Peppe Iannicelli — 06/08/2021

Campania, l'acqua è un capolavoro

Sorgenti, acquedotti e fontane. Cerchiamo refrigerio alla micidiale calura estiva ammirando spettacolari opere d’arte ed ingegneria idraulica in giro per la Campania. Una regione Felix, fin dall’epoca romana, per la qualità e l’abbondanza delle sue acque.

Dalle metropoli ai borghi più piccoli. Uno degli elementi storici ed urbanistici immancabile nelle città campane è certamente la fontana. Nelle grandi città se ne contano a centinaia. Nei villaggi ce n’è magari una sola. In ogni caso non manca mai. La fontana monumentale svolgeva diverse ed importanti funzioni: serviva per il rifornimento idrico di case e palazzi privi di acqua corrente, era un luogo di socializzazione, incontri ed innamoramenti, esaltavano la potenza del committente: papi e monarchi, signorotti locali e ricchi borghesi.

Sant’Andrea ad Amalfi

Il nostro viaggio comincia dalla piazza d’Amalfi al cospetto della bella fontana intitolata al Protettore S. Andrea la cui statua con la croce ad X del martirio domina la scena. L’acqua zampilla fresca ed accogliente. Un refrigerio graditissimo per gli amalfitani ed i turisti che affollano una delle località più amate della Divina. Una sosta indispensabile prima di affrontare la scala monumentale che introduce al Museo del Tesoro, al Chiostro del Paradiso ed al Duomo che custodisce le spoglie di S. Andrea e dove si ripete il prodigio della “manna”. Nella terra di Flavio Gioia, che mise a punto la bussola utilizzando i principali strumenti nautici dell’epoca, l’acqua è sempre stata sinonimo di vita e prosperità 

La Fontana dei delfini

E proprio a Flavio Gioia è intitolata una delle piazze del centro storico più amate dai salernitani e dai visitatori. La Fontana dei delfini, progettata dall’architetto Riccardo Dalisi, è al centro della “Rotonda” così come viene anche chiamata la piazza per sua configurazione urbanistica. Due delfini sorreggono un piatto di metallo mentre l’acqua sgorga generosa. Le due creature marine sono un simbolo ecologico ed ambientale ed attirano l’attenzione degli spettatori per il loro dinamico realismo. Dialogano anche con le fantasiose installazioni di Luci d’Artista.

L'Acquedotto Carolino

Le fontane hanno bisogno di esser alimentate. Il monumento che ammiriamo è il terminale di complesse opere di ingegneria idraulica in gran parte invisibile. Fa eccezione lo spettacolare Acquedotto Carolino che Carlo di Borbone commissionò a Luigi Vanvitelli per le necessità idriche della Reggia di Caserta che aveva un enorme bisogno d’acqua per la vita di corte e la manutenzione di serre e giardini. Il tracciato dell’Acquedotto Carolino è di 38 chilometri. Il ponte canale che attraversa il Vallo di Maddaloni è lungo 500 metri, alto 60 e cattura l’attenzione del viandante a chilometri di distanza. I tre ordini di archi a tutto sesto sono magnifici ed imponenti. Un’opera secolare che ancora oggi lascia a bocca aperta. Suggestiva l’illuminazione notturna ripristinata grazie al progetto di riqualificazione dell’eredità urbanistica, culturale e storica dei Borbone ideato e realizzato dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Lo strazio di Atteone

È certamente la fontana più scenografica della Reggia di Caserta. È ben visibile dal Palazzo e man mano che si risalgono le vasche dei viali i dettagli appaiono più nitidi. La gigantesca vasca raccoglie le acque della cascata monumentale dal getto potente e refrigerante. Due le scene scolpite nel marmo. A destra c’è Diana che vestita di poco si concede il piacere del bagno con le sue amiche. A sinistra, il cacciatore Atteone dilaniato dai suoi stessi cani; la terribile punizione della stessa Diana per averne, nonostante i divieti, osato sbirciarne la divina nudità. Nelle notti d’estate insieme alle note di Un’Estate da Resembra di sentire risuonare nei boschi e nei giardini della Reggia le urla strazianti del malcapitato ed indiscreto predatore.

Parco delle Fonti a Riardo

Fin dall’epoca romana, la Campania era conosciuta ed apprezzata per le molteplici qualità delle sue acque. Acque abbondanti per l’agricoltura e gli usi civici e domestici, acque termali rigeneranti per il corpo e lo spirito, acque ricche di minerali. Salus Per Aquam, la SPA l’hanno inventata proprio i nostri antenati romani. Nel Parco naturalistico delle Fonti a Riardo, affidato alla cura del Fondo Ambiente Italiano, sgorga un’acqua minerale che non è né liscia, né gassata. Nello stesso territorio sono captate le acque utilizzate nella lavorazione di una delle bevande analcoliche, con tutte le sue bollicine, più famose del mondo.

La sorgente di Caposele

Ci spostiamo in Irpinia a Caposele. A pochi chilometri dal Santuario di San Gerardo il Protettore delle mamme e dei bambini, arrivano alla luce le acque della sorgente del Sele che ha una portata attuale di 4000 litri al secondo. Il boato dell’acqua che sgorga dalla montagna è impressionante. La visita molto istruttiva così come è rilassante la sosta nel parco fluviale. Il fiume Sele alimenta l’omonima piana per sfociare in mare poco distante dai templi di Paestum. I terreni sono rigogliosi di frutta e verdure, allevamenti e caseifici producono una mozzarella di bufala gustosissima. Una parte importante dell’acqua sorgiva viene invece canalizzata e messa a disposizione dell’Acquedotto Pugliese. Il Tavoliere è quasi del tutto privo di fiumi e sorgenti. L’acqua del Sele, condotta attraverso migliaia di chilometri di tubature, è vitale. Monumentale la conclusione dell’opera. Una fontana cascata che si tuffa in mare a Leuca accanto al Santuario di Santa Maria del Finibus Terrae quasi a volere siglare una mistica staffetta tra San Gerardo e la Madre Celeste.

La Chimera di Avellino

La fontana più conosciuta del capoluogo irpino è certamente quella di Bellerofonte scolpito nell’atto di uccidere la Chimera. L’opera risale al XVII secolo su commissione di Francesco Marino Caracciolo che per celebrare il suo successo politico ed economico decise di abbellire un precedente abbeveratoio con questa rappresentazione mitologica. L’acqua , proveniente dall’innevato monte Partenio, sgorga tra tre bocche che hanno meritato alla fontana l’appellativo popolare di “tre cannuoli”.

Le catene di Benevento

L’Arcivescovo Vincenzo Maria Orsini nel 1705 decise di erigere una fontana dedicata a Papa Benedetto XIII. Statua del Pontefice protegge con il suo sguardo gli edifici sacri e civili di Benevento. La fontana ribadisce così il profondo legame tra il Sannio e la Santa Sede simbolicamente rappresentato dalle catene che circondano l’opera.

Napoli, la fontana mobile

Sono centinaia le fontane e le fontanelle di Napoli. Erano indispensabili per una città capitale di straordinaria importanza, molto popolosa e soggetta ad un continuo alternarsi di dominatori provenienti da tutta Italia ed Europa. Ciascuno ha cercato di lasciare un segno visibile della sua potenza e di conquistare il favore del popolo con opere di grande bellezza e funzionalità. Nella storia millenaria di Napoli è successo persino che le fontane siano state spostate da un punto all’altro della città. È il caso della celebre fontana del Sebeto che è attualmente collocata in piazza Sermoneta al termine di Via Caracciolo. In origine si trovava dalla parte opposta del Lungomare lungo la strada che conduceva a Palazzo Reale dove l’aveva voluta il committente il potente vicerè Emanuele Zunica e Fonseca nel 1635. Nel 1900 la fontana viene smontata e soltanto nel 1939 rimontata alla base della collina di Posillipo. Il vecchio ignudo al centro della scena rappresenta il fiume Sebeto attorniato da mostri marini e tritoni. Sullo sfondo la maestosità del Vesuvio e la skyline di Partenope.

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