museo \u00e8 esposta la collezione raccolta in oltre 50 anni di ricerca dall\u2019ing. Pasquale Discepolo.\nIn 28 vetrine vi sono oltre 3500 minerali di 1400 specie provenienti da tutto il mondo. Numerose le donazioni pervenute che hanno arricchito ulteriormente la raccolta. A partire dal 1997 il Museo si \u00e8 dotato di una sezione paleontologica, articolata in 4 vetrine. Dal 2003 si pu\u00f2 ammirare la sezione antropologica composta da 2 vetrine.\n\n## La Collezione\n\nI campioni esposti presentano un notevole livello di cristallizzazione, ovvero forme spesso geometriche che sembrano create dall\u2019uomo e non formate dalla natura. Tra le diverse sezioni museali da segnalare quella dedicata ai minerali vesuviani che presenta rarit\u00e0 quali il lapislazzuli del Monte Somma e splendidi cristalli di vesuvianite. \nEsposte anche meteoriti, corpi extraterrestri di varia composizione chimica, cadute in diverse localit\u00e0 del pianeta in differenti epoche. Nel 2001 \u00e8 stata inaugurata la sezione dedicata alle gemme grazie alla donazione dagli architetti Ezio De Felice e Eirene Sbriziolo. \n\n## La Sezione Fossili \n\nNella sezione paleontologica sono visibili importanti fossili guida delle diverse ere geologiche. Sono ora esposti oltre 100 fossili di et\u00e0 variabile tra i 600 milioni fino a poche migliaia di anni fa. \nIn mostra due uova di dinosauro rispettivamente di Sauropode (erbivoro) e di Velociraptoide (carnivoro), lastre con impronte di rettili del Permiano ( 270-220 milioni di anni fa) e con fossili di anfibi. Anche il mondo dei vegetali \u00e8 ben rappresentato da una lastra con foglie di conifere e felci. \nNella sezione compaiono anche splendidi pesci del Cretaceo ed altri animali marini. Presenti anche numerosi denti (squali, dinosauro, mammuth, ecc.) e un insetto in ambra. Da segnalare un Notosauro e un Mesosauro,uno dei rettili pi\u00f9 significativi per comprendere la storia geologica della Terra, portato a supporto dal prof. Alfred Wegener alla sua celebre tesi sulla \u201cDeriva dei continenti\u201d. \nEsposta anche una fedele riproduzione di \"Ciro\", ovvero dello Scipionyx Samniticus, il cucciolo di dinosauro di Pietraroja (Bn). Sono anche in mostra, corredati da modellini didattici dei relativi rettili, gli interessanti reperti di dinosauri (denti, unghie, vertebre, ecc.) donati dal famoso paleontologo Philip J.Currie. \n\n## La Sezione Antropologica\n\nDal 2003, grazie alle donazioni del Dott. Angelo Pesce, il Museo ha potuto allestire una sezione dedicata agli strumenti in pietra lavorata dagli uomini primitivi del Paleolitico e del Neolitico vissuti nell\u2019area del Sahariana. Tra i reperti, amigdale (ascia da pugno) in quarzite, punte di freccia, raschiatoi in selce o opale, ed altri utensili in serpentino. Splendida la scultura rupestre raffigurante un erbivoro.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia naturale e scienze naturali","lng":"14.425933","lat":"40.662796","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-mineralogico-campano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.343138,41.07821],"properties":{"nome":"Museo \"Michelangelo\"","descrizione":"Il Museo conserva ed espone oggetti legati al mondo naturale, alla scienza e alla tecnologia raggruppati in sezioni: mineralogia (rocce e minerali), scienze pure (chimica, fisica, scienze naturali, met\u00e0 XIX \u2013 met\u00e0 XX sec.), topografia (strumenti e attrezzi dalla met\u00e0 del XIX secolo agli anni Settanta del XX), storia della topografia (riproduzioni funzionanti degli strumenti per la misura del terreno dall\u2019Antichit\u00e0 al Tardo Rinascimento), macchine di calcolo (fine XIX \u2013 fine XX secolo), modelli didattico\u2013scientifici (1920 \u2013 1970), storia del disegno (1950 \u2013 1980 con una vasta sezione documentaria).\nCompleta l\u2019esposizione il Giardino delle Macchine Matematiche (2012), con apparati per la misura indiretta di distanza ed una meridiana.\nPer la natura e l\u2019origine di acquisizione degli oggetti, il Museo offre anche uno spaccato della storia della citt\u00e0 di Caserta nello stesso periodo, particolare per gli aspetti trattati ed unico per presenza sul territorio casertano.\nIl Museo \u00e8 stato inaugurato nel maggio 2004 ed \u00e8 stato riconosciuto d\u2019interesse regionale nel dicembre 2008. Sviluppa una incessante attivit\u00e0 di incremento delle collezioni, degli spazi espositivi e, soprattutto, di promozione e di divulgazione dei beni esposti, non solo tra i giovani e grazie ai giovani dell\u2019Istituto \u201cBuonarroti\u201d che svolgono le funzioni di accoglienza e di guida. La propriet\u00e0 del Museo \u00e8 dell\u2019Istituto Tecnico Statale \u201cMichelangelo Buonarroti\u201d di cui \u00e8 parte integrante. La presenza del Museo in una scuola attiva ed aperta alla quotidianit\u00e0 e alla modernit\u00e0 offre una straordinaria occasione di formazione personale e di educazione dei giovani al patrimonio culturale. Periodicamente sono organizzate mostre, conferenze, concerti ed iniziative di studio, di apprendimento e di divulgazione del patrimonio conservato.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Scienza e tecnica,","lng":"14.343138","lat":"41.07821","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-michelangelo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.379452,40.43758],"properties":{"nome":"Museo naturalistico - Fondazione Iridia","descrizione":"Il Museo nasce nel 1997, a Corleto Monforte in posizione centrale rispetto ai Monti Alburni verso i quali il Museo fa particolare riferimento per le sue attivit\u00e0. \u00c8 gestito dalla Fondazione I.RI.DI.A. (Istituto di Ricerca e Didattica Ambientale). Fin dalla sua nascita, il Museo svolge la duplice funzione di esposizione permanente di Vertebrati(oltre 1.300 esemplari) e Invertebrati (oltre 20.000 esemplari) della fauna europea ed esotica. Particolarmente interessante la collezione ornitologica (oltre 530 specie europee), Mammiferi (oltre 60 specie), Crostacei (Decapodi del Mediterraneo), Insetti (soprattutto coleotteri e lepidotteri europei ed esotici). Il Museo si occupa inoltre anche di integrazione uomo-ambiente mediante la salvaguardia e valorizzazione dei valori etno-antropologici, la promozione di attivit\u00e0 educative, di sensibilizzazione, di formazione e di ricerca scientifica.\n\nIl Museo Naturalistico della Fondazione I.Ri.Di.A. si propone quindi come una struttura di monitoraggio faunistica e in particolare \u00e8 un centro di raccolta di campioni (alto numero di biodiversit\u00e0) e di ricerca scientifica al quale si appoggeranno per le loro attivit\u00e0, ricercatori, tesisti e Istituti di Ricerca. In tal modo il Museo tenta di contribuire alla crescita della conoscenza delle scienze naturali campane. \n\nUn Museo \u00e8 comunemente inteso come il luogo destinato a conservare e a raccogliere, in un ordine prestabilito, collezioni di opere d\u2019arte, di oggetti e prodotti vari, raccolte di storia naturale o di documenti storici, aperto al pubblico per scopi di cultura e studio. Questa concezione, relativamente recente, ha subito varie modifiche nel corso dei secoli. Nel XVI secolo, infatti, gli studiosi e i curiosi potevano ammirare una collezione d\u2019arte solo per gentile concessione di un principe o di una famiglia pontificia disposta a far vedere questi tesori ai pi\u00f9 fortunati. Nel 1800 assistiamo ad un cambiamento: sorgono le prime gallerie d\u2019arte, in cui il visitatore si trova davanti una serie di opere in sequenza. Oggi, i Musei sono risorse di sviluppo, di crescita socio-culturale ed economica. Grazie ad una maggiore sensibilit\u00e0 verso queste tematiche e alle straordinarie opportunit\u00e0 offerte dallo sviluppo delle tecnologie dell\u2019informazione, i musei stanno attraversando un periodo di cambiamento continuo e senza precedenti, in cui emerge, accanto al ruolo tradizionale, una specificit\u00e0 in materia di formazione continua e servizi al territorio.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia naturale e scienze naturali","lng":"15.379452","lat":"40.43758","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-naturalistico-fondazione-iridia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.476951,40.75211],"properties":{"nome":"Museo Gracco di arte contemporanea e fotografia","descrizione":"Il Museo, situato all\u2019interno dell\u2019area archeologica di Pompei, a pochi metri dalla Villa dei Misteri, uno dei massimi esempi di pittura parietale romana, \u00e8 stato fondato dal Maestro Franco Gracco per documentare l\u2019importanza che l\u2019antica pittura pompeiana ha avuto nell\u2019arte moderna e contemporanea.\n\nCOLLEZIONE PERMANENTE DI DIPINTI \nE GRAFICHE DEL MAESTRO GRACCO\n\nUna sezione del Museo \u00e8 dedicata alla collezione di opere uniche (tecniche miste, disegni, affreschi) e opere grafiche (serigrafie e litografie) del Maestro Gracco, dagli anni Settanta ad oggi. La Sala Enea ospita al suo interno un dipinto su tela di circa 2 metri per 9 che rappresenta il mitico viaggio dell\u2019eroe troiano, Enea, interpretato in chiave simbolica per illustrare il percorso di vita e professionale dell\u2019artista. L\u2019opera, realizzata tra il 1978 e il 1980, costituiva il fulcro della sua mostra personale \u201cSulle orme di Enea\u201d, presentata in numerose citt\u00e0 italiane e straniere.\n\nL\u2019AFFRESCO RTROVATO\n\nQuesta nuova sezione espone i risultati di un progetto, a cura del comitato scientifico del museo, per la ricostruzione integrale, sulla base di rilievi in situ, studi bibliografici e comparazioni grafiche, di alcuni affreschi di Pompei scomparsi a causa di danni ambientali o atti vandalici, scelti non tanto per la qualit\u00e0 artistica degli stessi quanto piuttosto per il valore culturale raffigurato.\n\nMOSTRE PERIODICHE \n\nQuesta sezione ospita mostre periodiche collettive di opere d\u2019arte contemporanea italiane e straniere (dipinti, grafiche, fotografie, sculture, ceramiche) appartenenti alla collezione museale o provenienti da altri musei, gallerie e centri culturali. Due appuntamenti annuali da segnalare sono la mostra delle opere recenti del Maestro Franco Gracco, che si tiene nel periodo primaverile, e l\u2019esposizione degli elaborati realizzati dagli allievi della Scuola di Pittura che ha sede nel Museo, in programma per il mese di settembre, ad apertura del nuovo anno accademico.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.476951","lat":"40.75211","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-gracco-di-arte-contemporanea-e-fotografia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.821713,41.010723],"properties":{"nome":"Museo \"Lo Spielberg del Risorgimento meridionale\"","descrizione":"L\u2019antico Castello, fondato dai Longobardi, e parte della cerchia difensiva che venne posta a controllo delle vie per Benevento, ospit\u00f2 re normanni, svevi, angioini e aragonesi. \u00c8 facilmente ipotizzabile che in et\u00e0 longobarda-normanna il Castello avesse una forma molto pi\u00f9 fortificata e occupasse senz\u2019altro tutta l\u2019area di Piazza Castello, inglobando anche la Chiesa Palatina di San Giovanni del Vaglio (da balium cio\u00e8 cortile) e il Monastero di Santa Caterina da Siena che, infatti, rivela mura imponenti che ricordano quelle di un fortilizio molto antico, di certo precedente alla fondazione settecentesca del convento. Col tempo il Vaglio divenne una piazza vera e propria, ma il cuore del Castello non perse la sua funzione, tant\u2019\u00e8 che ospit\u00f2 fino all\u2019Ottocento il Preside della Provincia di Principato Ultra con tutti gli uffici, tribunale compreso. Attualmente vi ha sede il Comune.\n\nNel seminterrato, strutturato su due piani, vi \u00e8 il Carcere, utilizzato dapprima come prigione provinciale. Chiuse per alcuni anni col definitivo trasferimento ad Avellino degli uffici del Giustizierato, per poi riaprire in epoca risorgimentale, ospitando un Bagno penale di prima classe caratterizzato da un regime durissimo. Il freddo montefuscano, unito all\u2019umidit\u00e0 degli androni scavati nella roccia e alle punizioni esemplari (come il puntale), ne fecero un luogo di sofferenza tale che fu soprannominato lo Spielberg dell\u2019Irpinia. Alcuni celebri carcerati furono i patrioti napoletani Poerio, Nisco, Castromediano e Pironti.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte","lng":"14.821713","lat":"41.010723","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-lo-spielberg-del-risorgimento-meridionale"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.476971,40.98876],"properties":{"nome":"Museo etnografico \"Beniamino Tartaglia\"","descrizione":"Il Museo, ideato e realizzato dal prof. Beniamino Tartaglia, con la collaborazione dell\u2019intera comunit\u00e0 aquiloniese ed il contributo di tutti gli Enti Locali, ricostruisce con rigore storico ambienti di lavoro, contesti abitativi e scenari di vita vissuta dell\u2019antico mondo altirpino. Tutto un mondo scomparso rinasce intatto nei circa 14.000 oggetti originali, recuperati con un paziente lavoro di ricerca, carichi di uso e di storie e segnati dalla fatica e dal sudore dei secoli.\n\nNel Museo Etnografico c\u2019\u00e8 la storia quotidiana e secolare di una comunit\u00e0; c\u2019\u00e8 la vita autentica di tante generazioni che rivive negli strumenti e negli attrezzi, nei corredi e negli arredi, negli utensili e nelle suppellettili, nei reperti e nei documenti di ogni genere, che non sono stati ordinati per collezioni, ma utilizzati solo (ed \u00e8 questa la peculiarit\u00e0 ed unicit\u00e0 del Museo) per ricostruire con rigore filologico ambienti abitativi e di lavoro, che consentono di affacciarsi su autentici scenari di vita vissuta, di percorrere un viaggio carico di emozioni in una realt\u00e0 antica e di immergersi come per magia nella storia millenaria della nostra civilt\u00e0.\nIl Museo Etnografico, efficacissimo strumento didattico, \u00e8 come un grande libro scritto con il linguaggio muto e suggestivo della cultura materiale, che subito affascina e coinvolge il visitatore.\n\nIl Museo Etnografico di Aquilonia, nel suo genere, \u00e8 tra i pi\u00f9 articolati, organici e completi d\u2019Italia: non vi \u00e8 aspetto, anche minimo, dell\u2019esistenza della comunit\u00e0 di una volta che non vi sia rappresentato e rigorosamente documentato.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"15.476971","lat":"40.98876","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-etnografico-beniamino-tartaglia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.760416,40.680885],"properties":{"nome":"Museo diocesano \"S. Matteo\"","descrizione":"Fondato nel 1935 da Mons. Arturo Capone, il Museo Diocesano \u201cS. Matteo\u201d dal 1990, con l\u2019Archivio e la Biblioteca della Diocesi, ha sede nell\u2019ex Seminario arcivescovile di Largo Plebiscito, a ridosso della Cattedrale.\nIstituito dall\u2019Arc. Gaspare Cervantes all\u2019indomani del Concilio di Trento per la formazione del clero, l\u2019edificio \u00e8 stato ampliato e ristrutturato nei secoli fino all\u2019attuale veste neoclassica dei primi decenni del XIX secolo.\n\nVarcato il portone d\u2019ingresso si accede ad un arioso cortile. Qui, a piano terra, sono i depositi e la Direzione, mentre le sale espositive si aprono al primo piano.\nIl ricco patrimonio artistico comprende manufatti che vanno dal Medioevo al XX secolo. Spiccano il celeberrimo ciclo eburneo con scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento (XII secolo), un paliotto d\u2019altare, secondo la restituzione pi\u00f9 accreditata, e gli undici fogli del rotolo membranaceo dell\u2019Exultet (XIII secolo) illustranti il Preconio Pasquale.\nI dipinti, prevalentemente su tavola e su tela, datano dal XIII al XX secolo, anche se i secoli pi\u00f9 presenti sono il Seicento e il Settecento con la collezione proveniente dal Lascito del Marchese Giovanni Ruggi D\u2019Aragona (1870). Offrono un saggio delle correnti coeve pi\u00f9 rappresentative del variegato panorama regionale con una particolare attenzione al salernitano Andrea Sabatini.\nIl Museo vanta inoltre una cospicua raccolta numismatica, di cui 923 monete, dall\u2019et\u00e0 magnogreca al periodo normanno, gi\u00e0 sistemate in bacheche, ed un medagliere pontificio.\nNon mancano preziosi Codici (dall\u2019XI secolo), anche splendidamente miniati (Pontificale del XIII secolo), pergamene (13 Lauree del Collegio medico salernitano), Cinquecentine e Seicentine.\nArricchiscono le raccolte alcune sculture (marmoree e lignee), plutei musivi (XII secolo) provenienti dal Coro inferiore del Duomo, opere di oreficeria, un lapidario e diversi reperti archeologici di et\u00e0 romana e altomedioevale.\nDal 2006 i cimeli si sono incrementati con la collezione donata dal compianto Direttore Mons. Arturo Carucci e sistemata in due salette collaterali.\nNella Direzione sono provvisoriamente allogati un archivio e una biblioteca con circa 4000 titoli consultabili a richiesta.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte","lng":"14.760416","lat":"40.680885","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-s-matteo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.784681,40.920788],"properties":{"nome":"Museo zoologico degli invertebrati \"Lauretana Carbone\"","descrizione":"Il Museo Zoologico degli Invertebrati \u201cLauretana Carbone\u201d, \u00e8 stato aperto al pubblico nel luglio 2002 ed \u00e8 stato voluto dall\u2019\u201cAssociazione Europea dei Musei Scientifici e Naturalistici\u201d, l\u2019attuale gestore. \n\nAttualmente l\u2019itinerario espositivo si sviluppa in tre sezioni, che presentano le principali classi zoologiche di Invertebrati. \n\nLa prima sezione propone al pubblico i Poriferi (o Spugne) e i Celenterati, gli Artropodi, i Tentacolati, gli Anellidi, gli Echinodermi, gli Aschelminti, i Rizopodi, gli Sipunculidi e i Tunicati, mentre la terza espone i Molluschi. \n\nIl museo custodisce anche collezioni comparative di Molluschi di livello internazionale; di rilievo le collezioni di Tentacolati l\u2019unica presente sul territorio campano. \n\nLa collezione Malacologica espone il maggior numero di specie in Campania, fra cui alcune specie in via di estinzione ed altre gi\u00e0 estinte. Fra le specie ormai estinte si segnalano alcune chiocciole arboricole del Madagascar del genere Tropidophora, dell\u2019Isola di Maurizio del genere Gibbus, dell\u2019Isola di Madeira del genere Geomitra, dell\u2019isola di Kauali (Hawaii) del genere Camelia, dell\u2019Isola di Raiatea (Polinesia Francese) del genere Partula. Oltre al gasteropode d\u2019acqua dolce planorbide carinato del Nord America (Neoplanorbis carinatus) proveniente dall\u2019Alabama (USA) ed all\u2019Igromiide di Picard (Trochoidea picardi) da Tel Aviv (Israele). \nRicca di specie \u00e8 la collezione dei Poriferi provenienti da tutti gli oceani, fra le pi\u00f9 significative del nostro Paese. Particolare \u00e8 la collezione dei Merostomi oggi viventi, della famiglia dei Limuli con tutte le specie. Attraente \u00e8 la Lepidotteroteca con farfalle provenienti da tutti i continenti. Va segnalata la collezione di Echinodermi sia mediterranei che tropicali, fra le pi\u00f9 complete d\u2019Italia. Molti animali esposti sono in via di estinzione.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia naturale e scienze naturali, Storia naturale e scienze naturali","lng":"14.784681","lat":"40.920788","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-zoologico-degli-invertebrati-lauretana-carbone"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.63313,40.879223],"properties":{"nome":"Museo Umberto Nobile","descrizione":"Umberto Nobile, fu ingegnere, costruttore e comandante di aeronavi, nonch\u00e9 esploratore polare. Nacque a Lauro, in provincia di Avellino, il 21 gennaio 1885, mor\u00ec a Roma il 30 luglio 1978. Fu professore di Costruzioni Aeronautiche, dal 1926 al 1955, all\u2019Universit\u00e0 di Napoli. Assegnato allo Stabilimento militare di Costruzioni Aeronautiche di Roma, ne fu il direttore dal 1919 al 1928. \n\nNei ruoli dell\u2019Aeronautica Italiana, Corpo Ingegneri, raggiunse il grado di Generale. Progett\u00f2 e costru\u00ec nuovi tipi di aeronavi per l\u2019Italia e per l\u2019estero. Oltre che della progettazione di dirigibili, Nobile si occup\u00f2 di numerose altre questioni aeronautiche: ide\u00f2, nel 1918, il primo paracadute italiano, e nel 1922 promosse, con l \u2018ingegnere Gianni Caproni, la costruzione del primo aeroplano metallico in Italia.\n\nI dirigibili pi\u00f9 famosi da lui costruiti furono il NORGE e l\u2019ITALIA. \nCol NORGE, insieme con Roald Amundsen e Lincoln Ellsworth, attravers\u00f2 la regione inesplorata tra il Polo Nord e l\u2019Alaska, sorvolando il Polo e scoprendo il mare Polare Artico dopo circa 5300 km di volo ininterrotto dalle isole Spitzberger all\u2019Alaska: con questo volo si apriva la via all\u2019odierna rotta polare. Con il dirigibile ITALIA, sempre da lui comandato, comp\u00ec lunghi voli di esplorazione su regioni sconosciute a Nord della Groenlandia, Spitzbergen e Siberia, sorvolando il Polo Nord una seconda volta; durante il ritorno, dopo una lotta di 27 ore contro le tempeste, l\u2019aeronave cadde sfortunatamente sui ghiacci. I naufraghi caduti sul pack sopravvissero per sette settimane nella famosa Tenda Rossa e furono salvati dal rompighiaccio russo Krassin, dopo numerose spedizioni di soccorso organizzate anche da altri paesi che, in una splendida gara di solidariet\u00e0, si erano mossi con aeroplani e navi. Un\u2019indagine, disposta dalle autorit\u00e0 italiane dell\u2019epoca, si concluse in senso sfavorevole a Nobile, giudicandolo ingiustamente responsabile per la perdita dell\u2019aeronave; egli, pur essendo fermamente difeso da competenti studiosi e specialisti italiani e stranieri, per protesta, nel 1929, si dimise dall\u2019Aeronautica.\nNel 1931 partecip\u00f2 alla spedizione artica del rompighiaccio russo Malyghin; dal 1932 al 1936 organizz\u00f2 in Russia la costruzione di dirigibili di tipo italiano. Negli Stati Uniti, dal 1939 al 1942, organizz\u00f2 e diresse corsi d\u2019ingegneria aeronautica. Ritornato in Italia, nel 1945 una commissione di specialisti e militari decret\u00f2 la sua riammissione nei ruoli dell\u2019Aeronautica. \nEletto come deputato all\u2019Assemblea Costituente, partecip\u00f2 attivamente ai lavori di questa dal 1946 al 1948. Chiusa di sua volont\u00e0 questa parentesi politica, riprese l\u2019attivit\u00e0 di professore presso l\u2019Universit\u00e0 di Napoli, dedicandosi completamente all\u2019aerodinamica.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Storia","lng":"14.63313","lat":"40.879223","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-umberto-nobile"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.956217,40.73363],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Ischia","descrizione":"Il Museo, istituito il 5 Marzo 1997 dal Vescovo Antonio Pagano, \u00e8 articolato in due sedi: la prima, che include la sezione dedicata all\u2019arte sacra, \u00e8 esposta nei locali del Palazzo del Seminario, sito nel Comune di Ischia e la seconda, che raccoglie la sezione archeologica fa parte del complesso della Basilica Pontificia di S. Restituta, sito nel Comune di Lacco Ameno.\n\n## Sezione Arte Sacra. \nSuddiviso in cinque sezioni (marmi, sculture, dipinti, argenti e manufatti vari); gli oggetti provengono dalle chiese della diocesi e in particolare dall\u2019odierna Cattedrale che raccoglieva gli arredi della Cattedrale sul Castello Aragonese, bombardata nel 1809. Notevole \u00e8 un coperchio di sarcofago paleocristiano con cinque scene evangeliche datato tra il IV e il V secolo d.C.\n\n## Sezione Archeologica. \nEsempio di valorizzazione di area di scavo archeologico poi musealizzata, illustra le vicende dell\u2019insediamento di Pithecusae dall\u2019et\u00e0 arcaica all\u2019epoca medievale. L\u2019area (1000 mq), distribuita tra l\u2019edificio annesso alla Basilica e la zona sottostante, si esplica in tre sale e nei quattro settori dell\u2019area di scavo.\nSale I-II-III: sono esposti corredi liturgici, statue lignee di santi, maioliche del Settecento e dell\u2019Ottocento napoletano; interessanti sono le ceramiche invetriate a bande (dal VI al XVI secolo).\nSettore I: l\u2019area, identificata con il quartiere artigianale (keram\u00e8ikos) dell\u2019antica Pithecusae, mostra le fornaci, differenti tra loro per forma, ampiezza e cronologia (dall\u2019VIII secolo a.C. fino all\u2019epoca ellenistica), in cui avveniva la produzione di ceramica, di tegole e grossi contenitori. In fondo i resti di una necropoli di et\u00e0 romano-imperiale.\nSettore II: si incontra una tomba ad \u201c arcosolio\u201d (sepoltura di et\u00e0 tardo-antica con arco a sesto ribassato). Un muro in opera reticolata, sepolcri ricavati sul piano di calpestio e una piccola struttura in pietra locale hanno reso possibile l\u2019attribuzione dell\u2019area alla Basilica Paleocristiana del V secolo d.C. \nSettore III: sono esposte ceramiche preistoriche, greco-arcaiche di produzione locale, ceramica corinzia originale e d\u2019imitazione locale, di et\u00e0 classica ed ellenistica.\nSettore IV: la necropoli copre un ampio arco cronologico che va dal II-III sec. a.C. (tombe a cappuccina) fino al VI-VIII secolo d.C. (tombe realizzate con copertura di tegole di scarto).","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"","lng":"13.956217","lat":"40.73363","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-ischia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.61165,40.649586],"properties":{"nome":"Museo diocesano della Basilica del Crocifisso","descrizione":"Situato all\u2019interno dell\u2019antica Basilica del Crocifisso (IX sec.) contigua al Duomo di Sant\u2019Andrea (X sec.), il Museo Diocesano ospita una preziosa raccolta di oggetti d\u2019arte sacra appartenenti al Tesoro del Duomo. Argenti, paramenti sacri, croci, calici, reliquiari, sculture in legno, sono alcuni dei numerosi oggetti custoditi nel Museo. Tra questi si segnalano: una mitria del XIII secolo che presenta un ricco ricamo in oro e argento con pietre preziose e perline; un paliotto in argento del XVIII secolo costituito da pannelli che rappresentano la Flagellazione e Crocifissione di Sant\u2019Andrea.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.61165","lat":"40.649586","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-della-basilica-del-crocifisso"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.998611,40.91626],"properties":{"nome":"Museo etnomusicale \u201cCelestino Coscia e Antonio Bocchino\u201d","descrizione":"Nel Museo vi sono numerose raccolte fotografiche, materiale discografico, visivo, libri e documenti vari che testimoniano l\u2019importanza della etnomusicologia locale, pannelli espositivi che illustrano la testimonianza storica sia delle tradizioni che dell\u2019importanza del Museo stesso.\nStrumenti musicali tradizionali, che testimoniano l\u2019 importanza della pi\u00f9 importante tradizione folckloristica di Montemarano: il Carnevale.\nA testimonianza della su richiamata tradizione sono esposti i costumi del Carnevale Montemaranese.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Etnografia e antropologia,","lng":"14.998611","lat":"40.91626","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-etnomusicale-celestino-coscia-e-antonio-bocchino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.210131,41.266636],"properties":{"nome":"Museo di arte sacra di Pietramelara","descrizione":"Pietramelara, lembo generoso dell\u2019alta Terra di Lavoro, meritava di avere un piccolo \u201csantuario\u201d in cui venerare e veder raccolti alcuni segni della sua storia religiosa ed artistica degna di ammirazione e di rispetto. I locali che ospitano il Museo fanno parte del complesso dell\u2019ex Convento Monastico di Sant\u2019Agostino attiguo alla chiesa omonima. Si tratta di una struttura quattrocentesca, edificata da Giovanna di Celano e rimaneggiata nel Settecento, poi espropriata con la soppressione napoleonica degli ordini religiosi. Nell\u2019anno 2000 viene inaugurato il Museo con una ricca raccolta, la prima realizzata nel territorio, di paramenti sacri, di calici, pissidi, corone, secchielli, aureole e altri esemplari di vasi metallici e non, di destinazione liturgica. Il secchiello del 1716, la Croce astile ed un ciborio risalenti alla met\u00e0 del Settecento, il grande Ostensorio del 1780, diverse aureole e candelieri. Bella mostra fanno antichi Messali Romani, libri Liturgici, registri di amministrazione e di cronaca ecclesiastici e diverse pergamene. Curiosit\u00e0 particolare desta il meccanismo dell\u2019orologio antico di torre, la ruota dell\u2019organo ed alcune canne dello stesso. \nMagnifica esposizione di quadri e tele molto pregiati e collocati in una cornice di singolare effetto come la stupenda tavola del Cinquecento attribuita al Tramontano o, secondo altri, al Camoggi \u2013 \u201cl\u2019 Estasi di S.Teresa\u201d \u2013 la grande tela del Cacciapuoti: opere tutte in ottimo stato di conservazione.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte","lng":"14.210131","lat":"41.266636","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-di-arte-sacra-pietramelara"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.599607,40.6399],"properties":{"nome":"Museo di civilt\u00e0 contadina arti e mestieri","descrizione":"Il museo \u00e8 stato fortemente voluto dal Sig. Luigi Aceto e dalla sua famiglia unita in una piccola Cooperativa la \"C.A.T.A.\", alla quinta generazione di attivit\u00e0 contadina dedita alla coltivazione del limone di Amalfi, lo \"sfusato Amalfitano\". Esso \u00e8 composto da una raccolta storica, realizzata in quasi trenta anni di ricerca e acquisizione, di oggetti, quadri, foto e cimeli che evocano tutte le arti professionali svolte da artigiani e contadini della costiera Amalfitana legati alla terra, al mare ed ai lavori in generale: da un torchio del 1600 al una moderna tessitrice; dalle attrezzature usate dai Maestri cartai a moderne casse da negozio e radio di epoca; da una serie di strumenti per la pesatura \"le stadere\", alle bilance moderne; da strumenti di precisione di orafi e vignaioli a moderni distillatori per la produzione di grappa. Particolare attenzione \u00e8 stata data alla limonicoltura con testimonianze delle attrezzature usate per la coltivazione e per il commercio. Inoltre sono esposte foto storiche e di marchi delle ditte che esportavano questo importantissimo e pregiato frutto in tutto il mondo. Recipienti, contenitori, strumenti di pesatura di calibro e di confezionamento dei limoni. \nIl percorso \u00e8 stato diviso in settori artigianali e vi far\u00e0 rivivere secoli di sacrifici e privazioni che i nostri antenati hanno affrontato per lasciarci in eredit\u00e0 il mondo in cui attualmente viviamo.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Storia","lng":"14.599607","lat":"40.6399","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-di-civilta-contadina-arti-e-mestieri"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.019153,41.22459],"properties":{"nome":"Teatro e Criptoportico romano di Sessa Aurunca","descrizione":"Il Teatro romano di Sessa Aurunca, portato alla luce e restaurato tra il 1999 ed il 2003, \u00e8 uno degli edifici pubblici di et\u00e0 romana pi\u00f9 imponenti scoperti sinora in Campania. Edificato sotto l\u2019impero di Augusto, nel I secolo d.C., fu ristrutturato ed ampliato nel II secolo d.C., sotto Antonino Pio. Per la grandiosit\u00e0 di resti e la preziosit\u00e0 dei reperti rinvenuti, \u00e8 la testimonianza tangibile della potenza e dell\u2019interesse di Roma per la Campania e per Suessa in particolare. \n\nL\u2019edificio con murature conservate fino a m 20,00 di altezza, comprende una cavea di m 110 di diametro, scavata nella collina e superiormente impostata su gallerie, con tre ordini di gradinate in calcare di che potevano ospitare da 7000 a 10000 spettatori. Consistenti sono anche i resti della struttura che sosteneva il velarium, usato per proteggere gli spettatori dal sole, e del grande edificio scenico, lungo m 40,00 ed alto in origine m 24,00, dotato di tre ordini sovrapposti di 84 colonne. La scena costituiva un vero e proprio museo a cielo aperto dove gli artisti e gli scalpellini romani usarono molte qualit\u00e0 di marmi per realizzare le decorazioni architettoniche, costituite da fregi, architravi e capitelli. Le colonne furono realizzate con cinque diverse qualit\u00e0 di marmi colorati, provenienti dalle isole greche, dalla Numidia e dall\u2019Egitto, mentre gli architravi ed i capitelli vennero scolpiti in marmo bianco proveniente da Carrara e da Atene. Una straordinaria serie di reperti \u00e8 altres\u00ec costituita da iscrizioni dedicatorie e commemorative, come anche dai moltissimi frammenti delle sculture che decoravano il teatro,pertinenti alla galleria in cui erano celebrati i membri della casa imperiale, quali ad esempio gli imperatori Traiano ed Adriano, e le rispettive mogli Plotina e Sabina; le statue colossali di Livia e Agrippina maggiore. Dal sacello in summa cavea provengono inoltre le sculture di Matidia maggiore, Sabina, Plotina e di Matidia minore. \n\nAlle spalle della edificio scenico si sviluppava la porticus pone scaenam, per la sosta degli spettatori negli intervalli degli spettacoli. Ai lati di essa sorgevano due aule a pianta basilicale di cui quella a Sud affrescata e dotata di ninfeo, quella a Nord con crpyta e collegata alla viabilit\u00e0 extraurbana , presso la cui entrata \u00e8 un sacello con l\u2019affresco del Genius loci. Addossata ad essa fu costruita nel III secolo d.C. una latrina con pavimento tessellato e pareti a rivestimenti marmorei.\nA poca distanza dal teatro sulla terrazza ad Ovest della citt\u00e0 antica, presso il Foro, sorge il criptoportico, edificio probabilmente ad uso pubblico che si affacciava su un\u2019area scoperta pavimentata in opus spicatum, dove si ipotizza sorgesse un sacello. Questo monumento, probabilmente adibito ad uso pubblico, e Per le sue caratteristiche costruttive sembra risalire ad et\u00e0 sillana o tardo sillana. Il criptoportico si articola in tre bracci, divisi in due navate separati da file di pilastri e coperte da volte a botte, illuminate da finestre strombate. Le pareti conservano il rivestimento in stucco bianco con membrature architettoniche a rilievo, attribuibile ai primi decenni del I secolo d.C., su cui sono incisi interessanti grafiti con nomi di poeti e versi virgiliani, che suggeriscono anche un uso come scuola dell\u2019edificio. \n\nSempre nei pressi del teatro nell\u2019area dell\u2019attuale Porta Cappuccini, \u00e8 stata di recente scoperta ed esplorata una vasta villa residenziale extraurbana, forse appartenuta a Matidia, dotata di pars rustica con torcularium per la produzione vinaria, e pars urbana, con gli ambienti residenziali. Costruita in opus incertum nel II secolo a.C., ristrutturata in opus reticulatum tra I secolo a.C. ed il I d.C. essa fu ancora rimaneggiata nel II secolo d.C. prima dell\u2019abbandono.","tipologia":"Monumento","categoria":"","lng":"14.019153","lat":"41.22459","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/teatro-e-criptoportico-romano-di-sessa-aurunca"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.933059,41.238297],"properties":{"nome":"Sala Espositiva presso il Castello Ducale di Sessa Aurunca","descrizione":"La sala espositiva presso il Castello Ducale di Sessa Aurunca (CE) \u00e8 gestita dalla Soprintendenza Archeologia della Campania con proprio personale. Vi sono ospitati, in un unico ambiente, una piccola parte dei reperti archeologici provenienti dagli scavi condotti dalla Soprintendenza tra il 1999 e il 2003 nell\u2019area del Teatro Romano della citt\u00e0, uno dei pi\u00f9 grandi e fastosi dell\u2019Italia romana. I materiali, prevalentemente marmorei, si distinguono per la loro conservazione e altissima qualit\u00e0. \nSi tratta, infatti, di statue appartenenti alla galleria celebrativa d\u2019et\u00e0 Antonina che decorava il frontescena del teatro. Oltrepassato l\u2019ingresso, sul fondo della sala, colpisce l\u2019imponente statua bicolore rappresentante Matidia Minore, cognata dell\u2019imperatore Adriano, benefattrice della citt\u00e0 e artefice del restauro del teatro d\u2019et\u00e0 augustea. La statua \u00e8 formata da due tipi diversi di marmi: grigio per la lunga veste e bianco per il ritratto e le altre parti nude del corpo. Matidia \u00e8 rappresentata con il panneggio svolazzante e gonfiato dal vento come una divina Aura che si manifestava al popolo apparendo al centro dell\u2019edificio scenico. Si tratta non solo di un capolavoro assoluto dell\u2019arte romana, frutto del lavoro di officine orientali impegnate per la casa imperiale, ma anche della statua policroma rappresentante un personaggio della famiglia imperiale pi\u00f9 completa pervenutaci e del primo ritratto noto di Matidia Minore. \nSeguono le statue loricate di Adriano e di un altro imperatore, acefalo, in cui forse si deve riconoscere Antonino Pio; il busto bellissimo di Sabina Augusta, moglie di Adriano, quello di Salonia Matidia, madre della Minore e due torsi femminili acefali di grande pregio rappresentanti due ignoti membri della casa imperiale. Lungo le pareti laterali della sala sono invece ospitate alcune sculture provenienti dagli edifici adiacenti al frontescena del teatro: sulla parete sinistra rispetto all\u2019ingresso, giganteggia la testa colossale di Livia Augusta, proveniente dal sacello imperiale posto sulla sommit\u00e0 delle gradinate; la statua che rappresenta il dio Nilo sdraiato e circondato dai puttini, che decorava il ninfeo della basilica meridionale e alcuni capitelli corinzi e ionici provenienti dai portici e dall\u2019edificio scenico. Sulla parete destra rispetto all\u2019ingresso, \u00e8 visibile la parte inferiore di una Venere Marina, proveniente anch\u2019essa dal suddetto ninfeo, un satiro sdraiato, che ornava il proscenio del teatro e la statua di un fauno preveniente dalla basilica settentrionale del teatro. Lungo la parete opposta a quella ove \u00e8 collocata la statua di Matidia, \u00e8 visibile l\u2019iscrizione monumentale che testimonia i restauri compiuti nel teatro (II sec. d. C.), alcuni elementi architettonici provenienti dalle decorazioni marmoree e il ritratto colossale di Drusilla Panthea, sorella divinizzata di Caligola. Infine, alle pareti sono affissi alcuni pannelli con lacerti delle decorazioni pittoriche rinvenute durante gli scavi, mentre nella parte centrale della sala vi \u00e8 uno splendido mosaico a tessere bianche e nere d\u2019et\u00e0 augustea con emblema centrale in opus sectile di marmi policromi proveniente dallo scavo di una domus suburbana effettuato nel 2003.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"13.933059","lat":"41.238297","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/sala-espositiva-presso-il-castello-ducale-di-sessa-aurunca"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.254486,40.84907],"properties":{"nome":"Sala degli Arredi Sacri Basilica di San Domenico Maggiore","descrizione":"La Sala degli Arredi Sacri pi\u00f9 conosciuta come Sala del Tesoro, si trova all\u2019interno della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli. La sala fu costruita nel 1690 per custodire una serie, ormai perduta, di ricchissimi oggetti dei Domenicani e i cuori di Carlo d\u2019Angi\u00f2, Alfonso I e Ferrante. I cuori erano conservati in grosse teche d\u2019argento che durante il dominio francese, insieme ai molti altri oggetti conservati nel \u201cTesoro\u201d, furono fuse, destinando a sorte sconosciuta i cuori in esse custodite. \nLa Sala del Tesoro, dopo i restauri realizzati in occasione del Giubileo del 2000, ospita una mostra permanente di oggetti, suddivisa in 4 sezione tematiche, corrispondenti a quattro monumentali armadi lignei. \nGli armadi, in noce, sono opera dell\u2019ebanista Francesco Antonio Picchiatti (1749). La decorazione delle ante \u00e8 realizzata seguendo lo stile ornamentale del pavimento, uno splendido esempio di cotto maiolicato, realizzato dai fratelli Massa autori anche delle maioliche del chiostro di Santa Chiara. \n\n## Le sezioni\nLe arche aragonesi: in questo armadio, sono esposti gli esemplari pi\u00f9 straordinari che si raccolgono nella Sala del Tesoro.\nAlla fine degli anni Ottanta, gli abiti, datati tra il XV e XVI secolo, che erano indosso alla mummie sistemate nelle arche sepolcrali, custodite ed esposte nella attigua Sagrestia, furono prelevati dai corpi, restaurati e successivamente esposti. Uno spaccato della storia del costume del Quattrocento, \u00e8 ricostruita attraverso gli abiti in damasco, veli e cuscini in seta, foderi, pugnali, stemmi della famiglia aragonese e di alcuni membri della nobilt\u00e0 di corte.\nLe processioni: sulla parete nord-ovest, destinata ad ospitare quegli oggetti sacri portati in processione durante le feste religiose del Settecento e dell\u2019Ottocento, si raccolgono tra vasi e aureole le statue dei principali santi domenicani. \n\nI busti processionali, esposti oggi nella sala riproducono, gli originali, in argento, che furono fusi durante il decennio Francese e pertanto andati perduti. \nIl Tesoro: sulla parete nord-est della Sala dedicata al \u201cTesoro\u201d vero e proprio, sono custoditi gli apparati liturgici pi\u00f9 preziosi che i frati domenicani possedevano: paliotti d\u2019altare, piviali in oro e sete policrome, pianete in lampasso broccato del Seicento e Settecento.\nGli arredi sacri: in questo armadio sono esposti, tra gli altri oggetti sacri, una splendida croce in cristallo di rocca ed uno dei panni, interamente realizzato a mano, donati dalla famiglia D\u2019Aquino alla Basilica.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte","lng":"14.254486","lat":"40.84907","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/sala-degli-arredi-sacri-basilica-di-san-domenico-maggiore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.233826,40.833923],"properties":{"nome":"Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes e Museo delle Carrozze","descrizione":"La Villa rappresenta un modello, tra i pi\u00f9 rilevanti, dell'architettura neoclassica napoletana, caratterizzata dalla magniloquenza degli elementi adottati e dalla compresenza di stilemi diversi: da quelli neorinascimentali delle torrette d'ingresso in pietra lavica, alle riprese dell'architettura greca antica, neopalladiana e neopompeiana, fino alla originale soluzione del monumentale colonnato neodorico, che si sovrappone al retrostante ordine ionico gigante della facciata.\n\nL'edificio viene progettato da Pietro Valente nel 1826 quando Ferdinando Acton, figlio di sir John, primo ministro di Ferdinando IV, decide di costruirsi una residenza lungo l'asse stradale che fiancheggia la Villa Reale. Il particolare gusto del committente si riflette nella sistemazione dell'edificio padronale al centro di un parco, secondo la tradizione inglese, e nell'andamento sinuoso e irregolare del giardino che mantiene ancora intatto l'impianto originario ideato da Guglielmo Bechi. Le aiuole sono sistemate a parterre con piante rare ed esotiche disposte a boschetto.\n\nAcquistata nel 1841 dai banchieri Rothschild, la villa viene radicalmente trasformata nell'arredo e ampliata. I lavori, affidati dapprima all\u2019architetto parigino Claret, sono portati a compimento da Gaetano Genovese. Durante la propriet\u00e0 Rothschild viene realizzata la sistemazione e la decorazione in stucco bianco e oro del Salotto rosso e quella della Sala da ballo, costituita da grandi specchiere con comici in legno intagliato, separato tramite un elemento a serliana da un altro ambiente nel quale recentemente \u00e8 stato riportato alla luce l'originale intonaco rosa-pompeiano.\nCon l'Unit\u00e0 d'Italia, i Rothschild sono costretti a vendere la Villa al principe Diego Aragona Pignatelli Cortes, discendente da un'illustre stirpe, dal cambio di propriet\u00e0 derivano diversi mutamenti nell'arredo, testimonianza di un ricercato gusto eclettico, tipico della fine dell'Ottocento.\nNel 1955 la principessa Rosina Pignatelli, dona allo Stato la Villa che si erge alla Riviera di Chiaia, circondata da un ampio parco con annesse costruzioni. Con l'arredo che la costituiva viene cos\u00ec fondato il Museo intitolato a Diego Aragona Pignatelli Cortes, uno dei pochi esempi, se non l'unico, per l'intrinseco rapporto fra edificio e collezioni, di casa museo esistente oggi a Napoli.\nL'appartamento si snoda attorno ai tre salottini centrali: quello azzurro, che introduce alla grande Sala da ballo, presenta alle pareti fotografie con dediche autografe degli illustri frequentatori della Villa; quello rosso, che conserva l'aspetto sontuoso conferitogli nel periodo Rothschild, mette in comunicazione il Vestibolo circolare dell'ingresso - caratterizzato dalla soluzione neopalladiana della volta forata per consentire l'illuminazione naturale dal lucernaio soprastante - con la monumentale veranda neoclassica; quello verde infine costituisce l'ambiente di raccordo tra la sfarzosa Biblioteca, dal ricco parato in cuoio impresso in oro della fine dell'Ottocento e la sobria Sala da pranzo, di recente restituita all'antico splendore con l'esposizione della tavola imbandita con i piatti e le posaterie di casa Pignatelli.\n\nLa ricca suppellettile che arreda la Villa testimonia un particolare interesse collezionistico nei confronti delle arti applicate, dai pregevoli argenti ai mobili ottocenteschi di rilevante qualit\u00e0, dagli oggetti in bronzo dorato ai bronzetti fra i quali spicca *il Narciso* firmato da Vincenzo Gemito. L'aspetto pi\u00f9 appariscente di questa collezione \u00e8 comunque costituito dalla cospicua raccolta di ceramiche di diverse manifatture: dai vasi e dalle coppe cinesi e giapponesi del Sette-Ottocento, alle porcellane di Limoges, S\u00e8vres, Zurigo, Chelsea, Meissen, Vienna. Tra le produzioni napoletane si ricordano alcune porcellane della Real Fabbrica di Capodimonte, maioliche delle fabbriche Giustiniani e Del Vecchio, terraglie di Francesco Securo e un raffinato biscuit raffigurante Carolina Murat, realizzato nella manifattura Poulard Prad.\nDopo un complesso intervento di restauro che ha interessato la Villa e il Parco, alla fine del 2015 sono stati anche riaperti al pubblico, dopo oltre cinquant\u2019anni, alcuni degli ambienti privati della famiglia al primo piano: il bagno del principe con la bellissima vasca di marmo di Carrara decorata con lo stemma, lo Studiolo della principessa e il suo *boudoir*. \nNell\u2019occasione sono stati ricollocati gli arredi, i dipinti, le sculture, i grandi vasi decorati da tempo conservati in deposito.\n\n**Museo delle Carrozze**\nIl Museo, collocato nelle ex scuderie della villa, fu ideato da Bruno Molajoli - che aveva accolto la donazione del marchese Mario D\u2019Alessandro di Civitanova - e progettato, nel 1975, da Ezio Bruno De Felice nelle ex scuderie della villa, il Museo \u00e8 stato riaperto dopo lunghi anni di chiusura e complessi lavori di restauro. Riallestito secondo pi\u00f9 moderni criteri museografici, presenta una raccolta di trentaquattro esemplari di carrozze e calessi di produzione francese, inglese e italiana raggruppati per tipologie, provenienti dalle raccolte Civitanova, Dusmet, Spennati, Leonetti di Santo Janni e De Felice acquisite nel corso del tempo.\nAlle carrozze si affiancano, nelle nuove sale, centinaia di finimenti in cuoio, morsi, fruste, bardature e oggetti di vario tipo destinati alla cura del cavallo, che vanno dagli apribocca ai pettini per criniera, ai bruciapeli, alle scarpe copri zoccolo. Una ventina di bardature in cuoio del tipo \u2018a collana\u2019 per attacchi singoli, a pariglia e a quadriglia, una grande variet\u00e0 di imboccature e una rara collezione di fruste e frustini da caccia di particolare pregio sono presentati accanto a portantine e carrozze.\n\nPer avvicinare il pubblico dei pi\u00f9 giovani a un mondo ormai passato e dimenticato sono state realizzate alcune postazioni multimediali di approfondimento a schermate progressive, con schede analitiche, informazioni e curiosit\u00e0. E, per i pi\u00f9 piccoli, \u00e8 stata realizzata una finta carrozza, una postazione ludico-didattica con giochi interattivi per la costruzione della carrozza e la vestizione del cavallo e del cocchiere. Infine, un video presenta una selezione di filmati d\u2019epoca sull\u2019utilizzo delle carrozze.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte,","lng":"14.233826","lat":"40.833923","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diego-aragona-pignatelli-cortes-e-museo-delle-carrozze"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.280296,40.883812],"properties":{"nome":"Museo Laboratorio della civilt\u00e0 contadina \"Masseria Luce\"","descrizione":"Il Museo-laboratorio \u00e8 allocato nell\u2019omonima splendida struttura del Settecento, chiamata anche \u201cPalazzo Carizzi\" dal nome del suo fondatore il nobile Don Tommaso Carizzi che la fece costruire tra il 1742 e il 1752 per il nipote barone Antonio Carizzi. La struttura stessa \u00e8 un monumento alla civilt\u00e0 contadina con le sue possenti mura, i poderosi archi ornamentali e di sostegno, le due corti, padronale e contadina, la cappella del XVII secolo, sicuramente antecedente alla masseria, divenuta poi cappella palatina e sepolcro di famiglia, i veroni con le garitte, il giardino, la cantina, i pozzi, il lavatoio ecc...\n\n##\u00a0Il percorso museale\n\nIl Museo si articola in tre sezioni: la sezione religiosit\u00e0 popolare dove sono esposti oggetti di antiche arciconfraternite ed associazioni: stendardi, labari, bandiere, mozzette, fasce, medaglioni ecc.; presepi dell\u2019artigianato napoletano, arredi legati alla cappella o in prestito dalla chiesa di S. Pietro e donazioni varie. Segue la sezione agricoltura con centinaia di attrezzi d\u2019epoca di piccole e grandi dimensioni divisi in sottosezioni: aratura - semina, raccolto e lavorazione del prodotti, vino e cantina. Tra i tanti oggetti va citata una trebbiatrici di inizio Novecento e i resti dell\u2019antico torchio del Settecento. \n\u00c8 allestita poi una casa contadina tipica di inizio Novecento, con mobilio, suppellettili e attrezzi d\u2019epoca e la sala altri mestieri dove sono stati sistemati antichi attrezzi da calzolaio, falegname, fabbro, pettinatore di canapa ecc.\nInfine la sezione documenti con centinaia di foto d\u2019epoca concernenti i matrimoni, le feste, i costumi, i mestieri e ancora, documenti e cartografie in originale o in copia riguardanti i casali agricoli di Napoli nonch\u00e9 una piccola biblioteca tematica sempre sui casali.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia,","lng":"14.280296","lat":"40.883812","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-laboratorio-della-civilta-contadina-masseria-luce"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.962519,41.447056],"properties":{"nome":"Museo Parco della Memoria Storica di San Pietro Infine","descrizione":"Il Museo \u00e8 stato inaugurato nel dicembre 2008. Esso \u00e8 ubicato nella piazza San Nicola sita nel vecchio abitato distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale. San Pietro Infine fu raso al suolo dalle bombe delle forze alleate e ricostruito pi\u00f9 a valle. \n\nIl Museo \u00e8 stato organizzato in un vecchio frantoio oleario restaurato dall\u2019Amministrazione Comunale ed allestito da Officina Rambaldi di Carlo Rambaldi. L\u2019ubicazione di questo edificio rispetto alla piazza San Nicola \u00e8 di grande valore prospettico ed ambientale; il visitatore che si avvicina, infatti, ha la sensazione di una dimensione contenuta e poco emergente che completa la facciata in pietra dell\u2019edificio attiguo. \n\nAll\u2019interno la visita si sviluppa in un percorso in cui si incontrano sette allestimenti scenografici, che sono: 1 - San Pietro Infine: C\u2019era una volta un mondo...X secolo d.C.- 7 Dicembre 1943; 2 - La discesa delle tenebre; 3 - Il rifugio nelle grotte; 4 - Il teatro ottico; 5 - Pannello scenografico; 6 - La battaglia di San Pietro e Montelungo, le forze in campo; 7 - La comunit\u00e0 di San Pietro Infine oggi. \n\nVolutamente \u00e8 stato organizzato un museo \"dinamico\" che offrisse sensazioni e ricordi al visitatore, escludendo una \"statica\" esposizione di oggetti o cimeli o altro. L\u2019occasione \u00e8 stata data dal film \"The Battle of San Pietro\" che il famoso regista americano J. Huston gir\u00f2 in diretta durante i combattimenti succedutesi in questo piccolo centro tra l\u20198 e il 16 Dicembre 1943. Il film \u00e8 stato definito dalla critica cinematografica il capolavoro di J. Huston ed \u00e8 servito ad ispirare altri famosi registi come Spielberg. \n\nLa visita viene effettuata al buio ed \u00e8 accompagnata da un sottofondo musicale in quadrifonia. Il filmato che viene proiettato nell\u2019apposita saletta racconta come si \u00e8 svolta la Battaglia di San Pietro e mette in risalto il dramma che la popolazione fu costretta a vivere per dieci giorni, senza mangiare e senza bere, in grotte scavate per l\u2019occasione per difendersi dalle bombe degli alleati impegnati per liberare l\u2019abitato dall\u2019occupazione tedesca.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Storia,","lng":"13.962519","lat":"41.447056","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-parco-della-memoria-storica-di-san-pietro-infine-centro-visite"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.471122,40.761303],"properties":{"nome":"Antiquarium di Boscoreale","descrizione":"L\u2019Antiquarium, istituito nel 1991 ed ospitato in un edificio costruito su un terreno donato dal Comune di Boscoreale, nelle adiacenze dell\u2019area archeologica di Villa Regina, illustra, con l\u2019ausilio di strumenti didattici, la vita e l\u2019ambiente dell\u2019epoca romana nell'agro Vesuviano particolarmente favorevole all\u2019insediamento ed allo sfruttamento umano.\n\nVi sono esposti numerosi reperti di ogni genere, rinvenuti spesso in eccezionale stato di conservazione sotto la coltre di cenere e lava vesuviana durante gli scavi effettuati, tra la fine dell\u2019Ottocento ed i primi decenni del Novecento, in alcune delle case di Pompei e nelle ville rustiche e signorili attestate in questa zona, i quali permettono di acquisire dati notevolmente precisi sul tenore di vita, sulle condizioni economiche, sugli usi e costumi degli abitanti di questo territorio in et\u00e0 romana.\n\nNella prima sala espositiva sono illustrati, opportunamente contestualizzati nell'ambiente naturale dei luoghi, reperti che documentano lo sfruttamento del mare e del suo immediato entroterra, le colture della fascia collinare, le attivit\u00e0 economiche legate all\u2019agricoltura ed all\u2019allevamento, all\u2019artigianato in particolare tessile, nonch\u00e9 alcune pratiche connesse alla religione, alla vita quotidiana come la medicina e la cosmesi documentate in epoca romana.\nNella seconda sala sono esposti alcuni reperti attestanti la frequentazione umana nell\u2019area nei periodi preistorico e protostorico, ma soprattutto provenienti dagli insediamenti a carattere produttivo di et\u00e0 romana scavati nel Comune di Boscoreale tra la fine dell\u2019Ottocento ed il secolo scorso: le ville in propriet\u00e0 D\u2019Acunzo e Risi Di Prisco, del fondo Antonio Prisco ed in via Casone Grotta, Villa Regina, Villa della Pisanella, Villa di Numerius Popidius Florus, Villa di Marcus Livius Marcellus e di Asellius.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.471122","lat":"40.761303","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/antiquarium-di-boscoreale"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.120176,40.826523],"properties":{"nome":"Anfiteatro Flavio di Pozzuoli","descrizione":"\u00ecCostruito nel I secolo d.C., l\u2019Anfiteatro Flavio sorge l\u00e0 dove confluivano le principali vie della regione, la Via Domitiana e la via per Napoli, in sostituzione dell\u2019antico edificio per spettacoli di et\u00e0 romana repubblicana divenuto insufficiente a causa dell\u2019enorme crescita demografica di Puteoli.\n\nL\u2019anfiteatro, in quanto a capienza, era inferiore in Italia solo al Colosseo ed a quello di Capua. Dal punto di vista costruttivo, esso si articola su tre ordini, corrispondenti alla ima, media e summa cavea (spalti di gradinate), coronati in alto da un attico, secondo i tradizionali canoni architettonici. Una platea di lastroni di travertino, rialzata di un gradino rispetto al livello stradale, formava il piano di calpestio di un portico ellittico, che circondava tutto l\u2019anfiteatro. Da questo portico, originariamente scandito da pilastri di pietra ornati da semicolonne e, in un secondo momento, irrobustito da pilastri di laterizio, si accedeva ai veri e propri ingressi all\u2019edificio. Dallo stesso portico esterno partivano, inoltre, venti rampe di scale, che permettevano di raggiungere il settore pi\u00f9 alto delle gradinate. Corridoi anulari interni permettevano, altres\u00ec, l'ordinato afflusso degli spettatori alla cavea attraverso i vomitoria (varchi di accesso aperti lungo le gradinate). 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Esse erano in realt\u00e0 pertinenti ad una villa, i cui ruderi si osservano in parte scavati nel banco tufaceo della collina sottostante ed a peschiere semisommerse nello specchio d\u2019acqua antistante.\nSecondo una delle ipotesi, la villa sarebbe appartenuta ad Ortensio e poi passata ad Antonia moglie di Druso, da questi a Nerone, ed infine a Vespasiano della dinastia flavia.\nL\u2019edificio superiore, posto a m 3,00 dall\u2019attuale piano di campagna, \u00e8 un ampio serbatoio di et\u00e0 imperiale, diviso in quattro navate, coperte da volta a botte e sorrette da tre file di pilastri, con uno degli estradossi a terrazza, rivestito di pavimento *in signinum*. \nL\u2019aula \u00e8 scavata nel tufo fino a m 2,00 di profondit\u00e0 e foderata di muratura con paramento in *opus reticulatum* ed ammorsature a tufelli, recante un rivestimento idraulico di cocciopesto di notevole spessore. Al centro di ogni volta vi sono pozzetti di ispezione quadrati; mentre nell\u2019angolo Nord si apre una nicchia recante traccia di rivestimento di intonaco. Al livello inferiore, pi\u00f9 in basso di m 6,00 rispetto al precedente, \u00e8 una rete di cunicoli per l\u2019approvvigionamento idrico, databili all\u2019et\u00e0 repubblicana e solo parzialmente esplorati. Orientati Est-Sud-Est \/ Ovest-Sud-Ovest e disposti ortogonalmente, alti circa m 4,00, sono coperti a volta e collegati da stretti e bassi passaggi di comunicazione, ora con tetto di tegole a due spioventi, ora con tetto copertura piano. Gli ambienti sono scavati nel tufo e foderati di *opus coementicium* e rivestiti di cocciopesto. La presenza di questo tipo di intonaco idraulico ed il cordolo alla base delle pareti dimostra che anche questi cunicoli erano adibiti a cisterna. In essi si conservano ancora sulle pareti i nomi dei visitatori dei secoli scorsi scritti a carboncino.","tipologia":"Monumento","categoria":"Archeologia","lng":"14.084151","lat":"40.798237","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/cento-camerelle"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.121784,40.83276],"properties":{"nome":"Necropoli di Via Celle","descrizione":"La necropoli romana, databile tra il I ed il II secolo d.C., sorge lungo il tratto della via Consularis Puteolis-Capuam, nel punto in cui si innesta la via Puteolis-Neapolim. \nDell\u2019area sepolcrale \u00e8 stato individuato un gruppo di quattordici mausolei funerari, cosiddetti colombari, gi\u00e0 indagati nel \u2019700, mentre i primi scavi regolari risalgono agli anni Trenta del secolo scorso; ma solo negli anni Sessanta si procedette a liberare l\u2019intero gruppo di edifici lungo il lato orientale della strada.\n\nA questi monumenti si aggiunge un edificio interpretato come *collegium funeraticium*, (associazione i cui membri di modesta condizione, aggregandosi, potevano assicurarsi con poca spesa una sepoltura decorosa) caratterizzato da una pianta rettangolare sviluppata attorno ad un cortile al centro del quale fu eretto un mausoleo. A Nord del cortile si aprono due ambienti, mentre ad Est ed a Sud \u00e8 un corridoio porticato su due piani, lungo il quale, nell\u2019ala settentrionale, si dispongono una serie di ambienti di servizio su due livelli; mentre, nell\u2019angolo Nord-Est, un piccolo cortile, dotato di cisterna, permette l\u2019accesso tramite una scala al piano superiore, avente la stessa planimetria di quello inferiore. Il braccio meridionale del corridoio conduce, poi, ad un\u2019aula rettangolare aperta sulla strada, decorata da marmi sulle pareti e pavimentata con un mosaico bianco e nero. Ai muri laterali della sala sono addossati i balconi, sotto i quali si aprono degli arcosoli pertinenti ad una fase d\u2019uso successiva, ospitanti sepolture ad inumazione di epoca tarda come quelle presenti nell\u2019ambiente.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"","lng":"14.121784","lat":"40.83276","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/necropoli-di-via-celle"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.084175,40.78594],"properties":{"nome":"Grotta della Dragonara","descrizione":"Scavata nella parete di tufo a picco sulla spiaggia di Misenum, si trova una cisterna romana detta della Dragonara, caratterizzata da una pianta quadrangolare divisa in cinque navate da tre file di dodici grossi piloni ricavati nel tufo, con fodera muraria in *opus reticulatum* e rivestimento in cocciopesto. Originariamente era accessibile dall\u2019alto attraverso tre grandi aperture che si aprono nella volta a botte. Grazie a scavi recenti \u00e8 stata messa in luce una vasca, rivestita di cocciopesto idraulico, accessibile tramite gradini e caratterizzata da un piano inclinato verso un\u2019apertura comunicante con una sottostante cisterna. Secondo alcuni studiosi la cisterna aveva la funzione di rifornire le navi della flotta misenate, ma non si pu\u00f2 escludere che debba essere messa in relazione con gli ambienti pertinenti ad una villa residenziale attestati sulla spiaggia pi\u00f9 a Sud, forse identificabile in base alle testimonianze delle fonti letterarie con quella appartenuta a Lucullo, che vi mor\u00ec sotto il regno di Tiberio, e fu poi acquisita al demanio imperiale.","tipologia":"Monumento","categoria":"Archeologia","lng":"14.084175","lat":"40.78594","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/grotta-della-dragonara"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.098115,40.835373],"properties":{"nome":"Ipogei del Fondo Caiazzo","descrizione":"Nel Fondo Caiazzo sono situati una serie di ipogei funerari di et\u00e0 romana, dotati lungo le pareti di diversi ordini di nicchie. Nell\u2019arcosolio del terzo ambiente di uno di essi \u00e8 visibile, ancora in sito, parte del consueto sedile per il pasto in onore del defunto. Nei primi due vani, la presenza di muretti a secco che delimitano cassoni per inumazione, testimonia di un riutilizzo in et\u00e0 tardo antica. Del gruppo di ipogei soltanto i due pi\u00f9 grandi presentano una ricca decorazione in stucco bianco che interessa le pareti e la volta, nonostante i tagli operati nel corso del tempo per asportarvi i rilievi figurati considerati pi\u00f9 pregevoli. \nLa decorazione, comune ad entrambi gli ipogei, riprende lo schema formato da elementi geometrici, spesso disposti concentricamente intorno ad un pannello od a figure fluttuanti. Tutti i pannelli pi\u00f9 grandi, delimitati da una sottile cornice ad ovoli, contengono un rilievo figurato, generalmente ispirato a temi dionisiaci; vi si possono infatti riconoscere Menadi danzanti tra padiglioni sostenuti da pseudo-strutture architettoniche ed altri soggetti di genere che riproducono tipi iconografici diffusi nella pittura romana. Altri temi ricorrenti nella decorazione di entrambi gli ambienti sono le scene con eroti alati impegnati nella caccia od associati con delfini, mostri acquatici ed altre creature marine. La parte esterna delle edicole funerarie, poste al centro dei muri liberi, doveva essere sorretta da colonne, di cui restano frammenti, anch\u2019esse stuccate ed ornate da motivi vegetali.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"","lng":"14.098115","lat":"40.835373","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/ipogei-del-fondo-caiazzo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.120977,40.84766],"properties":{"nome":"Necropoli di San Vito","descrizione":"Lungo la Via Puteolis-Capuam si sviluppa la necropoli monumentale c.d. di San Vito, della quale, grazie ai finanziamenti europei, \u00e8 stato possibile recentemente scavare alcune delle strutture pi\u00f9 meridionali della quinta Est. L\u2019indagine ha portato alla luce gli ultimi sei edifici, di cui erano in vista le sole facciate, ovvero che erano del tutto occultati dal materiale colluviale disceso dalla collina del cratere di Cigliano. Tutti comprendono una camera ipogea, sulle cui pareti si dispongono pi\u00f9 file di nicchie destinate ad accogliere le olle per contenere le ceneri dei defunti, con banconi laterali spesso riutilizzati per pi\u00f9 tarde *formae* (sepolture a fossa per inumazioni), ed un piano superiore dotato di un recinto retrostante provvisto talora di una camera funeraria avente le stesse caratteristiche degli ambienti sotterranei.\n\nTra i monumenti sepolcrali presenti nella necropoli se ne distinguono due in particolare, entrambi del tipo \u201ca colombario\u201d. Il primo mausoleo, databile al I secolo d.C., \u00e8 formato da un basamento quadrangolare, costruito in *opus latericium*, fornito all\u2019interno di una camera sepolcrale sottoposta rispetto al calpestio stradale, a pianta circolare, con volta a cupola ed edicole laterali, in origine ornate da stucchi decorati a motivi mitologici ed ospitanti i cinerari; questo corpo inferiore \u00e8 a sua volta sormontato da un tamburo cilindrico, articolato all\u2019esterno da prospetti architettonici con cornice di coronamento e dotato internamente di un\u2019altra cella funeraria, analoga a quella inferiore ed accessibile mediante una scala, con due file di nicchie laterali. All\u2019esterno l\u2019edificio presenta prospetti architettonici articolati in scomparti delimitati da paraste e sormontati da cornici, ed edicole su podio con frontoni. Il secondo mausoleo, risalente invece al I secolo d.C., pur avendo le stesse caratteristiche costruttive, \u00e8 realizzato in *opus reticulatum* e presenta una camera sepolcrale interna a pianta quadrata, accessibile da una porta laterale, sovrastata da una volta a cupola e provvista ai lati di grandi nicchie per ospitare le urne cinerarie dei defunti.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Altro,","lng":"14.120977","lat":"40.84766","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/necropoli-di-san-vito"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.062412,40.79895],"properties":{"nome":"Necropoli di Cappella","descrizione":"I monumenti funerari della necropoli in localit\u00e0 Cappella, fanno parte di un complesso di tombe ipogee disposte lungo la strada antica, che collegava il *municipium* di Misenum con la citt\u00e0 di Cuma. \nIl tratto messo in luce comprende almeno sette edifici disposti in un\u2019unica quinta architettonica con orientamento Est\/Ovest sul margine della strada.\n\nIl monumento pi\u00f9 antico, situato sul margine orientale, ha una direzione diversa rispetto agli altri ed \u00e8 datato ad epoca tardo repubblicana. Gli altri, ascrivibili invece al I secolo d.C., hanno pianta quadrangolare con volta a botte; al loro interno, la parete centrale, di fronte all\u2019entrata, \u00e8 decorata da un\u2019edicola sormontata da un frontone, mentre le pareti laterali sono scandite da nicchie. Un altro mausoleo, pi\u00f9 complesso articolato e realizzato per contenere un numero maggiore di inumati, sorge isolato alle spalle della quinta monumentale degli edifici, con una struttura ipogea e tombe disposte su pi\u00f9 piani all\u2019interno della camera funeraria.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"","lng":"14.062412","lat":"40.79895","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/necropoli-di-cappella"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.080413,40.811043],"properties":{"nome":"Museo archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia","descrizione":"Nella splendida cornice paesaggistica che si ammira dalla fortezza aragonese, l\u2019allestimento museale, realizzato sotto la direzione scientifica del Prof. Fausto Zevi, intende proporre in cinque sezioni distinte secondo una esposizione ragionata per contesti topografici e tematici, la storia degli antichi siti presenti nei Campi Flegrei: Cuma, Puteoli, Baiae, Misenum e Liternum. Nuclei di reperti (sculture, iscrizioni, coroplastica architettonica, terrecotte figurate, vasellame, manufatti in metallo e vetro, oreficerie e monete) smembrati da vecchi ritrovamenti di provenienza flegrea, finora custoditi prevalentemente nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono stati a tal fine riunificati ai contesti provenienti dai recenti scavi effettuati nel territorio flegreo. Nelle ex camerate dei soldati della fortezza, disposte in sequenza continua su due livelli, la visita comincia con la sezione dedicata a Cuma, situata al secondo livello e composta da ventiquattro sale in cui \u00e8 illustrata la storia del sito, dall\u2019abitato opico del IX secolo a.C. alla citt\u00e0 greca e poi italico-romana sino all\u2019et\u00e0 tardo antica. Attraverso la presentazione dei reperti, emersi nel corso delle campagne di scavo eseguite dalla Soprintendenza in collaborazione con l\u2019Universit\u00e0 degli Studi \u201cFederico II\u201d e l\u2019Universit\u00e0 \u201cL\u2019Orientale\u201d di Napoli e con il Centre Jean B\u00e9rard, viene tracciato l\u2019intero sviluppo storico della colonia ellenica con la ricostruzione della topografia urbana (mura, strade, santuari e necropoli con ricchissimi corredi tombali) dalla fase propriamente greca, tra l\u2019VIII ed il V secolo a.C. (et\u00e0 Orientalizzante, arcaica e classica), alla citt\u00e0 sannitica del IV secolo a.C. (con l\u2019esposizione di un rarissimo fregio di metope dipinte e triglifi di un edificio templare) e poi ellenistico-romana (con la presentazione di reperti scultorei ed architettonici dagli edifici pubblici del Foro) sino all\u2019ultima fase di occupazione nel periodo bizantino.\n\nLa sezione riservata a Puteoli, costituita da venti sale nel primo livello, illustra anch\u2019essa, nel suo complesso divenire, la storia del sito: la prima espansione urbana della colonia augustea con le testimonianze relative ai suoi edifici per spettacoli, all\u2019acquedotto ed ai reperti che documentano il carattere cosmopolita assunto dalla citt\u00e0 (anche richiamato dalla ricostruzione della Grotta del Wady Minahy nel deserto egiziano); la colonia neroniana con il nuovo assetto urbano voluto dagli imperatori; la ripresa in epoca tardo antica, documentata attraverso i reperti rinvenuti nelle ville suburbane e nelle necropoli. Sulla Piazza d\u2019Arme \u00e8 visitabile la sezione del Rione Terra, con l\u2019esposizione degli oggetti provenienti dai recenti scavi eseguiti nell\u2019acropoli puteolana. Essi sono riferibili alla decorazione architettonica del Capitolium ed a quella scultorea di altri edifici pubblici del Foro augusteo, costituita da statue ideali, tra cui la splendida testa copia dell\u2019Athena Lemnia di Fidia, da una serie di ritratti di et\u00e0 giulio-claudia e dai frammenti pertinenti a statue di cariatidi ed a clipei, che ricordano l\u2019attico del Foro di Augusto a Roma, di cui si propone all\u2019esterno un\u2019ipotesi di ricostruzione.\n\nLa sezione dedicata a Baiae e Misenum comprende, invece, oltre alle sale tematiche risalenti a precedenti allestimenti con la ricostruzione del Sacello degli Augustali da Misenum, del Ninfeo di Punta Epitaffio e degli antichi calchi in gesso ricavati da originali greci di et\u00e0 classica ed ellenistica, usati da un\u2019officina scultorea operante a Baia su committenza imperiale, presenta i rinvenimenti della villa marittima romana di et\u00e0 tardo-repubblicana, scoperta sotto il Castello ed il Padiglione Cavaliere, con splendidi pavimenti musivi ed in cocciopesto decorato, e lacerti di affreschi in tardo II stile pompeiano. Una sezione a parte \u00e8 riservata inoltre a Liternum, colonia marittima fondata nel 194 a.C., nella quale sono stati aggregati per contesti i reperti (sculture, iscrizioni, corredi tombali e manufatti di varia tipologia), recuperati in vecchi scavi e quelli provenienti dalle nuove ricerche eseguite dalla Soprintendenza non solo nei quartieri urbani, nell\u2019area del Foro, nell\u2019anfiteatro e nelle necropoli, ma anche nel territorio pertinente alla citt\u00e0 antica.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia","lng":"14.080413","lat":"40.811043","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-dei-campi-flegrei-nel-castello-di-baia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.081409,40.802654],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Tomba c.d. di Agrippina, Bauli","descrizione":"In prossimit\u00e0 del mare sorgono i resti di una costruzione di epoca imperiale, nella quale la tradizione ha voluto riconoscere la tomba di Agrippina, madre di Nerone.\nIn realt\u00e0 il monumento \u00e8 un teatro-ninfeo, parte di un\u2019imponente villa marittima, andata distrutta. La struttura, nata come *odeion* (teatro coperto per audizioni musicali o spettacoli mimici) in et\u00e0 augustea o giulio-claudia, tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. fu trasformata in un ninfeo esedra.\n\nIl monumento consta di tre emicicli disposti su pi\u00f9 livelli: a circa m 1,30 al di sotto del livello della spiaggia attuale si apre il primo emiciclo, mentre il mediano \u00e8 coperto da una volta rampante sul cui estradosso si conservano i segni di una gradinata in *opus reticulatum*; tre aperture intervallate da finestre ne scandiscono la parete esterna. A quota pi\u00f9 bassa \u00e8, inoltre, un ambiente coperto da una volta decorata con stucchi; analoga decorazione hanno anche le pareti delle nicchie e delle finestre ed il corridoio che in origine forse collegava l\u2019edificio con la villa. Sullo stesso livello del precedente \u00e8 situato un terzo emiciclo, la cui volta \u00e8 crollata e la cui parete interna \u00e8 scandita da semicolonne rivestite in stucco con capitelli di ordine corinzio, in modo da formare una sorta di corridoio diviso in piccoli vani da setti trasversali.","tipologia":"Monumento","categoria":"","lng":"14.081409","lat":"40.802654","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-tomba-c-d-di-agrippina-bauli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.070045,40.817432],"properties":{"nome":"Parco archeologico delle Terme di Baia","descrizione":"Il versante della collina di Baia \u00e8 occupato da strutture archeologiche disposte su terrazzamenti e denominate Terme di Baia. Il complesso si presenta come una serie di residenze costituite da nuclei architettonici separati, organizzati su diversi livelli di terrazzamento e messi in comunicazione tramite rampe a gradoni. Il primo complesso architettonico \u00e8 denominato Villa dell\u2019Ambulatio e si articola su sei terrazze. Quella pi\u00f9 alta \u00e8 occupata dal quartiere domestico, con peristilio, stanze di soggiorno e cubicula (stanze da letto) ai lati di una grande sala centrale aperta sul panorama. La seconda terrazza, che in origine fungeva da basamento di quella superiore, successivamente venne rafforzata e trasformata in un portico coperto (*ambulatio*). Esso \u00e8 diviso in senso longitudinale in due navate da una serie di pilastri raccordati con archi e presenta una grande sala centrale in corrispondenza di quella superiore. I livelli inferiori di questo edificio subirono varie modifiche nel corso del tempo, che hanno alterato la destinazione originaria degli spazi. \nL\u2019intero complesso originariamente presentava pavimenti in marmo o a mosaico bianco e nero. Il nucleo denominato della Sosandra occupa la parte centrale dell\u2019intera area indagata. La struttura si articola su quattro livelli: la parte destinata a residenza si sviluppa sui due livelli superiori, il pi\u00f9 alto dei quali \u00e8 occupato da ambienti di servizio, quello sottostante da triclini, sale da giorno ed un piccolo *laconicum* (locale per saune) decorato a stucco, che affacciavano sul golfo, preceduti da un portico a colonne, ed erano decorati con raffinati pavimenti a mosaico. Dalla sala pi\u00f9 grande di questo settore proviene la statua in marmo della c.d. Aspasia, nota come Afrodite Sosandra (copia romana di un originale greco), che da il nome al complesso. I due livelli inferiori dell\u2019edificio si articolano con un effetto scenografico e sono costituiti superiormente da un emiciclo ed inferiormente da un\u2019area scoperta. La restante parte \u00e8 infine occupata da edifici termali frequentati fino ad epoca medioevale. Il settore cosiddetto di Mercurio, prende il nome, da una natatio termale a pianta circolare con volta a cupola, chiamato \u201dTempio di Mercurio\u201c dai primi viaggiatori ed \u00e8 composto da due nuclei edilizi, il primo dei quali \u00e8 in realt\u00e0 poco conosciuto poich\u00e9 gli ambienti sono interrati e sommersi fino all\u2019imposta della volta o sono stati distrutti da costruzioni moderne. \nDa uno di questi locali proviene la testa di Apollo dell\u2019Omphalos, copia romana in marmo di un originale greco in bronzo. Il nucleo meridionale di questo quartiere, realizzato in et\u00e0 Severiana, \u00e8 composto da sale fastose sia per opera architettonica che per apparati decorativi. Probabilmente tutti questi edifici facevano parte del *Palatium* di Alessandro Severo, che forse si estendeva fino al mare. Infine, il settore detto di Venere deve il nome ad eruditi del Settecento che definivano \u201cStanze di Venere\u201d alcuni ambienti del livello inferiore del complesso, caratterizzati da raffinate decorazioni in stucco sulle volte. Esso comprende tre nuclei edilizi di diversa epoca, posti su tre livelli differenti. Quello inferiore \u00e8 alterato sul lato orientale dalla moderna via litoranea che ne ha isolato il c.d. Tempio di Venere, edificio termale a pianta circolare all\u2019interno ed ottagonale all\u2019esterno originariamente coperto da volta \"a spicchi\". \nQuesto quartiere presenta altres\u00ec un orientamento differente rispetto a quelli superiori e si articola in due quartieri disposti sul lato occidentale di una vasta area scoperta, parzialmente scavata, sul cui lato Nord sono una fontana, un piccolo ambiente con mosaico ed un\u2019esedra che funzionava da triclinio estivo. Le strutture sul lato Ovest presentano invece due nuclei edilizi risalenti a fasi cronologiche diverse: quello settentrionale \u00e8 costituito dagli ambienti termali denominati \u201cstanze di Venere\u201d, poi trasformati in cisterne e locali di servizio; quello meridionale, sul lato occidentale, \u00e8 costituito da terme di et\u00e0 adrianea che si sviluppano attorno all\u2019aula rettangolare absidata, coperta da una volta a semicupola ed in asse con il Tempio di Venere. Un\u2019imponente scala conduce al livello intermedio di questo settore, che fungeva anche da terrazzamento e sostruzione del livello inferiore costituito, nel lato occidentale, dalle c.d. Piccole Terme formate da un *laconicum* a pianta circolare e da una vasca, esse facevano in origine parte di una villa tardo-repubblicana, e furono poi integrate con altri ambienti termali, di cui si riconoscono il *calidarium* ed il *tepidarium*, quando l\u2019edificio assunse una funzione pubblica.\n Nell\u2019area a monte di questo complesso furono rinvenute in momenti diversi due statue raffiguranti i Dioscuri.","tipologia":"Parco archeologico, Parco archeologico","categoria":"Altro,","lng":"14.070045","lat":"40.817432","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-delle-terme-di-baia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.070579,40.81912],"properties":{"nome":"Tempio di Diana","descrizione":"La denominazione fu attribuita all\u2019edificio dagli antiquari napoletani in seguito al ritrovamento di bassorilievi marmorei con figure di cani e cervi, nonch\u00e9 per un frammento marmoreo in cui pare si leggesse il nome della dea.\nLa struttura si presenta come una grande aula a pianta circolare iscritta in un ottagono, costruita in *opus listatum* fino alle reni degli archi di copertura dei finestroni; al di sopra \u00e8 in *opus latericium* fino all\u2019attacco della cupola, che era di forma ogivale e che oggi si presenta sezionata, realizzata con anelli progressivamente aggettanti, costruiti con schegge di tufo e laterizi.\nLa rotonda potrebbe essere identificata con una *natatio*, in relazione alla presenza in loco di sorgenti termali naturali, calde e fredde.","tipologia":"Monumento","categoria":"Archeologia","lng":"14.070579","lat":"40.81912","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/tempio-di-diana"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.083281,40.78789],"properties":{"nome":"Teatro romano di Misenum","descrizione":"Adiacente al Sacello degli Augustali, il teatro \u00e8 in parte ricoperto da edifici moderni, ma ne sono ancora riconoscibili alcuni tratti degli ambulacri di sostruzione ed accesso alle gradinate, che sulla sommit\u00e0 si appoggiano al costone di Punta Sarparella.\n\nAttualmente vi si entra dall\u2019ambulacro inferiore ad emiciclo coperto con volta a botte, scavato nel tufo e foderato in *opus vittatum*; interrato circa per met\u00e0 della sua altezza per effetto del bradisismo, esso presenta l\u2019imbocco dei corridoi radiali con arco di laterizi, che conducevano ad un\u2019altra galleria semicircolare pi\u00f9 interna. In corrispondenza del tredicesimo corridoio si apre una galleria rettilinea, anche questa insabbiata per met\u00e0 dell\u2019altezza. Nell\u2019area in propriet\u00e0 privata si conserva, infine, un breve tratto dell\u2019ambulacro superiore e, ad una quota pi\u00f9 alta, i resti di un\u2019arcata in laterizi e di una scala, probabilmente di accesso alla summa cavea.","tipologia":"Monumento","categoria":"Archeologia,","lng":"14.083281","lat":"40.78789","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/teatro-romano-di-misenum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.0847,40.7875],"properties":{"nome":"Sacello degli Augustali","descrizione":"Il complesso monumentale, situato a breve distanza dal teatro, realizzato in epoca giulio-claudia e dedicato al culto dell\u2019imperatore Augusto, nella sua forma attuale risale alle sistemazioni di et\u00e0 antonina (met\u00e0 del II secolo d.C.), fatte eseguire da Cassia Victoria in onore del marito L. Laecanius Primitivus, sacerdote Augustale dell\u2019epoca di Marco Aurelio. L\u2019edificio fu per\u00f2 distrutto alla fine del II secolo d.C. probabilmente a causa di eventi sismici. Al momento della sua scoperta nel 1967, vi furono trovate statue di Vespasiano, Nerva, Tito, dell\u2019Abbondanza, e di alcune divinit\u00e0 tra cui, Asclepio, Apollo e Venere, una del tipo della Piccola Ercolanese ed un\u2019altra su delfino, poi asportate ed ora esposte nell'apposita sala dedicata al monumento all\u2019interno del Museo Archeologico dei Campi Flegrei.\nSemisommerso per effetto del bradisismo, il santuario \u00e8 composto da tre ambienti affiancati, in parte costruiti in muratura e in parte ricavati dalla roccia, che ne forma le pareti laterali e di fondo.\n\nL\u2018edificio centrale, il vero e proprio sacello, consiste in un tempietto a podio di pianta rettangolare davanti al quale \u00e8 situato l\u2019altare. Mediante una gradinata di marmo, fiancheggiata da due podi di muratura, in origine rivestiti di lastre di marmo e sormontati da statue, si accede al pronao tetrastilo con colonne in cipollino dotate da capitelli di tipo pergameno, sopra il cui epistilio, recante l\u2019iscrizione dedicatoria, era il frontone decorato con rilievi. Oltrepassato tale vestibolo, pavimentato in mosaico con un tappeto a tessere bianche e riquadratura a tessere nere, e varcata la soglia di marmo, si entra all\u2019interno del sacello. \nQuesto \u00e8 costruito in *opus reticulatum* con ammorsature in tufelli, mentre le sue pareti dovevano essere ricoperte da lastre di marmo. Su quella di fondo un\u2019abside con podio, fiancheggiata da due nicchie rettangolari, \u00e8 intonacata e dipinta di rosso sulla parte superiore della fronte, mentre presenta nel catino una decorazione in stucco con rilievi a soggetto marino. Nel pavimento in cocciopesto con tessere bianche disposte a formare riquadri \u00e8 inserita una fascia centrale in marmi policromi che ripete lo stesso motivo geometrico. L\u2019ambiente a destra del sacello, costruito in *opus reticulatum*, era decorato con rivestimenti in stucco ed intonaco dipinto sulle pareti e sulla volta a botte ed a crociera. In quello a sinistra invece fu rinvenuta la statua equestre in bronzo di Nerva (in origine Domiziano) ora al Museo Archeologico dei Campi Flegrei.","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Altro, Archeologia","lng":"14.0847","lat":"40.7875","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/sacello-degli-augustali"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.080019,40.79551],"properties":{"nome":"Piscina Mirabilis","descrizione":"La struttura cosi denominata dall\u2019antiquaria sei-settecentesca, disegnata anche da Giuliano Sangallo per il suo interesse architettonico, \u00e8 il punto di arrivo dell\u2019acquedotto del Serino, costruito in et\u00e0 augustea per approvvigionare d\u2019acqua la base militare e la citt\u00e0 di Misenum.\nL\u2019edificio, costruito sulla collina prospiciente il porto di Misenum per l\u2019approvvigionamento d\u2019acqua per la *Classis Praetoria Misenensis* \u00e8 in realt\u00e0 un\u2019enorme cisterna avente la capacit\u00e0 di mc 12.600, a pianta quadrangolare, scavata nel tufo con quattro file di dodici pilastri cruciformi che dividono lo spazio interno in cinque navate lunghe e tredici corte, e ne sorreggono la volta a botte. Su questa \u00e8 impostata la terrazza di copertura pavimentata in cocciopesto, comunicante con l\u2019interno con una serie di portelli. Le strutture murarie sono realizzate in *opus reticulatum* con ricorsi di laterizio per le pareti laterali ed in tufelli per i pilastri. Un bacino profondo circa un metro, incavato nel pavimento della navata corta centrale e munito di bocca di uscita ad un\u2019estremit\u00e0, fungeva da piscina limaria, cio\u00e8 da vasca di decantazione e di scarico per la pulizia e il periodico svuotamento della cisterna, la cui alimentazione avveniva mediante un condotto d\u2019immissione posto presso l\u2019ingresso del lato occidentale; una serie di finestre aperte lungo le pareti laterali provvedeva all\u2019illuminazione e all\u2019areazione. L\u2019acqua veniva sollevata sulla terrazza superiore attraverso i portelli con macchine idrauliche e da qui canalizzata. Addossati all\u2019esterno del lato Nord-Est vi sono dodici piccoli ambienti coperti con volte a botte aventi il piano di calpestio m 1,80 pi\u00f9 in basso dell\u2019imposta della volta della cisterna. Costruiti in *opus mixtum* e *listatum*, muniti di un cordolo di cocciopesto alla base dei pilastri, questi ambienti rappresentano un intervento di potenziamento dell\u2019impianto idraulico eseguito tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C..","tipologia":"Monumento","categoria":"Altro,","lng":"14.080019","lat":"40.79551","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/piscina-mirabilis"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.070022,40.817448],"properties":{"nome":"Parco monumentale di Baia","descrizione":"Il Parco monumentale di Baia \u00e8 una vasta area di grande valore paesaggistico all\u2019interno della quale scavi recenti eseguiti sulla sommit\u00e0 della collina hanno messo in luce parte di una villa romana di et\u00e0 repubblicana.\nGli edifici pi\u00f9 antichi sono realizzati in opera pseudo-poligonale, costituita da grossi conci di tufo, e probabilmente appartengono ad una *basis villae* del II secolo a.C..\nSui resti di queste strutture, forse distrutte a causa di un incendio, fu costruita successivamente una grande villa, che si estendeva verso Nord lungo il crinale della collina. In quest\u2019area il complesso residenziale presenta resti di ambienti e di strutture murarie con tracce di intonaco, porte e finestre strombate, che fanno supporre si tratti di un portico aperto verso il panorama del golfo.\nSul versante Ovest, ad una quota inferiore, sono una serie di sale parallele, realizzate in *opus reticulatum*, con volta a botte ed orientamento Nord\/Sud. Anche sul lato Est erano presenti stanze residenziali, disposte su terrazzamenti, da una delle quali proviene parte di una decorazione parietale nel c.d. II stile pompeiano con decorazioni architettoniche.\nIn un\u2019ulteriore fase edilizia fu operata la trasformazione degli ambienti e la costruzione di cisterne sui lati Nord, Sud ed Est, che presentano un rivestimento pavimentale in cocciopesto con inserzione di tessere di mosaico e cordolo alla base.\nIn et\u00e0 Severiana, il complesso si estese verso Ovest con strutture di contenimento realizzate in *opus coementicium*.","tipologia":"Parco archeologico","categoria":"","lng":"14.070022","lat":"40.817448","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-monumentale-di-baia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.111377,40.83303],"properties":{"nome":"Stadio di Antonino Pio","descrizione":"Lo Stadio di Antonino Pio, ubicato immediatamente ad occidente della citt\u00e0 di Puteoli, sorge su una terrazza naturale, con il fronte settentrionale prospiciente l\u2019antica *Via Domitiana* (oggi via Luciano) e quello meridionale scenograficamente affacciato sul Golfo di Pozzuoli.\nCome ci informano le fonti antiche, la costruzione dello Stadio venne promossa dall\u2019imperatore Antonino Pio per celebrare lo spirito filellenico del suo predecessore Adriano il quale, morto a Baia nel 138 d.C., era stato sepolto in un primo momento nell\u2019area di una delle ville di Cicerone a Pozzuoli; in seguito, Antonino Pio, vinte le remore del senato, ne fece trasferire i resti a Roma ed istitu\u00ec a Pozzuoli, nel luogo della prima sepoltura, giochi di tipo olimpico noti con il nome greco di Eusebeia.\n\nLo Stadio (avente le dimensioni di circa m 300 x 70) presenta la tradizionale pianta rettangolare con uno dei lati brevi curvi *sphendone* e l\u2019altro, riservato alla partenza degli atleti, caratterizzato da un leggero andamento curvilineo. Su questo lato \u2013 dove si sono concentrate nell\u2019ultimo decennio del secolo scorso differenti campagne di scavo effettuate grazie ai fondi regionali\u2013 si apre un varco monumentale a doppia cortina, originariamente coperto da una volta in muratura. Quest\u2019ingresso introduceva gli atleti direttamente alla pista ed era costituito da pi\u00f9 archi realizzati con grossi blocchi di pietra vulcanica locale (c.d. piperno), rivestiti d\u2019intonaco chiaro; di questi archi si conservavano in piedi soltanto i pilastri, mentre i conci, rinvenuti tutti in crollo, sono stati ricollocati nella loro posizione originaria nel corso dei recenti interventi di restauro del monumento. L\u2019accesso agli spettatori, invece, avveniva dal fronte settentrionale filtrato da diversi avancorpi, dei quali si \u00e8 potuto mettere in luce soltanto il primo ad Est, intervallati da spazi verdi. Passando attraverso di essi ci si immette in un ambulacro con pavimentazione in cocciopesto e copertura a volta composita; da qui, mediante differenti varchi (*vomitoria*), il pubblico accedeva ai vari settori degli spalti (*cavea*). \nCome nella maggior parte degli edifici per spettacoli antichi, anche la cavea dello Stadio di Antonino Pio era organizzata in tre parti, corrispondenti a differenti fasce di spettatori. La parte pi\u00f9 bassa della cavea (ima), riservata a personaggi eminenti, \u00e8 separata dalla pista mediante un muro di recinzione (balteus) e conserva due file di sedute in blocchi di piperno; della parte intermedia e di quella pi\u00f9 alta della cavea (media e summa) non si conservano, invece, le gradinate che, stando ad alcune tracce messe in evidenza, non apparirebbero realizzate in piperno.","tipologia":"Monumento","categoria":"Archeologia","lng":"14.111377","lat":"40.83303","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/stadio-di-antonino-pio"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.076082,40.818115],"properties":{"nome":"Parco archeologico sommerso di Baia","descrizione":"La costa dei Campi Flegrei \u00e8 un esempio unico al mondo, a causa dello sprofondamento dell\u2019antica fascia costiera e della conseguente trasformazione del territorio. Quanto vi si conserva sott\u2019acqua rappresenta dunque un patrimonio eccezionale per la sua peculiarit\u00e0.<\/pIl Parco Sommerso si estende lungo il litorale di Bacoli e Pozzuoli, compreso tra la testata del molo al limite meridionale del porto di Baia ed il molo di Lido Augusto, per un tratto di mare digradante dalla riva fino ad una profondit\u00e0 di circa quindici metri. Parte delle strutture sommerse, gi\u00e0 indagate, sono attualmente insabbiate, altre sono state individuate solo da foto aeree.\n\nTra i principali edifici sommersi sono tuttora visibili: il ninfeo imperiale di Punta Epitaffio, la villa dei Pisoni, la villa \u201ca protiro\u201d, cos\u00ec chiamata dalla presenza di un portico antistante l\u2019ingresso. Inoltre resta un settore dello spazio urbano, di cui sono visibili alcune tabernae affacciate sulla suddetta residenza, e resti di un complesso termale, nonch\u00e9 una peschiera a pianta semicircolare all\u2019estremit\u00e0 meridionale dell\u2019insenatura. Del *Portus Julius*, invece, \u00e8 stata esplorata solo un\u2019area campione, in cui \u00e8 stato possibile individuare un grande magazzino a pianta quadrangolare con corte centrale.\n\nGli arredi scultorei di questi complessi edilizi, restituiti grazie agli scavi subacquei effettuati nel secolo scorso, sono attualmente esposti nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei a Baia.","tipologia":"Parco archeologico","categoria":"","lng":"14.076082","lat":"40.818115","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-sommerso-di-baia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.492965,40.698055],"properties":{"nome":"Scavi archeologici di Stabiae (Villa Arianna)","descrizione":"La villa, che prende il nome da un quadro raffigurante Arianna abbandonata, venne inizialmente scavata in et\u00e0 borbonica, nella seconda met\u00e0 del XVIII secolo, da Carlo Weber. L\u2019aspetto complessivo \u00e8 oggi ricostruibile integrando le planimetrie borboniche dei settori scavati e poi rinterrati con quella delle parti rimesse in luce. Il nucleo pi\u00f9 consistente comprende la sequenza dell\u2019ingresso, del peristilio quadrato e dell\u2019atrio secondo la successione vitruviana tipica delle residenze suburbane. La struttura residenziale risale nel suo nucleo originario ad epoca tardo repubblicana, ma venne successivamente ampliata, con l\u2019aggiunta di una serie ambienti panoramici, nel corso del I secolo d.C. Nell\u2019area archeologica \u00e8 possibile individuare il quartiere termale, con *praefurnium* e *calidarium* (per i bagni di acqua calda) absidato, originariamente decorato in *opus sectile*.\nTra gli affreschi visibili vanno segnalati il quadro di Arianna abbandonata a Nasso, sulla parete di fondo dell\u2019ampio triclinio; Ganimede rapito dall\u2019aquila, nel vestibolo annesso, Perseo ed Andromeda, in una sala attigua. Lungo il porticato, su cui si apre il triclinio estivo, si succedono le stanze residenziali alcune delle quali arricchite da decorazioni parietali a fondo bianco e giallo. Poco oltre si trova l\u2019ampio peristilio, che si sviluppa per una lunghezza complessiva di 370 metri e ripete il canone indicato da Vitruvio. Dalla parte opposta si trova, invece, il nucleo repubblicano della villa: in esso cubicoli con pregevoli decorazioni a mosaico si articolano intorno all\u2019asse canonico atrio-peristilio, tipico delle residenze vesuviane del I secolo a.C.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Archeologia","lng":"14.492965","lat":"40.698055","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/scavi-archeologici-di-stabiae-villa-arianna"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.501345,40.703106],"properties":{"nome":"Scavi archeologici di Stabiae (Villa San Marco)","descrizione":"La villa, il cui nome convenzionale deriva da un\u2019antica cappella costruita nella zona nella seconda met\u00e0 del Settecento, fu edificata sul bordo della collina che forse fran\u00f2 in parte gi\u00e0 al momento dell\u2019eruzione, trascinando con s\u00e9 l\u2019estremit\u00e0 settentrionale degli ambienti disposti sul fronte Nord. L\u2019organizzazione planimetrica dell\u2019edificio si sviluppa secondo un duplice orientamento: la maggior parte del complesso asseconda l\u2019andamento della collina, con gli ambienti pi\u00f9 rappresentativi in posizione panoramica sul mare. Il settore termale segue invece l\u2019orientamento dell\u2019impianto urbano, come si evince dai rilevamenti di Carlo Weber del 1759. La villa venne edificata nella prima et\u00e0 augustea, per poi essere modificata a pi\u00f9 riprese nel corso del I secolo d.C., in particolare durante l\u2019et\u00e0 claudia. Le strutture visibili sono state gravemente compromesse dal sisma del 1980, che ne ha reso necessari massicci interventi di restauro. Attualmente si entra da un vestibolo che immette nell\u2019atrio, in cui \u00e8 collocato il larario, con decorazione a finto marmo. L\u2019area destinata ai bagni si annette al resto della costruzione con un asse differente, dovuto alla presenza di una strada che ne ha condizionato l\u2019orientamento. La successione degli ambienti \u00e8 quella tipica, che dispone in sequenza frigidarium, tepidarium e calidarium rispettivamente per i bagni di acqua fredda, tiepida e calda. Una grande porzione della superficie della villa \u00e8 occupata, inoltre, dal giardino che si distende a partire da un monumentale ninfeo, sovrastante un corridoio anulare e decorato con raffinatissimi mosaici parietali. Di altissimo livello \u00e8 l\u2019affresco che decora la diaeta (sala per il riposo) al termine del portico laterale orientale, con rappresentazione di Perseo e Cassandra.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Archeologia,","lng":"14.501345","lat":"40.703106","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/scavi-archeologici-di-stabiae-villa-san-marco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.452327,40.75761],"properties":{"nome":"Scavi di Oplontis","descrizione":"Gli scavi di Oplontis si trovano al centro della moderna citt\u00e0 di Torre Annunziata.\nIl nome Oplontis \u00e8 attestato unicamente nella Tabula Peutingeriana, copia medioevale di un'antica mappa relativa alle strade esistenti in Italia all'epoca dell'Impero Romano. In questa carta il toponimo Oplontis indica alcune strutture posizionate tra Pompei ed Ercolano.\nPertanto \u00e8 stata attribuita ad Oplontis una serie di rinvenimenti archeologici, che in realt\u00e0 sono relativi ad una zona suburbana di Pompei: una villa residenziale, la villa di **Poppea**; una villa rustica attribuita a L. Crassius Tertius, nella quale, accanto a numerosi corpi di vittime dell'eruzione, \u00e8 stata rinvenuta una notevole quantit\u00e0 di monete in oro e argento, assieme a numerosi pezzi di finissima oreficeria; una struttura termale, presso l'Oncino, sotto le attuali Terme Nunziante, attribuito da A. Maiuri al console M. Crassus Frugi.\nIl monumento principale, unico visitabile, \u00e8 la villa di Poppea inserita tra i beni che l'UNESCO ha definito \"Patrimonio dell'Umanit\u00e0\": grandiosa costruzione residenziale della met\u00e0 del I secolo a.C., ampliata in et\u00e0 imperiale, era in corso di restauro al momento dell'eruzione. \u00c8 attribuita a Poppaea Sabina, seconda moglie dell'imperatore Nerone, ma in ogni caso rientrante nel patrimonio della famiglia imperiale.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Monumento","categoria":"","lng":"14.452327","lat":"40.75761","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/scavi-di-oplontis"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.471401,40.761482],"properties":{"nome":"Villa Regina","descrizione":"Scoperto nel 1977 il complesso, situato nel Comune di Boscoreale, \u00e8 una fattoria di piccole dimensioni costruita in et\u00e0 sillana (I secolo a.C.), incentrata su una cella vinaria ospitante 18 dolia interrati per la conservazione del mosto ricavato dall\u2019uva prodotta nel vigneto che circondava la villa e della quale \u00e8 stato possibile ricostruire l\u2019impianto. La fattoria era infatti dotata di un apposito ambiente per la torchiatura dei grappoli, oltre che di locali adibiti alle attivit\u00e0 domestiche, a stalla e deposito.\nDella *pars urbana* l\u2019unico ambiente signorile era il triclinio ornato da pitture di III stile, mentre altre stanze di alloggio erano poste al piano superiore accessibile mediante una scala.\nAll\u2019epoca dell\u2019eruzione la fattoria doveva essere utilizzata solo durante le lavorazioni agricole, e presenta molte stanze in attesa di essere ripristinate dopo il terremoto del 62 d.C.\nTra gli oggetti ivi rinvenuti si segnalano una piccola erma del dio Bacco, proveniente dal larario del portico, numeroso vasellame da mensa e da cucina, attrezzi agricoli ed alcune lucerne, tra cui una databile al III-IV secolo d.C. che dimostra la frequentazione del sito in epoca posteriore all\u2019eruzione del 79 d.C..","tipologia":"Area archeologica, Monumento","categoria":"Archeologia","lng":"14.471401","lat":"40.761482","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-regina"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.840649,41.15864],"properties":{"nome":"Villa romana di Cellole","descrizione":"La villa marittima di San Limato, le cui strutture superstiti sono in parte incorporate in una masseria settecentesca, costituisce un lussuoso esempio di edilizia residenziale suburbana di Sinuessa.\nLa maggior parte degli ambienti ivi riportati alla luce \u00e8 pertinente all\u2019impianto termale. La villa presenta due settori separati da un corridoio: in quello meridionale vi sono alcune sale con rivestimenti pavimentali in mosaico e lastre marmoree; in quello settentrionale sono gli ambienti termali, con il *frigidarium* per i bagni di acqua fredda, caratterizzato da una pavimentazione a mosaico bianco e nero raffigurante animali marini; a Sud di tale ambiente si dispongono le sale riscaldate, il *tepidarium* ed il *calidarium* (per i bagni di acqua tiepida e calda).\nLa villa testimonia la densa occupazione della Campania settentrionale da parte dei Romani a partire dal III secolo a.C. sino alla fine dell\u2019et\u00e0 imperiale.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Monumento","categoria":"Archeologia,","lng":"13.840649","lat":"41.15864","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-romana-di-cellole"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.374208,40.633724],"properties":{"nome":"Parco archeologico urbano dell'antica Volcei","descrizione":"La complessa vicenda insediativa di Volcei \u00e8 oggi ripercorribile grazie alla costituzione del Parco Archeologico Urbano che inaugurato nel 2003, ha l'intento di collegare e di rendere fruibili in un itinerario di visita le emergenze monumentali antiche di maggiore rilievo inserite in gran parte nel tessuto dell'attuale centro di Buccino.\nLa citt\u00e0 antica, che allo scorcio del IV sec. a.C. fu dotata di un'imponente cinta muraria in blocchi di travertino, \u00e8 nota soprattutto nelle sue fasi di et\u00e0 romana: essa aveva una disposizione a terrazzi e un reticolo di strade disposto a spina di pesce ai lati di un asse Est-Ovest che, rimasto invariato nel tempo, rappresentava la principale via di attraversamento della citt\u00e0 (l'attuale via Roma); il foro, la piazza principale, \u00e8 da ubicare nei pressi dell'attuale Piazza Amendola.\nTra i monumenti oggi visitabili lungo i percorsi del Parco si ricorda il tempio di via S. Spirito, noto come *Caesareum* e l'isolato di via Canali, nel quale, in et\u00e0 romana imperiale, fu costruito un edificio pubblico a tre navate con pavimenti a mosaico.","tipologia":"Parco archeologico, Area archeologica","categoria":"Archeologia","lng":"15.374208","lat":"40.633724","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-urbano-dell-antica-volcei"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.884121,40.643444],"properties":{"nome":"Parco archeologico urbano dell\u2019antica Picentia","descrizione":"Il Parco archeologico si estende attualmente su una superficie di circa 10 ettari, nell\u2019area dove un tempo sorgeva l\u2019abitato antico.\nProgettato secondo un\u2019impostazione non tradizionale che ne prevede il progressivo, futuro ampliamento su tutta l\u2019area urbana antica (circa 85 ettari), si propone come centro di molteplici attivit\u00e0 e interessi.\nLa vasta area non esplorata, destinata a verde, ha la funzione tipica di un parco-giardino, dove si pu\u00f2 trascorrere il tempo libero, in una cornice naturale recuperata alla fruizione. La parte archeologica visitabile, invece, copre una superficie di circa 500 metri quadrati: gli scavi hanno portato alla luce una zona della citt\u00e0 che viene identificata, per la fase di et\u00e0 romana, con il centro di Picentia, nata nel 268 a.C..\nE\u2019 visibile parte di un ampio asse stradale (m. 9,00 di larghezza) orientato in senso Est-Ovest, al quale si raccordano almeno due assi viari perpendicolari di larghezza inferiore; questi ultimi definiscono due isolati (*insulae*) di abitazione, nelle quali sono state individuate fasi costruttive databili tra il III sec. a.C. e il V-VI sec. d.C., periodo che segna il definitivo abbandono della citt\u00e0. Molto limitati sono invece i resti relativi dell\u2019insediamento pre-romano sui cui resti fu costruita Picentia: si tratta di alcune strutture databili al IV sec. a.C., rinvenute al di sotto di una delle *insulae*.","tipologia":"Parco archeologico","categoria":"Archeologia","lng":"14.884121","lat":"40.643444","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-urbano-dellantica-picentia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.968951,40.48822],"properties":{"nome":"Area archeologica del Santuario di Hera alla Foce del Sele","descrizione":"Nell'area archeologica, che si estende a ridosso della sponda del Sele, sono visibili i resti di diversi edifici, conservati per lo pi\u00f9 a livello di fondazione.\nDue *stoai* (portici) definivano fin dall\u2019et\u00e0 arcaica il limite occidentale e meridionale dell\u2019area di culto, al centro del quale si trovava il tempio principale, edificato alla fine del VI sec. a.C. su un precedente edificio.\nAd Est del tempio sorgono gli altari per i sacrifici e le libagioni, mentre, a Nord, \u00e8 visibile una struttura rettangolare, il cosiddetto *thesauros*, al quale in un primo momento fu attribuito il ciclo delle metope scolpite di et\u00e0 arcaica.\nAlle spalle degli altari monumentali sono ubicati i resti di un edificio quadrato, di et\u00e0 lucana, destinato probabilmente ad ospitare i riti iniziatici delle fanciulle in et\u00e0 prematrimoniale.","tipologia":"Area archeologica","categoria":"Archeologia","lng":"14.968951","lat":"40.48822","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/area-archeologica-del-santuario-di-hera-alla-foce-del-sele"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.182647,40.141106],"properties":{"nome":"Parco Archeologico Velia","descrizione":"La citt\u00e0 di Elea, chiamata dai Romani Velia, fu fondata intorno al 540 a.C. da profughi di Focea, citt\u00e0 greca collocata sulle coste dell\u2019attuale Turchia. Gli esuli, assediati dai Persiani, intrapresero un lungo viaggio nel Mediterraneo, prima di trovare la sede dove fondare la loro nuova citt\u00e0.\nElea assunse ben presto un ruolo di grande importanza che mantenne intatto per molti secoli. \nFu sede della scuola filosofica eleatica, animata da Parmenide e Zenone, i quali contribuirono in maniera diretta alla vita politica ed al benessere della citt\u00e0.\nNel corso del IV secolo a.C. resistette alla pressione dei Lucani e dei vicini abitanti di Poseidonia-Paestum. Tra il III-II secolo a.C. consolid\u00f2 i rapporti con Roma cui forniva navi e sedi portuali, oltre che fanciulle come sacerdotesse di Demetra. Un secolo dopo, Elea assunse lo statuto di municipio romano, pur conservando la propria autonomia, linguistica e monetale. Vivr\u00e0 un periodo di prosperit\u00e0 fino almeno al III secolo d.C. quando inizi\u00f2 un periodo di progressiva decadenza dovuto probabilmente all'insabbiamento dei porti ed all'affermarsi di vie di comunicazione pi\u00f9 interne.\nIn periodo medievale, XI secolo d.C., venne realizzata una cittadella fortificata sull'acropoli che ancora oggi caratterizza il paesaggio velino.\nNel sito della citt\u00e0 di Elea sono conservate numerose testimonianze archeologiche risalenti a vari periodi: dagli anni della fondazione alle fasi medievale e moderna. I resti archeologiche compongono un originale quadro di sovrapposizioni e si inseriscono in uno scenario naturale composto da macchia mediterranea, rigogliosi uliveti e querceti. Il connubio tra elementi architettonici antichi e risorse botaniche si sviluppo sullo sfondo di una geografia mossa e quasi impervia, laddove alle aree pianeggianti della citt\u00e0 bassa, a ridosso della costa, si oppone il rilievo del promontorio dell\u2019acropoli e della dorsale collinare pi\u00f9 interna, segnata dalla linea delle fortificazioni. Morfologia, archeologia e flora si saldano a creare un paesaggio unico.\nIl percorso di visita, dotato di pannelli didascalici, comincia dalla citt\u00e0 bassa, dove gran parte degli edifici risalgono ad et\u00e0 ellenistica e romana. Il viale d\u2019ingresso costeggia la cinta muraria, le cui prime fasi risalgono al VI secolo a.C. Avanzata rispetto alle mura \u00e8 una necropoli di et\u00e0 romano-imperiale (I\u2013II secolo d.C.) di cui sono visibili sepolture individuali e recinti funerari.\n\nSuperata la necropoli,l\u2019accesso alla citt\u00e0 avviene attraverso Porta Marina Sud protetta da una torre quadrangolare di cui si apprezzano due fasi costruttive: la prima della prima met\u00e0 del V secolo a.C. riconoscibile dai blocchi parallelepipedi di arenaria, la seconda, databile al III secolo a.C., realizzata con blocchi di conglomerato.\nDa Porta Marina Sud il percorso procede tra gli isolati della citt\u00e0 bassa. In particolare si visitano l\u2019insula II, occupata da un edificio con criptoportico di et\u00e0 augustea (31 a.C. \u2013 14 d.C.) variamente interpretato come palestra o scuola medica e le residenze di et\u00e0 imperiale dell\u2019insula I.\nOltre le due insule, procedendo verso l\u2019interno, \u00e8 l\u2019edificio ritrovato nell'area della Masseria Cobellis. Si tratta di un raffinato fabbricato di carattere pubblico di et\u00e0 medio-imperiale realizzato su due livelli e su un rigoroso progetto di impianto simmetrico. Lungo l\u2019asse centrale dell\u2019edificio si dispongono un ninfeo e una vasca, ai lati rampe rivestite con lastre marmoree parzialmente conservate.\n\nSuperati gli isolati di abitazioni e gli edifici pubblici della citt\u00e0 bassa si procede sulla via di Porta Rosa, costeggiata nella porzione iniziale dalla terme adrianee (II secolo d.C.) dove sono visibili vari ambienti del calidarium e la sala del frigidarium, quest\u2019ultima decorata da un mosaico con tessere bianche e nere, raffigurante animali e mostri marini.\nOltre, la strada conduce alla cosiddetta agor\u00e0, altrimenti interpretata come santuario di Asclepio, divinit\u00e0 medica e guaritrice. L\u2019area \u00e8 organizzata su tre livelli sovrapposti ed ospita porticati, celle e fontane. L\u2019impianto, risalente nella sua forma finale al II secolo a.C., \u00e8 alimentato dall'acqua della sorgente Hyele collocata pi\u00f9 in alto. Essa gi\u00e0 serviva in et\u00e0 ellenistica un complesso termale con vasche per il bagno caldo e vani di servizio.\nContinuando a seguire il percorso della via di porta Rosa si arriva in una gola profonda che permette il passaggio verso la zona settentrionale della citt\u00e0, zona non ancora esplorata. Il punto di passaggio \u00e8 organizzato con un varco a volta che compone il pi\u00f9 celebre monumento di Elea: Porta Rosa.\nVolgendo il passo verso l\u2019area dell\u2019Acropoli, si pu\u00f2 visitare il pi\u00f9 antico abitato di Velia (VI secolo a. C.), di cui sono visibili i resti di diverse abitazioni, piccoli edifici di una o due stanze, addossati gli uni sugli altri, ai margini di una strada tortuosa. Si tratta del cosiddetto villaggio arcaico, non un impianto regolare e uniforme con vie tagliate ad angolo retto ed isolati di uguali dimensioni, bens\u00ec un agglomerato denso di case che si adatta e si armonizza al carattere accidentato e scosceso del versante del promontorio che occupa. Esso fu abbandonato ed obliterato al principio del V secolo a.C., poche generazioni dopo la fondazione della citt\u00e0, per permettere la costruzione degli edifici pubblici, civili e religiosi collocati sulla terrazza superiore del promontorio: l\u2019acropoli.\n\nQui sono visibili i monumenti di rappresentanza di Elea\/Velia, quelli utilizzati per le adunanze politiche, quelli per le celebrazioni sacre identitarie e quelli dedicate ai ludi scenici. Il teatro, ad esempio, la cui ultima fase risale ad et\u00e0 romana, e che probabilmente serv\u00ec anche come luogo assembleare; il tempio di et\u00e0 ellenistica, verosimilmente realizzato al posto di un edificio sacro pi\u00f9 antico e probabilmente dedicato ad Atena; i grandi muri di terrazzamento, opere minuziose di sistemazione e regolarizzazione dell\u2019aspra morfologia dell\u2019acropoli; l\u2019ingresso monumentale al santuario, soluzione scenografica che dava magniloquenza a l\u2019intera area e ne contingentava l\u2019accesso. Tutti questi edifici vennero in parte inglobati nella cittadella di et\u00e0 medievale della quale si rendono ancora visibili la torre e le due chiese, la cappella Palatina di San Quirino e la chiesa di Santa Maria.\nDall'Acropoli il panorama si apre con notevole ampiezza. Con un sol colpo \u00e8 possibile abbracciare il litorale tirrenico da Punta Licosa a Capo Palinuro e oltre; verso l\u2019interno le piane dell'Alento e della Fiumarella, i monti del Cilento e gli Alburni.","tipologia":"Parco archeologico, Parco archeologico","categoria":"Altro, Archeologia","lng":"15.182647","lat":"40.141106","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-velia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.006858,40.42339],"properties":{"nome":"Museo Archeologico Nazionale di Paestum","descrizione":"All\u2019ombra dei templi di Paestum, \u00e8 collocata una delle pi\u00f9 importanti collezioni archeologiche d\u2019Italia: il Museo Archeologico Nazionale di Paestum.\nTra i ritrovamenti pi\u00f9 spettacolari esposti nel museo spiccano le metope (lastre scolpite che decoravano un grande tempio) provenienti dall'Heraion di foce Sele, e la tomba cosiddetta \u201cdel Tuffatore\u201d, una tomba dipinta di V sec. a.C., e le lastre dipinte delle tombe di IV e III sec. a.C..\n\nIl museo \u00e8 diviso in tre sezioni:\nDa Poseidonia a Paestum. Dalla fondazione della citt\u00e0 greca al tramonto dell'egemonia lucana (piano terra).\nPrima di Poseidonia. Il territorio a sud del Sele in et\u00e0 preistorica e protostorica (galleria superiore).\nPaestum romana.\nIl museo \u00e8 situato all'interno della cinta muraria dell'antica citt\u00e0, in un'area, ai margini dell'ex strada statale 18, oggi completamente pedonale.\nIn questa stessa zona, lateralmente rispetto al Museo, \u00e8 la Chiesa della SS. Annunziata, pi\u00f9 nota come Basilica Paleocristiana, fiancheggiata da un palazzotto vescovile settecentesco che, prima della costruzione del Museo, ospitava le raccolte provenienti dagli scavi della citt\u00e0.","tipologia":"Parco archeologico","categoria":"Archeologia","lng":"15.006858","lat":"40.42339","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-archeologico-nazionale-di-paestum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.97107,40.486797],"properties":{"nome":"Museo narrante del Santuario di Hera Argiva alla foce del Sele","descrizione":"Il Museo Narrante, ospitato in una masseria degli anni \u201830 del secolo scorso, \u00e8 una struttura espositiva che introduce il visitatore alla scoperta di uno dei luoghi pi\u00f9 importanti e suggestivi della Magna Grecia.\nIl percorso di visita, che utilizza sia strumenti di tipo tradizionale, sia video-installazioni, prodotti multimediali e ricostruzioni virtuali interattive, si sviluppa come la trama di un racconto che guida il visitatore alla scoperta del santuario.\nAlla ricostruzione del paesaggio antico della foce del Sele \u00e8 dedicata la sala di apertura, che mostra le variazioni paleoambientali e fornisce la scenografia naturale che faceva da sfondo al santuario.\n\nLa storia della ricerca archeologica \u00e8 illustrata all\u2019interno di una sala in cui su due schermi a muro e su un video a pavimento scorrono immagini sincronizzate che illustrano il progredire delle esplorazioni, dando al visitatore l\u2019impressione di assistere alle scoperte dal bordo del cantiere di scavo.\nNella sala dedicata all\u2019illustrazione degli edifici del santuario diverse postazioni multimediali interattive permettono di accedere alle ricostruzioni virtuali dei monumenti.\nIl cuore del museo \u00e8 rappresentato dalla sala delle metope, nella quale sono esposte le riproduzioni delle lastre scolpite di et\u00e0 arcaica provenienti dal santuario di Hera e raffiguranti episodi di diversi racconti mitici (le fatiche di Eracle, la guerra di Troia). Le metope sono sospese al tetto della sala e rappresentano gli elementi visivi di una narrazione che, utilizzando insieme il racconto, le luci, i suoni, illustra i miti rappresentati nei rilievi in modo molto suggestivo e coinvolgente per il visitatore.\nUna scala elicoidale, lungo la quale sono appese le riproduzioni delle statuette fittili dedicate alla dea, conduce il visitatore, accompagnato dalle voci e dai suoni dei devoti, al piano inferiore, ad un punto di osservazione dell\u2019area archeologica.\nAl piano superiore una sala ospita la ricostruzione degli interni del cosiddetto edificio quadrato, che, ubicato nei pressi del tempio principale, era destinato con probabilit\u00e0 alla tessitura dei pepli da offrire alla dea.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Archeologia","lng":"14.97107","lat":"40.486797","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-narrante-del-santuario-di-hera-argiva-alla-foce-del-sele"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.347563,40.808468],"properties":{"nome":"Teatro romano di Ercolano","descrizione":"Situato attualmente all'esterno degli Scavi di Ercolano, il teatro, ancora inglobato nel banco di tufo, fu scavato attraverso una serie di cunicoli nel Settecento.
La visita si svolge attualmente attraverso una serie di rampe di scale e di cunicoli che permettono di vedere parti dell\u2019edificio sotterrato, scendendo fino al piano dell\u2019orchestra, pavimentata in marmo bianco. \nLo spazio del palcoscenico \u00e8 in gran parte occupato da due grandi piloni settecenteschi realizzati da Francesco La Vega per motivi statici. Il fronte scena presenta la porta regia al centro, le due porte *hospitales* ai lati e quattro nicchie laterali, dove originariamente erano collocate le statue recuperate negli scavi per cunicoli del principe d\u2019Elboeuf, fra cui si ricordano quelle dette Piccola e Grande Ercolanese, ora conservate nel museo di Dresda.","tipologia":"Monumento","categoria":"Archeologia","lng":"14.347563","lat":"40.808468","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/teatro-romano-di-ercolano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.348509,40.80736],"properties":{"nome":"Villa dei Papiri","descrizione":"La Villa dei Papiri, una delle pi\u00f9 grandi e sontuose ville romane mai esplorate, posta all\u2019estremo limite settentrionale dell\u2019area degli \u201cscavi nuovi\u201d, fu scavata, per volere di Carlo III di Borbone, con un articolato sistema di pozzi di discesa ed areazione e di cunicoli sotterranei, tra il 1750 ed il 1764.\nLe indagini furono condotte sotto la guida, dapprima, di un agrimensore spagnolo, Don Rocco Gioacchino Alcubierre e, poi, dall\u2019ingegnere svizzero Karl Weber, cui si deve anche la pianta datata al 20 luglio 1754 con l\u2019indicazione dei rinvenimenti dei reperti scultorei. Successivamente gli scavi furono proseguiti da Francesco La Vega, da Camillo Paderni, custode del Museo di Portici, e dallo scultore e restauratore francese Canart.\n\nLa villa, della quale negli ultimi anni \u00e8 ripreso lo scavo a cielo aperto, era costruita a terrazze disposte su una collinetta a Nord-Ovest di Ercolano parallelamente alla linea di costa, e si estendeva su di un fronte lungo oltre 250 metri, secondo un orientamento dell\u2019asse longitudinale in direzione Nord-Ovest\/Sud-Est.\nDella villa sono stati riconosciuti quattro nuclei principali: un corpo centrale organizzato con atrio, tablino e peristilio quadrato; una serie di ambienti nel settore orientale; un grande peristilio rettangolare ed alcune strutture poste ad Ovest del peristilio rettangolare in direzione di un terrazzo che terminava in un belvedere di forma circolare.\nIl complesso residenziale restitu\u00ec circa 90 sculture ed oltre 1800 rotoli di papiro, per lo pi\u00f9 con testi greci di filosofia epicurea ad opera di Filodemo di Gadara, un filosofo del I secolo a.C., oltre ad alcuni in latino, tra cui un anonimo De bello Actiaco sulla guerra tra Marco Antonio e Cleopatra contro Ottaviano.","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Area archeologica","categoria":"Archeologia","lng":"14.348509","lat":"40.80736","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-dei-papiri"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.848537,41.19784],"properties":{"nome":"Museo Padre Pio di Pietrelcina","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.848537","lat":"41.19784","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-padre-pio-di-pietrelcina"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.084151,40.798237],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Cento Camerelle, Bauli","descrizione":"Il monumento consiste in una serie cisterne, composte da due parti sovrapposte, del tutto indipendenti, orientate diversamente e risalenti ad epoche diverse. Esse erano in realt\u00e0 pertinenti ad una villa, i cui ruderi si osservano in parte scavati nel banco tufaceo della collina sottostante ed a peschiere semisommerse nello specchio d\u2019acqua antistante.\nSecondo una delle ipotesi, la villa sarebbe appartenuta ad Ortensio e poi passata ad Antonia moglie di Druso, da questi a Nerone, ed infine a Vespasiano della dinastia flavia.\nL\u2019edificio superiore, posto a m 3,00 dall\u2019attuale piano di campagna, \u00e8 un ampio serbatoio di et\u00e0 imperiale, diviso in quattro navate, coperte da volta a botte e sorrette da tre file di pilastri, con uno degli estradossi a terrazza, rivestito di pavimento *in signinum*. L\u2019aula \u00e8 scavata nel tufo fino a m 2,00 di profondit\u00e0 e foderata di muratura con paramento in *opus reticulatum* ed ammorsature a tufelli, recante un rivestimento idraulico di cocciopesto di notevole spessore. Al centro di ogni volta vi sono pozzetti di ispezione quadrati; mentre nell\u2019angolo Nord si apre una nicchia recante traccia di rivestimento di intonaco. Al livello inferiore, pi\u00f9 in basso di m 6,00 rispetto al precedente, \u00e8 una rete di cunicoli per l\u2019approvvigionamento idrico, databili all\u2019et\u00e0 repubblicana e solo parzialmente esplorati. Orientati Est-Sud-Est \/ Ovest-Sud-Ovest e disposti ortogonalmente, alti circa m 4,00, sono coperti a volta e collegati da stretti e bassi passaggi di comunicazione, ora con tetto di tegole a due spioventi, ora con tetto copertura piano. Gli ambienti sono scavati nel tufo e foderati di *opus coementicium* e rivestiti di cocciopesto. La presenza di questo tipo di intonaco idraulico ed il cordolo alla base delle pareti dimostra che anche questi cunicoli erano adibiti a cisterna. In essi si conservano ancora sulle pareti i nomi dei visitatori dei secoli scorsi scritti a carboncino.","tipologia":"Monumento, Monumento","categoria":"Archeologia, Archeologia","lng":"14.084151","lat":"40.798237","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-cento-camerelle-bauli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.254819,40.84918],"properties":{"nome":"Museo cappella Sansevero","descrizione":"Situato nel cuore del centro antico di Napoli, il Museo Cappella Sansevero \u00e8 un gioiello del patrimonio artistico internazionale. Creativit\u00e0 barocca e orgoglio dinastico, bellezza e mistero s\u2019intrecciano creando qui un\u2019atmosfera unica, quasi fuori dal tempo.\n\nTra capolavori come il celebre Cristo velato, la cui immagine ha fatto il giro del mondo per la prodigiosa \u201ctessitura\u201d del velo marmoreo, meraviglie del virtuosismo come il Disinganno ed enigmatiche presenze come le Macchine anatomiche, la Cappella Sansevero rappresenta uno dei pi\u00f9 singolari monumenti che l\u2019ingegno umano abbia mai concepito.\n\nUn mausoleo nobiliare, un tempio iniziatico in cui \u00e8 mirabilmente trasfusa la poliedrica personalit\u00e0 del suo geniale ideatore: Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero.","tipologia":"Chiesa o edificio di culto","categoria":"","lng":"14.254819","lat":"40.84918","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-cappella-sansevero"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.541394,40.3787635],"properties":{"nome":"Lapidario Dianense del Museo Diocesano di Teggiano","descrizione":"Il Museo racconta la celebre \u201cPietra di Teggiano\u201d, attraverso millesettecento anni di storia, dal periodo romano al Settecento e costituisce un raddoppio della superficie espositiva del Museo Diocesano \u201cSan Pietro\u201d. Inaugurato nel luglio del 2016, espone sculture, iscrizioni e manufatti litici, collocati negli spazi dell\u2019antica cappella di Sant\u2019Eligio, nel complesso architettonico di San Michele Arcangelo di Teggiano. La sezione romana \u00e8 arricchita da edicole funerarie, da un telamone, una statua acefala, una mensa ponderaria ed un\u2019iscrizione che rimanda alla colonia di Tegianum. Al periodo medievale risalgono numerosi capitelli, mentre sono collocabili tra Quattrocento e Seicento, alcuni stemmi gentilizi di famiglie aristocratiche locali. Spicca per importanza l\u2019arco dell\u2019antica cappella dei Malavolta, un tempo nella chiesa cattedrale di Santa Maria Maggiore, degli anni \u201980 del XV secolo e la lastra aragonese, che ricorda la ben nota Congiura dei Baroni, ordita a Teggiano nel 1485. Dal Lapidario si passa alla visita del succorpo di Santa Venera, con affreschi e capitelli tratti dal bestiario medievale.","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.541394","lat":"40.3787635","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/lapidario-dianense-del-museo-diocesano-di-teggiano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.40207,41.0594],"properties":{"nome":"Acquedotto Carolino","descrizione":"Per alimentare i giochi d\u2019acqua della Reggia di Caserta, e pi\u00f9 in generale per soddisfare le esigenze del Palazzo e della citt\u00e0, Carlo di Borbone promosse la costruzione di un nuovo acquedotto, che da lui prese il nome di Acquedotto Carolino.\n\nIl re incaric\u00f2 del progetto Luigi Vanvitelli, chiedendogli di realizzare una grandiosa impresa di ingegneria idraulica, che gi\u00e0 all\u2019epoca dest\u00f2 l\u2019attenzione di tutta l\u2019Europa ed \u00e8 ancora oggi considerata una delle pi\u00f9 importanti opere realizzate dai Borbone.\n\nL\u2019Acquedotto Carolino \u00e8 una imponente struttura in tufo con tre ordini di archi a tutto sesto che si innalza per un\u2019altezza di 60 metri ed una lunghezza di circa 500 metri. Il tracciato dell\u2019acquedotto si snoda per lo pi\u00f9 interrato per una lunghezza di 38 km, con alcuni ponti-canale. Fra questi, oltre all'Acquedotto Carolino, che attraversa la Valle di Maddaloni (CE), i pi\u00f9 importanti sono il Ponte Carlo III di Moiano (BN), che attraversa il fiume Isclero, e il Ponte della Valle di Durazzano (BN).","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.40207","lat":"41.0594","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/reggia-di-caserta-acquedotto-carolino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.0301,40.919],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Liternum","descrizione":"Sita nel territorio a Nord di Cuma, gi\u00e0 frequentato in et\u00e0 preistorica e preromana da popolazioni indigene e di stirpe osco-sabellica, Liternum fu fondata nel 194 a.C., insieme a Puteoli e Volturnum, come colonia marittima presso la sponda sinistra del Lago Patria (la Literna Palus, citata nelle fonti letterarie, dove sfociava l\u2019antico Clanis) ed assegnata a trecento veterani della seconda guerra punica, probabilmente appartenenti all\u2019esercito di Publio Cornelio Scipione l\u2019Africano, che vi si rifugi\u00f2 esule in una villa fortificata e, secondo la tradizione, vi fu sepolto.\n\nAl periodo della deduzione coloniale risalgono lo schema urbanistico e l\u2019impianto originario del Foro, riportato in luce nel 1932, con i resti del Capitolium, della Basilica e del Teatro. La citt\u00e0 ebbe il periodo di massimo sviluppo edilizio ed economico in epoca augustea e soprattutto tra la fine del I ed il II secolo d.C., dopo essere stata collegata con i centri della costa flegrea grazie alla Via Domitiana, che attraversava l\u2019area forense.\nUn progressivo abbandono, dovuto anche all\u2019impaludamento della zona, port\u00f2 ad una rapida decadenza della citt\u00e0 a partire dalla tarda et\u00e0 imperiale.\nEsterni alla cinta muraria sono l\u2019anfiteatro e l\u2019area di necropoli, con sepolture soprattutto di epoca imperiale, entrambi oggetto di recenti indagini. Sempre nel corso di nuove campagne di scavo sistematiche sono stati esplorati settori dei quartieri abitativi e tratti della viabilit\u00e0 urbana, nonch\u00e9, lungo la sponda sinistra del lago, un santuario prospiciente una corte, costruita su ambienti pertinenti a magazzini. Pi\u00f9 a Sud sono stati messi in luce, inoltre, impianti artigianali con resti di fornace da riferire ad una produzione locale del *caeruleum* e forse alla lavorazione del vetro. Il sito antico, adibito a Parco archeologico, si estende su un'area in compropriet\u00e0 tra Stato, Provincia di Napoli e Comune di Giugliano in Campania. Alcuni degli interessanti materiali rinvenuti sono conservati a fini espostivi nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei a Baia.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.0301","lat":"40.919","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-parco-archeologico-di-liternum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.48228,40.62961],"properties":{"nome":"Villa romana di Positano","descrizione":"Alla fine del I sec. a.C., come avvenne lungo le coste del golfo di Napoli e della penisola sorrentina, anche nel vallone di Positano, grazie alla posizione privilegiata\nsul mare e al clima particolarmente salubre, venne edificata una sontuosa residenza privata.\nLa villa, oggi ubicata al di sotto della Chiesa di Santa Maria Assunta, era organizzata su due ampie terrazze con un giardino circondato da un portico a monte e un altro aperto verso la costa. Dall'interno gli ospiti potevano godere della vista del mare, dei giardini, oppure delle pareti affrescate con paesaggi o con scene di caccia e\ndi pesca decorate in IV stile pompeiano. Intorno alla met\u00e0 del I sec. d.C. la villa era in corso di restauro per i danni prodotti dal violento terremoto del 62 d.C.\nL\u2019eruzione del Vesuvio del 79 d.C. danneggi\u00f2 irrimediabilmente la villa, facendo crollare tetti e solai e obliterando l\u2019esistenza della residenza per tantissimi secoli sotto un accumulo di detriti spesso oltre 10 metri.\nOggi, con la creazione di un percorso museale ad hoc, \u00e8 possibile non solo assistere al racconto delle complesse operazioni di scavo e restauro che hanno interessato la struttura ma sospendere per un attimo il tempo e partecipare a quello che successe 2000 anni fa come se fossimo davanti a un fermo immagine.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.48228","lat":"40.62961","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/villa-romana-di-positano"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.028915522153769,40.918604150048466],"properties":{"nome":"Parco archeologico dei Campi Flegrei - Anfiteatro di Liternum","descrizione":"L\u2019Anfiteatro di Liternum \u00e8 localizzato a sud della citt\u00e0 antica nelle immediate vicinanze della stessa. \nLa struttura \u00e8 stata oggetto di un limitato intervento di scavo che ne ha permesso da un lato di individuarne i limiti reali mentre dall\u2019altra ha permesso di individuarne almeno due fasi edilizie distinte. Quello che sembra molto probabile, per un\u2019epoca cosi remota della romanit\u00e0, \u00e8 che l\u2019anfiteatro, al pari di quello di Pompei, non era dotato di sotterranei. Da quello che si \u00e8 potuto ricostruire grazie alla ricerca archeologica condotta nei primi anni 2000 l\u2019anfiteatro, dotato di almeno due accessi (Nord e Sud) viene progettato e realizzato nel corso del II sec. a.C. Similmente agli anfiteatri subisce una serie di rifacimenti e restauri tra il I e il II sec. d.C., volti ad migliorarne la fruizione ad aumentare il numero di spettatori anche in funzione dell\u2019importanza ormai raggiunta citt\u00e0 nel corso della prima et\u00e0 imperiale e dei secoli successivi.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.028915522153769","lat":"40.918604150048466","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-dei-campi-flegrei-anfiteatro-di-liternum"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.787807241746112,40.915423960476645],"properties":{"nome":"Museo irpino","descrizione":"Il Museo Irpino di Avellino nacque nella seconda met\u00e0 del XIX secolo, a seguito della donazione, per legato testamentario, della collezione di antichit\u00e0 dell\u2019avvocato Giuseppe Zigarelli al Comune di Avellino. Nel corso degli anni, a seguito di ulteriori acquisizioni di materiali, derivanti da scavi condotti in varie aree del territorio irpino, la struttura si \u00e8 arricchita significativamente, divenendo l\u2019emblema della rilevanza storico-archeologica che l\u2019Irpinia riveste nel quadro dei giacimenti culturali campani e ponendosi, quindi, come tappa obbligata iniziale per chi voglia accostarsi alla conoscenza di questo territorio e della sua storia. Il Museo si divide in pi\u00f9 sale, ognuna dedicata ad un\u2019area di provenienza, compresa la stessa collezione Zigarelli, che si pu\u00f2 definire una collezione di materiali dell\u2019et\u00e0 del Ferro, in larga parte, provenienti dall\u2019alta valle del fiume Ofanto con altri nuclei di materiali di incerta provenienza. L\u2019attuale sistemazione \u00e8 il frutto di una scelta che concilia due elementi fondamentali: la sequenza cronologica (dalla Preistoria alla tarda Et\u00e0 Romana) dei materiali ed il loro contesto di provenienza originario; tale percorso, quindi, nonostante si dati a circa trent\u2019anni fa, permette una visita ed una fruizione agevoli della struttura e dei suoi beni, coerentemente con le attuali esigenze dell\u2019archeologia e della storia antica che insistono fortemente, nella divulgazione della conoscenza scientifica, sui concetti di fonti documentari e di contestualizzazione dei materiali documentari stessi.\nUnitamente alla Biblioteca Provinciale Scipione e Giulio Capone ed alla Pinacoteca Provinciale, di recente allestita nel Carcere Borbonico, costituisce uno dei poli culturali di maggior interesse del nostro territorio e, quindi, si pone al centro delle esigenze di valorizzazione e di comunicazione che ogni giacimento culturale, di per s\u00e9 stesso, pone.\nIl Museo offre una vasta e ricca documentazione sulle varie fasi di insediamento che il nostro territorio vide dall\u2019et\u00e0 preistorica fino alla tarda et\u00e0 romana.\n\u00c8 localizzato in un edificio di architettura neo-razionalista, progettato dall\u2019arch. Francesco Fariello, vincitore di un concorso nazionale di idee nel 1951. La struttura sorge nel sito un tempo occupato dall\u2019Orto Botanico di et\u00e0 borbonica, come ancora oggi testimoniato dal ricco giardino annesso.\nIl Museo occupa l\u2019intero piano terra dell\u2019edificio, per una superficie complessiva di circa 2000 mq, compreso l\u2019ampio cortile interno, e sorge in una struttura multifunzionale, all\u2019interno della quale convivono altri servizi al pubblico, quali Biblioteca Provinciale, Mediateca Provinciale, Centro Rete.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.787807241746112","lat":"40.915423960476645","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-irpino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.51462150947776,40.7444471131529],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Pompei - Ex Real Polverificio borbonico","descrizione":"Ricadente nel Comune di Scafati, il Real Polverificio Borbonico rappresenta oggi un sito culturalmente rilevante che porta in s\u00e9 delle potenzialit\u00e0 di impiego davvero uniche.\nSi tratta di un\u2019area pressoch\u00e9 rettangolare su cui insistono numerosi edifici di diverse epoche inserite all\u2019interno di un\u2019area verde, che ne costituisce il parco, caratterizzata da due viali di rigogliosi platani e verdeggianti tratti secondari. Edificato da Ferdinando II di Borbone, penultimo re di Napoli, a partire dal 1851, sostitu\u00ec la Real Fabbrica di Polveri e Nitri di Torre Annunziata nella produzione di polvere da sparo, grazie anche alla posizione favorevole, prossima al Canale Conte di Sarno e ad un suo derivato il Canale Bottaro, e al contempo abbastanza lontano dal centro di Scafati da evitare pericoli per la popolazione in caso di incidenti esplosivi. A partire dal 1894 fu destinato alla produzione di tabacchi ed ebbe una lunga vita edilizia fino al 1980, quando tutta la struttura fu abbandonata a seguito dei danni del terremoto. All\u2019interno del complesso \u00e8 possibile distinguere diversi edifici di rilievo storico e monumentale, databili tra il 1852 e il 1880 e circondati dall\u2019antico muro di cinta; tra essi un corpo principale nel lato occidentale, a carattere amministrativo residenziale, attuale sede museale del Comune di Scafati, l\u2019adiacente Cappella di Santa Barbara, l\u2019ingresso monumentale all\u2019area esplosiva, di cui si conserva il cancello originario in ghisa, e i padiglioni del laboratorio chimico e delle officine del Polverificio.\nUno specifico piano di riqualificazione mira a rispondere all\u2019esigenza del Parco Archeologico di Pompei, di reperire nuovi e pi\u00f9 idonei spazi da destinare a depositi all\u2019avanguardia, archivi, laboratori, auditorium, spazi espositivi e uffici, valorizzando nel contempo l\u2019intero complesso del Real Polverificio Borbonico, con gli edifici storici e il Parco all\u2019interno del quale sono dislocati.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.51462150947776","lat":"40.7444471131529","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-pompei-ex-real-polverificio-borbonico"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.48006,40.69543],"properties":{"nome":"MUDISS - Museo diocesano sorrentino stabiese","descrizione":"Nel Museo \u00e8 possibile ammirare reperti rinvenuti nella necropoli soggiacente alla Concattedrale negli anni 1875 \u2013 78 e conservati dapprima nella sala Capitolare e dal 1964 al 2007 presso l\u2019Antiquarium Statale. La loro datazione va dal II al VI secolo d.C.. Significativa la colonna miliare del tempo di Adriano sita sul percorso Nuceria, Stabiae, Surrentum che testimonia, con data certa, la rinascita di Stabia (\u201cStabiasque renatas\u201d dice il poeta Stazio) dopo l\u2019eruzione del 79 d.C. Sono interessanti anche le lapidi funerarie ed alcuni sarcofagi tra i quali quello di Giulio Longino con il bassorilievo di \u201cApollo, Minerva e le Muse\u201d risalente alla fine del III secolo d.C. e quello di Bettia Felicita. Il sarcofago di Cornelia Ferocia resta nella Concattedrale sotto l\u2019altare di San Catello - mentre solo la copertura \u00e8 nel Museo: con le raffigurazioni del \u201cPastore\u201d e di una matrona con rotolo si presta ad una lettura sia pagana che cristiana. \nAll\u2019epoca post-costantiniana risalgono le tegole che ricoprivano le sepolture pi\u00f9 povere e le iscrizioni caratterizzate dal Xrismon. Significative numerose lucerne, alcune delle quali di origine africana, con varie raffigurazioni simboliche. Importante l\u2019avorio raffigurante, come si ritiene dai pi\u00f9, l\u2019abbraccio di Pietro e Paolo (secoli V \u2013 VI). Ai reperti provenienti dalla necropoli (che \u00e8 ricca anche di un arcosolio con belle raffigurazioni policrome, venuto alla luce in una breve campagna di scavi condotta dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei) si aggiungono marmi provenienti da una pi\u00f9 antica cattedrale stabiese. La suggestiva novit\u00e0, che ha ulteriormente arricchito il Museo, \u00e8 la statua in terracotta che la Soprintendenza Archeologica e quella ai BAPPSAE hanno affidato al Museo. Essa, rinvenuta frantumata in oltre settanta pezzi durante gli scavi eseguiti dalle Soprintendenze stesse nella Grotta di San Biagio, grazie anche al lavoro di Vincenzo Sabini, \u00e8 stata assemblata dal restauratore Umberto Piezzo e raffigura un santo Vescovo, forse San Renato o San Catello.\nLa realizzazione del Museo \u00e8 stata curata dall\u2019Ufficio Beni Culturali della Curia Arcivescovile di Sorrento \u2013 Castellammare con il contributo della Conferenza Episcopale Italiana proveniente dall\u2019otto per mille. L\u2019alta sorveglianza \u00e8 stata esercitata dalle Soprintendenze competenti, Archeologica e per i BAPPSAE.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.48006","lat":"40.69543","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mudiss-museo-diocesano-sorrentino-stabiese"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.48859,40.68513],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Pompei - Reggia del Quisisana","descrizione":"Il complesso architettonico del Quisisana fu costruito nel XIII secolo dai sovrani angioini come luogo di villeggiatura e di cura, ma fu solo con gli interventi condotti da Carlo III di Borbone tra il 1765 e il 1790 che il palazzo assunse l\u2019aspetto attuale.\n\nIl complesso, che rispecchiava l\u2019idea del \u201cpalazzo di caccia e villeggiatura\u201d, ha una struttura ad \"elle\" cos\u00ec da godere da un lato di una splendida vista sul golfo e dall\u2019altro di essere meglio collegato a Castellammare.\n\nNel periodo seguente anche il parco sub\u00ec dei rifacimenti e ingrandito sul modello del giardino all\u2019inglese con grandi viali, scale, fontane e giochi d\u2019acqua che sfruttavano scenograficamente sia la ricca vegetazione delle pendici del Faito sia le sorgenti d\u2019acqua. La fama del Palazzo era tale da attrarre moltissimi viaggiatori e personalit\u00e0 straniere a soggiornare nell\u2019area e il suo splendore ci \u00e8 testimoniato dagli acquerelli e dalle incisioni di Hackert e Dahl nonch\u00e9 dalle vedute della Scuola di Posilippo. Dopo alcuni decenni di abbandono, il palazzo \u00e8 stato oggetto, all\u2019inizio del 2000, di un grande intervento di restauro, terminato nel 2009, e che ha restituito l\u2019antico splendore. \nIl sito, attualmente non visitabile, \u00e8 di propriet\u00e0 del Comune di Castellammare di Stabia; le funzioni di tutela sono di competenza del Parco Archeologico di Pompei.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.48859","lat":"40.68513","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-pompei-reggia-del-quisisana"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.37466,40.77832],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Pompei - Area archeologica di Villa Sora","descrizione":"La grande e scenografica villa marittima in contrada Sora sorge a circa 3,6 km a sud-est di Ercolano e si apriva sul mare con un fronte di 150 metri di lunghezza. Era parte di quel sistema di ville d\u2019otium ricordate anche da Strabone che si dispiegavano lungo il golfo di Napoli ed abitate dai pi\u00f9 ricchi esponenti del ceto dirigente romano.\n\nLa villa fu eretta intorno alla met\u00e0 del I sec. a.C., ma le strutture e le splendide decorazioni parietali ancora oggi visibili sono attribuibili a rifacimenti databili a partire dalla prima et\u00e0 imperiale. Al momento dell\u2019eruzione nel 79 d.C. la villa era in corso di restauro, come ci testimonia un noto graffito che ricorda i costi dei lavori ma anche i cumuli di calce ancora visibili in alcuni ambienti e i pavimenti a preziose lastre marmoree di importazione non ancora completati.\n\nLe prime scoperte nell\u2019area risalgono al XVII secolo, quando si rinvennero due lastre in bronzo con i decreti dei due consoli Cn. Hosidius Geta e L. Vagellius e un rilievo in marmo con Orfeo, Hermes e Euridice oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Fu Francesco IV, tra il 1797 e il 1798, a intraprendere scavi sistematici nella villa portandone in luce il nucleo centrale che si sviluppava intorno a un grande salone absidato. L\u2019area sub\u00ec poi un progressivo abbandono e solo tra il 1989 e il 1992 ripresero le ricerche dirette dall\u2019allora Soprintendenza Archeologica di Pompei. Gli scavi indagarono aree mai esplorate in et\u00e0 borbonica a ovest e a est del salone absidato, tra cui alcuni corridoi di servizio, ambienti di ricevimento e stanze da letto finemente decorate.\n\nDi particolare pregio sono gli affreschi, oggi staccati, di una stanza da letto e caratterizzati da grandi riquadri in blu egizio all\u2019interno di cornici rosse con motivi vegetali dorati, mentre nella zona superiore si dispiegano architetture fantastiche stilizzate, sempre su fondo blu, che occupano anche il soffitto.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.37466","lat":"40.77832","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-pompei-area-archeologica-di-villa-sora"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.57504,40.79476],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Pompei - Parco archeologico di Longola","descrizione":"Il sito protostorico in localit\u00e0 Longola di Poggiomarino \u00e8 posto nell\u2019alta valle del Sarno, a circa 10 km ad est di Pompei. La scoperta casuale nel 2000 e le successive indagini condotte dal Parco Archeologico di Pompei hanno consentito di mettere in luce un insediamento perifluviale in ambiente umido, frequentato dalla media Et\u00e0 del Bronzo fino al VI sec. a.C. Il sistema insediativo, per il quale si possono istituire confronti etnografici con Marche-Arab (Iraq) e Ganvi\u00e8 (Benin), \u00e8 costituito da isolotti artificiali circondati da un sistema di canali di varie dimensioni. Sulle aree in asciutto sorgevano le capanne in materiale deperibile, diverse per orientamento, forma (rettangolare o absidata) e per articolazione degli spazi interni, mentre i canali permettevano gli spostamenti interni e verso l\u2019esterno.\n\nFin dall\u2019et\u00e0 del Ferro il sito si caratterizza per la presenza di aree destinate ad attivit\u00e0 artigianali, con maestranze specializzate nella lavorazione di metallo, osso, pasta vitrea ed ambra, e si configura quindi come un importante centro di produzione e di scambio di manufatti. La posizione strategica di cui godeva, ben collegata sia con le vicine aree interne sia con la costa, e il rinvenimento di una darsena e di tre piroghe ne confermano il coinvolgimento nella rete di contatti che si snodava lungo la valle del Sarno fra Et\u00e0 del Bronzo ed Et\u00e0 del Ferro.\n\nL\u2019elemento acquatico ha caratterizzato la vita del villaggio in tutte le sue fasi di vita e ha consentito anche la conservazione di numerosi materiali deperibili che costituiscono un eccezionale dossier<\/em> archeologico e contribuiscono a fare di Poggiomarino un sito unico nel suo genere in Italia meridionale: esso colma un\u2019importante lacuna sul popolamento della valle del Sarno, finora documentata soprattutto da contesti funerari, contribuendo in modo significativo alla ricostruzione delle dinamiche insediative nelle fasi che hanno preceduto la nascita di Pompei.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.57504","lat":"40.79476","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-pompei-parco-archeologico-di-longola"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.73197,41.38738],"properties":{"nome":"Museo della civilt\u00e0 contadina \"Regio Tratturo\"","descrizione":"","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.73197","lat":"41.38738","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-della-civilta-contadina-regio-tratturo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.54676,40.7107],"properties":{"nome":"Parco archeologico di Pompei - Castello di Lettere","descrizione":"Il Castello di Lettere fu edificato dal Ducato Amalfitano nel corso del X secolo per difendere i suoi confini settentrionali ed era parte di una rete di fortificazioni che assicurava agli amalfitani il controllo dei due versanti dei monti Lattari. Il sito, infatti, gode tuttora di una splendida posizione panoramica che permetteva di controllare l\u2019area dal porto di Castellammare fino alla foce del Sarno e tutto il golfo di Napoli, ma anche la Valle del Sarno dominata dal Vesuvio e dai monti di Sarno fino a Pagani.\n\nFin dalla sua fondazione il castello aveva la forma di un villaggio fortificato con case a pi\u00f9 piani, come ci raccontano documenti del 1030 e del 1033. La costruzione della rocca, quella che oggi chiamiamo castello, \u00e8 probabilmente da collegarsi all\u2019insediamento di un feudatario che la edific\u00f2 come luogo di residenza all\u2019interno delle mura e simbolo del suo potere. L\u2019edificio ha una forma trapezoidale e conserva quattro torri di cui la pi\u00f9 alta con funzione di mastio. All\u2019interno della cinta muraria fu realizzata anche una cattedrale, sede dal 987 di un vescovato. A questo primo edificio fu addossato nel XII secolo il bel campanile decorato con tarsie in tufo grigio e arenaria gialla che formano stelle, croci e losanghe.\n\nAll\u2019interno della Torre del Grano, cos\u00ec chiamata perch\u00e9 originariamente impiegata come ambiente di stoccaggio, \u00e8 in corso di allestimento il Museo del Parco Archeologico del Castello di Lettere, destinato ad ospitare i reperti rinvenuti nel corso delle campagne di scavo condotte a partire dal 2007 quali ceramiche, oggetti in bronzo e moltissime ossa animali. I reperti esposti illustrano non solo le modalit\u00e0 alimentari e la dieta del villaggio tra il X ed il XVI sec., ma evidenziano anche la rete di commerci mediterranei in cui Lettere era inserita grazie alle rotte gestite dagli amalfitani, con contenitori da trasporto e ceramiche invetriate dall\u2019Africa Settentrionale, dalla Spagna e dalla Sicilia.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.54676","lat":"40.71070","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/parco-archeologico-di-pompei-castello-di-lettere"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.69123,40.68271],"properties":{"nome":"Biblioteca del Monumento Nazionale Badia di Cava","descrizione":"La Biblioteca Statale del Monumento Nazionale della Badia di Cava (Salerno) \u00e8 una biblioteca pubblica statale dipendente dal Ministero per i Beni e le Attivit\u00e0 Culturali, Direzione generale per le biblioteche, istituti culturali e diritto d'autore. Fa parte delle undici biblioteche annesse ai Monumenti Nazionali e, al pari delle biblioteche statali, osserva il Regolamento recante norme sulle biblioteche pubbliche statali, contenuto nel DPR 5 luglio 1995, n. 417, sulla base del quale ha stilato un proprio regolamento interno.\nLa Biblioteca possiede codici, manoscritti, 15.000 pergamene e pi\u00f9 di 25.000 documenti sciolti. Le edizioni a stampa dei secoli XV (incunaboli), XVI, XVII, XVIII e del primo trentennio del sec. XIX, costituiscono il fondo storico (circa 15000 unit\u00e0 librarie).\nAl 1\u00b0 gennaio 2010 il patrimonio librario ammontava a 82400 volumi, comprensivo del fondo storico e di 400 testate di periodici, di cui 86 correnti.\nLa Biblioteca ha sede all'interno dell'Abbazia della SS. Trinit\u00e0 di Cava, con ingresso unico.","tipologia":"","categoria":"","lng":"14.69123","lat":"40.68271","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/biblioteca-del-monumento-nazionale-badia-di-cava"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.01406,41.40903],"properties":{"nome":"Mostra permanente sulla civilt\u00e0 rurale di San Bartolomeo","descrizione":"","tipologia":"","categoria":"","lng":"15.01406","lat":"41.40903","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mostra-permanente-sulla-civilta-rurale-di-san-bartolomeo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.221111,41.100796],"properties":{"nome":"Cappella di S. Bartolomeo","descrizione":"","tipologia":"Chiesa o edificio di culto,","categoria":"Altro,","lng":"14.221111","lat":"41.100796","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/cappella-di-s-bartolomeo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.257464,40.851013],"properties":{"nome":"Complesso Monumentale di S.Lorenzo Maggiore","descrizione":"","tipologia":"Altro,","categoria":"Altro,","lng":"14.257464","lat":"40.851013","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/complesso-monumentale-di-s-lorenzo-maggiore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.347203,40.400333],"properties":{"nome":"Dipartimento di discipline storiche \"E. Lepore\"","descrizione":"","tipologia":"Altro,","categoria":"Altro,","lng":"15.347203","lat":"40.400333","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/dipartimento-di-discipline-storiche-e-lepore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.663836,41.343098],"properties":{"nome":"Ex carcere","descrizione":"","tipologia":"Altro,","categoria":"Altro,","lng":"14.663836","lat":"41.343098","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/ex-carcere"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.251813,40.851643],"properties":{"nome":"Galleria dell\u2019Accademia di belle arti","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.251813","lat":"40.851643","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/galleria-dellaccademia-di-belle-arti"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.434531,40.897125],"properties":{"nome":"Mostra permanente delle scienze interattive","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"15.434531","lat":"40.897125","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/mostra-permanente-delle-scienze-interattive"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.017566,40.266308],"properties":{"nome":"Museo Agricolo e Artigiano della Civilt\u00e0 Contandina \"Come vivevamo\"","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"15.017566","lat":"40.266308","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-agricolo-e-artigiano-della-civilta-contandina-come-vivevamo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.169151,41.24964],"properties":{"nome":"Museo civico della civilt\u00e0 contadina e cultura arberesche","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Territoriale, Etnografia e antropologia","lng":"15.169151","lat":"41.24964","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-della-civilta-contadina-e-cultura-arberesche"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.604701,40.633987],"properties":{"nome":"Museo civico di Amalfi","descrizione":"","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico,","categoria":"Altro,","lng":"14.604701","lat":"40.633987","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-amalfi"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.723381,40.270275],"properties":{"nome":"Museo civico di Montesano sulla Marcellana","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Etnografia e antropologia, Etnografia e antropologia","lng":"15.723381","lat":"40.270275","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-montesano-sulla-marcellana"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.976851,41.188915],"properties":{"nome":"Museo civico di Palazzo Novelli","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"13.976851","lat":"41.188915","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-palazzo-novelli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.375838,41.358147],"properties":{"nome":"Museo civico di Piedimonte Matese","descrizione":"","tipologia":"Chiesa o edificio di culto,","categoria":"Altro,","lng":"14.375838","lat":"41.358147","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-piedimonte-matese"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.25281,40.957653],"properties":{"nome":"Museo civico di Sant'Arpino","descrizione":"","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Monumento","categoria":"Altro,","lng":"14.25281","lat":"40.957653","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-sant-arpino"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.49624,41.234932],"properties":{"nome":"Museo civico di Telesia","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.49624","lat":"41.234932","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-di-telesia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.664571,41.339558],"properties":{"nome":"Museo civico \"Enrico Sannia\"","descrizione":"Un po\u2019 appartata, sul suggestivo dirupo detto Prece, a ridosso del vallone del torrente San Marco, Casa Sannia invita allo studio e alla meditazione. Aristocratica dimora di una illustre famiglia, forse discendente da cavalieri di origine catalana giunti all\u2019epoca della dominazione spagnola, la casa fu abitata fino alla met\u00e0 del Novecento. Acquistata dal Comune, fu ristrutturata e destinata a sede culturale dopo il 1980.\n\n\n\t_ Sulla facciata dell\u2019edificio, il blasone gentilizio raffigura un toro domato da un uomo. Appena varcato l\u2019ingresso, incorniciato dal bel portale bugnato in pietra locale, opera di scalpellini locali del XVIII secolo, si osservano tre campane in bronzo, provenienti da chiese andate in rovina. A seguire lo spazio espositivo del locale terraneo di tre sale \u00e8 occupato da una mostra permanente sull\u2019emigrazione.\n\n\n\t_ I pannelli dell\u2019emigrazione vengono momentaneamente sostituiti per dare posto a mostre temporanee.\n\n\n\t_ Al piano superiore, l\u2019unico ambiente che conserva il carattere originario dell\u2019abitazione antica \u00e8 la cucina, occupata per met\u00e0 dalla grande cappa di camino, con focolare, forni e fornelli antichi. Alle sue spalle, un piccolo vano consente l\u2019accesso al pozzo interno.\n\n\n\t_ Alcuni ambienti del primo piano sono occupati dalla biblioteca, che ospita l\u2019Archivio Storico del comune. Altre sale costituiscono il museo civico di arte: alle pareti, sono esposte opere raccolte a seguito di una mostra organizzata dal critico Enrico Crispolti negli anni Ottanta del Novecento. Nelle vetrine sono conservati dei reperti archeologici provenienti dal territorio comunale che testimoniano la presenza di insediamenti in epoca sannitica e romana.\n\n\nIl secondo piano \u00e8 dedicato ai laboratori, infatti, si possono realizzare incisioni con il torchio.\n\n\n\t_ Annesso alla casa, nel giardino che ospita un teatrino all\u2019aperto, si godono atmosfere e suggestioni di un tempo trascorso nella contemplazione della natura, nel silenzio e nell\u2019interiorit\u00e0; durante il periodo estivo si tengono eventi culturali , mostre di giovani artisti locali, letture sceniche, video proiezioni.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Storia, Storia","lng":"14.664571","lat":"41.339558","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-enrico-sannia"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.261017,40.84901],"properties":{"nome":"Museo civico Gaetano Filangieri","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"14.261017","lat":"40.84901","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-civico-gaetano-filangieri"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.382841,40.883076],"properties":{"nome":"Museo degli ex voto","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte, Etnografia e antropologia","lng":"14.382841","lat":"40.883076","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-degli-ex-voto"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.611666,40.649406],"properties":{"nome":"Museo del corallo di Ravello","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o 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Gentilcore, Santo Patrono e Fondatore di Castellabate.\n\nIl percorso museale:\nOggetti in uso dalle Confraternite:\nStendardi e bandiere dell\u2019azione cattolica; \nParamenti sacri dal XVIII al XX secolo;\nLibri del XVIII secolo e pergamene del 1600.\n\nI ritratti dei canonici: \noli su tele dal XVII al XXsec.\n\nVetrine dei Servi di Dio:\nRaccolta di oggetti utilizzati per la penitenza e la mortificazione corporale dal servo di Dio Don Nicola M. Matarazzo (1828-1895) e altri oggetti appartenuti al servo di Dio don Luigi M. Jaquinto padre domenicano (1680-1764).\n\nGli argenti: \ncalici, pissidi,patene dal 1586 al 1895, candelieri, turibolo e navetta ostensorio e corona del XVIII sec.\n\nIl presepe:\nalcuni personaggi del presepe del Seicento, del Settecento e dell\u2019Ottocento dell\u2019artigianato napoletano.\n\nGli arredi e paramenti sacri: \nNelle vetrine sono esposti vari tipi di arredo sacro e paramenti: si va dal velo omerale ricamato in oro del XVIII secolo al piviale di 1700 circa, alla tovaglia ricamata per altare del XVIII secolo allo stendardo del 1884, alle carta gloria e ai vasetti per palme.\n\nLe statue:\nL\u2019Addolorata \u2013 XIX sec.;\nSant\u2019Anna e Maria \u2013 XVIII sec.;\nMadonna - scultura lignea del 1500\nMadonna \u201cdella Candelora\u201d \u2013 XVIII sec.","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta","categoria":"Arte, Arte","lng":"14.957445","lat":"40.282585","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-di-arte-sacra-di-castellabate"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.341664,40.812035],"properties":{"nome":"Museo di macchine agricole \"Carlo Santini\"","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.341664","lat":"40.812035","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-di-macchine-agricole-carlo-santini"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.258098,40.847458],"properties":{"nome":"Museo di paleontologia del Centro musei scienze naturali","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Storia naturale e scienze naturali,","lng":"14.258098","lat":"40.847458","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-di-paleontologia-del-centro-musei-scienze-naturali"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.221111,41.100796],"properties":{"nome":"Museo diocesano - Cattedrale Capua","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.221111","lat":"41.100796","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-cattedrale-capua"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.372265,40.943405],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Acerra","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Altro, Arte","lng":"14.372265","lat":"40.943405","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-acerra"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.084636,40.887768],"properties":{"nome":"Museo diocesano di arte sacra di Nusco","descrizione":"","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Altro,","lng":"15.084636","lat":"40.887768","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-arte-sacra-di-nusco"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.332311,41.074043],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Caserta","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.332311","lat":"41.074043","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-caserta"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.642815,40.746094],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Nocera Inferiore","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.642815","lat":"40.746094","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-nocera-inferiore"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.093287,40.845947],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Pozzuoli","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte, Archeologia","lng":"14.093287","lat":"40.845947","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-pozzuoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[13.933887,41.235287],"properties":{"nome":"Museo diocesano di Sessa Aurunca","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"13.933887","lat":"41.235287","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-di-sessa-aurunca"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.423087,41.050262],"properties":{"nome":"Museo diocesano San Gelardo","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte, Archeologia","lng":"15.423087","lat":"41.050262","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-diocesano-san-gelardo"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.528246,40.924118],"properties":{"nome":"Museo etnomusicale \"I gigli di Nola\"","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.528246","lat":"40.924118","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-etnomusicale-i-gigli-di-nola"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.248696,40.827534],"properties":{"nome":"Museo etnopreistorico","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Archeologia,","lng":"14.248696","lat":"40.827534","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-etnopreistorico"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.089247,41.153164],"properties":{"nome":"Museo Giuseppina Arcucci","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Arte,","lng":"15.089247","lat":"41.153164","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-giuseppina-arcucci"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.215851,40.823856],"properties":{"nome":"Museo navale","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.215851","lat":"40.823856","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-navale"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.693392,40.683216],"properties":{"nome":"Museo nazionale della SS. 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Nicola di Bari\"","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta, Chiesa o edificio di culto","categoria":"Arte,","lng":"15.345941","lat":"40.400093","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-sacro-s-nicola-di-bari"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.252481,40.84954],"properties":{"nome":"Museo storico musicale di Napoli","descrizione":"","tipologia":"Museo, galleria non a scopo di lucro e\/o raccolta,","categoria":"Altro,","lng":"14.252481","lat":"40.84954","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/museo-storico-musicale-di-napoli"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.256867,40.851044],"properties":{"nome":"Napoli sotterranea","descrizione":"","tipologia":"Altro,","categoria":"Altro,","lng":"14.256867","lat":"40.851044","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/napoli-sotterranea"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.621747,40.812344],"properties":{"nome":"Palazzo Capua","descrizione":"","tipologia":"Villa o palazzo di interesse storico o artistico, Villa o palazzo di interesse storico o artistico","categoria":"","lng":"14.621747","lat":"40.812344","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/palazzo-capua"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.240759,40.37458],"properties":{"nome":"Saloni comunali","descrizione":"","tipologia":"Architettura civile,","categoria":"Altro,","lng":"15.240759","lat":"40.37458","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/saloni-comunali"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[15.244364,40.37351],"properties":{"nome":"Scuola elementare \"M. de Augustinis\"","descrizione":"","tipologia":"Architettura civile,","categoria":"Altro,","lng":"15.244364","lat":"40.37351","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/scuola-elementare-m-de-augustinis"}}},{"type":"Feature","geometry":{"type":"Point","coordinates":[14.69278,41.286842],"properties":{"nome":"Tempio dell'Annunziata Antica","descrizione":"","tipologia":"Chiesa o edificio di culto,","categoria":"Altro,","lng":"14.69278","lat":"41.286842","url":"https:\/\/www.scabec.it\/luoghi\/tempio-dell-annunziata-antica"}}}]