Un ponte di fratellanza attraverso l’arte e la cultura
Le vie dell’Amicizia: Concerto per la Siria
Dedicato a
Khaled al-Asaad (1932-2015)
Hevrin Khalaf (1984-2019)
Riccardo Muti direttore
con la partecipazione di Aynur Doğan e Zehra Doğan
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
e musicisti della Syrian Expat Philharmonic Orchestra
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 “Eroica”
Un concerto / evento nel suggestivo scenario dei Templi di Paestum promosso e sostenuto dalla Regione Campania con la Camera di Commercio di Salerno in collaborazione con il Ravenna Festival, il Comune di Capaccio, il Parco Archeologico di Paestum e Velia e con la Scabec, società in house della Regione Campania, che si occuperà dell’organizzazione generale, della promozione e della comunicazione. L’incasso della serata sarà devoluto in beneficenza.
Perché abbia significato, il dolore deve insegnarci qualcosa: il mistero altrimenti incomprensibile della sofferenza si svela quando ci rende capaci di vedere, sentire, condividere il dolore degli altri. Per questo Le vie dell’Amicizia, il progetto di Ravenna Festival che dal 1997 visita luoghi simbolo della storia antica e contemporanea, non dimentica il popolo siriano – perché un’Italia ferita è ancora un’Italia generosa. Guidati da Riccardo Muti, i musicisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini accoglieranno fra le proprie fila colleghi siriani per il doppio concerto che darà voce a quegli ideali di eguaglianza, libertà e fraternità di cui è intessuta l’Eroica di Beethoven. Prima a Ravenna, venerdì 3 luglio, nella Rocca Brancaleone, già simbolo di un’estate di musica dal vivo che sembrava impossibile fino a qualche settimana fa; poi, domenica 5 luglio, a Paestum, che al sito siriano di Palmira – sistematicamente mutilato dal terrorismo – è unita dal comune passato Romano, dal riconoscimento UNESCO e dal più recente gemellaggio.
Città simbolo nella storia del Mediterraneo e della civiltà europea, troppo spesso ferite dalla guerra, dall’odio, da incomprensioni e conflitti secolari: in oltre vent’anni le Vie dell’amicizia hanno gettato ponti di fratellanza e stretto in un abbraccio di pace popoli di cultura e religioni diverse, sempre nel segno della musica, lingua universale. A Damasco sono approdate nel 2004, è ancora viva l’emozione del concerto al Teatro romano di Bosra, e anche il legame di affetto e di stima reciproca stabilito da subito con quei musicisti e quel popolo. Niente poi è andato come avremmo voluto. Oggi nel ricordo di Hevrin Khalaf, giovane donna curda siriana, coraggiosa e libera, vittima di un barbaro agguato, il maestro Muti prova a dar voce al suo sogno di un futuro migliore. Sul palcoscenico della Rocca Brancaleone renderanno omaggio alla sua libertà e al suo coraggio la musicista Aynur Doğan e l’artista Zehra Doğan; entrambe di origine curda, entrambe impegnate per la questione femminile, entrambe oggetto di attacchi e censure.
Palmira e Paestum: l’una “sposa del deserto”, città carovaniera dalle mille e una storie, non ultima quella di Zenobia, che ne fu signora e regina e affermò di discendere da Semiramide, Didone, Cleopatra; l’altra colonia greca dedicata a Poseidone, conquistata dai Lucani, poi dai Romani e ricordata da Virgilio, Ovidio e Properzio per il profumo delle sue rose che fiorivano due volte all’anno, primavera e autunno (vogliono alcune cronache che siano stati i Romani a portare per primi in Europa la rosa damascena, o rosa di Damasco). Paestum e Palmira: entrambe attraversate dal filo rosso di un comune passato romano – è il latino, infatti, a traghettare fino a noi i nomi con cui le conosciamo. Le unisce oggi anche il riconoscimento dell’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, pietre parlanti di una storia condivisa dove Occidente e Oriente si confondono e sovrappongono come miraggi, o punti di vista. Palmira è una delle ferite della Siria, i suoi templi sistematicamente mutilati dal terrorismo islamico; dal 2018 è stretta in gemellaggio a Paestum, anche nel ricordo dell’archeologo Khaled Al-Asaad, per decenni direttore del sito siriano e vittima dell’Isis, a cui si era opposto a difesa della storia e dell’arte custodite in quel luogo. È allora a Paestum, attraverso Paestum, che le Vie dell’Amicizia raggiungono la Siria.
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