La Campania è una regione che vanta una lunga e variegata tradizione carnascialesca, ogni anno ospita carnevali straordinari che celebrano la cultura popolare con eventi ricchi di colori, spettacolo e folclore. I carnevali campani affondano le radici nel passato e rappresentano un valore culturale inestimabile.
Grazie all’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano, che ogni anno accoglie nuovi iscritti, molti di questi carnevali sono ora ufficialmente riconosciuti e tutelati come parte fondamentale della memoria storica della regione. L'IPIC ha l'obiettivo di promuovere e valorizzare feste e carnevali storici, rendendo visibile il legame profondo che queste tradizioni intrattengono con le comunità locali.
Le celebrazioni del carnevale, infatti, non sono solo un momento di divertimento ma un’occasione per preservare e trasmettere identità e storie secolari, custodendo l'autenticità di maschere, danze e musiche che continuano a essere protagoniste di questi eventi. In questo modo, i carnevali campani contribuiscono a mantenere viva la ricchezza culturale della regione, testimoniando la vitalità e la creatività di un popolo che, seppur nei secoli, non ha mai smesso di festeggiare le proprie tradizioni.
Il Carnevale di Palma Campania (NA), documentato dal 1859, è caratterizzato dalle Quadriglie, gruppi di maschere composti da circa 200 figuranti che eseguono temi prescelti suonando, cantando e ballando per le strade della città. Sotto la direzione di un maestro, la banda suona strumenti a fiato, grancassa e piatti, mentre i quadriglianti utilizzano tradizionali strumenti a percussione in legno.
Il Martedì grasso culmina con il "Canzoniere" e la premiazione della Quadriglia vincente con il Gonfalone Aragonese.
Nel periodo di carnevale, spettacoli come "A Zeza", "I Mesi" e il "Laccio d'Amore" arricchiscono l'atmosfera festosa di Avella. La “Zeza” è un pezzo di teatro popolare cantato e accompagnato da nacchere, triccheballacche e tamburelli. Tutta la rappresentazione viene condotta da soli uomini travestiti, con sfrenate tarantelle che coinvolgono il pubblico. In scena anche la cantata de “I Mesi” dell’anno e il “Laccio d’Amore”, un ballo intorno a un palo che rappresenta, come il Majo, la fertilita e l’abbondanza.
La "Mascarata" a Serino (AV) è un tradizionale evento carnevalesco caratterizzato da un ballo processionale, accompagnato dalla banda musicale e maschere locali come "la primavera sacra" e i "brutti". Altre figure tipiche della tradizione napoletana, come Pulcinella e gli sposi, si uniscono alla sfilata.
Le danze e la musica della Mascarata riflettono la lunga tradizione del ballo meridionale, con movimenti coreutici che esprimono la vita e la manifestazione spontanea di sé.
La Zeza di Mercogliano (AV) è una farsa tragicomica, erede della Commedia dell'Arte, eseguita durante il carnevale tra il 17 gennaio e il Martedì Grasso. La tradizione, risalente al XIX secolo, è nota a livello internazionale grazie al film "Decameron" di Pier Paolo Pasolini.
La Zeza rappresenta l'identità della comunità attraverso il colorato matrimonio di Vincenzella, coinvolgendo tutti in un corteo, una rappresentazione teatrale e la vivace quadriglia "Ballo Intreccio".
Ogni anno, durante il lunedì e il Martedì grasso, Pago del Vallo di Lauro (AV) si anima con sfilate di gruppi folkloristici che accompagnano un carro allegorico. Sono eseguite inoltre due danze popolari tipiche: il "Laccio d'Amore", danza antica legata al corteggiamento e ai riti propiziatori, e la "Quadriglia", danza di coppia introdotta dai francesi nel '700.
Il Carnevale di Montemarano (AV) ha inizio il 17 gennaio con la festa di Sant'Antonio Abate e raggiunge l'apice nei giorni di domenica, lunedì e Martedì Grasso. La festa termina la domenica successiva con la farsa drammatico-satirica della “Morte di Carnevale”.
La celebrazione è caratterizzata dalla particolare tarantella eseguita da coppie di danzatori mascherati (chiamati appunto "Mascarate"). Studi etnomusicologici collegano la danza processionale a riti precristiani, come i Saturnali e le Dionisie romane.
La Zeza di Bellizzi Irpino, una frazione di Avellino, risale al XVII secolo ed è una rappresentazione comico-farsesca del matrimonio di Porzia, figlia di Pulcinella e Zeza.
Risalente al XVII secolo, è interpretata da attori maschili e coinvolge l'intera comunità, con costumi elaborati che parodiano uno stile ottocentesco borghese. La figura del Capozeza, organizzatore dell'evento, guida la quadriglia finale.
A Castelvetere sul Calore (AV), il carnevale affonda le sue radici nel 1683, con una storia di rivalità tra artigiani del Castello e della Pianura. La festa, ora un'esplosione artistica e tradizionale, coinvolge la comunità nella creazione di carri allegorici e costumi, diventando un'occasione di condivisione, degustazioni e divertimento.
Il Carnevale dello "Scardone" di Pietrelcina (BN) celebra antiche tradizioni contadine con rappresentazioni sulla stagionalità dei lavori agricoli. La festa inizia il 17 gennaio, in occasione di Sant'Antuono, e dura fino al Martedì Grasso.
Ogni contrada del paese e masseria di campagna costruisce il proprio "Scardone", che viene poi dato al rogo, come rappresentazione della morte invernale e della rinascita primaverile.
Il Carnevale di Montoro (AV), noto come "Mascarata", si distingue per le manifestazioni storiche nelle frazioni di Piazza di Pandola, Borgo, Figlioli e Banzano. Ogni Mascarata mantiene saldamente il legame con la sua cultura originaria, offrendo una varietà di personaggi e tradizioni.
Dai cortei ricchi di maschere tipiche alle danze processionali dell'Intreccio e alla reinterpretazione moderna della tarantella, il Carnevale di Montoro è una celebrazione di tradizioni autentiche e vivaci.
Il Carnevale di Trentinara (SA) rievoca antichi riti legati al ciclo della natura. Il Martedì Grasso, maschere tradizionali con costumi improvvisati percorrono il paese in un corteo dissacrante e liberatorio. Il corteo, animato da rappresentazioni teatrali, si conclude con il rogo di un fantoccio paglierino, Vavo, mentre diavoli eseguono acrobazie tra le fiamme.
A Montemiletto (AV), la Zeza è una rappresentazione teatrale caratterizzata da balli, canti e costumi tradizionali che coinvolge circa 200 figuranti. Drammatizza un rito matrimoniale e narra la storia di Porziella, figlia di Zeza e Pulcinella, che vuole sposare il Marinaio, mentre il padre la promette al medico Don Zenobio.
La trama si sviluppa con diversi colpi di scena e, alla fine, tutti i personaggi partecipano alla Quadriglia, ballo popolare con archi fioriti, è eseguita solo da uomini seguendo la tradizione del teatro greco.
Il Carnevale di Monterone a Forio d'Ischia (NA) celebra la tradizione con una banda che utilizza utensili contadini come strumenti musicali. La festa, con carri allegorici, gare e maschere, riflette l'atmosfera festosa del XVI secolo e coinvolge la tradizione dei "Carnevaletti," giorni di adorazione eucaristica come penitenza per i peccati commessi nel periodo carnevalesco.
Il Carnevale di Cellole (CE) è un evento spontaneo che ha avuto origine negli anni '50 e si è successivamente arricchito grazie alla presenza di famiglie provenienti da Capua, una città con una forte tradizione carnascialesca. Presenta sfilate di carri allegorici e sfilate in maschera. Ogni quartiere realizza il proprio carro, seguito da un corteo di figuranti.
La manifestazione coinvolge anche le comunità dei paesi limitrofi fino al basso Lazio, diventando un motore dell'economia locale.
Il Carnevale di Agropoli, che si svolge nel cuore del Cilento, è uno degli eventi più attesi e celebrati della regione, capace di attirare ogni anno migliaia di turisti.
Con una tradizione che affonda le radici nei secoli passati, il carnevale agropolese è noto per le sue spettacolari sfilate di carri allegorici, molti dei quali realizzati con materiali riciclati, che affrontano tematiche sociali e culturali con una vena di ironia e riflessione.
Durante i giorni di festa, il paese si trasforma in un'esplosione di colori e suoni, con eventi musicali, spettacoli di strada e balli che coinvolgono attivamente tutta la comunità. Tra le attrazioni principali, spiccano i gruppi mascherati e le esibizioni di danza folkloristica, che regalano un’atmosfera unica e rendono questo evento una vera e propria festa per tutti i sensi.
A Salento, il Carnevale della Quadriglia è un evento che celebra la musica e la danza popolare. La Quadriglia, una danza tradizionale che risale al XIX secolo, è il cuore pulsante di questa manifestazione. I ballerini, vestiti con abiti tradizionali, si esibiscono in un vortice di passi e movimenti, creando un’atmosfera di gioia e spensieratezza. Il carnevale salentino è anche una festa gastronomica, con piatti tipici della tradizione contadina che vengono preparati e condivisi durante le celebrazioni. La Quadriglia diventa così un’occasione per riscoprire la cultura del territorio, dove la danza e il cibo si intrecciano in un mix di allegria e convivialità.
La Farsa Carnevalesca di Don Annibale è una tradizione teatrale che affonda le sue radici nei primi anni del XVIII secolo a Eboli, in Campania.
Questa rappresentazione, tramandata di generazione in generazione, narra in chiave ironica e comica le vicende di personaggi storici locali, con al centro la figura di Don Annibale. La trama ruota attorno alle nozze tra Don Annibale e Giulietta, contrastate inizialmente da Zì Aniello, il padre della sposa, ma facilitate dall'intervento di un Dottore che funge da intermediario.
La storia si arricchisce con l'apparizione di Pulcinella, che chiede la mano della serva del Dottore, Carolina, aggiungendo elementi di folklore e divertimento. La rappresentazione si conclude con una festa collettiva caratterizzata da danze e canti tipici del carnevale.
Il Carnevale e Fuoco dei Bamboccioni del Sannio è una delle manifestazioni più suggestive e originali della regione. A San Leucio del Sannio e nelle altre località del Sannio, questo carnevale prende vita in un mix di fuochi, maschere e riti antichi, che celebrano la cultura contadina e la connessione con la natura. I Bamboccioni, personaggi mascherati con abiti tradizionali, sono i protagonisti di questa festa che sfida la gravità e il pericolo, danzando intorno ai falò e partecipando a un rituale che mescola sacro e profano. Le fiamme dei fuochi e le luci delle torce creano un’atmosfera magica e incantata, mentre la comunità si unisce per celebrare il passaggio dall'inverno alla primavera. Questo carnevale è anche un rito di purificazione, un momento di purga e di rinnovamento che coinvolge tutti i partecipanti in un’esperienza collettiva
A Teora, in provincia di Avellino, il Carnevale si celebra con "Lì Squacqualacchiun", figure antiche, primitive e grottesche che indossano un costume composto da un sacco di tela con una giacca stinta messa a rovescio. Il loro viso è coperto da un cappuccio che funge da maschera e che lascia intravedere solo gli occhi. In mano portano dei bastoni, indossano dei campanacci che emettono un rumore cupo e degli aghi di pino che usano per i loro rituali.
Nel loro girovagare per i rioni del borgo irpino, infastidiscono e ingiuriano i passanti con lazzi e gesti un po’ 'spinti'. Una volta giunti nel centro del paese, improvvisano una danza intorno a “lu pagliar” (il falò) e intorno alla fontana principale, compiendo il loro rito magico.
Il Carnevale di Castel Morrone, in provincia di Caserta, è uno dei carnevali più radicati nella tradizione popolare. Con il suo mix di folklore, storia e rituali antichi, il carnevale morronese si distingue per le tradizionali parate di carri allegorici, che sono accompagnati dalle note della tammorra e dai canti tipici della zona. Le maschere tipiche di Castel Morrone sono tra le più affascinanti della Campania, con figure mitiche e simboliche che raccontano storie legate alla cultura locale. La manifestazione è anche un’occasione per ritrovare la coesione sociale, con i cittadini che si riuniscono per celebrare insieme l’arrivo della primavera.
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